08 febbraio 2008
Hey, that's no way to say Goodbye!
By the rivers dark
I wandered on.
I lived my life
in Babylon.

And I did forget
My holy song:
And I had no strength
In Babylon.

By the rivers dark
Where I could not see
Who was waiting there
Who was hunting me.

And he cut my lip
And he cut my heart.
So I could not drink
From the river dark.

And he covered me,
And I saw within,
My lawless heart
And my wedding ring,

I did not know
And I could not see
Who was waiting there,
Who was hunting me.

By the rivers dark
I panicked on.
I belonged at last
to Babylon.

Then he struck my heart
With a deadly force,
And he said, ‘This heart:
It is not yours

And he gave the wind
My wedding ring;
And he circled us
With everything.

By the rivers dark,
In a wounded dawn,
I live my life
In Babylon.

Though I take my song
From a withered limb,
Both song and tree,
They sing for him.

Be the truth unsaid
And the blessing gone,
If I forget
My Babylon.

I did not know
And I could not see
Who was waiting there,
Who was hunting me.

By the rivers dark,
Where it all goes on;
By the rivers dark
In Babylon.
postato da la Parda Flora alle 16:00  

 

Che posso replicare
all'ultimo commento ricevuto?
Che forse il posto più giusto per quelcommento, a parte il richiamo agli USA, sarebbe stato sotto il mio post del 7 febbraio.
Sinceramente, non so più che altro dire.
Prendi il caso Sme: a me, e credo si sia capito dal momento che ho scritto in termine piuttosto chiari ciò che ne pensavo, ha colpito moltissimo. In quanto avvocato, presumo, ancora di più te.
Ma non credo che per capire la gravità, l’aberrazione di una legge del genere, anche a prescindere dagli scopi utilitaristici per la quale è stata fatta, ci voglia una raffinata cultura giuridica.
Per anni, ho collaborato all’house organ italiano di una multinazionale leader nel campo della revisione contabile e certificazione del bilancio; il loro competitor maggiore era la americana Enron, che qualche anno fa è zompata per aria, se quello scandalo magari qualcuno se lo è dimenticato, anche se nel settore è stato un autentico tsunami, in pratica perché con un piccolo gioco di scatole cinesi, aveva anche una società di consulenza per la gestione aziendale, che fatturava agli stessi loro clienti. Ora, la cosa ha un suo senso: entro in una grossa azienda, le faccio le pulci per conoscerne funzionamento e gestione per poter certificare se è sana: chi meglio di me può vedere come e dove intervenire per ottimizzarne le risorse e il management, e quindi la redditività? Eppure, il legislatore ha ovunque (in senso geografico, dato che la cosa è considerata illegale non solo in America) visto il conflitto di interessi che si nascondeva fra le pieghe di questo ragionamento molto sensato, che immagino sia realmente stato all’origine della decisione di offrire al cliente una consulenza a 360 gradi, per così dire. Dato che il rischio, piuttosto evidente, era che qualcuno ne approfittasse e si finisse che una mano lavava l’altra. E infatti, ne è uscito uno scandalo tale da distruggere quella che forse era la più importante società del settore.
E noi, invece, depenalizziamo il falso in bilancio; cosa che sarà nata per risolvere le noie di un singolo (per carità, solo "quei fastidiosi lacci e laccioli legali che un imprenditore in gamba sa come aggirare, ma che rendono la vita di un politico così complicata!" dato che a me quella tremenda frase che Berlusconi, nel suo ruolo di capo del governo, con tanta soave arroganza e indifferenza a suo tempo pronunciò, è rimasta conficcata nella memoria), ma che poi lascia la porta aperta anche a tanti altri delinquenti, con prevedibili esiti.
Di fronte alla palese illegalità di una situazione del genere, ti verrebbe da dire, come puoi continuare a fidarti, a credere nella onestà delle intenzione di un politico? Qui non si tratta più di scempiaggine o cretineria dei suoi elettori: si tratta di correità. Voglio dire, di fronte ad una palese prevalere dell’interesse personale sui più elementari principi della legalità, non puoi continuare a fingere di non capire - se voti quel candidato, se lo scegli, significa che condividi la sua condotta, la legittimi, e quindi, dal mio punto di vista, sei un suo complice, un fiancheggiatore, a tutti gli effetti. Quindi prendo con dolore atto che una vasta componente del paese è formata da potenziali truffatori, che se non delinquono è solo perché non ne hanno l’occasione, non perché eticamente siano convinti che ciò non va fatto.
Nel suo saggio, Voglia di ammazzare, il famoso psichiatra Vittorino Andreoli sostiene una tesi tremenda, di una ferocia insostenibile, almeno così è stato per me, e che mi ha dato molto da pensare: ognuno di noi, nessuno escluso, nel suo intimo più ferino, celerebbe la reale volontà di uccidere concretamente un altro essere umano, che detesta e spesso considera dannoso per la società; se non lo fa materialmente, anche se magari nutre fantasie al riguardo, è solo perché teme di essere scoperto e punito, non certo perché consideri eticamente riprovevole questo desiderio e quindi lo combatta e si adegui alla civile posizione che certe cose non vanno fatte per adesione a un principio ideologico.
Io ci ho riflettuto a lungo, e sinceramente, anche se ci sono persone che non mi spiacerebbe venissero chiamate a rispondere sul serio di fronte alla legge di loro azioni non proprio limpide, non ho trovato dentro di me nessuno che vorrei uccidere, almeno non mi pare, comunque una tesi del genere devo dire che ti lascia un senso di amaro in bocca piuttosto difficile da superare.
Spero che Andreoli sbagli, e che noi si sia meno “naturalmente” criminali di quanto la sua esperienza in campo criminologico non lo abbia spinto a pensare, ma devo dire che di fronte a certe cose che vedo quotidianamente, sono sempre più scoraggiata.

