01 dicembre 2007
Che palle!
Ma che palle questa storia dell’indulto!

Vogliamo per una volta parlarne seriamente, senza tanti utili per alcune parti politiche in particolare, ipocriti e colpevoli populismi e demagogismi, che si basano in larga parte sulla diffusa ignoranza della gente in merito al codice civile e penale, e a quello di procedura, per la loro applicazione?
Allora, cifre alla mano:
le persone detenute, che ritornano in carcere per aver compiuto un nuovo atto delittuoso, dopo essere state liberate per regolare termine del loro periodo di detenzione: 63%
le persone detenute, che ritornano in carcere per aver compiuto un nuovo atto delittuoso, dopo essere state liberate grazie all’indulto: 16%.


Certo che se la stampa, e le televisioni, sulla quale libertà abbiamo avuto e continuiamo ad avere allarmanti segnali, enfatizzano ad hoc solo quel 16% a fronte del ben più sostanzioso 63%...
Ora, siete liberi di unirvi alla Lega e sbraitare tutte le stronzate che volete, ma questi, QUESTI, sono i dati ufficiali della Polizia di Stato, e a me paiono pure decisamente eloquenti.

Traetene un po’ quel cazzo di conclusioni che vi pare, ma meditate su come, appena abbassiamo la guardia, il primo coglione che passa si sente autorizzato a manipolare a suo esclusivo benefico e consumo la nostra buona fede e/o ignoranza. Ignoranza che per lo chi lo avesse scordato, per la legge italiana, è e resta tuttora una colpa.

Domite bene nei vostri caldi lettini!

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postato da la Parda Flora alle 20:31  

 

Andiam, andiam, alle Primarie andiam...
"Il nano Brontolo afferma: primarie all'americana per scegliere il leader del nuovo partito. Se i cittadini lo vorranno, sarò io. Io non ho mai fallito in un mio sogno..."

Ora, a parte farvi notare l'insitato uso moderato del pronome "IO" (solo due volte in due righe!)un SUO sogno (o interesse più o meno lecito), certo che no, che non l'ha (quasi) mai fallito!
C'è infatti ancora qualcuno in Italia a non averlo capito, che il suo motto politico è "L'état, c'est moi"?
Per quanto invece riguarda i sogni degli italiani, ecco, già lì mi sentirei meno sicura...
Ma credo che un dubbio non abbia mai sfiorato la zucca di quest'uomo, compreso quello che forse gli italiani non è così matematico che lo rivorranno, nonostante la innegabile sempre presente quota di ondivaghi indecisi, qualunquisti, fresconi e imbecilli smemorati che ci cascano ogni volta, anche perché sennò credete si sarebbe esposto a un tale rischio di poter anche non essere davvero più lui?
NAAAAA!

E il buon Livio segnala qui una ulteriore, mirabolante cosa, della quale si è fatto cenno in questi giorni perché, povero nanetto, va in giro a lamentarsi che quel cattivone del Presidente del Consiglio non si è precipitato, scivolando e decidendosi così finalmente a cadere, a offrirgli tutta la sua solidarietà.
Gente, il problema del commento impazzito l'ho gestito così, per il momento.

Ps. comunque, secondo me, persino a Osama il nano sta davvero antipatico...

PPS. segue MIO commento esplicativo, per chi, eventualmente perplesso da qualche modifica di palinsesto, lo voglia leggere e capire come anche oggi, l'entropia dell'universo sia aumentata della sua regolamentare quota.

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postato da la Parda Flora alle 08:29  

 

