07 dicembre 2007
Potrò ben aver voglia...
di ridere anch'io, ogni tanto?

"Grazie. Grazie a tutti perchè mi avete permesso di venire qui oggi a presentare un libro. Perchè i libri sono importanti, ma non si pensi, però, che sprechi un pomeriggio solo per venire a presentare 'sto libro, che obiettivamente... ecco, e, anzi, ne approfitto per fare 'na tanticchia di revisionismo, e per rinnegare tutto quello che ho fatto in questi anni.
Guardate, oggi, serenamente, ho scoperto una cosa incredibile, ma incredibile... nei lager nazisti ci sono stati molti morti, ma anche in quelli comunisti!! ... pacatamente, serenamente, io avevo sempre pensato che i morti dei comunisti fossero un po' meno morti, diciamo feriti di striscio... come in Ombre rosse, va', Joe Ford, 1939. Gran bel film.
Vedete, me l'avevano fatto credere i comunisti, gente che non mi piaceva per niente, non sapevano neanche chi fosse Pizzabballa, e non gli piaceva l'Equipe 84! Certo, qualcuno potrà obiettare, "e allora, che ci stavi a fare nel PCI, Walter?" Guardate, vedete, non si pensi. Fu un banale equivoco.
Siccome che da ragazzo c'avevo le spalle a fiasco, mi mettevo lo zainetto, e scivolava giù!... così, pacatamente, serenamente, mi fu consigliato, mi fu prescritto tanto esercizio fisico. Per potenziare la cassa toracica, vedete, mi iscrissi al PCI, pensando fosse la Polisportiva Canottieri Italiani...!, e all'improvviso, trent'anni dopo, non ti vado a scoprire che, pacatamente, serenamente, certo, invece, era il Partito Comunista?!... avrei dovuto sospettarlo. Tutte quelle bandiere rosse, io avevo sempre pensato, pensavo fossero per i bagnini quando il mare era agitato, e non si poteva uscire con la canoa! Un altro sospetto che quelle persone non fossero interessate al lotto col timoniere, mi venne quando ci portarono in gita a Mosca, e sulla Piazza Rossa io ero l'unico in calzoncini corti coi remi... e pacatamente, serenamente, mi arrestarono.
Ma vedete, io non sono una persona che si fa molte domande, se le avessi fatte ora non sarei qua a guidare il partito democratico, ma il governo."

- Ma Veltroni, lei si riconosce in questo ritratto?
- Ma manco per...mi faccia il piacere!

(in effetti, la cosa davvero divertente del filmato, non è tanto l'imitazione, neppure eccelsa, di Veltroni: è proprio la faccia del Veltroni orginale, sempre più disperatamente basita e alla ricerca di un aiuto che vistosamente non ha nessuna intenzione di arrivare. Con lui son stati più cattivelli, ma Casini ha retto oggettivamente meglio...)

Disclaimer: quarto morto a Torino.
Lo so, che da ridere ci sarebbe proprio poco, e il mio ridere non vuole assolutamente essere una mancanza di rispetto per tutto il dolore che c'è ovunque: qui, a Torino e nel resto del mondo. Basta prendere un mappamondo e puntare il dito a occhi chiusi. E' solo che è stata una settimana tremenda, non è neppure ancora finita, e ho davvero un disperato bisogno di un attimo di allegria, come immagino capiti a tutti. Ecco, tutto qui.

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05 dicembre 2007
Chi c'è in Italia che può paragonare il proprio successo a quello di Silvio Berlusconi? (grazie a Dio, pochi...)
Al nano Brontolo, che senza nessun senso della misura, e neppure della limitatezza intrinseca in ogni impresa umana - ve la ricordate la fine dell'Invincibile Armata spagnola? Non ci vollero neppure i vascelli olandesi e inglesi - bastò un imprevisto cambio meteorologico a distuggere per sempre la tracotante sicumera di Filippo II ... - in preda ormai a palesi deliri di onnipotenza dichiara:

"Ogni volta che ho lanciato un'idea ci sono sempre state reazioni scettiche ma poi ho sempre avuto ragione io: città, calcio, televisioni. E così via. Non ho mai fallito nessuno obiettivo e non succederà neppure questa volta. Chi c'è in Italia che può paragonare il proprio successo a quello di Silvio Berlusconi?" (che detta in un altro modo suonerebbe: quanti altri faccendieri imbroglioni e delinquenti dichiarati, che non si vergognano di sbandierarlo, ci sono in Italia?)

ci piacerbbe ricordare una innegabile verità: c'è sempre una prima volta, per tutti.
E in genere, più è atteso quel tonfo, che prima o poi, fosse solo una débâcle fisica, arriva inesorabile per tutti, tanto più per chi viva con lo spirito sanguigno, incazzereccio anzi che no e un po' tanto orgogliosamente puttaniere (che ci sarà poi da esserne orgogliosi?mah...con la signora Veronica, incomprensibilmente tacitata con due fregnacce e presumo qualche milione di euro di gioielli, se la vedrà lui) del signore in questione, che certo non risparmia né l'anima (ammesso ne abbia realmente una, già non regolarmente venduta a chi di dovere) né il corpo, e tanto più quel tale tonfo è sonoro, e sonoramente applaudito e assaporato da tutti coloro che ci si è lasciati più o meno incautamente alle spalle, nell'erronea convinzione non servissero più e soprattutto, non ci potessero nuocere.
Al di là dell'aspetto politico, che pure è succulento, quello che sto aspettando da un po' è il redde rationem umano di questo losco figuro, che sono curiosa di vedere se e come si manifesterà. Questo, per dire, parrebbe un momento buono - staremo a vedere...

