10 giugno 2006 |
Raccogliendo Margherite (Daisy-cutter)... |
“Bisogna dimenticare chi si è, prima di entrare nei Marine. Bisogna anche dimenticare quel che si potrebbe diventare una volta lasciati i Marine, perché quando arriva la guerra si rischia di morire e, a quel punto, tutte le fantasie e le previsioni relative al futuro perdono qualsiasi senso... Chi viva o chi muoia, gli Stati Uniti vinceranno questa guerra. Io so che gli Stati Uniti vinceranno qualsiasi guerra decidano di combattere, contro chiunque. Se il colonialismo non fosse ormai superato, sono sicuro che diventeremmo padroni di tutto il Medio Oriente, non ci limiteremmo a difendere i giacimenti di petrolio, ce li prenderemmo: Noi siamo qui per annunciarvi che il vostro Paese non è più vostro, grazie per la collaborazione, seguiranno ulteriori dettagli.”
Ciò che i governi, sulla base dell’opera dell’Intelligence mondiale, potrebbero fare, ma in genere non fanno, è dire che la tecnologia bellica si sta sviluppando in un modo assolutamente ignoto al cittadino comune, al quale si fa ancora paura parlando di armi atomiche. La ultima Convenzione di Ginevra (1980) vieta esplicitamente anche alcune armi classiche - oltre alle non convenzionali, quali le armi inabilitanti non letali sempre più “di moda” - nella più placida quiescenza del panorama politico internazionale. Si potrebbe anche dire che, al restringersi formale delle regole d’ingaggio da parte della NATO, non corrisponde un’equivalente concreto da parte dell’esercito, come ad esempio il ricorrere ugualmente ad armi e a calibri il cui uso è esplicitamente proibito, o sparare secondo criteri discutibili su civili. “Noi siamo un plotone unito, ...e basta che ti guardi intorno trovi sempre un amico. E, nel caso tu ne abbia bisogno per stupidità, vanità o egoismo, trovi sempre qualcuno pronto a darti un cazzotto o a sfotterti sul campo o a ripeterti per giorni e giorni che infimo pezzo di merda sei, finché non ti rendi conto che, qualunque sia il motivo per cui ti rode il culo, è ora che la pianti. Non è originale dire che l’unità di combattimento è come una famiglia, ma la migliore unità di combattimento è come una famiglia disfunzionale, e i modi e i mezzi di questa disfunzione sono anche i mezzi e i modi di sopravvivenza.” Chi abbia voglia e tempo di cercare e leggere i resoconti dei Marine reduci dal Vietnam, dalla prima guerra del Golfo (1990/1) e della guerra in Afghanistan e dell’Iraq (2001), per esempio, potrà scoprire molte cose istruttive, a volte addirittura poetiche, come la delicata tecnica di raccogliere margherite con le bombe al fosforo. Per capirci, una daisy-cutter è una bomba al fosforo che brucia sino alla profondità di dieci metri per un’estensione paragonabile a quella di un campo di calcio, però non incenerisce il terreno, giacché la sua miscela liquida di nitrato d’ammonio e polvere d’alluminio esplode ad un metro dal suolo, e quindi non produce buche. Venne usata la prima volta in Vietnam, per creare una pista d’atterraggio agli elicotteri, poi nella guerra del Golfo “ufficialmente” per sminare i campi e in Afghanistan contro i Talebani asserragliati nelle grotte. Formalmente, è un ordigno del peso di 6800 chilogrammi, che rappresentava il più potente ordigno convenzionale dell’arsenale americano. Tanto che si fa quasi fatica a immaginarlo: nel raggio di ottomila metri quadrati uccide ogni forma di vita, militare o civile, compresi coloro che si trovino all’interno di eventuali bunker. Veniva paracadutata dai C-130, per evitarne l’onda d’urto, giacché esplode circa 27 secondi dopo essere stata sganciata. In teoria la BLU-82, o “Daisy-cutter”, è la bomba più potente fra le armi convenzionali create dagli U.S.A, e sempre in teoria (torniamo alla Convenzione di Ginevra sul divieto e la limitazione dell'impiego di talune armi classiche, del 1980), il suo uso dovrebbe essere esclusivamente quello tattico che consente l’atterraggio degli elicotteri o lo sminamento. Insisto