D’altra parte, leggo che An, mi pare, sembrerebbe essersi accaparrata il discusso generale Speciale, e non posso non ricordare l’articolo 12 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, approvata dalla Costituente francese il 26 agosto 1789, e rimasta a tutt’oggi insuperata, per la solennità e la chiarezza con la quale afferma gli inviolabili diritti civili dei singoli e i principi della democrazia.
L’articolo 12 dice testualmente:
“La garanzia dei diritti dell’uomo e del cittadino ha bisogno di una forza pubblica; questa forza è dunque istituita per il vantaggio di tutti e non per l’utilità particolare di coloro ai quali essa è affidata”.
E fosse solo una questione di spigole...

Non credo servano commenti.
Un caro saluto

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postato da la Parda Flora alle 12:38  

 

07 febbraio 2008
Ultimissime dalla campagna elettorale.
Vorrei rassicurare chi con grande generosità si preoccupa per i miei diritti di cittadina.
Sono stata intercettata?
Secondo me, in alcuni momenti sì
, ma nessuna mia conversazione, dato che s’incentrava su argomenti quali i programmi per la serata, o il mio stato di salute, e non su operazioni illecite, scambi di favori aum aum e/o reati, è finita su nessun giornale.
So che la questione è delicata, e tra lavoro investigativo (irrinunciabile per garantire il rispetto della legalità nel paese) e abuso di potere il passo può essere breve (attenzione, in entrambi i sensi: anche l’abuso di potere legislativo può interferire con la libertà del lavoro investigativo, creando quella pericolosa confusione di poteri e pertinenze tanto cara a qualcuno, ma la cui indipendenza nel convincimento della maggioranza della gente, o così almeno spero sia, è invece ancora dato indispensabile per garantire la democrazia).
Ad ogni modo, mi pare che sinora la mia privacy ne sia uscita indenne.
Sarà forse perché non avevo nulla da nascondere?

All’epoca, ho scelto di sfruttare l’occasione truffaldina offerta dal governo con il famigerato condono fiscale tombale?
No, dato che non avevo pesi sulla coscienza.

