30 dicembre 2006
Lord of war
“Ci sono più di 550 milioni di armi in circolazione nel mondo... Equivale a una ogni dodici persone. Ora la domanda è: come armiamo le altre undici?...Dove esiste un desiderio, esiste un’ arma...”


Avete presente quella formuletta che invariabilmente chiude tutti i film e telefilm che abbiano anche vagamente a che fare con eventi di cronaca nera, spionaggio o politica?
“Ogni riferimento a fatti o persone citate in questo film è puramente di fantasia, o casuale, o bla bla bla, come la preferite mettere. “
Tutti tranne questo film, che fra l’altro ci illustra il vero grande “colpo del secolo”, l’allegra fiera campionaria apertasi dopo la caduta del Muro di Berlino, che ha visto il prosperare dello smercio, soprattutto nei paesi del Terzo Mondo (un AK-47 non si nega a nessuno, suvvia! funziona anche se è coperto di sabbia e lo sa usare persino un bambino-soldato), del ricco arsenale militare sovietico (si calcola che solo in Ucraina, tra il 1982 e il 1992, siano state rubate armi per un valore che supera i 32 miliardi di dollari!).

Questo film che ci insegna come i lavoratori indipendenti del settore siano indispensabile per fare il lavoro sporco di onorevoli personaggi MOLTO vicini alle amministrazioni politiche di stati che si pretendono immacolati come gigli e salvatori dell’umanità: oh pernicioso complesso del Cristo salvatore!
Chissà perché nelle sue prediche, Ruini, o addirittura Benedetto XVI, anziché di coppie di fatto o di accanimento terapeutico, non parlano mai di queste autentiche sconcezze - forse che il Vaticano, Dio non voglia, partecipa alla spartizione dei dividendi? Spero e credo di no, ma le sue belle responsabilità, il Polacco, facendo finire la Guerra fredda, le ha anche in questo campo, e di colpo capisco tutte le sue amate madonnine che piangono sangue per ogni dove.... Le responsabilità non credo infatti si esauriscano nelle semplici e nude azioni, ma che si estendano a tutte le ramificazioni di conseguenze che ne derivano.
Per ciò ogni decisione dovrebbe richiedere lunghe riflessioni e lungimiranza. Dovrebbe.


Questo film, dunque, senza nascondersi dietro un dito, si chiude così:
“I mercanti d’armi conquisteranno la terra, perché tutti gli altri saranno impegnati ad uccidersi fra di loro. Il segreto è non combattere mai contro se stessi.
Questo film si basa su fatti veri.
I commercianti d’armi privati prosperano in tutto il mondo, ma i principali produttori d’armi sono gli Stati Uniti d’America, la Russia, la Francia, l’Inghilterra e la Cina, tutti stati membri permanenti del consiglio di sicurezza dell’ONU.”


Va da sé che nessun americano ha accettato di finanziare questo film di Andrew Niccol, che riflette: “Dato che il film non si esime dal rendere noti fatti concreti sul ruolo degli Stati Uniti nella fornitura di armi, era considerato troppo polemico”. E per di più, se la sceneggiatura, come è accaduto, viene presentata ad una settimana dall’inizio della guerra in Iraq...
Decisamente troppo imbarazzante, che ne dite?

Secondo Amnesty International e la Rete Italiana per il Disarmo circa mezzo milione di bambini, donne e uomini sono uccisi ogni anno dalle armi e migliaia di persone vengono mutilate, torturate o sono obbligate a lasciare le proprie case. In realtà, sempre per Amnesty International, le armi piccole e leggere oggi in circolazione nel mondo sono ormai circa 639 milioni. E come non bastasse, ogni anno ne sono prodotte otto milioni in più, e nessuna legge internazionale ne regola il flusso e lo smercio, prevalentemente diretto verso l’Africa.
Ma lo abbiamo già detto altrove : l’Occidente non ha grossi interessi commerciali in Africa, quindi ... ops, che dico! l’Occidente il suo grande business africano ce l’ha, ed è proprio il commercio d’armi. Come diceva Alberto Sordi, un altro stagionato commerciante d’armi cinematografico, a testimoniare quanto sia vecchio il problema : “Finché c’è guerra, c’è speranza!”