perché la guerra moderna si gioca tutta sul filo che corre fra il lecito e l’illecito, che è sottile ed ambiguo, soprattutto se si vuole che così sia. “Dopotutto sono un killer perfettamente addestrato, e il mio cuore è indurito per farci entrare la morte.” Così, “pare” da testimonianze di reduci della prima Guerra del Golfo che le taglia-margherite siano state usate sin dall’inizio della campagna aerea americana per bonificare le postazioni di fanteria irachena; così, spesso accade che in realtà questa arma al fosforo, il cui uso è proibito come arma contro il nemico, abbia abbrustolito per bene esseri viventi lasciandone solo mozziconi bruciati come in un grande barbecue. “Mi vestii e con Fergus cominciammo a cantare canzoni dandoci schiaffoni e scornandoci, alla fine corremmo in strada. Eravamo ubriachi fradici, e arrabbiati uno contro l’altro perché eravamo cambiati, peggiorati. Ce ne andammo in giro per le strade di Sacramento cantando canzoni a squarciagola. intonammo le nostre preferite, quelle sulle violenze carnali, i roghi, le uccisioni e i saccheggi, e quella che si chiamava One-shot one-kill. !... per essere un Marine, un vero Marine, è necessario uccidere...puoi essere stato colpito ma se non hai ucciso con le tue mani un ostile soldato nemico, ti consideri una nullità come Marine” Ora, pare che Daisy stia per ceder il suo poco invidiabile primato: nonostante la sua presenza in loco, pare non sia stata utilizzata in Iraq, però nel 2003 una nuova bomba, che con le sue 9000 tonnellate rappresenterebbe il più grande ordigno esplosivo mai realizzato, è stato fatto esplodere nel poligono della base Englin in Florida. Questo gioiello si chiama MOAB (Massive Ordnance Air Blast) ma è subito stata soprannominata "Mother of all Bombs". Ieri l’altro era il 6 giugno del 2006.
I periodi in grassetto sono tratti da Jarhead di A. Swofford
Forse sarà bene ricordare che per la violazione della Convenzione di Ginevra (alla quale gli USA aderirono fin dalla prima nel 1864)soldati degli eserciti aderenti sorpresi a commettere atrocità possono essere soggetti ad esecuzione sommaria sul campo, senza processo, semplicemente per ordine dell'ufficiale di grado più elevato presente. In ogni caso, le violazioni alle Convenzioni di Ginevra, da parte di membri aderenti (ormai circa 200), sono deferibili al Tribunale dell'Aja. Gli Stati Uniti finiranno mai davanti al tribunale dell'Aja? Diceva Gandhi che dal male, anche se fatto a fin di bene, non può che scaturire il male. Per questo, di fronte al ricordo delle atrocità commesse da chi consideriamo nemico, più salda deve essere la nostra volontà di rimarcare quel sottile e ambiguo filo che separa il lecito dall'illecito, per cercare di salvarci l'anima. I morti sono morti, e basta. E in quanto tali, sempre, meritano Giustizia: se così non fosse, dovremmo sbendare tutte le sue statue e toglierle di mano la stadera dal peso truccato.Etichette: (brutta) storia, cose da ricordare, storia (indegna) |
postato da la Parda Flora
alle 10:45
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08 giugno 2006 |
Che te ne fai d'un titolo? |
Questa è la terza volta, ormai, che posto questa poesia. Mi piace il silenzio e la solitudine che la circondano. Potrei riaprire i commenti, ma non m'interessa, in fondo. Forse anch'io rifiuto, forse il dialogo che vedo e leggo è in genere così sciapo, che preferisco il silenzio... in fondo, davvero, che te ne fai di un titolo che a tutti i costi gli altri ti vogliono dare... o forse non m'interessa uscire dalla mia solitudine. La solitudine fa impazzire. Nella sua Regola Francesco di Bernardone immagina gli eremiti del suo ordine a due a due, e a turno ognuno è madre per l'altro, perché la follia che s'annida nella solitudine sia allontanata. Io vedo ciò che non sono, ciò che non so, ciò che non riuscirò a comprendere, le tappe che non riuscirò a raggiungere: allora mi rannicchio su me stessa e mi dico: io ho un segreto, buona Madre....
