03 febbraio 2008
E a proposito di confusione...
Uno sconcertante esempio di quanto l’informazione possa veicolare, anche immagino in buona fede, messaggi assurdi e fuorvianti.
Mi riferisco all’ultima puntata (mercoledì 30 gennaio 2008) de L’infedele di Gad Lerner su La7.

A parte sottolineare il fastidioso straripare sia del forzista Lupi, che realmente non è mai stato zitto, chiunque parlasse, anche quando immagino ciò sarebbe potuto risultare riposante persino per lui e, soprattutto, per gli altri; e di Savino Pezzotta, che ha scoperto come riuscire a ripetere in ben 27 modi diversi lo stesso identico, sempliciotto e un po’ ambiguo discorso di base:
1.sono cattolico, tontolone e innocuo (ahia!) e con questo sistema bipolare non mi sento democraticamente rappresentato (oggettivamente grave, ha ragione, vien violato un suo diritto) quindi bisogna pensare a un centro che rappresenti quelli come me, ma laico, che c’entrano i cattolici?;
2. non sono servo nella mia libertà di opinione né di Bagnasco né della Cei, anche se in realtà essendo cresciuto con una educazione cattolica (questo magari non lo ha detto così esplicitamente come faccio ora io, ma amo la chiarezza) alla fine è esattamente quello che faccio;
3. trovo insultante e offensivo per la mia sensibilità di cattolico che si presenti in trasmissione un servizio che sottolinea (ironicamente, ma oggettivamente) come la Conferenza episcopale, oltre a intervenire in modo sempre più esplicito e indebito nelle questioni politiche e legislative dello Stato (laico) italiano, dimostra la sua pochezza con la sua incoerenza. Infatti condanna fortemente prese di posizione come quella dei Dico, in nome della difesa dei valori rappresentati dalla famiglia tradizionale, che è ovviamente solo quella cattolica, e poi accoglie a braccia aperte come propri scalcinati paladini: puttanieri, adulteri, separati, divorziati, sposati con rito celtico! (che immagino sarà molto suggestivo, ma non so che valore innanzi tutto storico, e poi legale o religioso possa avere oggi, a distanza di un paio di millenni almeno). E arriva persino ad affermare esplicitamente, nella persona del cardinal Ruini, che alla politica italiana si chiede la difesa PUBBLICA dei valori cristiani (e in privato, ognun per sé, evidentemente).

La cosa sconcertante alla quale mi riferivo all’inizio è che fra gli invitati c’era anche Roberta De Monticelli, docente di Filosofia della persona presso la facoltà di Filosofia del San Raffaele. Una università privata, nata ad opera di una istituzione di indiscutibile ispirazione clerical-cattolica, famosa per la sua facoltà di Medicina attivissima nel campo della ricerca e per il suo ospedale, si mormora, miracolato negli anni della Milano da bere da una provvidenziale deviazioni di fondi pubblici destinati originariamente ad altro ente ospedaliero milanese.
Il tutto confina giusto giusto con Milano Due - lascio ogni illazione tendenziosa alla vostra perversa fantasia
Tanto che per dire, recensione del suo ultimo libro, citato anche nel corso della trasmissione, la potete trovare, significativamente, su di un sito denominato: www.corsodireligione.it. Il che oggettivamente è un bene, per chi fosse interessato a comprendere un po’ meglio le posizioni che si intuivano potenzialmente interessanti della signora, perché, anche se forse per l’emozione o la passione o lo spazio da conquistarsi a gomitate (eras eduta accanto a Lupi), ha parlato poco e comunque si è capito ancor meno, a riprova temo della mia vecchia teoria che i “filosofi” o più banalmente i docenti di filosofia hanno una insana passione per l’amphigouri di proustiana memoria, che li rende spesso incapaci di pronunciare una sola frase, completa, di chiaro senso compiuto, priva di fastidiosi tic linguistici e deviazioni varie per la tangente (a proposito anche delle considerazioni sulle inutili complicazioni del linguaggio). Posso solo sperare per i suoi studenti che in sede accademica, le sue virtù dialettiche abbiano maggior possibilità di farsi notare per chiarezza ed efficacia.
Dal caos generale alla fine creatosi, del quale secondo me un po’ era colpevole anche la professoressa De Monticello con la sua esposizione pasionaria, ma brumosa come una notte di nebbia nella Bassa Padana, la sensazione che se ne poteva ricavare è che essa fosse - per le critiche mosse alla secolarizzazione eccessiva della chiesa, al suo continuo occuparsi soprattutto della carne, del “visibile” apparentemente immemore del ben più urgente e necessario, per i fedeli, “invisibile”, scelta quindi controproducente anche per la Chiesa stessa e la salvaguardia dell’integrità e credibilità del suo alto magistero - quantomeno una protestante.
Cosa della quale è stata infatti regolarmente accusata.
E qui torno all’inizio del mio discorso: la terrificante potenzialità di distorsione di interpretazione e valutazione delle cose dette attraverso un mezzo di comunicazione di massa, sia pur in una situazione all’apparenza controllata da un conduttore di polso piuttosto avvezzo a gestire gabbie di leoni.
Dell’accorato e farfugliato “smarrimento dell’anima” della professoressa De Ponticello, immagino a ragione condiviso da molti, nella società civile italiana, a prescindere da etichette varie, si è infatti perduto tutto il valore rappresentativo ed esemplare. Tanto valeva lasciarla tranquilla a casa sua!
Immaginatevi quindi un po’ voi cosa può riuscire a fare un capopopolo piacione, senza nessun senso di vergogna e manipolatore nato con al suo servizio svariati mezzi di comunicazione di massa, come non mancano nel nostro squallido panorama politico attuale.