Lasciamo le ultime parole a Yuri Orlov, l’ucraino signore della guerra:
“Qualcuna dice che il Male trionfa perché non si fa niente per impedirlo: la verità è che...il male trionfa.”

Anche per questo, voglio mettere in chiaro che questo blog non festeggia o partecipa in alcun modo a manifestazioni di soddisfazione per l’avvenuta impiccagione di Saddam Hussein, in accordo in questo con il Governo italiano e la Comunità Europea.
In primo luogo perché sono contraria alla pena di morte, per chicchessia e in ogni caso - se una scelta è una scelta, lo deve essere sino in fondo, senza ma e senza distinguo: ritengo, per la giustizia umana, che il carcere a vita possa tranquillamente equivalere, nel suo sottrarre al condannato la sua esistenza, ad una condanna a morte.
In secondo luogo ritengo questa esecuzione frettolosa un enorme errore politico, perché è verosimile che scatenerà solo altra violenza fra sciiti e sunniti, aggravando la pulizia etnica che di fatto si sta già svolgendo in Iraq (per esempio, dopo l’esecuzione si segnalano 30 morti nella sciita Kufa, più il kamikaze linciato dalla folla e 45 feriti; e violenze anche a Falluja e a Tikrit).
Inoltre, essa sottrae giustizia a molti morti, in particolare curdi, la cui vita e morte continuano così ad essere considerati solo di serie B.



PS. dalla colonna sonora, come sottofondo "Hallelujah" di Leonard Cohen, anche se nell'esecuzione originale e non in quella di Jeff Buckley, come invece si ascolta nel film

PPS. Oggi sono particolarmente soddisfatta: a volte gli scopi che ci prefiggiamo si realizzano...ed è davvero meraviglioso, alla salute di chi ci vuol male, che per chi non mi conosce bene, è il mio classico brindisi festivo!
Oh sì, divertente, divertente...
:-)))

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29 dicembre 2006
Che accademica noia!
Ci sono dei blog noiosissimi: in genere sono i più pretenziosi.
Io che girello abbastanza, ormai ci ho fatto l’occhio.
Mi rimane però il dubbio del perché, per esempio, docenti universitari, oltre a tenerci a rimarcare la loro superiorità intellettuale sull’interlocutore (insicurezze mal gestite? facili panacee alle crisi di autostima?) con dei "Chi sono?" che sarebbero più adatti nell'ambito di un concorso statale per titoli, che non nel regno egualitario dell’anarchia che era una volta, benedetta lei, Internet, si dilettano spessissimo nel porsi in un modo nei confronti dell'altro (leggi utente di passaggio) che trovo infantilmente narcisistico e talmente fastidioso, da rendere insopportabilmente noioso ogni tentativo di contatto con loro. In genere vivono in limitate conventicole( = pozzanghere) dove reciprocamente si fanno salamelecchi e inchini come in un minuetto, ed evidentemente per loro il mare della Rete si esaurisce così. Buon pro gli faccia!
Per fortuna ci sono anche amabilissimi docenti che vivono senza sbandierare per prima cosa a cani e porci il loro biglietto da visita e si pongono almeno per quanto è possibile, dimostrando di aver realmente capito lo spirito del mezzo che stanno usando, su di un piano di parità con l’interlocutore, senza stordirlo o annichilirlo con l’altisonanza dei loro più o meno validi titoli.

La rete è nata, prima di ogni altra cosa, per condividere sapere: i diari degli adolescenti, o gli esperimenti letterari sepolti in fondo ai cassetti vengono mooolto, ma molto dopo. E anche, vorrei dire, il gusto di rendere quel sapere, anche quando lo condivido con gli altri, sempre e comunque élitario, il che è una forma di arroganza intellettuale piuttosto diffusa, soprattutto fra certe categorie di persone, ma non per questo meno detestabile.