E infatti, pur essendo state le mie dichiarazioni dei redditi tutte regolarmente oggetto di controllo da parte dell’Agenzia delle Entrate (o non doveva essere una cosa che avveniva su estrazione a sorte? alla faccia della statistica!) l’unica contestazione fattami è caduta, sulla base di una sequela di sentenze della Cassazione a favore di casi come il mio.

C’è ancora una certa differenza fra l’illecito di chi delinque, e viene pizzicato con le mani nel sacco, e il presunto illecito di chi, svolgendo il ruolo per il quale lo Stato e quindi la società civile lo paga, scopre nel corso delle sue funzioni questioni di rilevanza penale, che denuncia come è suo preciso compito fare.
Così come c’era palesemente differenza fra una azienda che regolarmente rendeva pubblico un bilancio esatto, e un’altra che lo falsificava ad hoc, ma già questa differenza non esiste più.
Fate attenzione, perché temo che non sarà l’unica differenza stridente fra legale e illegale che vedremo a breve sparire dal nostro orizzonte.


Il problema è, vedete, che la maggior parte della gente, al telefono, parla di cose normali, e non di scambi in natura fra zoccole e voti per mettere in difficoltà il governo, o cose simili - ergo, la maggior parte della gente non finirà mai con le proprie conversazioni private sul giornale, perché sarebbe ridicolo, e perché non avrebbe alcun interesse commerciale.

Comunque, se le parole chiave della campagna elettorale di Obama sono:
Cambia! Spera! Cambia! Vota!


Ora conosciamo anche quelle di uno dei nostri candidati:
Meno tasse!
(complimenti: nuovissima!);
Più edilizia popolare! (rispetto alle grandi opere di tempi più faraonici, la realpolitik ha evidentemente dovuto aggiustare un po’ il tiro)
Basta con le intercettazioni telefoniche , che violano la privacy (mia o di miei compagnucci di merende al potere, che di quella dei cittadini in realtà non mi frega niente) e poi le conversazioni private dei cittadini finiscono sui giornali (ci si augura, dopo essere state passate al vaglio della magistratura e una volta sciolto il segreto istruttorio). Insomma, alla fin fine, si prosegue con l’opera di delegittimazione della magistratura e del suo lavoro: neanche qui nulla di nuovo - si punta a legiferare ad personam. Ebbe, mi chiedo, che male c’è in una libera informazione, purché rispetti il segreto istruttorio e il principio garantista della giurisprudenza italiana? Se chi governa è disonesto, ritengo che sia mio diritto di cittadina saperlo, e vederlo magari punire, dato che nel suo ruolo istituzionale la sua condotta dovrebbe essere ancor più irreprensibile. Qui sì, mi pare i miei diritti di cittadina siano invece allegramente disattesi e beffati.
Ah, capisco, il problema sta nel concetto di libera informazione... ma il conflitto d’interessi ormai, non interessa più a nessuno, dato che quando era il momento di intervenire, ci si baloccava con beghe interne che ci hanno portato a questi bei risultati.

Insomma, a me pare il solito brodo servito in una zuppiera nuova, ma niente di più: se gli italiani non ne hanno ancora abbastanza, di questa minestrina sciapa...
Mi piacerebbe però tanto sapere, dato che è economia spicciola che i bilanci si risanano aumentando le entrate e riducendo le uscite, (in genere rendendosi così molto impopolari), e che i bilanci sani sono indispensabili per una economia sana e vitale, oltre all’uso dell’ereditato “tesoretto”, come intenda seriamente affrontare il problema del bilancio pubblico italiano che tanto allarma la UE, codesto candidato, dato che la cosa, al solito, non appare nei suoi programmi (e per favore, non confondiamo i venditori di sogni coi venditori di fumo!).
Statemi bene, se vi riesce.

