06 gennaio 2007
Settanta splendidi anni!
Via, via, vieni via di qui,
niente più ti lega a questi luoghi,
neanche questi fiori azzurri...
via, via, neanche questo tempo grigio
pieno di musiche
e di uomini che ti sono piaciuti...

It's wonderful, it's wonderful, it's wonderful,
good luck my babe,
it's wonderful, it's wonderful, it's wonderful,
I dream of you...
chips, chips, du-du-du-du-du

Via, via, vieni via con me,
entra in questo amore buio,
non perderti per niente al mondo...
via, via, non perderti per niente al mondo
lo spettacolo d'arte varia
di uno innamorato di te...

It's wonderful, it's wonderful, it's wonderful...

Via, via, vieni via con me,
entra in questo amore buio,
pieno di uomini...
via, entra e fatti un bagno caldo,
c'è un accappatoio azzurro,
fuori piove un mondo freddo...

It's wonderful, it's wonderful, it's wonderful...


Paolo Conte

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postato da la Parda Flora alle 13:37  

 

05 gennaio 2007
Solo la realtà supera la fantasia!
Questa sera, chi ha scritto gli articoli per il TG doveva essere ubriaco.
Un esempio?
Grazie alle nuove tecniche di analisi del DNA sulle tracce biologiche, è stato riaperto, fra l'altro, il caso dell'omicidio della povera Simonetta Cesaroni, assassinata in via Poma.
I primi risultati: le analisi del DNA sulle tracce di sperma sui suoi abiti indicano chiaramente la presenza di un individuo di sesso maschile sulla scena del delitto !.
Giuro, hanno detto così!
E noi abbiamo aspettato vent'anni e C.S.I Las Vegas per questo risultatone...
Ora abbiamo il primo caso di omicidio da parte di un ermafrodito, immagino...
>:)))

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postato da la Parda Flora alle 21:08  

 

Di Pacs e di amore: riflessioni in libertà...
Partiamo da un dato di fatto: il mio più caro, amato amico era omosessuale. Abbiamo condiviso vent’anni di rispetto e reciproco affetto profondissimi, poi, anche per la ottusità del mondo, la vita ci ha allontanati, ma la cosa per me appartiene agli eventi più negativi e dolorosi della vita..
So di aver perso un fratello, il fratello che non ho avuto mai e ho sempre desiderato, e scusate se è poco.
Quante volte mi ha abbracciato, donandomi senza chiedere nulla quella comprensione e quell’amore accogliente e pietoso - sì, amore - che neppure il mio compagno riusciva a darmi...
Eppure, per i maligni o gli individui in mala fede, specifico che non c’era nulla di erotico, né tanto meno sessuale, in ciò: c’era amore, fraterno, amicale, quello che i cristiani chiamerebbero agape, disposto a tutto per l’altro, e mi ritengo fortunata e onorata di aver goduto di questo privilegio per vent’anni, anche se ancora lo rimpiango...
Quando suo padre è stato operato, c’ero io, con la madre e lui, fuori dalla sala operatoria, ad aspettare e cercare di tenere l’atmosfera alta... quando c’erano goliardate da coprire per nascondere a chi non doveva sapere, la verità, c’ero ancora io, che mi sono scapicollata più di una volta, volentieri, senza mai permettermi di giudicare.
Quando fui operata per un sospetto cancro, con i miei genitori c‘era lui, e mia madre ricorda ancora sia il lieve buffone che tentava di alleggerirle l’attesa di ore, sia il gesto gentile di andarle a prendere il caffè ben zuccherato, per aiutarla ad aspettare la fine dell’intervento. E il primo ricordo del mio risveglio dall’anestesia, dopo cinque ore di operazione, fu la sua faccia affettuosa che mi diceva, da quel perfetto giullare che era: congratulazioni, ragazza - è un maschio di quattro chili!
So che il mio amico fu molestato da bambino, anche se la sua situazione familiare era da manuale - madre forte e padre inesistente - perché me ne raccontò, in un pomeriggio d‘autunno mentre le foglie di quegli stessi giardinetti dove aveva subito molestie, volavano nell’aria in attese di marcire.
Ma non è questo il punto: al momento della leva, lui si negò la facile scappatoia dell’omosessualità perché non la riconosceva, orgogliosamente, come malattia. Non so se avesse ragione, so che, a causa del corso ufficiali, questo fece sì che io dovessi rinunciare ad averlo testimone alle mie nozze, e che ciò fu un dolore per entrambi.
Le mie questioni con il Dio, ritengo riguardino solo me, anche se a volte mi permetto giudizi o valutazioni forse non proprio ortodosse. A questo punto della mia vita, dopo tanto dolore che io sola conosco, e un po’ qualche amico, e penso soprattutto a un signore implacabile quasi quanto me, al quale voglio molto bene e che si chiama Mario... mi reputo agnostica: meglio cercare una strada, che abbandonare per sempre vigliaccamente il cammino, che oltre tutto non è neppure nel mio carattere combattivo.