Col passare degli anni mi sono fatta una certa esperienza, e dei tanti pretesi intellettuali, e padroni del sapere, mi sono fatta una idea piuttosto chiara, anche se spesso poco lusinghiera.
Come diceva De Andrè, per stupire mezz’ora basta un libro di storia... e ci sono quelli che, al di là delle venti parole chiave del loro arzigogolato eloquio accademico, umanamente non sanno andare, e sono davvero, davvero tanto patetici: quando poi non fanno più i maître à penser, in genere finiscono nel lagnoso, sicuri che qualche cretino adorante di buona volontà lo pescano sempre, come le spigole in inverno...
Sicuro come l'oro!
Vien da pensare siano persone frustrate: nel loro percorso professionale? nella loro vita privata? e così si sfogano sui malcapitati che capitano loro a tiro:

direbbe Snoopy, grande filosofo misconosciuto -piove sui giusti e sugli ingiusti, ma noi gente di mezzo, che c'entriamo?


Io a volte credo che abbiano solo dieci pensieri ben radicati nella testa, e li difendano con le unghie e coi denti, perché senza quelli non sarebbero più niente, o comunque non più in grado di sostenere le loro posizioni, e non li sfiora nemmeno il fatto che quel loro pretenzioso e limitato “costrutto mentale” impedisca loro di capire tante cose, magari semplici, banali cose, e magari proprio prima di tutto su loro stessi. Ma questo è argomento troppo elevato per la loro sicumera, che è buona parte di tutto quel che hanno...

Quando mi sento bisognosa di novità, magari anche di un po’ di umiltà, mi costringo a leggere i loro blog sperando in qualche illuminazione, ma il risultato è sempre lo stesso: sono incerta se mettermi a ridere a crepapelle per quanto sono pateticamente ridicoli, o infuriarmi per la loro totale, assoluta inutilità, per di più appesantita da discutibili pretese artistiche.
Il che significa far perdere tempo e neuroni alla gente. Perché sono convinta che di fronte ai certi post, i neuroni arrivino a suicidarsi per la noia, ed ecco così spiegato l'aumento delle demenze giovanili...

;-)

Quanto al Mogo, i giornali ne parlano abbondantemente oggi: legge marziale per la città, le Corti Islamiche che si sono ritirate e, di mio aggiungerei, un futuro molto incerto per gli infelici civili... meno male che almeno sono ripresi gli aiuti umanitari
Per favore, però, non dimentichiamo il Corno d’Africa e i suoi molti morti, una volta digerito il panettone: sarebbe un autentico schifo!
E scusate l’espressione forte! ... ma fa parte del mio, come dire ... “costrutto mentale”!



ps. Vale sempre il barrà - vai fuori dai coglioni, di più indietro. Ogni sopportazione ha un limite, o era ogni limite ha una sopportazione ?
;-)

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28 dicembre 2006
I marines lo chiamavano Mogo
Mentre noi ci rimpinziamo di panettoni, il Corno d’Africa risbuca sui nostri telegiornali, a rovinarci la digestione. In realtà, anche se noi non lo vedevamo, non è che se ne fosse mai sparito: voglio dire, in questi due ultimi decenni, Etiopia e Somalia non è che abbiano conosciuto l’età dell’oro, anzi, ma in fondo, a noi che ce ne importava?
Dalla seconda Guerra mondiale, grazie a Dio, non siamo più neppure un Impero coloniale...

Se c’è infatti una cosa della quale il mondo occidentale si disinteressa beatamente, sono i conflitti africani, a meno che non coinvolgano interessi economici (leggi petrolio vel similia: vedi, ad esempio, come i giornalisti, e non solo loro, hanno alzato il culo per la vicenda Eni in Nigeria!).
A dire il vero, ci interessiamo dell’Africa anche quando qualche idiota di turista, nonostante le chiare note demoralizzanti e inutilmente scoraggianti della Farnesina, si ostina ad andarsi a far rapire in qualche remoto angolo del Continente Nero, facendosi poi liberare coi soldi di un riscatto che tutti noi cittadini italiani paghiamo, ma siccome non ce lo dicono che paghiamo, siamo tutti contenti e commossi, invece di fustigare questi emeriti cretini sulla pubblica piazza, come meriterebbero.