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Come Stanislav Evgrafovich Petrov salvò il mondo (una storia vera)
Il 26 settembre del 1983 era una giornata come tante al bunker Serpukhov 15 e Stanislav Evgrafovich Petrov, colonnello dell’Armata rossa, classe 1939, era l’ufficiale di guardia.
La tensione internazionale era particolarmente acuta, in quel periodo. Venti giorni prima i russi avevano abbattuto per errore un aereo passeggeri coreano, uccidendo 269 passeggeri, tra i quali diversi americani.
La polizia politica sovietica aveva diramato un’allerta riguardante possibili reazioni, anche militari, da parte statunitense.
Il lavoro del colonnello Petrov consisteva nell’effettuare periodici controlli sulle rilevazioni satellitari e nel notificare ai suoi superiori un eventuale attacco nucleare contro l’Urss.
In caso di attacco la strategia sovietica era quella di lanciare immediatamente un attacco nucleare su vasta scala contro gli Stati Uniti.
Tra la mezzanotte e l’una, (mentre negli Stati Uniti era ancora il 25 settembre) il computer segnalò che gli americani avevano lanciato un missile contro l’Unione sovietica.
Cosa fare?
Su Petrov gravava un immenso peso.
Considerando, con notevole freddezza, che, difficilmente un attacco Usa si sarebbe valso di un solo missile, l’ufficiale classificò il segnale del computer come un falso allarme.
Circa trenta secondi dopo, il computer segnalò che altri quattro missili erano stati lanciati dagli americani.
Petrov era più che convinto (o forse semplicemente lo sperava) che si potesse trattare di un falso positivo del computer, ma, dal suo bunker, non aveva la possibilità di verificare in alcun modo cosa stesse succedendo.
Davanti a lui il pulsante con la scritta “attacco”, che attendeva solo di essere premuto per segnalare a che di dovere di dare l’inizio alla Guerra Termonucleare Globale.
Qualora l’attacco fosse stato effettivamente in corso, il suo Paese sarebbe stato oggetto di un disastroso attacco nucleare, subito senza alcuna controffensiva.
E Petrov ne sarebbe stato responsabile.
Se invece si fosse trattato di un errore del computer, allertando i suoi superiori, Petrov avrebbe potuto innescare un massiccio contrattacco atomico da parte sovietica.
Il tutto avrebbe generato una serie di ulteriori attacchi, e sicuramente sarebbe costato la vita a milioni, forse decine o centinaia di milioni, di persone.
L’inizio della Terza Guerra Mondiale dipendeva dalla lui.
Petrov decise che si trattava di un secondo falso allarme.
E in effetti nessun missile nucleare era in viaggio verso l’Unione sovietica.
Una catastrofe bellica senza precedenti era stata evitata grazie al buon senso di un uomo.
Petrov avrebbe dovuto essere di riposo, quella sera. Se ci fosse stato un altro uomo al suo posto, questi avrebbe potuto maturare una decisione diversa, cambiando irreparabilmente il corso della storia.
Stanislav Petrov aveva evitato l’apocalisse atomica, ma aveva disubbidito agli ordini.
Non fu punito né premiato, ma la sua carriera non progredì oltre.
Oggi Stanislav Petrov è un pensionato che vive in condizioni di semipovertà a Fryazino, un paesino russo presso Mosca. L'uomo che ha salvato il mondo dall'olocausto nucleare è stato prontamente dimenticato, nella fretta quotidiana.
Crededeteci o no: questa è la pura verità!

Grazie, al solito, all'amico di sempre Lèon... al quale devo la vita, non solo in senso metaforico, e non solo quella...

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04 dicembre 2007
Quella che non sono...
Io ti ho vista già
eri in mezzo a tutte le parole che non riuscita a dire mai
Eri in mezzo a una vita che poteva andare ma
non si sapeva dove....
Ti ho vista
fare giochi con lo specchio e aver fretta d'esser grande
e poi voler tornare indietro quando non si può.
Quella che non sei
Quella che non sei non sei
ma io sono qua
e se ti basterà
Quella che non sei, non sarai
a me basterà
C'è un posto dentro te in cui fa freddo
è il posto in cui nessuno è entrato mai
Quella che non sei
Io ti ho vista già eri in mezzo a tutte le tue scuse
senza saper per cosa
Eri in mezzo a chi ti dice "scegli: o troia o sposa"
ti ho vista vergognarti di tua madre
fare a pezzi il tuo cognome
sempre senza disturbare che non si sa mai
Quella che non sei
Quella che non sei non sei
ma io sono qua
e se ti basterà
Quella che non sei, non sarai
a me basterà.
C'è un posto dentro te che tieni spento
è il posto in cui nessuno arriva mai
Quella che non sei
Ti ho vista stare dietro a troppo rimmel
dietro un'altra acconciatura
eri dietro una paura che non lasci mai
Quella che non sei
Quella che non sei non sei
ma io sono qua
e se ti basterà
Quella che non sei, non sarai
a me basterà
C'è un posto dentro te in cui fa freddo
è il posto in cui nessuno è entrato mai

Dedicata a chi non ha mai capito niente di me, anche se è convinto/a del contrario. (Madonnina del Carmine, salvaci dalle persone senza un dubbio nella vita!)

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03 dicembre 2007
Chi ha fatto fuori l'OCSE?
Chi ha fatto fuori l'OSCE?

Ex capo missione OSCE rivela le "pressioni" subite per coprire le irregolarità delle elezioni del '96

di Alexander Zaitchik e Mark Ames

"Una vittoria per la democrazia russa"
Titolo di un editoriale del New York Times, alcuni giorni dopo le elezioni presidenziali del 1996 approvate dall'ODIHR.

"La democrazia russa esce di scena"
Titolo di un editoriale del New York Times, alcuni giorni prima delle elezioni della Duma boicottate dall' ODIHR.

Quando la Russia lo scorso mese ha comunicato all'OSCE che la sua missione di monitoraggio delle elezioni sarebbe stata pesantemente limitata, è sembrato che Putin avesse scagliato un fulmine autoritario a ciel sereno, rivelando una volta per tutte il proprio animo stalinista. L'Occidente ha reagito come se l'OCSE fosse il crocifisso della democrazia e il rifiuto di quel crocifisso da parte di Putin fosse il male che respingeva il bene.

Be', è un punto di vista possibile. Un altro è che il recente scontro tra Russia e OCSE sia l'esito inevitabile di anni di cinica manipolazione occidentale di un'organizzazione che un tempo godeva di grandissimo credito e impeccabili credenziali, ma che è ora giustamente vista come uno strumento propagandistico dell'Occidente.

Se questa frase sembra il delirio paranoico di un silovik revanchista dell'era putiniana, fate meglio a ripensarci. È l'opinione dell'uomo che guidò la missione OCSE in occasione delle elezioni russe del 1996, Michael Meadowcroft.

"L'Occidente ha tradito la Russia, ed è un peccato," ha detto Meadowcroft, ex parlamentare britannico e membro di 48 missioni di monitoraggio elettorale in 35 paesi.

In una recente intervista telefonica con The eXile, Meadowcroft ha spiegato come avesse subito le pressioni delle autorità dell'OCSE e dell'Unione Europea per ignorare gravi irregolarità nella vittoria elettorale del 1996 pesantemente manipolata da Boris El'cin, e come i funzionari dell'UE avessero occultato un rapporto sul quasi totale asservimento dei media russi alle forze filo-el'ciniane.

"Fino all'ultimo fui sottoposto alle pressioni di [dei pezzi grossi dell'OCSE a] Varsavia perché cambiassi quello che intendevo dichiarare", ha detto Meadowcroft. "Per quanto riguarda ciò che l'OSCE era pronto a dire pubblicamente sulle elezioni, basti sapere che erano molto contrari a qualsiasi allusione al fatto che le elezioni fossero state manipolate".

