Oggi lo dice Scalfari, in un fondo lunghetto, ma meritevole dello sforzo di essere letto, anche se qualche libertà storica se la prende anche lui.
Infatti i Parlamenti francesi, Tribunali e non organi rappresentativi come ingannevolmente il loro nome potrebbe indurre a pensare, avevano fra i loro doveri quelli di registrazione delle leggi. Il potere di veto rispetto a questo atto di cancelleria dovuto fu cosa che essi si auto attribuirono, rifacendosi a populistici deliri sulle antiche tradizioni di gestione del potere da parte dell’assemblea dei liberi Franchi, che ricordano grottescamente gli sproloqui sui Celti padani della Lega, come fantasiosa e utilitaristica reinvenzione della tradizione storica. Inoltre, questa loro ostinata opposizione a collaborare con l’attività legislativa regia, che fu particolarmente evidente sotto Luigi XV, impedì, in nome di una presunta rappresentanza della nazione che nulla di reale conferiva loro (e poi, quale nazione? I membri dei Parlamenti appartenevano tutti o all’alta aristocrazia o alla ricca borghesia nobilitatasi con la venalità delle cariche e saldamente attaccata ai propri privilegi ed esenzioni fiscali di proprietari fondiari) ottenne il solo effetto di cassare ogni tentativo statale di riforma fiscale livellatrice per una distribuzione più equa dell’esazione, che abolisse privilegi risalenti ancora al sistema feudale e che vedeva, in pratica, sia clero sia nobiltà esentata dal carico fiscale che gravava solo sulle classi popolari: non a caso, uno dei principi presenti nella prima Carta Costituzionale del 4 settembre 1791, elaborata dall’Assemblea Nazionale Costituente rivoluzionaria, vide proprio la abolizione di questi organi giudiziari figli in tutto e per tutto del sistema signorile o se preferite dell’Ancien régime, abolito dalla rivoluzione il 4 agosto 1789.
E questa mi pareva una doverosa precisazione storica, visto che se in nome di una interpretazione utilitaristica di principi illuministi (i nobili francesi agognavano alla loro fetta di potere politico in contrapposizione al Re, ma non certo per tutelare il bene della cittadinanza francese!) nella realtà i Parlamenti si opposero ostinatamente a riforme sensate e indubbiamente utili, che contemporaneamente venivano messe in atto in tutto il resto d’ Europa, e quindi a mio modestissimo parere, una loro parte di responsabilità nella drammatica crisi economica che condusse alla Rivoluzione la hanno anche loro. La storia è storia, e non è che si possa usare in modo parziale, quando faccia comodo, per sostenere le proprie tesi. Fare contro informazione in questo momento è vitale, ma se poi si incorre in imprecisioni così facilmente smascherabili, si corre il rischio di ottenere effetti contrari a quelli desiderati. Tanto più che esempi più attinenti si potevano trovare.
Al Re Sole e alla sua politica assolutistica io invece ci pensai e ne scrissi già un po’ di tempo fa, per la precisione il 16 settembre dello scorso anno citando alcuni stralci del memoriale che Luigi XIV scrisse, come viatico all’attività di governo del figlio, il Gran Delfino di Francia, che però purtroppo morì prima del padre e non ebbe mai modo di applicare la lezione di assolutismo impartitagli. E il novello Re Sole, con un motto che sintetizzava un progetto politico che la storia già bocciò a suon di teste tagliate - Lo stato sono io! - e non fu certo l’unica volta che questo accadde, sta oggi cercando di impadronirsi della nostra nazione senza che apparentemente nessuno muova un dito.
Mentre pare che i problemi del Paese, enfatizzati dalla cassa di risonanza di mezzi di comunicazione troppe volte nella loro acriticità e servilismo, complici di quello che a me sempre più pare un morbido tentativo di dittatura, contando sulla distrazione generale, con un vulnus ai principi basilari stessi della democrazia, che non oso pensare quanto costerà, anche in termini di tempo, sanare, siano solo quelli funzionali a un progetto di potere personale da parte di un governo che viene riconosciuto per ciò che è da tutti - una mostruosità vergognosa - tranne che da quella parte degli italiani che, volenti o nolenti, sono suoi complici, giunge ora l’ennesima perla: i soldati a presidiare le strade, come in una dittatura Sud Americana. E i veri problemi che gli italiani stessi, a furia di lavaggio di cervello mediatico, paiono dimenticare? Carovita, recessione, posti di lavoro a rischio ed allarme sociale (non dimentichiamo che i soldi per il populistico taglio dell’Ici ai cittadini più ricchi - agli altri aveva già provveduto Prodi, anche se pare non sia bello ricordarlo), vengono stornati dall’inutile fondo per la sicurezza stradale, per altro mai stata una delle priorità di nessun governo Berlusconi. Così, nel caso, sapete chi mandare a quel paese...
L’unica speranza è che Napolitano, che in quanto Presidente della Repubblica, è anche il massimo vertice dell’esercito, possa opporsi ad un progetto che non solo ripugna, ma fa anche paura!
I Lupi
Guarda arrivano i lupi, sulla campagna addormentata hanno fame e sono in tanti, guarda arrivano i lupi. Guarda arrivano i lupi, guarda arrivano i lupi guarda arrivano i lupi. E hanno le zanne come candidi pugnali e gli occhi rossi da assassini e la montagna li ha vomitati, sono sempre più vicini. Uh! Guarda arrivano i lupi, guarda arrivano i lupi. Pantaloni e scarpe rotte e la cravatta del matrimonio i ricordi li ho portati in guerra col profumo della terra e lunga e bianca è la strada che attraversa la Brianza da cento giorni sul postale ed il cuore mi fa male guarda arrivano i lupi, guarda arrivano i lupi.
No, signora no suo figlio non l’ho conosciuto no signora no, nel sole e sotto al ghiaccio eravamo in centomila e siam tornati solo in sei, guarda arrivano i lupi.
Questa notte stai con me sono stanco di lottare fra i cespugli della Spagna ho sepolto la mia divisa sette anni militare per la patria vilipesa ed io ne ho presi sì di sputi e non ero peggio degli altri degli altri, i lupi. Le mie braccia dentro il fango se vuoi puoi nascondere i tuoi occhi ed io non voglio camminare, no, no, no a quattro zampe come un animale. Guarda arrivano i lupi, guarda arrivano i lupi.
E questa è la mia casa e il tavolo di marmo sta annegando nel letame. In fondo alla campagna qualcuno sta cantando a squarciagola e la mia mente è confusa lacrime e miseria ritorno a respirare, ho spezzato il mio fucile.
Ivan GrazianiEtichette: cazzo Italia destati (prima che sia troppo tardi), parole e pensieri scritti sfacciatamente per me (checché ne dica l'Autore), pirlate |