15 febbraio 2007 |
Il senso della solitudine. |
"Gli esseri umani non si tengono per mano per tutto il cammino della vita. Per ognuno di noi esiste una foresta vergine; un campo di neve dove non c’è neanche l’orma di una zampa di uccello. Su questa terra viaggiamo da soli, e non vogliamo compagnia. Sarebbe intollerabile essere sempre compatiti, sempre accompagnati, sempre capiti."
Virginia Woolf Ma che senso ha questo per lo scrittore? Dato che "La letteratura però non deve essere terapeutica, non deve curare un determinato malessere. Una persona che non sta male forse non scriverebbe. C’è una frase inglese, piuttosto famosa, che dice: “happiness writes white”"(Simone Barillari) giacché io penso che la malinconia, intesa come patologia, in realtà renda invece silenziosi e solitari, perché scrivere sarebbe solo un lungo pianto senza fine, e probabilmente senza senso, se non per il malato. Un silenzio creativo che aggrava solo la sofferenza del malato, come ad esempio scriveva Italo Alighiero Chiusano raccontando del suo rapporto con la depressione. Perché bisogna fare attenzione, nell'usare la parole: esistono le parole vaghe, e le altre: specifiche, tecniche... quando leggo questo genere di cose, non posso fare a meno di esitare, dubbiosa, circa l'invadenza del linguaggio aspecifico e quotidiano in campi definiti con rigore dove le parole hanno invece ben altri sensi e ricadute. Però la lettura resta interessante, pur in questa sua aspecificità che però lascia, alla fine, almeno secondo me, un po' insoddisfatti.Etichette: esergo e altre perle ai porci, etologia domestica, le vite degli altri |
postato da la Parda Flora
alle 12:54
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14 febbraio 2007 |
Alla stupidità del mondo |
Esattamente un anno fa mi trovavo a scrivere queste considerazioni: strano modo di festeggiare san Valentino! Esse nascevano dalla scoperta della presunzione di persone che avevano la fastidiosa abitudine di sopravvalutarsi, benché cadessero frequentemente in tristi (e triti) meccanismi della più banale e scadente umanità. Persone che avevo avuto - lo riconosco - la colpa di credere decisamente migliori di quanto non si rivelassero alla prova dei fatti: ipocriti, falsi, bugiardi, pettegoli, presuntuosi all’inverosimile, capaci di pugnalare alle spalle dopo averti sorriso con dolcezza, disonesti. Persone che, mi auguro per loro, per vergogna, sono tutte sparite dall’orizzonte radar - della mia vita, e del Web, almeno riconoscibili nei loro luridi vecchi panni. Se invece sono emigrate, un cordiale vaffanculo a loro, che mi stava sullo stomaco da più di un anno! e che raccolgano ciò che hanno seminato, come è giusto che sia e come sempre accade, anche se non vorremmo e spesso ci illudiamo non accadrà. Ma la mia esperienza è che, prima o poi, ciò inevitabilmente accade: è solo questione di tempo.... Così, rileggendo casualmente oggi queste parole, le ritrovo da una parte sempre vere, come le sentii quando le scrissi la prima volta; dall’altra, di conseguenza, meritevoli di essere riproposte, per la corretta educazione di presuntuosi docenti universitari con sole quattro idee in testa e crisi isteriche (in squisito senso freudiano) da climaterio; falsi professionisti, incapaci di essere sinceri in un solo momento della loro vita di luridi puttanieri; persone che si pretendono sagge, e in realtà sono solo ridicolmente patetiche o forse pateticamente ridicole. La Rete purtroppo pullula di questi soggetti, che vi trovano un pabulum di crescita ideale, come talora accade per i germi nel corpo umano, come accade quando la realtà è insoddisfacente, o frustrante, perché il lavoro o la vita privata sono squallide. Cose queste che si tentano di nascondere, ma tanto poi emergono, come gli stronzi che navigano sempre sopra il pelo dell’acqua, ben in vista. Perciò, buon san Valentino, piccoli, miseri, squallidi pidocchi che infastidite le vite altrui con il vostro esistere!