Di fatto, dice, l'OSCE e l'Occidente avevano già deciso prima del voto che l'elezione di Boris El'cin sarebbe stata meravigliosamente libera e giusta.

"L'assemblea parlamentare dell'OSCE, che simpatizzava appassionatamente per El'cin, aveva una missione separata", racconta. "Così c'erano due missioni OSCE per le elezioni, una delle quali arrivò già pronta a dire che tutto era filato liscio". L'altra invece subì pressioni per dichiararsi d'accordo.

Le chiare frodi, come il fatto che intere città cecene avessero votato tutte compatte per El'cin, spinsero Meadowcroft a paragonare le elezioni del 1996 a quelle delle dittature africane". In Cecenia sono stati bombardati senza pietà e chissà come votano tutti per El'cin. È come il Camerun", disse.

Mentre l'Occidente dipinge lo screzio tra Russia e OSCE semplicemente come una battaglia tra fulgida democrazia e oscura autocrazia, l'élite russa ha una visione profondamente cinica dell'OSCE che si basa sulle esperienze personali. Come a Meadowcroft non fu consentito di dire all'epoca, la vittoria di El'cin nel 1996 pullulava di brogli. Fondamentali per l'esito furono mesi e mesi di servizi televisivi favorevoli a El'cin e una campagna di "propaganda nera" contro il suo rivale comunista, Gennadij Žjuganov; e la carta stampata non fu da meno. Le elezioni non furono una "vittoria degli ottimisti", come scrisse allora il famigerato fan di El'cin Michael McFaul dell'Hoover Institute. Piuttosto la tecnologia delle elezioni fraudolente, con la benedizione dell'Occidente, servì da schema per le elezioni successive. Ma se a Occidente sono in pochi a saperlo è perché l'OSCE e i media occidentali hanno cominciato a sottolineare i sistematici brogli elettorali e la manipolazione dei media in Russia solo a partire dal 2003.

"[L'Occidente] non voleva critiche [pre-elettorali] sulla manipolazione del voto per paura che i Comunisti ne traessero vantaggio", ha detto Meadowcroft. "E loro [il Partito Comunista] davano per scontato che non avrebbero avuto un trattamento equo. Quando andai dalla squadra di Žjuganov mi dissero, 'Oh darle il dossier [sui brogli elettorali] sarebbe uno spreco di tempo, comunque non ne fareste nulla'".
Ha aggiunto che l'Unione Europea cercò di occultare un rapporto sulla manipolazione dei media sottoposto da un collega belga che lavorava per un'istituzione dell'UE. Quando gli fu impedito di diffondere il rapporto lo passò a Meadowcroft, il quale a sua volta lo passò ai media come privato cittadino. All'epoca pochi lo notarono o vi prestarono attenzione.
Ecco invece quello che il pubblico occidentale si sorbì dopo le elezioni del 1996:

"La conclusione preliminare della delegazione dell'IRI è che le elezioni sono state le migliori mai svoltesi in Russia e riflettono i grandi passi avanti fatti dal popolo russo nell'istituzionalizzazione della democrazia". L'osservatore americano William Ball III, dell'International Republican Institute, ONG finanziata dagli Stati Uniti, luglio 1996.

"Il voto si è svolto... in modo democratico, imparziale e corretto". Ernst Meulemann, osservatore del Consiglio Europeo, luglio 1996.

"È vero che il presidente El'cin ha sfruttato la sua posizione a proprio vantaggio. È anche vero che il candidato comunista, Žjuganov, ha sfruttato a proprio vantaggio il fatto che il Partito Comunista ha un'imponente base popolare, ed è di gran lunga la migliore, la più grande e la più complessa organizzazione russa. Ma molti osservatori internazionali hanno giudicato che si è trattato di elezioni libere e corrette". Vice Segretario di Stato Strobe Talbott, luglio 1996.

"Malgrado la sfiducia e il sospetto reciproci che hanno preceduto le elezioni, c'è stato consenso da parte del governo, dell'opposizione comunista e degli osservatori internazionali sul fatto che le elezioni di domenica sono state per la maggior parte libere e corrette". New York Times, 18 giugno 1996

"OSCE: ELEZIONI GENERALMENTE LIBERE E CORRETTE. Già prima della formalizzazione dei risultati finali, il 17 giugno una delegazione di 500 osservatori elettorali dell'OSCE ha diffuso una dichiarazione preliminare secondo la quale la prima tornata delle elezioni presidenziali russe sarebbe stata 'libera e corretta'". Radio Free Europe/Radio Liberty Europe, giugno 1996.

Meadowcroft è ancora sconvolto dalla manipolazione della sua valutazione delle elezioni. "Non dissi mai 'libere e corrette'. Le parole ambigue che usai erano qualcosa come 'un passo avanti per la democrazia', ma certamente non dissi 'libere e corrette'", ha affermato.
L'OSCE ha continuato a somministrare rapporti ottimistici anche durante l'era di Putin. Nel 2000 si affrettò ad archiviare la vittoria di Putin nonostante gli evidenti e diffusi brogli elettorali, alcuni dei quali smascherati dal Moscow Times. "L'OSCE non avrebbe dovuto approvare [le elezioni del 2000]," ha detto a The eXile Sergej Loktënov, portavoce del partito Jabloko, dopo la rielezione del 2003. "Difficile dire perché l'abbia fatto".

Difficile? Nel 2000 Putin era ancora visto come un "riformatore", come l'uomo dell'Occidente. Non aveva ancora cominciato a interferire con gli interessi petroliferi occidentali o a riaffermare una politica estera forte e indipendente. Ma nel 2003 la musica dell'OSCE è cambiata.

L'OSCE non ha semplicemente distrutto la propria credibilità con gli strani criteri usati per giudicare alcune elezioni russe giuste e altre no. Mentre Mosca accusa gli Stati Uniti di indebite pressioni sull'organizzazione, vale la pena di rispolverare uno dei grandi "successi" dell'OSCE. Mentre si preparava la guerra del Kosovo, l'organizzazione fu usata come un fronte della CIA per consegnare apparecchiature per le comunicazioni all'Esercito per la Liberazione del Kosovo e per raccogliere informazioni in vista della campagna di bombardamento della NATO. Come scriveva il New York Times nel marzo del 2000:

"Quando l'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), che coordinava il monitoraggio [sui diritti umani], lasciò il Kosovo una settimana prima dell'inizio dei bombardamenti, un anno fa, molti dei suoi telefoni satellitari e sistemi di posizionamento globale furono segretamente passati all'UCK, per far sì che i capi della guerriglia potessero tenersi in contatto con la NATO e con Washington. Diversi capi dell'UCK avevano il numero di cellulare del generale Wesley Clark, il comandante della NATO. I diplomatici europei che all'epoca lavoravano per l'OSCE sostengono che fu tradita da una politica americana che rese inevitabili i bombardamenti. Alcuni hanno messo in dubbio i moventi e le lealtà di William Walker, il capo missione OSCE americano. 'Gli Stati Uniti miravano ad avere osservatori diplomatici, cioè la CIA, che operassero su basi completamente diverse rispetto al resto dell'Europa e all'OSCE,' disse un inviato europeo".