La Somalia ormai è in guerra dal 1991, cioè dalla caduta del presidente Siad Barre, il che ha scatenato i vari signori della guerra per il possesso del territorio e il controllo degli aiuti umanitari inviati dalle Nazioni Unite - cioè, tutto ciò che viene inviato come aiuto umanitario in Somalia, viene requisito e rivenduto a chi il signore della guerra di turno ritiene sia il caso.
Nel 1992, l’ONU ha deliberato affinché forze internazionali cercassero di porre fine a quello che, se mi permettete la metafora, si configurava essenzialmente come un gran casino, ma anche loro, dopo tre anni, hanno dovuto arrendersi e ritirare le truppe internazionali, abbandonando il Corno d’Africa a se stesso e all’antica rivalità fra Somalia ed Etiopia.

Da allora, fra morti ammazzati da loro simili, e morti ammazzati dalla guerra: fame, carestia, malattie, quasi su queste terre si fossero scatenati i quattro cavalieri dell’Apocalisse, morto più, morto meno, ci aggiriamo attorno al mezzo milione di cadaveri. Che non è poco, neanche per un veglione di san Silvestro.

Dal 2000 si tenta una riconciliazione per via diplomatica, con l’elezione di Abdiqasim Salad Hassan, primo capo di stato legale dopo la caduta di Barre, che però si scontra con la fiera opposizione della innumerevoli fazioni armate che ormai spadroneggiano nel territorio. Fra i tanti, i più agguerriti sono i membri dell'Esercito di Resistenza degli Rahanwein (RRA) guidato da Hassan Mohamed Nur, appoggiato dalla vicina Etiopia.
E così arriviamo finalmente a noi e a nostri panettoni.

Da metà dicembre, si infittiscono gli scontri fra truppe governative somale e fazioni islamiche, e si segnalano “movimenti di uomini e mezzi militari appena fuori Buur Hakaba, base del Consiglio delle Corti Islamiche Somale (CCIS)”, sino all’ultimatum lanciato dal governo di Addis Abeba, affinché i 30mila etiopi presenti a Mogadiscio lascino la Somalia, altrimenti sarà la guerra.
Come in effetti sta regolarmente accadendo.

A questo punto basta fare lo sforzo di leggere un giornale, o ascoltare un telegiornale: il primo ministro dell’esecutivo di transizione Gedi ha dichiarato che le forze islamiche, più quattro mila mercenari, si preparano a un attacco dal sud del Paese. D’altra parte ha aggiunto: “Non credo che le Corti Islamiche (che hanno il controllo di Mogadiscio) siano pronte al dialogo, alla pace ed alla stabilità in Somalia, anzi, dimostrerebbero la volontà di attaccare il governo di Baidoa”. Baidoa è, per tutti quelli che lo ignorano, e immagino siano molti, la regione della Somalia dove ha sede il governo di transizione, riconosciuto dalla comunità internazionale, che vorrebbe assicurarsi il controllo di Mogadiscio, secondo il portavoce del governo riconosciuto, Abdirahman Dinari.
Ma, per tornare alla metafora già usata, il casino è sempre più incasinato: e quindi, per non saper né leggere né scrivere, il Programma Alimentare Mondiale (Wfp) ha sospeso i suoi lanci di aiuti umanitari.

Ora il centro nevralgico di quest’assurda situazione è Mogadiscio, contesa fra le varie fazioni somale islamiche, il Consiglio delle Corti Islamiche Somale e gli etiopi: immaginiamo l’allegria della popolazione civile, abbandonata a se stessa dagli aiuti internazionali, terrorizzata dall'idea di rappresaglie e atti terroristici sul modello iracheno in attesa di vedere da questa ennesima follia cosa verrà fuori.
Per il momento gli islamici hanno rinunciato alla Jihad e non hanno conquistato la città di Mogadiscio, ma niente vieta che questo fragile equilibrio si spezzi da un momento all’altro, e ne nascano probabilmente come minimo altri dieci anni di guerra: alla speranza non c’è mai fine...
Intanto i conti dei caduti si arricchiscono di circa mille morti e tre mila feriti, tutti di fazione islamica, il che non significa che le loro vita valgano meno, anche se indiscutibilmente ci si potrebbe chiedere perché non se ne sono stati tranquilli a casa loro, visto che in Somalia, afflitti da uno sfrenato nazionalismo, hanno già i loro guai fin sopra i capelli?