Ciò che mi stupisce, poi, è che, senza bisogno di scomodare come in trasmissione s‘è fatto, Lutero, circa la cui Riforma ho la sensazione si parli molto anche avendone capito ben poco, soprattutto relativamente alle dinamiche che la generarono e fecero sviluppare, nessuno pare ricordare che tutta la storia della chiesa cattolica vede la presenza di una corrente riformista interna, legata alla propria parte più sana eticamente e credo anche teologicamente; corrente più o meno sotterranea, ma continua e pronta a riemergere periodicamente.
Come è effettivamente sempre avvenuto quando la mondanizzazione e l’eccesso di fascinazione per il potere politico avevano la meglio in Curia. E ciò generò quanto l’umanista Erasmo, ma secoli dopo anche l’abate illuminato Ludovico Muratori - per citare solo due nomi storici del cattolicesimo senza dover andare a cercare esempi in casa d’altri - definivano più affine alla superstizione che alla religione o all’insegnamento evangelico e produsse papi politici più che padri spirituali e ridondanze spettacolari e folkloristiche del culto, ben lontane dallo spirito di purezza della fede che dovrebbe caratterizzare chi si pretenda il rappresentante di Cristo in Terra. Ma lo sappiamo, si trattava del contrattacco al rigorismo protestante, nato espressamente per abbindolare, coi vari culti mariano, dei santi, delle reliquie, del Cuore di Gesù, della Via Crucis e chi più ne ha più ne metta, la fede semplice della maggioranza dei cattolici, che non brillava certo, né credo brilli oggi, per cultura religiosa, né finezza teologica.
Ma purtroppo, questa corrente cattolica riformista in genere messa in minoranza, quando non decisamente scomunicata, raramente trovò risposte alle sue giuste istanze, che non fossero il tipico irrigidimento dogmatico, l’intolleranza e la chiusura al dialogo che caratterizzano la logica di potere della Curia romana: tanto, dalla Controriforma in poi, essa aveva dalla sua la ingenua e stucchevole fede popolare “barocca” a sostenerla, così come oggi le adunate “oceaniche” dei papa-boy, o di chi per essi!

Forse, avesse avuto più spazio e maggior calma, la professoressa De Ponticello avrebbe potuto ricordare questo, al cattolico Pezzotta offeso dal fatto che si insinui che l’incoerenza fra professioni pubbliche e comportamenti privati non sia più una colpa per Roma; all’ormai ex UDC (forse, se ho capito bene) Tabacci che ribadiva come la dimensione pubblica e la morale privata oggi siano socialmente inconciliabili culturalmente (e se lo dice lui, immagino sappia di cosa si parla...), e al forzista Lupi che, evidentemente allievo di un buon maestro, trovava l’argomento addirittura risibile, a giudicare dal suo continuo rictus un po’ irritante, salvo poi ripetere a pappagallo: ma se non si crede in qualcosa ...(credo intendesse trascendentale o comunque superiore), perché si fa politica?
Forse dimenticando (o magari addirittura ignorando) il tempo neppure tanto remoto nel quale proprio il credere in qualcosa di trascendentale era il maggior impedimento al fare politica.

E poi, perché trascendentale: non esistono altre ideologie politiche che si pongono anch’esse il problema del bene comune, senza per questo scomodare ogniqualvolta faccia comodo l’Altissimo (come non fosse scritto: non nominare il nome di Dio invano)?
Forse che in realtà, oggi e sempre di più nel futuro, ogni legge non è, come sottolineava Bachelet, cattolico eppure famigerato firmatario contro la prolusione pontificia a La Sapienza, eticamente sensibile?
Dalla 194 sull’aborto (da anni insidiata)a quella sul rispetto delle norma di sicurezza contro le “morti bianche”: dunque, perché la chiesa si sceglie sempre e solo i suoi argomenti preferiti, (quelli che le permettono meglio di mantenere ancora, o almeno provarci, l’antico controllo sulle coscienze e i comportamenti, vera fonte del potere mondano) per pontificare e dettare “leggi e regolamenti” per combattere solo le battaglie che le facciano più comodo?

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postato da la Parda Flora alle 10:35  

 

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