Non ce la fanno quelli belli muoiono in mezzo alle fiamme- suicidi, pillole, veleno per topi, corda qualunque cosa... si strappano le braccia si gettano fuori dalla finestra si cavano gli occhi fuori dalle orbite;
rifiutano l'amore rifiutano l'odio rifiutano, rifiutano
Non ce la fanno quelli belli non durano
loro sono le farfalle loro sono le colombe loro sono i passeri loro, non ce la fanno.
Una bella fiammata mentre i vecchi giocano a dama nel parco una fiammata, una bella fiammata mentre i vecchi giocano a dama nel parco nel sole.
Quelli belli li trovano in fondo ad una stanza ammucchiati in mezzo ai ragni e agli aghi e al silenzio e non riusciamo mai a capire perché loro se ne sono andati, loro che erano così belli.
Non ce la fanno, quelli belli muoiono giovani e lasciano quelli brutti alle loro brutte vite. Attraenti e brillanti: in vita e nel suicidio e in morte mentre i vecchi giocano a dama nel sole nel parco. C. Bukowski
What’s the use of a title?
They dont make it the beautiful die in flame- suicide, pills, rat poison, rope what- ever... they rip their arms off, throw themselves out of windows, they pull their eyes out of the sockets, reject love reject hate reject, reject.
They don’t make it the beautiful can't endure, they are butterflies they are doves they are sparrows, they, don’t make it.
One tall shot of flame while the old men play checkers in the park one flame, one good flame while the old men play checkers in the park in the sun.
The beautiful are found in the edge of a room crumpled into spiders and needles and silence and we can never understand why they left, they were so beautiful.
They don’t make it, the beautiful die young and leave the ugly to their ugly lives.
Lovely and brilliant: life and suicide and death as the old men play checkers in the sun in the park.
Charles Bukowski |
postato da la Parda Flora
alle 14:01
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06 giugno 2006 |
Giacobbe e gli Altri |
La stanza è colorata, allegra: le poltroncine e i divanetti sono disposti ad ovale, e al centro due di loro si fronteggiano. Ognuno sceglie il posto che preferisce, e già questo lascia intuire ad un osservatore attento molte cose: chi sta più vicino al terapeuta e chi se ne allontana, chi sceglie il divano e chi la solitudine della poltroncina, chi cerca il sostegno della vicinanza di questo o di quello, e chi invece è indifferente ai compagni, chi infine si siede il più vicino possibile alla porta. Chi ne ha più urgenza, o è solo più prepotente degli altri, siede sulla poltroncina di sinistra, quella più lontana dal terapeuta, e inizia a raccontare di sè agli altri: una delusione, un evento particolare, spesso un sogno... dopo che ha finito, chi lo desidera occupa la poltroncina libera e gli dice in faccia ciò che il racconto dell’altro gli ha risvegliato. Vi può essere empatia, ma anche una antipatia violenta, riprovazione, indifferenza e così via. Lo scopo è quello di offrire un ambiente protetto ove poter sperimentare sensazioni e sentimenti che nella vita reale ci si è sempre negati. Alla fine di tutto ciò, il terapeuta, che cerca di limitare i suoi interventi a quelli di un moderatore spesso ironico e bonario,(una delle regole del gruppo è: non ci si picchia fra pazienti e non si picchia il terapeuta) tira un po’ le fila della seduta ed offre un tema sul quale meditare, una riflessione, una interpretazione che era sfuggita. Ha qualcosa di patriarcale il terapeuta, e come un padre con molta esperienza mostra ai propri figli errori e percorsi di cammino, loda o rimprovera, e illustra, spesso per la prima volta, pieghe nascoste delle relazioni interpersonali che esistono