Agli occhi di professionisti della democrazia e esperti osservatori come Meadowcroft, questo cinico sfruttamento del buon nome dell'organizzazione segnò l'inizio del declino dell'OSCE, un declino la cui responsabilità viene attribuita ora a paesi non membri della NATO, cioè quella sorta di "piccoli fratelli" che si trovano sul fianco orientale dell'OSCE.

"La cosa più triste è che l'OSCE, agendo in modo non trasparente, ha offerto un argomento in più ai detrattori del monitoraggio elettorale", ha detto Meadowcroft riflettendo sull'attuale screzio tra il Cremlino e l'organizzazione. "È questo l'aspetto sconfortante. Mi sento come se anch'io fossi compromesso per non essere stato abbastanza inflessibile. Ma è difficile quando mancano cinque minuti alla conferenza stampa e un tizio ti telefona da Varsavia per dirti 'Non puoi dirlo!'. Io dissi, 'Senta, parlerò alla stampa'. La reazione fu 'No, non può'. Fu molto difficile".
Le rivelazioni di Meadowcroft sono importanti per una serie di motivi. Innanzitutto qui a The eXile ci stiamo tutti chiedendo come mai nessuno dei principali mezzi di informazione si sia preso la briga di contattare l'uomo che aveva guidato la missione di osservazione durante le elezioni più "libere e corrette" della storia russa post-comunista.

Queste rivelazioni consentono anche di porre nella giusta prospettiva quello che sta davvero succedendo nell'esperimento russo con la democrazia. Il nuovo minimo toccato ora non è un'invenzione di Putin e della sua cricca di siloviki, ma piuttosto il risultato di un'impresa comune in cui entrambe le parti hanno dato il peggio di sé. La democrazia allevata e nutrita sotto El'cin sembrava il mostruoso semi-aborto di Eraserhead. L'élite dell'era el'ciniana era convinta che la democrazia fosse una gran scocciatura che dovesse essere tenuta in vita per le delegazioni occidentali in visita che arrivavano, guardavano il feto gracchiante e sputacchioso coperto di marciume e di limo e dichiaravano: "Somiglia proprio alla nostra Signora Libertà!"

Meadowcroft ha raccontato alcune delle sue esperienze personali con i "giovani riformatori" di El'cin e i loro burattinai occidentali, che chiama "mafia economica".

"Quello che mi dissero nel 1996 fu... 'Perché ci scocci con le elezioni? Non lasceremo che tutto questo vada a pezzi. Ci stiamo facendo su troppi soldi. Che ce ne importa delle elezioni?"

Il suo racconto dipinge un quadro familiare anche se spesso ignorato, che vede l'Occidente responsabile del crollo della credibilità dell'OSCE in particolare e del neo-comatoso stato della democrazia russa in generale. Non sarebbe giusto incolpare solo l'Occidente dei mali della Russia; ma è altrettanto scorretto negare il ruolo dell'Occidente nell'incasinare tutto. L'attuale fiaba di un passato fatto di felicità e di giuste elezioni e di un presente oscuro privo di democrazia è facile da bere ma distruttiva nella misura in cui accresce le incomprensioni e la paranoia di entrambe le parti in gioco. Inutile dire che va a tutto vantaggio di coloro che a Ovest ci stanno trascinando in una Guerra Fredda basata parzialmente sulla fantasia di un glorioso passato democratico che non è mai esistito, o almeno non da quando El'cin ha preso a cannonate il parlamento nel 1993.

Il punto non è che l'Occidente avrà torto quando condannerà il voto di questo finesettimana. Nel gergo dell'OSCE, le elezioni della Duma saranno "fondamentalmente viziate". "Disattenderanno" gli standard, se non le aspettative, occidentali. Non è un segreto che i media russi controllati dallo Stato siano grottescamente filo-putiniani. O che le leggi elettorali siano state cambiate per escludere i partiti d'opposizione. O che, come in precedenti elezioni, in provincia ci saranno probabilmente un po' di brogli alla vecchia maniera.

Non per la prima volta, il Moscow Times ha contribuito a far chiarezza sugli intrighi elettorali in corso nel paese. In un articolo pubblicato il 27 novembre scorso, il quotidiano descriveva brogli e pressioni (ma anche intimidazioni e minacce) sperimentati da alcuni russi, costretti dai loro datori di lavoro a votare per Russia Unita, il partito di Putin, il 2 dicembre.

Comunque vogliamo definire queste elezioni, tutti concordano sul fatto che non saranno esattamente "svedesi". Ma tra tutte le affermazioni fatte a proposito della "gestione della democrazia" di Putin, quella che riguarda il boicottaggio dell'ODIHR dell'OSCE è considerata la più profonda. Di certo è la più influente. L'ODIHR è ancora visto dai custodi della democrazia come l'incarnazione della regola aurea. Quando disse che Boris El'cin fu eletto con metodi giusti e democratici nel 1996, il New York Times e la maggior parte dei media occidentali si affrettarono a dichiarare una "Vittoria per la democrazia russa". Quando la stessa organizzazione decise di non onorare la Russia della propria presenza, quest'anno, tutti hanno dichiarato che la democrazia del paese è "Uscita di scena".

La verità è che non ci è mai entrata. Ma gli esperti dell'OSCE non se ne preoccupavano.

Come si è giunti a questo?

Meadowcroft ha presto parte a missioni di osservazione in Russia e nei paesi della CSI a partire dal 1989. All'inizio, ha detto, gli osservatori elettorali internazionali erano visti come "i buoni". Le cose hanno cominciato a cambiare quando l'OSCE ha strappato alle Nazioni Unite il controllo sulle procedure di monitoraggio alle elezioni regionali. È lì che si sarebbe insinuato il marciume ideologico.