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postato da la Parda Flora alle 09:31  

 

06 febbraio 2008
Italiano standard, addio?
Due articoli su La Repubblica da leggere: uno sull'ignoranza linguistica dei laureati e l'altro sull'ignoranza collettiva che ormai dilaga ovunque, con un appello disperato: c'è più nessuno in grado di scrivere in italiano standard?
Secondo me sì; il vero problema - non affrontato, perlomeno dal giornale e non in quest'ottica - è che poi nessuno o quasi lo capirebbe, ritornando così la lingua a funzionare da barriera sociale. Quindi ci barcameniamo, linguisticamente, fra l'esigenza di tutelare la ricchezza e la bellezza di una lingua che sempre meno persone sono in grado di usare correttamente (giacché il linguaggio è uno strumento) e la necessità civile e democratica di farsi capire da tutti. Sinora la scelta è, come in genere accade, appiattire il tutto verso il basso che più basso non si può, e questo obiettivo mi pare la scuola dell'obbligo lo abbia centrato in pieno; poi però dovrebbe anche esserci una comune risalita, e qui mi pare siamo ancora piuttosto carenti, persino di buona volontà, tenuto anche conto che alcune decisioni che mi parevano sensate, del triennale "pacchetto scuola" varate con regolare copertura di fondi dal governo Prodi, non si sa bene che fine faranno.

Comunque, se vi va, leggete e poi se può riparlare.
Per intanto, mi accontento di veder confermate alcune cosine che penso, di fronte a chi mi parli di stile, spontaneità, sperimentazione, originalità etc.

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postato da la Parda Flora alle 11:45  

 

05 febbraio 2008
E forza, Italia...
“Thank you, South Carolina.

...Yes, we can.Yes, we can change. Yes, we can.
Yes, we can heal this nation. Yes, we can seize our future. And as we leave this great state with a new wind at our backs and we take this journey across this great country, a country we love, with the message we carry from the plains of Iowa to the hills of New Hampshire, from the Nevada desert to the South Carolina coast, the same message we had when we were up and when we were down, that out of many, we are one; that while we breathe, we will hope.

And where we are met with cynicism and doubt and fear and those who tell us that we can't, we will respond with that timeless creed that sums up the spirit of the American people in three simple words -- yes, we can.

Thank you, South Carolina.I love you.”

Yes we can to opportunity and prosperity. Yes we can heal this nation. Yes we can repair this world. Yes we can. We believe eguality.
Change.
Hope.
Change.
Vote!

Yes, we can…

Un video in bianco e nero, frutto di Jesse Dylan, figlio di Bob e di will.i.an dei Black Eyed Peas, che non può non ricordare un giovane John Kennedy che si appellava alla parte migliore della nazione; parole e uno slogan tratti dal discorso pronunciato da Obama dopo la vittoria nella simbolica Carolina del Sud, cantato da alcuni artisti che scandiscono, accanto alle immagini del suo discorso, lo slogan di Obama: noi possiamo, sì, noi possiamo crederci di farcela.
E sullo schermo appaiono le parole forti di questa campagna elettorale, che pare volersi portare via paura, dubbi, cinismo, odor di muffa e parrucchini - Cambia!Spera! Cambia! VOTA!

Al confronto delle tristi campagne elettorali alle quali siamo abituati, scontate, deprimenti, prive d'anima, poco da dire: una standing ovation per chi cura l'immagine di questo candidato, tanto da riuscire, per un attimo a farci volare alto con lui ricordandoci che probabilmente sì, se davvero vogliamo - tutti: politici, elettori - guarire anche questa, di nazione, rimpadronirci del nostro futuro e cambiare, ricominciare a sperare, lo possiamo fare.
Perché no?

Anche se, fulminacci! non pensavo di essere presa così sul serio, e così rapidamente! Che devo dire? Speriamo che sia la volta buona e che qualcosa cambi, per davvero, a partire dalle teste degli elettori... E' vero che Veltroni adora, come me, L'uomo dei sogni di Phil Alden Robinson, ma non so se sarà sufficiente. Speriamo. A questo punto, sempre più: Cambia! per favore cambia!


Cambia!Spera! Cambia! VOTA!