fra i vari componenti del gruppo, e fra i singoli componenti e i membri del mondo nel quale essi vivono e si muovono. Non mancano momenti forti, e uno dei pezzi essenziali dell’arredamento è una confezione imponente di Kleenex usa e getta. Piange I. che convive con gli esiti della sua poliomielite, che sotto sotto - nel suo ateismo ironico nato da bambina martoriata da una reclusione in un collegio religioso - non riesce a non vivere come una punizione divina, e nei suoi sogni trascina croci spinose che non le sono sufficienti per essere accettata in chiesa. Piange C. che vive fra i bambini e vorrebbe avere un figlio, ma non ci riesce e pensa che la sua vita, nella sua sterilità biologica, non abbia nessun valore, e piano piano sta estendendo quella sterilità a tutta la sua esistenza sino ad immaginare per sè una lapide su di una tomba vuota, con l’iscrizione: qui giace chi non visse mai . Piange R. che ormai nonna non riesce ancora a liberarsi della tirannide sadica della madre morta , ed è sempre di corsa, per paura di essere sgridata. E piangono anche loro, gli uomini, con più fatica e meno lacrime, su amori che non funzionano, lavori che frustrano, vite che non vanno. Al di là del valore soggettivo di esperienze di questo tipo - che si possono accettare o meno - ve n’è comunque uno oggettivo innegabile: la scoperta e la meditazione relativa al rapporto con gli altri, che non si possono più ignorare, e che andranno incasellandosi nel modello relazionale più antico del mondo - la famiglia. La ricerca e l’affetto e, perché no? le gelosie per dei genitori dei fratelli e delle sorelle, che non condividono il nostro sangue, ma sono ugualmente, profondamente parte di noi. Come inventarsi un tunnel dell'amore nel quale passare, oppure no. Senza questa conoscenza, senza il suo linguaggio e le sue ambiguità, sarebbe impossibile comprendere la lotta di Ya’akov con l’Angelo, anche se immaginiamo che l’Angelo sia il messaggero di Dio e che quindi Ya’akov non lotti con se stesso, le sue relazioni interpersonali e con le proprie manchevolezze rispetto ad esse, ma si scontri direttamente col suo Creatore per guadagnarsi un nome e una missione. |
postato da la Parda Flora
alle 11:17
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05 giugno 2006 |
La suprema eccellenza |
In the howling wind comes a stinging rain See it driving nails Into the souls on the tree of pain From the firefly, a red orange glow See the face of fear Running scared in the valley below
Bullet the blue sky Bullet the blue sky Bullet the blue Bullet the blue
In the locust wind comes a rattle and hum Jacob wrestled the angel And the angel was overcome You plant a demon seed You raise a flower of fire See them burning crosses See the flames higher and higher
Bullet the blue sky Bullet the blue sky Bullet the blue Bullet the blue
This guy comes up to me His face red like a rose on a thorn bush Like all the colors of a royal flush And he's peeling off those dollar bills Slapping them down One hundred, two hundred And I can see those fighter planes And I can see those fighter planes Across the mud huts where the children sleep Through the alleys of a quiet city street You take the staircase to the first floor Turn the key and slowly unlock the door As a man breathes into a saxophone And through the walls you hear the city groan Outside is America Outside is America
Across the field you see the sky ripped open See the rain through a gaping wound Pounding on the women and children Who run Into the arms Of America
La suprema eccellenza non consiste tanto nel combattere e vincere cento battaglie quanto nel piegare la resistenza del nemico senza combattere.