"Si può far risalire il sovvertimento dell'OSCE al momento in cui l'ONU ha dovuto passare all'OSCE le operazioni di sorveglianza elettorale della sua area", dice Meadowcroft. "A un certo punto la divisione elettorale dell'ONU non è stata abbastanza forte per continuare a svolgere missioni nella regione OSCE. È stata così costretta a passare la missione all'OSCE. La divisione per gli affari elettoratali dell'ONU faceva originariamente parte del dipartimento politico delle Nazioni Unite, che era molto potente. E fu estromessa. L'ONU fu in effetti politicamente costretta a lasciare che l'OSCE conducesse le proprie operazioni nella sua area. Si trattò di un'iniziativa prevalentemente americana".
Alla fine della Guerra Fredda, quando l'OSCE era ancora nota come Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa, si nutrivano grandi speranze. La CSCE era il punto di incontro della forze tese ad alleviare le tensioni tra le superpotenze e preparavano la fine della Guerra Fredda, dalla Dichiarazione di Helsinki sui Diritti Umani ai primi negoziati del Trattato sulle Forze Armate Convenzionali in Europa.
"C'era questa idea che la CSCE sarebbe stata una specie di 'ONU per l'Europa'. Havel sarebbe stato il suo padrino, gli americani l'avrebbero appoggiata, e si sarebbe insediata nel vecchio edificio del Parlamento Federale di Praga quando la Cecoslovacchia si divise", ha detto Christopher Lord, ex direttore di Perspectives: A Central European Journal of Eastern European Affairs ed ex consigliere del ministero degli affari esteri ceco.
"Fu fatta fuori dalla proliferazione dei paesi, con la frammentazione del Blocco Orientale", ha detto Lord. "Il crollo della Jugoslavia mise in luce tutta la fragilità della CSCE. Esposto alle tensioni di una vera guerra, il dinosauro della guerra fredda crollò e morì. L'urgenza della situazione fece sì che l'attenzione dei ministeri degli esteri tornasse a concentrarsi sulle Nazioni Unite, e soprattutto sulla NATO. La CSCE, come l'Unione Europea, un'altra struttura che poteva contenderle il potere, non ce la fecero. "La metà degli anni Novanta vide un'espansione dei programmi dell'OSCE e l'inizio di uno spostamento di interessi. Per la maggior parte dei suoi 20 anni, la CSCE si era dedicata soprattutto a grandi questioni di sicurezza, più che di democrazia e di diritti umani. Nella ribattezzata OSCE, il neonato Ufficio per le Istituzioni Democratiche e i Diritti Umani cominciò rapidamente a succhiare risorse ed energie. Da allora i membri orientali hanno cominciato a stancarsi della molta attenzione prestata alla parte più "soft" dell'equazione, quella riguardante la democrazia e i diritti umani.
Le tensioni tra Est e Ovest all'interno dell'OSCE sono maturate per anni. Ora la Russia e la maggior parte dei paesi della CSI si sono stufati di ricevere lezioni di democrazia e vogliono che l'attenzione torni sui problemi della sicurezza. L'OSCE è, dopo tutto, l'unica organizzazione pan-europea in cui sono, almeno in teoria, a tutti gli effetti membri alla pari.

Dietro le quinte della frattura OSCE-Mosca uno scontro più ampio avrà luogo a Madrid alla fine del mese, all'incontro di fine anno dell'OSCE. Lì un nuovo gruppo di paesi OSCE, guidati dalla Russia, cercherà di indirizzare il futuro dell'organizzazione verso un'altra direzione.

In un intervento sull'Eurasia Daily Monitor, Vladimir Socor descrive gli obiettivi del nuovo raggruppamento:

"Il blocco guidato dalla Russia chiede che l'OCSE si concentri nuovamente sulla dimensione politico-militare... Questa mossa è la continuazione dei tentativi di Mosca di attribuire all'OSCE funzioni che potrebbero duplicare o interferire con quelle della NATO e mantenere nell'Europa Orientale un'area grigia influenzata dalla Russia. I nuovi elementi sono la mentalità del blocco e l'ambito esteso delle proposte. La Russia spera di trasformare l'OSCE in un corpo di sicurezza europeo e di contrapporla alla NATO, soprattutto nell'Est europeo. Questo è il motivo per cui la maggior parte dei paesi occidentali ha fatto sempre resistenza all'idea di trasformare l'OSCE in un'organizzazione operativa a tutti gli effetti".
Il gruppo guidato dalla Russia sta anche proponendo nuove regole per la sorveglianza delle elezioni. Vuole indebolire ciò che considera il controllo occidentale dell'ODIHR, rallentare i tempi di reazione per la diffusione dei rapporti elettorali e disseminare le missioni d'osservazione in modo più uniforme nell'area OSCE, che notoriamente si estende "da Vancouver a Vladivostok." Di certo il blocco capeggiato dalla Russia è molto determinato e disposto a fare ostruzionismo finché non si accetterà di discutere su un serio progetto di riforma.

Tutto ciò significa che il giudizio dell'OSCE sulle elezioni del finesettimana è irrilevante. E lo è anche l'OSCE come noi la conosciamo:

Originale da the EXile

Articolo originale pubblicato il 30 novembre 2007 qui

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Russia: il giorno dopo le elezioni
Sempre grazie a Miru e ai liberi traduttori di Tlaxcala, ecco qui qualche ulteriore riflessione sull'argomento delle elezioni russe, anche se scritta prima, e non dopo il loro svolgersi ...ma credo ugualmente siano interessanti (per fortuna, le analisi politiche hanno una scadenza un po' più lunga che non quella del latte fresco...).

Russia, elezioni parlamentari o plebiscito?
Russia: non elezioni parlamentari ma plebiscito

di Aleksandr Konovalov
(Aleksandr Konovalov dirige l'Istituto per le Valutazioni Strategiche)


Mesi fa la maggioranza degli analisti avrebbe descritto le elezioni della Duma del 2 dicembre come molto prevedibili e prive di intrighi politici.
Ma più le elezioni si avvicinano, più la situazione si fa drammatica e imprevedibile.

La decisione del presidente Vladimir Putin di candidarsi come capolista del partito Russia Unita ha gettato scompiglio nell'intero sistema partitico. La sua mossa ha anche sferrato un duro colpo all'artificiale sistema multipartitico che il Cremlino ha costruito con grande zelo. Entrambe le campagne elettorali, quella parlamentare e quella presidenziale, erano state preparate molto accuratamente, e gli strateghi politici erano entusiasmati dai risultati. La popolarità del presidente era alle stelle e il predominio del partito di governo, Russia Unita, era indiscutibile. I collegi elettorali a singolo mandato e l'affluenza non avevano alcuna importanza, mentre la soglia di sbarramento del 7% garantiva l'assenza di rivali alla Duma.

Le elezioni parlamentari avevano un unico obiettivo: assicurare il controllo della Duma e la sua lealtà nei confronti del Cremlino. In base a tutti le indicazioni, questo compito era stato affidato a tre partiti creati e appoggiati dal Cremlino: Russia Unita, Russia Giusta e Forza Civile. Ma con l'avvicinarsi della data delle elezioni l'allineamento delle forze politiche in Russia è mutato oltre le previsioni.