(Chi era che si occupava di tecnica di comunicazione politica? Questa è di razza pura, secondo me)

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postato da la Parda Flora alle 19:37  

 

04 febbraio 2008
Ascolta, si fa sera...
"Morti bianche, per l'Italia triste primato
in Europa siamo il Paese con più incidenti."

Siamo anche il Paese al quinto posto nel mondo per presenza di serial killer, ma nessuno ci si scalda tanto! Neppure gli sceneggiatori Rai...

(la signora Cipputi, per esempio, disse).

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postato da la Parda Flora alle 19:41  

 

E' quasi lunedì
E' giunta mezzanotte
si spengono i rumori
si spegne anche l'insegna di quell'ultimo caffè
le strade son deserte
deserte e silenziose
un'ultima carrozza cigolando se ne va.
Il fiume scorre lento
frusciando sotto i ponti
la luna splende in cielo
dorme tutta la città.
Solo va un uomo in frak.

Ha il cilindro per cappello
due diamanti per gemelli
un bastone di cristallo
la gardenia nell'occhiello
e sul candido gilè
un papillon, un papillon di seta blu.

S'avvicina lentamente
con incedere elegante
ha l'aspetto trasognato
malinconico ed assente
non si sa da dove vien
ne dove va
chi mai sarà
quell'uomo in frak.

Bonne nuit, bonne nuit, bonne nuit, bonne nuit
buona notte
va dicendo ad ogni cosa
ai fanali illuminati
ad un gatto innamorato
che randagio se ne va.

E' giunta ormai l'aurora
si spengono i fanali
si sveglia a poco a poco tutta quanta la città
la luna si e' incantata
sorpresa e impallidita
pian piano scolorandosi nel cielo sparirà.

Sbadiglia una finestra
sul fiume silenzioso
e nella luce bianca galleggiando se ne van
un cilindro, un fiore e un frak.

Galleggiando dolcemente
lasciandosi cullare
se ne scende lentamente
sotto i ponti verso il mare
verso il mare se va
chi mai sarà
chi mai sarà quell'uomo in frak.

Adieu, adieu, adieu, adieu, addio al mondo intero
ai ricordi del passato
ad un sogno mai sognato
ad un attimo d'amore
che mai ritornerà.

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postato da la Parda Flora alle 04:30  

 

03 febbraio 2008
E a proposito di confusione...
Uno sconcertante esempio di quanto l’informazione possa veicolare, anche immagino in buona fede, messaggi assurdi e fuorvianti.
Mi riferisco all’ultima puntata (mercoledì 30 gennaio 2008) de L’infedele di Gad Lerner su La7.

A parte sottolineare il fastidioso straripare sia del forzista Lupi, che realmente non è mai stato zitto, chiunque parlasse, anche quando immagino ciò sarebbe potuto risultare riposante persino per lui e, soprattutto, per gli altri; e di Savino Pezzotta, che ha scoperto come riuscire a ripetere in ben 27 modi diversi lo stesso identico, sempliciotto e un po’ ambiguo discorso di base:
1.sono cattolico, tontolone e innocuo (ahia!) e con questo sistema bipolare non mi sento democraticamente rappresentato (oggettivamente grave, ha ragione, vien violato un suo diritto) quindi bisogna pensare a un centro che rappresenti quelli come me, ma laico, che c’entrano i cattolici?;
2. non sono servo nella mia libertà di opinione né di Bagnasco né della Cei, anche se in realtà essendo cresciuto con una educazione cattolica (questo magari non lo ha detto così esplicitamente come faccio ora io, ma amo la chiarezza) alla fine è esattamente quello che faccio;
3. trovo insultante e offensivo per la mia sensibilità di cattolico che si presenti in trasmissione un servizio che sottolinea (ironicamente, ma oggettivamente) come la Conferenza episcopale, oltre a intervenire in modo sempre più esplicito e indebito nelle questioni politiche e legislative dello Stato (laico) italiano, dimostra la sua pochezza con la sua incoerenza. Infatti condanna fortemente prese di posizione come quella dei Dico, in nome della difesa dei valori rappresentati dalla famiglia tradizionale, che è ovviamente solo quella cattolica, e poi accoglie a braccia aperte come propri scalcinati paladini: puttanieri, adulteri, separati, divorziati, sposati con rito celtico! (che immagino sarà molto suggestivo, ma non so che valore innanzi tutto storico, e poi legale o religioso possa avere oggi, a distanza di un paio di millenni almeno). E arriva persino ad affermare esplicitamente, nella persona del cardinal Ruini, che alla politica italiana si chiede la difesa PUBBLICA dei valori cristiani (e in privato, ognun per sé, evidentemente).