30 novembre 2007
Caro Gesù...
E' inesorabile, Natale si sta avvicinando a passi da gigante (a Milano le prime decorazioni son comparse già da un mesetto - nessuno si lamenti se poi, per par condicio, io mi ritrovo coi primi tepori primaverili E l’albero di Natale ancora da disfare...) ma questo periodo, a parte che quando arriva arriva, e non c’è proprio niente da fare, tranne forse darsi alla macchia, si caratterizza soprattutto per alcuni aspetti assai poco religiosi, tipo il solito film dei Vanzina, o il cartone animato della Disney o equipollente casa di produzione di turno e la pubblicazione dei cosiddetti libri-strenna. Che se gli italiani già leggono poco, è quindi giusto che quando sono più o meno forzati a farlo, lo facciano imponendo loro delle porcate immani.
Ma questo “La giraffa la volevi proprio così o è stato un incidente?”, (del filone, per capirsi, di “Io speriamo che me la cavo” o dei vari stupidari inaugurati da Flaubert, tra i quali, non so perché, ma quelli giornalistici sono sempre fra i più ricchi, variegati ed esilaranti, genere che un po’ ci ha perseguitato tutti, diciamocelo), anche se risale all’anno scorso (come già detto: Natale, quando arriva, arriva!) mi pare ancora degno di attenzione, anche perché mi era proprio sfuggito.
A parte il fatto non da poco che, avendo personalmente sempre avuto rapporti con Gesù Bambino e mai con lo sponsor della Coca Cola, concordo pienamente con una tale Sara che molto assennatamente confida: “Caro Gesù Bambino, i miei compagni di scuola scrivono tutti a Babbo Natale, ma io non mi fido di quello. Preferisco te.” ho trovato veramente irresistibile, oltre alla più che legittima richiesta: “Caro Gesù, potresti cambiare il sapore degli asparagi?” che invece a me piacciono come sono, ma capisco lo stesso lo spirito della richiesta, fra l’altro così poco venale, e sono cose rare di questi tempi, persino fra i bambini! dato che avrei più di qualcosa da ridire sulle rape rosse, dicevo, ho trovato irresistibile la missiva così concepita:
“Ma Gesù, tu, nel tuo tempo libero con chi ti vedi? con gli Apostoli?”.
Ora, a parte che mi pare fuori luogo fare considerazioni su come i bambini vedano il mondo e quanto possa essere catartico ogni tanto abbandonarsi alla limpidezza della loro visione, che fra l’altro in genere obbedisce alla logica più ferrea, che manco le abduzioni di Charles Sanders Peirce... ma non vi commuove sin nei precordi questa delicatezza (va bene, magari un po’ indiscreta...), questa attenzione per le esigenze sacrosante che anche Gesù avrà bene,no, come tutti?
A quale adulto sarebbe mai venuta in mente una cosa del genere: gli adulti al massimo lo ricattano chiedendogli di dimostrare che esiste davvero esaudendo questa o quella loro richiesta. Il più delle volte, sacrosanta, a volte persino ipocritamente altruista, ma insomma... tutto un altro stile.
Così, benedetta innocenza! mi è parso di vederli, l’allegra tavolata dei 13 (e già questo dovrebbe far riflettere) tutti gioviali, ritrovarsi al sabato sera al restaurant dell’Hotel Palestine, per discutere i disastri universali della settimana, mentre si fanno un po’ di agnello allo scottadito con contorno di carciofi alla giudía... o era alla Giuda?

(e un "grazie" al mio gattaccio preferito per la segnalazione)
:-)

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postato da la Parda Flora alle 10:23  

 