Le liste elettorali comprendono i nomi di undici partiti, ma non ci sarà una concorrenza leale. I seggi della Duma saranno divisi tra quattro o piuttosto tre partiti politici. Tra i quattro ci saranno Russia Unita, i Comunisti, i Liberal-Democratici e Russia Giusta. I sondaggi mostrano che al momento solo Russia Unita e i Comunisti sono certi di superare la soglia del 7%.

La decisione di Putin di candidarsi come capolista di Russia Unita ha messo in una posizione difficilissima il partito capeggiato da Sergej Mironov, Russia Giusta. Anche nel contesto dell'attuale flessibilità politica, non è facile mettere insieme la lealtà nei confronti di Putin con un atteggiamento fortemente critico nei confronti del suo partito. Russia Giusta intendeva attaccare Russia Unita; però questo è diventato non solo inappropriato ma anche politicamente pericoloso. Per conseguire anche solo un modesto successo e superare la soglia del 7%, Russia Giusta dovrà usare le proprie risorse amministrative ed estromettere dalla corsa elettorale uno dei due partiti, i Comunisti o i Liberal-Democratici, che fino a poco tempo fa avevano buone probabilità di ottenere dei seggi.

I Liberal-Democratici sembrano essere il candidato più probabile all'esclusione, tanto più che il partito e il suo leader Vladimir Žirinovskij stanno stanno attraversando seri problemi. Il problema principale è che nessuno ha più bisogno di questo partito. La maggioranza costituzionale della forza di governo sarà garantita e Žirinovskij potrebbe allontanarsi dalla scena politica come una figura che ha portato a compimento la propria missione storica. È improbabile che il suo partito venga eletto ora che Putin ha deciso di candidarsi per Russia Unita, tanto più che Putin ha dichiarato a un congresso del partito di aver bisogno non di una semplice vittoria, ma di una vittoria schiacciante.

All'inizio sembrava che i seggi della Duma sarebbero andati a Russia Unita, Russia Giusta e i Comunisti, con i primi due partiti a formare una maggioranza costituzionale controllata. I Comunisti sono ben abituati al sistema e non avrebbero creato problemi. Ma Putin ha detto che Russia Unita deve ottenere la maggioranza costituzionale alla Duma da sola. In ogni caso, la nuova Duma sarà più un distaccamento del Cremlino che un'istituzione indipendente del potere legislativo.

Il tentativo di imporre dall'alto elezioni multipartitiche basate su una rappresentanza proporzionale ha prodotto un bizzarro risultato. La Russia sta tornando a un sistema essenzialmente monopartitico, mentre le elezioni parlamentari sono diventate inutili perché trasformate in un plebiscito che darà a Putin un legittimo mandato di indiscutibile leader della nazione. Non c'è praticamente alcun dubbio che lo riceverà. Ma non è chiaro cosa abbia intenzione di farci.

Tra l'altro, il comportamento del presidente negli ultimi mesi non era per niente quello di un presidente uscente. Al contrario: Putin non è mai stato così attivo nel affidare incarichi, che hanno seguito una logica precisa. Ha messo persone di fiducia in posizioni-chiave. La loro abilità nel controllare grossi flussi finanziari è più importante dell'esperienza o della conoscenza della materia. Di fatto, Putin ha creato un sistema di corporazioni gestite dallo stato con bilanci giganteschi e dubbi rientri economici, parallelamente al governo. Non sembra affatto un preludio alle dimissioni e a un cambio di potere. Anzi, queste azioni sono mirate al consolidamento dei vertici economico e politico che lo aiuteranno a restare al potere.

Ci sono tutte le ragioni per credere che il piano del Cremlino sia il seguente. Sostituirà le elezioni con un plebiscito che garantirà a Putin il mandato di leader politico della nazione. Di questa sostituzione si discute già apertamente. Il presidente è coinvolto in vigorose attività propagandistiche, anche se un candidato in carica non sarebbe autorizzato a farlo. Nel corso di incontri pubblici Putin ha sottolineato più di una volta che i suoi successi presidenziali sono dovuti esclusivamente al fatto di aver potuto contare sull'appoggio di Russia Unita. Il grande movimento "Per Putin", ovviamente voluto dall'alto, sta già prendendo slancio.

L'idea di usare le elezioni parlamentari per introdurre la posizione del leader politico nazionale con poteri vaghi è pericolosa per due motivi. In primo luogo, priva la Russia di una procedura costituzionale legale che regoli la successione dei capi di stato. In secondo luogo, questa strada porta alla creazione di due centri di potere paralleli.

Come verrà istituzionalizzato tutto questo? Al Cremlino ci saranno due presidenze, una per il Presidente della Federazione Russa e l'altra per il Leader Nazionale della Federazione Russa? Non sarebbe assurdo? I funzionari statali possono lavorare solo in un sistema che sono in grado di capire. Chi merita più onori? Chi risolverà i problemi correnti? Queste e molte altre domande richiedono risposte nette e inequivocabili. Altrimenti i funzionari si rivolgeranno simultaneamente a entrambi i capi oppure instaureranno la solita gerarchia. In Russia i doppi poteri da sempre destabilizzano e aggravano la lotta politica interna, quando non fanno di peggio.

Originale da: Ria Novosti
Articolo originale pubblicato il 29 novembre 2007


Discalimer: vorrei fosse chiaro che io voglio solo offrire un panorama di opinioni, possibimente variegato, da usare per capire e magari formarsene una propria, ma non aspiro certo a proporne alcuna preconfezionata.
Mi pare superfluo doverlo ribadire, ma coi tempi che corrono...repetita iuvant!

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postato da la Parda Flora alle 10:00  

 

02 dicembre 2007
Sapevatelo...
The Duma Special: tutto quello che avete sempre etc. etc.*

Oggi in Russia si sono svolte le elezioni della Duma (camera bassa dell'Assemblea Federale, 450 deputati), come saprete tutti con un prevedibile plebiscito di Putin, e molte proteste relative a pretesi brogli. Queste elezioni sono importanti, anche se se parla poco e male sui nostri media "di base", perché sono viste come la prova generale delle elezioni presidenziali del marzo del 2008. Per Putin e Russia Unita, la conquista dei due terzi dei seggi nella Duma, avrà il potere di emendare la costituzione e aprirà nuovi panorami politici con evidenti ricadute anche sul panorama internazionale. Quindi credo che queste elezioni avrebbero meritato e meritino più attenzione, anche nello spiegarle alla gente, di quanto non sia stato fatto. E siccome una opinione pubblica libera e consapevole, grazie al maggior numero di informazioni possibile, è uno degli irrinunciabili baluardi della democrazia, anche qui, nel nostro piccolissimo, facciamo un po' da cassa di risonanza alternativa.