Alla stupidità del mondo c'è una sola risposta: il silenzio, beato lui, che non deve ascoltare tutto questo bla bla bla bla... Parole poche persone vere poche e, al massimo, un motteto di Mozart per qualche attimo di paradiso. Il resto? beh, il resto può anche andare a farsi fottere, per quel che mi riguarda... ah sì, e anche un po' di sintesi, per favore, che il mio amore per l'italiano soffre come un cane: non sempre si ha tempo e voglia di leggere certe diarree linguistiche deliranti ed isteriche. Quando decisi di aprire questo blog, pensai a lungo al titolo da dargli. Anni di esperienze in rete, giornalismo, la collaborazione alla nascita del portale di Tiscali,la scuola di Alessandro Lucchini, (IULM) e Luisa Carrada che cercavano nuovi linguaggi per i professionisti, della rete e non, venivano ben prima della rete per tutti,la rete di Gates, di utenti cialtroni oppure evoluti. Poi nacque il fenomeno dei blog: sapemmo ciò che accadeva in zone altrimenti azzerate del mondo grazie ai bloggers, il giornalismo scoprì che la comunicazione non poteva mai più essere la stessa vecchia puttana di sempre. Doveva adattarsi e cambiare. Ciò che però mi pareva più evidente, soprattutto nel mondo del blog, era il gran parlarsi addosso. Tutti avevano qualcosa da dire, anche se spesso non sapevano cosa e nemmeno come farlo in un italiano decente. Così parlare da sola, come nella canzone di Sting - dove la parola è ricerca di comunanza - o tuttalpiù, coi gatti, mi pareva un buon titolo. Un titolo onesto, consapevole dei propri limiti, come una pagnotta sfornata: sincero, saporito, non sofisticato nè già stantio dal primo giorno. Ho raccontato storie di amici, molti che purtroppo non ci sono più, pensieri, piccole esperienze di lavoro e condiviso passioni in questo spazio. Storia di D., morto di Aids, storia di Lei, che cerca di suicidarsi, storia di D. giovane medico che si suicidò in una stretta stradina sepolta dalla neve a Belluno... Queste e tutte le storie sono state la volontà di ridare vita ad esseri umani sperduti e silenziosi ormai come fantasmi. Ho parlato (poco) del mio lavoro e dei miei studi; della mia malattia e del mio affrontarla con coraggio da sempre. Con coraggio e, una volta mi fu detto, anche con grazia, ed è uno dei complimenti più belli che mi siano stati fatti. Io credo che in fondo tutti parlino da soli, solo che la maggior parte delle persone è così infantile, così poco consapevole da non accorgersene neppure. Fatti loro. Osho - che non stimo - ha però detto una cosa sacrosanta: il mondo non è pronto per la verità, sarebbe inutile e crudele fargliela vedere. E allora lasciamolo nella sua cullante illusione, a fingersi furbo, a fingersi il migliore, a fingere di vivere. Chi il velo di Maya lo ha stracciato non può che ridere, e compatire questi fratelli minori, aspettandoli pazientemente, consapevole che non tutti però ce la faranno. Dipenderà da loro, dal loro Karma, e così potranno smettere di accusare sempre gli altri con rabbia e livore, per dimenticare la propria pochezza.
Ovviamente, Roberto Vecchioni non poteva che cantare Tornando a casa (Nostalgia di odiare...)
A casa, si ritorna a casa dopo il temporale; la guerra c' è a chi dice bene c' è a chi dice male; signor nemico quel tuo ghigno da animale morto ficcatelo in quel posto; non eri tu ad averlo duro dentro i pantaloni? La storia si è fermata adesso che hanno vinto i buoni; e paghi, caro mio se paghi, tutte ce le paghi, per i nostri sogni e le tue visioni. Le vedo già le nostre donne ad aspettarci al porto; staremo con i vecchi amici dal sorriso aperto; e giocheremo a carte fino all'alba senza litigare, scordando di pagare. Daremo feste popolari con dei ricchi premi, berremo meno vino e molto succo di limoni, perché saremo sempre buoni solamente buoni, finalmente buoni milioni di milioni! Come saremo buoni!
Bella mia aspettami che torno; via di qui, fuori da questo inferno; senza te il mare sembra eterno; da domani con te sarà amore notte e giorno A casa, si ritorna a casa dopo il temporale, e non c'è più un nemico al mondo che può farci male: il cane fa le feste a tutti senza più abbaiare, si lascia accarezzare; ma stranamente il cielo sembra di una noia mortale, il tempo è un orizzonte immobile di vecchie suore; e niente, niente più da perdere, niente da vincere, non è possibile che pareggiare... Che voglia di un nemico vero o perlomeno vivo, bastardo come ai vecchi tempi, meglio se cattivo: di quelli che han ragione sempre, che tu perdi sempre, che son nati solo per fargli male: che nostalgia di odiare...