La cosa sconcertante alla quale mi riferivo all’inizio è che fra gli invitati c’era anche Roberta De Monticelli, docente di Filosofia della persona presso la facoltà di Filosofia del San Raffaele. Una università privata, nata ad opera di una istituzione di indiscutibile ispirazione clerical-cattolica, famosa per la sua facoltà di Medicina attivissima nel campo della ricerca e per il suo ospedale, si mormora, miracolato negli anni della Milano da bere da una provvidenziale deviazioni di fondi pubblici destinati originariamente ad altro ente ospedaliero milanese.
Il tutto confina giusto giusto con Milano Due - lascio ogni illazione tendenziosa alla vostra perversa fantasia
Tanto che per dire, recensione del suo ultimo libro, citato anche nel corso della trasmissione, la potete trovare, significativamente, su di un sito denominato: www.corsodireligione.it. Il che oggettivamente è un bene, per chi fosse interessato a comprendere un po’ meglio le posizioni che si intuivano potenzialmente interessanti della signora, perché, anche se forse per l’emozione o la passione o lo spazio da conquistarsi a gomitate (eras eduta accanto a Lupi), ha parlato poco e comunque si è capito ancor meno, a riprova temo della mia vecchia teoria che i “filosofi” o più banalmente i docenti di filosofia hanno una insana passione per l’amphigouri di proustiana memoria, che li rende spesso incapaci di pronunciare una sola frase, completa, di chiaro senso compiuto, priva di fastidiosi tic linguistici e deviazioni varie per la tangente (a proposito anche delle considerazioni sulle inutili complicazioni del linguaggio). Posso solo sperare per i suoi studenti che in sede accademica, le sue virtù dialettiche abbiano maggior possibilità di farsi notare per chiarezza ed efficacia.
Dal caos generale alla fine creatosi, del quale secondo me un po’ era colpevole anche la professoressa De Monticello con la sua esposizione pasionaria, ma brumosa come una notte di nebbia nella Bassa Padana, la sensazione che se ne poteva ricavare è che essa fosse - per le critiche mosse alla secolarizzazione eccessiva della chiesa, al suo continuo occuparsi soprattutto della carne, del “visibile” apparentemente immemore del ben più urgente e necessario, per i fedeli, “invisibile”, scelta quindi controproducente anche per la Chiesa stessa e la salvaguardia dell’integrità e credibilità del suo alto magistero - quantomeno una protestante.
Cosa della quale è stata infatti regolarmente accusata.
E qui torno all’inizio del mio discorso: la terrificante potenzialità di distorsione di interpretazione e valutazione delle cose dette attraverso un mezzo di comunicazione di massa, sia pur in una situazione all’apparenza controllata da un conduttore di polso piuttosto avvezzo a gestire gabbie di leoni.
Dell’accorato e farfugliato “smarrimento dell’anima” della professoressa De Ponticello, immagino a ragione condiviso da molti, nella società civile italiana, a prescindere da etichette varie, si è infatti perduto tutto il valore rappresentativo ed esemplare. Tanto valeva lasciarla tranquilla a casa sua!
Immaginatevi quindi un po’ voi cosa può riuscire a fare un capopopolo piacione, senza nessun senso di vergogna e manipolatore nato con al suo servizio svariati mezzi di comunicazione di massa, come non mancano nel nostro squallido panorama politico attuale.