Per cominciare, e grazie alla sempre generosa opera certosina di Miru, che ci tiene a specificare:
"Questo riassuntino l'ho fatto io mettendo insieme molto velocemente le forze in gioco. La mia idea sarebbe quella di fornire non tanto un punto di vista russo, ma almeno fonti russe (cioè, quelle critiche, quelle entusiaste, quelle semplicemente realistiche)."
Se l'argomento a qualcuno interessa, nei prossimi giorni non mancheranno però anche voci decisamente critiche e preoccupate, anche relativamente "alla faccenda degli osservatori OCSE e su come l'OCSE coprì serenamente i brogli del 1996 e sul disincanto dei russi nei confronti di un'organizzazione che ormai ha perso ogni credibilità."

Eccovi quindi un bel post di sapevatelo.

Ma in cosa differiscono le elezioni di dicembre da quelle precedenti?Queste sono le prime elezioni della Duma con il sistema proporzionale secco. La soglia di sbarramento ai partiti per poter accedere alla camera bassa è stata alzata dal 5% al 7%.
La nuova legge elettorale dovrebbe rafforzare i partiti più grossi, dare all'opposizione maggiori possibilità di andare in parlamento e combattere gli interessi regionali e separatisti. Dice Putin.
I detrattori invece dicono che la soglia del 7% terrebbe lontani dal parlamento significativi settori dell'opposizione, e che i cambiamenti favoriscono soprattutto e in modo sproporzionato Russia Unita.

Cosa dicono i sondaggi?
La maggioranza dei sondaggi dà a Russia Unita la schiacciante maggioranza dei voti, e alcuni non vedono altri partiti in grado di superare lo sbarramento del 7%.

Quanti sono i partiti ammessi alle elezioni?
Undici, dei 35 che hannno fatto richiesta. Alcuni sono stati respinti perché non avevano un numero sufficiente di membri o non erano abbastanza rappresentativi su scala nazionale, in altri casi le firme non sono state giudicate valide.

Quali partiti hanno una possibilità realistica di conquistare dei seggi?
Si prevede una schiacciante vittoria di Russia Unita, che è di fatto il partito di governo. Putin ne è il capolista, e il "Piano di Putin" - sviluppo econocmico, un forte ruolo dello stato, una politica estera indipendente e lo sviluppo dell'unicità della civiltà russa - è di fatto il programma del partito.
Russia Unita ha vinto le elezioni parlamentari del 2003 e governa il paese con 115 seggi su 172 nella camera alta dell'Assemblea Federale e circa 73 su 85 governatori.
Oltre a Putin, i rappresentanti più visibili sono il presidente della Duma Boris Gryzlov e il Ministro per le Situazioni di Emergenza Sergej Šoigu.
Gli ultimi sondaggi danno Russia Unita al 56%.
Elettore-tipo: giovane o di mezz'età, buona istruzione, professionista.

Il Partito Comunista della Federazione Russa ha nel proprio programma la nazionalizzazione di industrie di importanza strategica, un'articolata rete di social welfare, la diversificazione economica per ridurre la dipendenza dai profitti petroliferi, la contrapposizione alla NATO e la riforma costituzionale per delegare il potere ai consigli dei lavoratori.
Dai tempi gloriosi in cui prendeva più del 20% alle elezioni e aveva governatori in tutta la Cintura Rossa delle regioni industriali, il Partito Comunista ha subìto l'erosione del voto provocata dalla ripresa economica e dalla popolarità di Putin.
I sondaggi d'opinione lo danno tra il 6 e il 17%, quindi le possibilità di andare al parlamento sono buone.
Elettore-tipo: classe operaia, tendenzialmente anziano, provenienza rurale, ci piacciono i Soviet.

Il Partito Liberal-Democratico ha come capolista il vice presidente della Duma nonché fondatore Vladimir Žirinovskij e tra i candidati quell'Andrej Lugovoj che è stato il sospettato numero uno dell'omicidio Litvinenko. Il partito è un sostenitore del nazionalismo e dell'autarchia economica, ma sta ben attento a non criticare Putin.
I sondaggi lo danno al 4-6%, però potrebbe superare lo sbarramento del 7%.
Elettore-tipo: abbastanza giovane, basso reddito, vive in provincia.

Russia Giusta (Madri/Pensionati/Vita), guidata dal Presidente del Consiglio della Federazione Sergej Mironov, ha nel proprio programma la giustizia sociale e una forte istanza anti-NATO.
Nella creazione del partito ha avuto un ruolo importante il vice capo dell'amministrazione di Putin, Vladislav Surkov, in quello che viene giudicato un tentativo di sottrarre voti al Partito Comunista.
Nei sondaggi Russia Giusta stava sul 5-6% finché Putin non sceso in campo con Russia Unita, poi è precipitata al 3%.
Elettore-tipo: la tipica vittima del cannone psicotronico di Surkov. Simile all'elettore comunista, ma con derive putiniane.

Altri partiti?
Jabloko, guidato dall'economista Grigorij Javlinskij, rappresenta tipicamente la sinistra liberale. Sta all'1%.
Elettore-tipo: simil-intellettuale liberale.

L'Unione delle Forze di Destra, guidata da Nikita Belych e dall'ex vice primo ministro Boris Nemcov, è un partito di centro-destra, filo-occidentale. Come Jabloko, si ferma circa all'1%.
Elettore-tipo: giovane professionista, vive in città, ci piace l'Ovest.

E le altre formazioni ammesse alla tornata elettorale?
Sono il Partito Agrario, il Partito per la giustizia sociale, il Partito democratico, i Patrioti russi e Forza civile. (Sapevatelo: l'inventore di VVP, Maksim Kononenko, è candidato nelle liste di Forza civile; il partito, guidato dall'avvocato Michail Barševskij, potrebbe portar via voti ai liberali, e diversamente da questi è in buoni rapporti con il Cremlino).

Ma come, direte voi, si sente solo parlare di Altra Russia e del povero Kasparov! Dove sono?
Fanno l'opposizione extraparlamentare. Organizzano marce, esprimono dissenso, saltano sulle macchine, si fanno picchiare dagli omonisti, finiscono in carcere per cinque giorni, fanno picchetti-staffetta di un sol uomo (perché due sono già raduno sedizioso) e poi tornano a casa tutti contenti. In poche parole, non si sono presentati.

Dimenticavo.
La nuova legge elettorale abolisce un'opzione che stava avendo sempre più successo: il "voto contro tutti", "golosovanie protiv vsech". . Che al Capo Capone stava pure simpatico, potete ben immaginarlo, e che mi pare avere più senso dell'astensionismo. (nota della parda).