Bella mia, aspettami che torno; finirà pure 'sto mare eterno; tienmi tu, quando verrà l'inverno; non so come resisterò senza un nemico intorno. Bella mia, aspettami che torno; metti via l'amore per l'inverno; tienmi tu, quando verrà quel giorno; non so come ce la farò senza un nemico intorno.Etichette: cose (e persone) da dimenticare, grazie |
postato da la Parda Flora
alle 23:18
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12 febbraio 2007 |
Losing my religion |
Life is bigger It’s bigger than you And you are not me The lengths that I will go to The distance in your eyes Oh no I’ve said too much I set it up
That’s me in the corner That’s me in the spotlight Losing my religion Trying to keep up with you And I don’t know if I can do it Oh no I’ve said too much I haven’t said enough I thought that I heard you laughing I thought that I heard you sing I think I thought I saw you try
Every whisper Of every waking hour I’m Choosing my confessions Trying to keep an eye on you Like a hurt lost and blinded fool Oh no I’ve said too much I set it up
Consider this The hint of the century Consider this The slip that brought me To my knees failed What if all these fantasies Come flailing around Now I’ve said too much I thought that I heard you laughing I thought that I heard you sing I think I thought I saw you try
But that was just a dream That was just a dream
R.E.M.
La vita è più grande è più grande di te e tu non sei me le lunghezze che percorrerò la distanza dai tuoi occhi oh no, ho detto fin troppo l'ho voluto io Sono io quello nell'angolo Sono io quello alla ribalta che perdo la mia religione cercando di sostenermi con te e non so se posso farlo oh no, ho detto fin troppo non ho detto abbastanza pensavo di averti sentito ridere pensavo di averti sentito cantare credo che pensassi di averti visto tentare Ogni sussurro di ogni ora in cui sono sveglia scegliendo le mie confessioni tentando di mantenere un occhio su di te come uno sciocco ferito, perduto e accecato Oh no, ho detto fin troppo l'ho voluto io Considera questo l'aiuto del secolo considera questo l'errore che mi portò fallito alle mie ginocchia che importa se tutte queste fantasie arriveranno a colpire qui ora ho detto veramente troppo pensavo di averti sentito ridere pensavo di averti sentito cantare credo che pensassi di averti visto tentare Ma quello era solo un sogno era solo un sogno...
Chiedo scusa a tutti, ma sono giorni così disperatamente difficili. Appena mi riesce passo dall'algida bellezza di American Beauty, (come mi sento vicino al senso di vuoto che prova Kevin Spacey di fronte alla propria vita...)con la musica giusta dei REM. Ora voglio solo dormire, possibilmente senza sogni - oggi visita di controllo, domani day hospital. Sono così stanca...Etichette: parole e pensieri scritti sfacciatamente per me (checché ne dica l'Autore) |
postato da la Parda Flora
alle 16:24
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Giorni così... |
Les Chats
Les amoureux fervents et les savants austères Aiment également, dans leur mûre saison, Les chats puissants et doux, orgueil de la maison, Qui comme eux sont frileux et comme eux sédentaires.
Amis de la science et de la volupté, Ils cherchent le silence et l’horreur des ténèbres ; L’Erèbe les eût pris pour ses coursiers funèbres, S’ils pouvaient au servage incliner leur fierté.
Ils prennent en songeant les nobles attitudes Des grands sphinx allongés au fond des solitudes, Qui semblent s’endormir dans un rêve sans fin ;
Leurs reins féconds sont pleins d’étincelles magiques Et des parcelles d’or, ainsi qu’un sable fin, Etoilent vaguement leurs prunelles mystiques.
Baudelaire Les Fleurs du Mal
I fervidi innamorati e gli austeri dotti amano ugualmente, nella loro età matura, gatti possenti e dolci, orgoglio della casa, come loro freddolosi e sedentari.
Amici della scienza e della voluttà, ricercano il silenzio e l'orrore delle tenebre; l'Erebo li avrebbe presi per funebri corsieri se mai avesse potuto piegare al servaggio la loro fierezza.
Prendono, meditando, i nobili atteggiamenti delle grandi sfingi allungate in fondo a solitudini, che sembrano addormirsi in un sogno senza fine:
le loro reni feconde sono piene di magiche scintille e di frammenti aurei che come sabbia sottile, fan brillare vaghe come stelle quelle loro mistiche pupille.Etichette: esergo e altre perle ai porci, etologia domestica |
postato da la Parda Flora
alle 09:41
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