Ciò che mi stupisce, poi, è che, senza bisogno di scomodare come in trasmissione s‘è fatto, Lutero, circa la cui Riforma ho la sensazione si parli molto anche avendone capito ben poco, soprattutto relativamente alle dinamiche che la generarono e fecero sviluppare, nessuno pare ricordare che tutta la storia della chiesa cattolica vede la presenza di una corrente riformista interna, legata alla propria parte più sana eticamente e credo anche teologicamente; corrente più o meno sotterranea, ma continua e pronta a riemergere periodicamente.
Come è effettivamente sempre avvenuto quando la mondanizzazione e l’eccesso di fascinazione per il potere politico avevano la meglio in Curia. E ciò generò quanto l’umanista Erasmo, ma secoli dopo anche l’abate illuminato Ludovico Muratori - per citare solo due nomi storici del cattolicesimo senza dover andare a cercare esempi in casa d’altri - definivano più affine alla superstizione che alla religione o all’insegnamento evangelico e produsse papi politici più che padri spirituali e ridondanze spettacolari e folkloristiche del culto, ben lontane dallo spirito di purezza della fede che dovrebbe caratterizzare chi si pretenda il rappresentante di Cristo in Terra. Ma lo sappiamo, si trattava del contrattacco al rigorismo protestante, nato espressamente per abbindolare, coi vari culti mariano, dei santi, delle reliquie, del Cuore di Gesù, della Via Crucis e chi più ne ha più ne metta, la fede semplice della maggioranza dei cattolici, che non brillava certo, né credo brilli oggi, per cultura religiosa, né finezza teologica.
Ma purtroppo, questa corrente cattolica riformista in genere messa in minoranza, quando non decisamente scomunicata, raramente trovò risposte alle sue giuste istanze, che non fossero il tipico irrigidimento dogmatico, l’intolleranza e la chiusura al dialogo che caratterizzano la logica di potere della Curia romana: tanto, dalla Controriforma in poi, essa aveva dalla sua la ingenua e stucchevole fede popolare “barocca” a sostenerla, così come oggi le adunate “oceaniche” dei papa-boy, o di chi per essi!

Forse, avesse avuto più spazio e maggior calma, la professoressa De Ponticello avrebbe potuto ricordare questo, al cattolico Pezzotta offeso dal fatto che si insinui che l’incoerenza fra professioni pubbliche e comportamenti privati non sia più una colpa per Roma; all’ormai ex UDC (forse, se ho capito bene) Tabacci che ribadiva come la dimensione pubblica e la morale privata oggi siano socialmente inconciliabili culturalmente (e se lo dice lui, immagino sappia di cosa si parla...), e al forzista Lupi che, evidentemente allievo di un buon maestro, trovava l’argomento addirittura risibile, a giudicare dal suo continuo rictus un po’ irritante, salvo poi ripetere a pappagallo: ma se non si crede in qualcosa ...(credo intendesse trascendentale o comunque superiore), perché si fa politica?
Forse dimenticando (o magari addirittura ignorando) il tempo neppure tanto remoto nel quale proprio il credere in qualcosa di trascendentale era il maggior impedimento al fare politica.

E poi, perché trascendentale: non esistono altre ideologie politiche che si pongono anch’esse il problema del bene comune, senza per questo scomodare ogniqualvolta faccia comodo l’Altissimo (come non fosse scritto: non nominare il nome di Dio invano)?
Forse che in realtà, oggi e sempre di più nel futuro, ogni legge non è, come sottolineava Bachelet, cattolico eppure famigerato firmatario contro la prolusione pontificia a La Sapienza, eticamente sensibile?
Dalla 194 sull’aborto (da anni insidiata)a quella sul rispetto delle norma di sicurezza contro le “morti bianche”: dunque, perché la chiesa si sceglie sempre e solo i suoi argomenti preferiti, (quelli che le permettono meglio di mantenere ancora, o almeno provarci, l’antico controllo sulle coscienze e i comportamenti, vera fonte del potere mondano) per pontificare e dettare “leggi e regolamenti” per combattere solo le battaglie che le facciano più comodo?

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postato da la Parda Flora alle 10:35  

 

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