29 novembre 2007
Guerra fredda! (eloquente sguardo al cielo...)
Da alcuni giorni, del tutto inaspettatamente, a casa mia si è rimaterializzato un tratto del Muro di Berlino. O forse, chi lo sa, magari ben mimetizzato c’era sempre stato, e sono io ad averlo notato solo ora, per il tentativo di aprivi una breccia.
Ma andiamo per ordine.
Il possesso del territorio domestico è ufficialmente conteso da due superpotenze, definiamole così!... Smilla la Grande e il signor P. il Tonto. Da tempo, le naturali tendenze egemoniche di Smilla la Grande sono risapute, così come è ufficialmente riconosciuta una naturale adesione alla filosofia pacifista da parte di P. il Tonto, che accetta senza discutere la divisione di territorio imposta da Smilla, non ho ancora capito se da lui ritenuta una madre adottiva, una dispotica sorella maggiore oppure una zia bisbetica, la quale si è prepotentemente riservata il possesso privilegiato di parecchi cuscini e poltrone di casa.
Io credo, ragionevolmente, in questa situazione un po’ surreale, di poter essere l’equivalente del check point Charlie: quando vedo tafferugli al posto di blocco o eccessi violenti, sparo qualche colpo d’avvertimento in aria, e accolgo eventuali transfughi che vogliano rientrare nei ranghi, senza scatenare guerre definitive.
La convivenza fra due gatti non è semplice, dato che naturalmente i gatti tendono ad essere animali solitari e a difendere il loro territorio, ricordo del tempo (per Smilla la Grande, trovatella, neanche poi così lontano) nel quale al territorio e al cibo in esso reperibile era legata la sopravvivenza dell’individuo. Immagino sia per questo che in lei, la territorialità, e l’insofferenza per i periodici e bonari tentativi di P. di avere rapporti più amichevoli siano così radicate. Anche se ovviamente non lo capisce l’ingenuo P. (non per niente denominato il Tonto o il Pirla, dipende dai momenti). Ciò nonostante in genere due gatti, con un po’ di accorgimenti e sicuramente, in questo caso, l’aiuto di due caratterialità complementari e non antagoniste, possono convivere abbastanza pacificamente. Anche se non mancano esempi nei quali questo equilibrio, dopo essere durato anche anni, all’improvviso si spezza irrimediabilmente sino a portare alla necessità di dividere per sempre i due animali; perciò “Charlie” deve vigilare con grande attenzione.
Perché da alcuni giorni a casa mia siamo tornati in piena Guerra Fredda: Smilla ha lanciato subdolamente, forte della sua superiorità fisica, l’attacco al sancta sanctorum di P.: la sua cuccia. Nella suddivisione di territorio che infatti caratterizza la convivenza di più gatti, ciò che è indiscutibile perché le cose possano funzionare è che ognuno abbia, oltre a un margine di tolleranza rispetto all’uso promiscuo di parti comuni, un proprio indiscusso e indiscutibile territorio personale, anche molto piccolo, ma assolutamente inviolabile: nel caso dei miei due conviventi pelosi, le rispettive cucce. Se infatti Smilla tollera tranquillamente un uso insolito del principio delle due ciotole separate (prima si mangia entrambi da una; finita quella, si mangia entrambi dall’altra), ogni tanto cerca ancora di impedire il ritorno in circolazione di P. piazzandosi davanti alla gattaiola e bloccandola, e soprattutto non ha mai permesso che lui s’avvicinasse alla sua cuccia. E a onor del vero, dopo un timido tentativo di dormire vicini (sogno segreto ed eternamente frustrato di P.) che lui ha fatto ancora cucciolo e che gli è costato una sonora lezione, non c’è mai più stato bisogno di chiarire ulteriormente il concetto.
Da un po’ però ultimamente vedevo il signor P. che, dopo aver esaurito le sue normali occupazioni mattutine, anziché dedicarsi all’attività più naturale per un gatto: dormire! ciondolava qui e là con aria mogia (o che perlomeno a me pareva mogia, ma non escludo di antropomorfizzare troppo la creatura) per poi crollare sfinito a pisolare su qualche tratto di pavimento sotto il quale scorrano i tubi caldini dell’impianto di riscaldamento. Ora, P. è sicuramente freddoloso (provate voi a non avere sottopelo!) ed è normalissimo che un gatto, per quanto abitudinario, ogni tanto abbia attimi di follia: come dicevano gli antichi - semel in anno licet insanire, quindi perché non dormire ogni tanto sul pavimento? tuttavia...
Tuttavia, è bastato un rapido controllo per verificare la causa di tanto mogiume: Smilla la Grande, in tutta la sua possanza fisica e con una espressione decisamente soddisfatta (o che perlomeno a me pareva soddisfatta, ma anche in questo caso non escludo di antropomorfizzare troppo la creatura) se ne stava tutta tronfia in panciolle nella cuccia di P.!
Sul cuscinetto sul quale lui dormiva sin da prima che io lo portassi a casa mia! l’unico ricordo della sua infanzia, della sua mamma e dei suoi fratellini! (solito discorso sull’antropomorfizzazione, ma a furia di frequentarli credo sia inevitabile).
Insomma, a farla breve, ci sono voluti alcuni giorni e un certo numero di serie spiegazioni fra me e una Smilla con la “faccia” più patetica e innocente di questo mondo, per chiarire che ognuno fa quel che vuole, a casa sua, ma non a casa degli altri! E la cosa ha funzionato per un po’ perlomeno sinché, immagino considerate calmate le acque, Smilla ha ritenuto fosse il caso di riprovarci, e “Charlie” è dovuto intervenire nuovamente, per ribadire inflessibilmente le norme di convivenza vigenti in casa.
Ora tutto appare tranquillo, ma è stato imposto d’autorità il coprifuoco, con periodici controlli casuali.
Staremo a vedere.
Per intanto continuo ad avere questa fastidiosa sensazione di vivere in una versione lievemente ridicola di un libro di John le Carré...

(e che non sempre si possa avere ciò che si vuole è una grande verità, per felini e umani)

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postato da la Parda Flora alle 09:46  

 

25 novembre 2007
Quanti punti piccoletti...
In uno dei blog che leggo volentieri, si è iniziato una specie di gioco sui blogger, sul significato di scrivere blog o non farlo, e del perché si è scelto di farlo...
Io, boh, perché in famiglia lo avevano tutti, e mi sono detta: perchè no?
Tutto questo riflettere sull'argomento, però, non so perché ma mi ha fatto venire in mente una poesia di Gianni Rodari.

Un punto piccoletto,
superbioso e iracondo
"Dopo di me - gridava -
verrà la fine del mondo!".

Le parole protestarono:
"Ma che grilli ha pel capo?
Si crede un Punto-e-basta,
e non è che un Punto-e-a-capo".

Tutto solo a mezza pagina
lo piantarono in asso,
e il mondo continuò
una riga più in basso.



(mai prendersi troppo sul serio, eh?)


E devo dire, a leggere la pagina di politica interna odierna, che di punti piccoletti e iracondi e superbiosi, ma convinti di essere l'ombelico del mondo, in giro ce ne sono davvero tanti! Anche se di ...diluvi catartici o ectoplasmici, fate voi, nonostante il famoso motto della Pompadour, io per il momento ne conosco solo uno: sempre lo stesso, quello dell'Arca.
Buona serata.

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postato da la Parda Flora alle 19:45  

 

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