Mentre succedeva tutto questo, il premier etiopico Zenawi cadeva elegantemente dalle nuvole, il 26 dicembre, affermando ufficialmente che l’intervento armato delle forze etiopiche, che avanzano su tutti i fronti, aveva spazzato via i terroristi internazionali (con metodi terroristici, ma questo ce lo diciamo fra noi, sottovoce) anche grazie all’intervento delle forze aeree islamiche, che avevano indotto a un ritiro generale delle forze somale.

Dopo tutto ciò, ne capite qualcosa di più, a parte ipotizzare un attacco massiccio di zanzare tigre geneticamente modificate che ha colpito tutti gli abitanti maschi nella regione in grado di combattere, inducendo una follia omicida generalizzata?

Io personalmente no: guardo, inorridisco, cerco di capire ma proprio non ci riesco. Se a voi riesce meglio, vi prego, fatemi un fischio....

ps.
Nella sostanza, una accettabile traduzione di Barrà potrebbe essere: vai fuori dai coglioni, e si riferisce al periodo ONU. Lascio ai lettori le ovvie deduzioni...

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27 dicembre 2006
C'è qualcosa che mi sfugge.
Perché tutti i giornali di oggi sostengono che Ford, che successe a Nixon dopo lo scandalo Watergate, fu l'unico presidente non eletto degli Stati Uniti?
A me consta che, durante la seconda guerra mondiale, il presidente Roosvelt, che vinse le elezioni con Truman come vice presidente nel 1944, morì il 12 aprile 1945, facendo di Harry Truman in carica da solo 82 giorni, il nuovo presidente degli Stati Uniti. Quindi non eletto.
C'è qualcosa che non capisco io (tipo, sono non eletti i presidenti coinvolti in un procedimento di impeachment) o sono i giornalisti che scrivono in maniera poco chiara, esauriente ed abborracciata? O ancora, la nostra memoria è già così corta da avere cancellato il secondo conflitto mondiale?

In realtà, una spiegazione c'è: il primo vicepresidente di Nixon, che come il suo presidente si dimise prima che il decorso legale dell'impeachment avesse corso completo, tanto che è discusso il reale impeachment legale di Nixon, era Spiro Agnew, che quindi fu vicepresidente solo un mese.
Alle sue dimissioni venne eletto quale vicepresidente di Nixon, al suo posto, Ford.

Ed ecco perché tutti i giornali oggi titolano: è morto l'unico presidente USA non eletto...

Ma dire due paroline due, chiare, di spiegazione, così che anche i comuni mortali non esperti di procedure legali ed elettorali statunitensi capiscano, no, eh?

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postato da la Parda Flora alle 16:04  

 

Fingiamo di essere buoni: è Natale...
Prima la gente poi i brevetti
Firma anche tu per salvaguardare il diritto di milioni di persone a ricevere i farmaci salvavita

La compagnia farmaceutica Novartis ha fatto causa al Governo Indiano perché permette la produzione di farmaci generici dai costi contenuti. Se vincerà, milioni di persone in tutto il mondo potrebbero perdere l'unica fonte di medicinali a prezzi accessibili.

Chiediamo a Novartis di fermarsi e di rinunciare all'azione giudiziaria contro il Governo Indiano!

L'India produce farmaci di importanza vitale per i Paesi in Via di Sviluppo. Più della metà dei medicinali utilizzati per curare l'Aids nei Paesi più poveri sono prodotti in India. Anche MSF usa i farmaci indiani per trattare l'80% dei suoi 80mila pazienti sieropositivi.

Se Novartis vincesse la causa, l'India sarà costretta a modificare la sua legge e dovrà concedere più facilmente i brevetti sui medicinali. Per i produttori di farmaci generici diventerà quasi impossibile continuare a vendere medicinali uguali a quelli delle multinazionali, ma molto meno costosi. La vita di milioni di persone che in tutto il mondo sono curate con i farmaci ³made in India² sarà in pericolo.

IL DIRITTO ALLA VITA VIENE PRIMA DEL DIRITTO A FARE PROFITTI. CHIEDI A NOVARTIS DI RINUNCIARE ALL'AZIONE GIUDIZIARIA CONTRO IL GOVERNO INDIANO.