L'arte della guerra Sun Tzu |
postato da la Parda Flora
alle 16:07
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04 giugno 2006 |
Lettera aperta a Blancoeblu |
Lettera aperta a Blancoeblu http://blancoebleu.splinder.com/
Da quando giro in Rete, caro signor Nessuno, sei l'essere più spregevole, maligno e stronzo che io abbia incontrato, e sì che ne ho vista di gente... ti auguro che l'effetto boomerang ti colpisca al più presto (chi semina vento raccoglie tempesta!), perché il male (molto, e non è un giudizio soggettivo)che mi hai fatto non ha nessuna giustificazione se non, come da te ammesso, la tua stronzaggine e la tua stupidità e ignoranza, sbandierate coi tuoi compagnucci come fossero virtù. Mi consola solo il fatto che, prima o poi, tutti i conti si pagano, carogna di un troll. E non per vendicatività mia, ma per natura delle cose, o almeno io sempre ho così constatato. Nessuno mi ha fatto fotografie, e come avrebbe fatto? quando? non conosco nessun corripondente blogger, e tanto meno quelli della tua cricca! Ma più di te, a questo punto, mi fa pena la miseria morale di chi ti sta dietro nella tua follia da sociopatico , senza vergognarsi, e magari si ritiene anche granché, e ti trova divertente, mentre tu ti diverti a cercare di distruggere persone che nemmeno conosci...eppure me lo avevano detto: è solo un pezzo di merda, un poveretto, un disgraziato mezzo arteriosclerotico (li anni ce li ha), lascialo nel suo brodo, ma vedi, io ho un paio di idee pazzerelle e divertenti che mi girano per la testa, su di te, signor Nessuno, e ho deciso che se voglio posso essere cattiva anch'io. Perché sai, le persone cattive lo sono solo perché quelle migliori di loro glielo consentono. Finché ne hanno voglia. I tuoi insulti, vista la fogna dalla quale provengono, non mi toccano proprio: poveraccio, ormai non sai più dove attaccarti... tanto più che non sai chi sono io in realtà, coglione!
Aggiornamento
Mamma mia, ma sai che mi fai davvero schiattare dal ridere come non mi succedeva da un po'... ma sei proprio scemo,scemo, scemo senza speranza!
:-DDD
Comunque vedo con piacere che quando sei tu a divertirti a fare la carogna con gli altri, va tutto bene, anzi ti inchini ad accogliere gli applausi del tuo inclito pubblico del quale hai un disperato bisogno. Quando invece trovi qualcuno che ti tiene testa, ti viene all'improviso il pepe al culo e come tutti i vigliacchi perdi un bel po' della tua spavalderia (e anche del tuo raziocinio direi: ma s'è mai visto un VERO INGEGNERE che non sa nemmeno che si scrive ip e non id?! o ti brucia il fatto che se voglio in cinque minuti ho superato il tuo filtro lasciandoti i miei educati saluti - Ovvero gli "insulti" (?!?) che hai dovuto cancellare per non fare la figura del pirla)E a proposito, se è così facile che qualsiasi cretino lo può fare, mi spieghi allora perché lo hai messo, questo inutile filtro,eh, furbacchione? ;-) Ti ricordo inoltre che la prima a minacciare di querelarti per molestie fui io, e così finalmente le tue letterine, così fini e apprezzate nel tuo ambiente, sono cessate.E anche le mie sono accuratamente conservate.
(Fossi scema ad aprirti la porta di casa mia! ;-) Per cosa credi paghi i miei buttafuori? Ha tolto i commenti akille.net, e li rimetto io?Fra l'altro bel coraggio: non mi pare, scalcinato cavaliere con molte macchie e secondo me anche un po' di paura, che i tuoi commenti siano più aperti dei miei. Mi sembri il letamaio della merda che dice al badile puzzi... ;-) (non è vero: io non odio i romani, io detesto la maleducazione, la volgarità e la cattiveria, soprattutto gratuite... se poi le ha un romano, sarà mica colpa mia!)
Ma vedi, non posso fare altro che ripetermi, perché è la verità: ma lo sai davvero chi sono io, con le tue piccole meschinità, le tue bugiole... Non hai mie fotografie, e non sai chi o cosa sono io davvero ... sei solo ridicolo all'inverosimile... ma se all'inizio mi divertivi, ora mi fai solo sbadigliare di noia, come un disco rotto da buttare via perché ripete sempre la stessa lagna, perciò fa quel che ti va di fare, io mi sono stufata della tua monotonia e ti lascio ai tuoi giochini onanistici. E' giusto che ti diverta anche tu un po', povera anima, ma non con me, che mi hai proprio scassato: fatti più in là che mi fai ombra.
(Disclaimer: così come i commenti, lettere private di sconosciuti o di mittenti indesiderati verranno cestinate come spam senza essere aperte) |
postato da la Parda Flora
alle 19:10
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