*tutto quello che avreste sempre voluto sapere sulle elezioni russe benché si viva benissimo anche senza. E comunque non vi sareste mai sognati di chiederlo. Men che meno a me.

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postato da la Parda Flora alle 20:12  

 

Qualche indispensabile chiarimento
Mi sono resa conto, anche leggendo cose sparse qui e là (e sinceramente, non tutte degne del tempo sprecato a leggerle, come si può facilmente evincere dai diversi atteggiamenti da me adottati di conseguenza), che si è fatta ampia confusione relativamente al titolo del mio blog.

Allora, per chiarire senza ulteriori fraintendimenti: io, sarà anche solo per la sciatica della quale soffro (“quando quest'uomo vide che non poteva vincerlo, gli toccò la giuntura dell'anca, e la giuntura dell'anca di Giacobbe fu slogata, mentre quello lottava con lui.”), mi sono sempre identificata con Giacobbe, mai con l’Angelo. Argomento questo del nervo sciatico che tra le altre cose ha causato la scrittura di pagine e pagine circa la corretta procedura kasher relativamente al suo trattamento negli animali da macellare da parte dei rabbini.
E quindi, dialoghi, appelli o soprattutto dichiarazioni di assolutamente inesistenti e ridicoli (almeno per quel che ovviamente, viste le premesse, mi riguarda) idilli con l’Angelo, vanno assolutamente rivisti in questa prospettiva. Non mi sono mai sognata di paragonarmi a creature celestiali e l’averlo pensato va solo a risibile giudizio dei cretini, o arroganti, fate voi, di turno: dato che la presupponenza umana, pare non conoscere neppure i limiti della vergogna, del buon gusto e soprattutto dell'umiltà. Così che creature di discutibile valore, che appaiono chiaramente non avere capito un bel nulla di parecchie cose, pur essendo convinti del contrario, e in primis non hanno capito un bel nulla di me, di ciò che sono o del mio modo di essere, si comportano come fossero elementi essenziali della creazione, aghi di una inesistente bilancia della vita, o quanto meno della blogosfera, che misurano, pesano e valutano, come si permise di fare solo il Dio degli Ebrei con Baltazzar, mentre a me appaiono superflui e irrilevanti, pur avendo creduto di comprendere, attribuendomi una parte che non mi sono mia sognata di rivendicare, la mia interpretazione del discusso passo dell’Antico Testamento dal quale prende origine - in modo molto impulsivo - il nome del mio blog, passo che parzialmente riporto e che tanto ha dato da riflettere ed elaborare ad esegeti dell’Antico Testamento, oltre che da interpretare a numerosi artisti, esegeti anche loro, pur se in modo diverso, di quella lotta, mentre io lo ho scelto per riportarne provocatoriamente l’aspetto metaforico, segreto, a mio avviso tuttora da meditare, ove non sia possibile decifrarlo razionalmente - dato che spesso l'arida razionalità è un limite assai diffuso.

Il quadro che apre il mio template è quello, famosissimo, di Eugène Delacroix, che si trova nella chiesa di Saint-Sulpice di Parigi, e per creare una ideale unione con il mio nome di parda Flora, si lega alla riproduzione della ...presa da wrestling , trasformata in passo di tango, creata plasticamente dal celebre ballerino Pablo Veron con la regista inglese Sally Potter, nel film “Lezioni di tango”. Qui, la Potter, ebrea, dà una sua interpretazione (solo una delle molte possibili) del celebre passo, molto controverso, che vede il patriarca Giacobbe, dopo aver condotto in salvo i suoi oltre il pericoloso guado dello Jabbok, ritornare sui suoi passi e trascorrere la notte in una lotta senza requie e senza vincitori o vinti, con l’Altro, che lo affronta senza spiegazioni e apparenti motivi.
Mi pare evidente che qui l’Angelo rappresenti l’Altro da sé, metafisico, ma non necessariamente solo tale, e le interpretazioni degli artisti che si sono cimentati con questo tema hanno, ognuno a modo loro, sottolineato tale aspetto privilegiando ciascuno una diversa sfumatura di significato della possibile lotta. A volte, tale contrapposizione è violenta e colma di aspetti di crisi esistenziale, come nel quadro del Morazzone; altre volte, come nel caso di Rembrandt, si tratta di un vero e proprio abbraccio colmo di accoglienza; infine, cito ad esempio le elaborazioni fattene da Chagall, si pone l’accento sull’aspetto dell’accettazione della povertà della realtà umana a fronte della superiore realtà rappresentata dall’emissario del Divino, della metafisica, di ciò che è oltre di Sé, e tutte le miserie e meschinerie raccolte necessariamente nel Sé.

Non so se sono riuscita, anche se vi ho spesso pensato, soprattutto in momenti oscuri, a dare una mia lettura del celebre passo: so che la fede, dal mio punto di vista, che è quello di studiare e analizzare ciò che è per me motivo di crisi, intesa nel senso medico del termine, e cioè cambiamento anche drammatico, laddove molti invece scelgono la via della sua negazione, molto più comoda e indolore, si è spesso soffermata soprattutto sulla benedizione invocata da Giacobbe e da lui ottenuta, a differenza, mi pare, da quanto accaduto a me, nonostante un dura lotta indiscutibilmente sostenuta.
Anche se questo brano e il suo possibile significato mi è costato ore e giorni di meditazione.
Ma la fede è una cosa strana, ed è nel mio carattere studiare soprattutto ciò che mi genera crisi e incertezza, anziché ignorarlo. Perciò fede e cristianesimo, che sono le realtà nelle quali sono crescita pur se sempre sorretta nonostante tutto da uno spirito vivacemente critico, restano imprescindibili dal mio approccio, anche problematico e smaliziato, alla realtà. Anche perché credo profondamente che non sia corretto criticare ciò che non si conosce davvero, e non solo intellettualmente, ma anche e forse soprattutto col sangue e la carne.

Perciò niente Angeli, o loro più o meno efficaci surrogati, che grazie a Dio! è proprio il caso di dirlo... lascio a personalità più pateticamente egocentriche e bisognose di attenzione a tutti i costi che non la mia, che certi vizi, almeno questi,
;-)
non li ha mai avuti: qui, al massimo, c’è solo il dolore e il dubbio di un essere umano in cerca di risposte che diano una parvenza di significato al suo percorso di vita, e che si sforza di accettare anche la responsabilità di quanti l’esistenza abbia affidato alla sua tutela, compatibilmente con le sue forze e capacità.
E questo è semplicemente tutto, senza tanti ...coup de theatre più o meno ispirati, per chi semplicemente lo voglia capire, e anche per chi sia così ottuso o in mala fede da non riuscire a capirlo - affari suoi... che per fortuna non mi riguardano minimamente.

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postato da la Parda Flora alle 15:10  

 

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