Milioni di persone in tutto il mondo si possono curare solo grazie ai farmaci generici prodotti in India. La legge indiana contiene clausole di salvaguardia che permettono di mettere la vita delle persone prima dei profitti delle aziende farmaceutiche, ma la Novartis sta trascinando il Governo indiano in giudizio per costringerlo a cambiare la legge. Nessuna compagnia farmaceutica dovrebbe ostacolare l'accesso alle cure per i malati.

Per questo chiedo a Novartis di rinunciare immediatamente all'azione giudiziaria contro il Governo indiano.

FIRMA LA PETIZIONE DI MSF PER CHIEDERE A NOVARTIS DI RINUNCIARE ALL'AZIONE GIUDIZIARIA

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26 dicembre 2006
Finalmente martedì ! (sera)
Non fatevi ingannare: potrebbe sembrare un omaggio nascosto a Truffaut ( o al massimo a Fanny Ardent), e invece lo è a Spike Lee, per esprimere tutto quel che resta del mio meraviglioso spirito natalizio dopo due giorni di parenti, parenti, parenti, parenti, parenti...e tutto l'annesso ambaradan!


Sì…vaffanculo anche tu - Affanculo io? Vacci tu! Tu e tutta questa merda di città e di chi ci abita. In culo ai mendicanti che mi chiedono soldi e che mi ridono alle spalle. In culo ai lavavetri che mi sporcano il vetro pulito della macchina. In culo ai Sikh e ai Pakistani, che vanno per le strade a palla con i loro taxi decrepiti…puzzano di curry da tutti i pori; mi mandano in paranoia le narici… aspiranti terroristi, e rallentate, cazzo! In culo ai ragazzi di Chelsea, con il torace depilato e i bicipiti pompati, che se lo succhiano a vicenda nei miei parchi e te lo sbattono in faccia sul Gay Chanel. In culo ai bottegari Coreani, con le loro piramidi di frutta troppo cara, con i loro fiori avvolti nella plastica: sono qui da 10 anni e non sanno ancora mettere due parole insieme. In culo ai Russi di Brighton Beach, mafiosi e violenti, seduti nei bar a sorseggiare il loro tè con una zolletta di zucchero tra i denti; rubano, imbrogliano e cospirano…tornatevene da dove cazzo siete venuti! In culo agli Ebrei Ortodossi, che vanno su e giù per la 47a nei loro soprabiti imbiancati di forfora a vendere diamanti del Sudafrica dell’apartheid. In culo agli agenti di borsa di Wall Street, che pensano di essere i padroni dell’universo; quei figli di puttana si sentono come Michael Douglas/Gordon Gekko e pensano a nuovi modi per derubare la povera gente che lavora. Sbattete dentro quegli stronzi della Enron a marcire per tutta la vita… e Bush e Chaney non sapevano niente di quel casino?! Ma fatemi il cazzo di piacere! In culo alla Tyco, alla ImClone, all’Adelphia, alla WorldCom... In culo ai Portoricani: venti in una macchina, e fanno crescere le spese dell’assistenza sociale… e non fatemi parlare dei pipponi dei Dominicani: al loro confronto i Portoricani sono proprio dei fenomeni. In culo agli italiani di Benson Hurst con i loro capelli impomatati, le loro tute di nylon, le loro medagliette di Sant'Antonio, che agitano la loro mazza da baseball firmata Jason Giambi, sperando in un’audizione per I Soprano. In culo alle signore dell’Upper East Side, con i loro foulard di Hermes e i loro carciofi di Calducci da 50 dollari: con le loro facce pompate di silicone e truccate, laccate e liftate…Non riuscite a ingannare nessuno, vecchie befane! In culo ai negri di Harlem. Non passano mai la palla, non vogliono giocare in difesa, fanno cinque passi per arrivare sotto canestro, poi si girano e danno la colpa al razzismo dei bianchi. La schiavitù è finita centotrentasette anni fa. E muovete…le chiappe, è ora! In culo ai poliziotti corrotti che impalano i poveri cristi e li crivellano con quarantuno proiettili, nascosti dietro il loro muro di omertà. Avete tradito la nostra fiducia! In culo ai preti che mettono le mani nei pantaloni di bambini innocenti. In culo alla Chiesa che li protegge, non liberandoci dal male. E dato che ci siamo, ci metto anche Gesù Cristo. Se l'è cavata con poco. Un giorno sulla croce, un weekend all'inferno, e poi gli alleluja degli angeli per il resto dell’eternità. Provi a passare sette anni nel carcere di Otisville. In culo a Osama Bin Laden, a Al Qaeda e a quei cavernicoli retrogradi dei fondamentalisti di tutto il mondo. In nome delle migliaia di innocenti assassinati, vi auguro di passare il resto dell'eternità con le vostre settantadue puttane ad arrostire a fuoco lento all'inferno. Stronzi cammellieri con l'asciugamano in testa, baciate le mie nobili palle irlandesi!... In culo a Jacob Elinsky, lamentoso e scontento. In culo a Francis Slaughtery, il mio migliore amico, che mi giudica con gli occhi incollati sulle chiappe della mia ragazza. In culo a Naturelle Riviera: le ho dato la mia fiducia e mi ha pugnalato alla schiena, mi ha venduto alla polizia…maledetta puttana! In culo a mio padre, con il suo insanabile dolore: beve acqua minerale dietro il banco del suo bar, vendendo whisky ai pompieri inneggiando ai Bronx Bombers. In culo a questa città e a chi ci abita. Dalle casette a schiera di Astoria agli attici di Park Avenue, dalle case popolari del Bronx ai loft di Soho, dai palazzoni di Alphabet City alle case di pietra di Park Slope e a quelle a due piani di Staten Island. Che un terremoto la faccia crollare. Che gli incendi la distruggano. Che bruci fino a diventare cenere, e che le acque si sollevino e sommergano questa fogna infestata dai topi. No, no, in culo a te, Montgomery Brogan. Avevi tutto e l'hai buttato via, brutto testa di cazzo"


Ovviamente, lo strepitoso monologo dell'altrettanto strepitoso Edward Norton al Brogan's bar. Ovviamente, da La 25 ora.

Comunque, per gli amanti del Natale alternativo, una interessante carola di natale si può leggere anche qui

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25 dicembre 2006
Natale: ci avevate mai pensato?
Nel mondo
io camminerò
tanto che poi i piedi mi faranno male
io camminerò
un'altra volta
e a tutti
io domanderò
finché risposte non ce ne saranno più
io domanderò
un'altra volta
Amerò in modo che il mio cuore
mi farà tanto male che
male che come il sole all'improvviso
scoppierà scoppierà.
Nel mondo
io lavorerò
tanto che poi le mani mi faranno male

Io lavorerò
un'altra volta.

Amerò in modo che il mio cuore
mi farà tanto male che
tanto che come il sole all'improvviso
scoppierà, scoppierà

Nel mondo
tutti io guarderò
tanto che poi gli occhi mi faranno male
ancora guarderò
un'altra volta.

Amerò in modo che il mio cuore
mi farà tanto male che
male che come il sole all'improvviso
scoppierà, scoppierà

Nel mondo
io non amerò
tanto che poi il cuore non mi farà male.

(e scommetto che *questo* Natale sarebbe piaciuto anche a lui: bye, James!)

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24 dicembre 2006
Che follia, il mondo!
"Ti ricordi che nella sagrestia di San Martin c'è il ritratto, opera di Velasquez, del viceré fondatore del monastero, con la moglie e il marmocchio?
E che la moglie porta una catena d'oro?
Ero convinta che soltanto quella catena facesse per te.
Una volta, a mezzanotte, m'infilai nella sagrestia, mi arrampicai sulla credenza come una bambina di dodici anni, ed entrai. La tela resisteva un pò ma l'artista in persona mi tese la mano, mi trasse dentro attraverso i colori. Gli spiegai che la più bella donna di Spagna desiderava offrire la catena d'oro più fine che si potesse trovare al più grazioso sovrano di questo mondo.
Semplicemente così, e poi ce ne stemmo a discorrere, tutti e quattro, nell'aria grigia e argentata di cui sono fatti tutti i Velasquez. Ora penso continuamente a una luce più dorata, guardo e riguardo il Palazzo; vorrei passare una sera dentro un Tiziano.
Me lo permetterebbe il viceré?"

Thornton Wilder
"Il ponte di San Luis Rey"

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