Tutto questo nasce da un “fondo“ di Scalfari che mi ha fatto ricordare e riflettere. Scalfari parla dei diversi e del dovere cristiano di amarli. Io, non avendo fatto altro, non posso che essere d’accordo con lui. Scrive Scalfari che alcune delle lettere ricevute “si concentrano sull'amore del prossimo. “Il prossimo - così mi scrivono questi lettori - non si compone di diversi ma, appunto, di 'prossimi', cioè di nostri simili. Possono essere più deboli, ammalati, infinitamente poveri e derelitti, ma comunque simili. Quella somiglianza è radice comune e suscita, deve suscitare, la nostra com-passione, superare e vincere il nostro egoismo.
Ma la questione è diversa per i diversi. .
I quali sono tali non per errori o ingiustizie della società alle quali va posto riparo, ma per loro libera scelta. Hanno scelto di essere diversi. E l'hanno scelto in un aspetto delicatissimo, quello dell'amore sessuale. Amore contro natura.”

L’antropologia e l’ etnologia ci insegnano, a volerle ascoltare, che il modello di famiglia, lungi dall’essere univoco, è vario come le culture che lo hanno prodotto. Con il che non voglio rinunciare ad un padre e a una madre, ma voglio solo tentare di scalfire le certezze granitiche di coloro che hanno il timore ossessivo di confrontarsi con realtà diverse da quelle che conoscono. Perché, temo proprio, ne uscirebbero con le corna rotte!

Le famiglie monogamiche, quelle che per noi oggi sono ovvie, non lo erano appena un secolo fa, nel meridione d’Italia per esempio, quando invece la famiglia era allargata perché si basava sul principio economico della mezzadria. A testimoniare che, anche ciò che riteniamo inscalfibile, si scontra sovente, e ha la peggio! con la storia e con la economia. Ciò che infatti l’antropologia culturale, faticosamente, dalla sua nascita e con molti errori, ci ha insegnato, è che non esiste un solo modello valido per tutte le situazioni culturali, e non esiste un modello che sia migliore degli altri, in tutte le situazioni culturali.
Ciò naturalmente non ci vieta di avere le nostre convinzioni, ma, si auspica, dovrebbe allargare la nostra mente, portandola ad accettare che le realtà con le quali essa si deve confrontare sono molte di più e molto diverse da quelle alle quali siamo abituati a pensare. Insomma, ad avere qualche certezza in meno e qualche dubbio in più.
Per esempio, presso i Nayar del Messico, le madri non si prendono necessariamente cura dei figli che hanno generato. Perché scandalizzarsi? qual è il numero di tate e bambinaie presso la nostra società? se ci sforziamo di essere onesti intellettualmente, scopriremo che la differenza fra le madri Nayar e le madri lavoratrici della società attuale è molto meno marcata di quanto vorremmo (o ci farebbe comodo credere in un primo momento).
Non mi si fraintenda: ho ben chiaro qual è il tipo di società nella quale viviamo. Vorrei solo che la si smettesse di usare le foglie di fico che andavano tanto di moda qualche secolo fa: per fortuna siamo cresciuti! O almeno si spera...
E’ vero che il modello poliginico, appartenete per esempio alla cultura araba, anche se meno diffuso di quanto si creda, rivela tutte le crepe che insidiano le unioni umane, ma è pur sempre un modello esistente e diffuso.
Così come è diffuso il modello familiare nel quale il figlio non ha un padre riconosciuto, ma è figlio dell’intera comunità.
Se vorrete riflettere un attimo, vedrete che non incontriamo modelli poi così diversi dai nostri tanto esecrati Pacs, etero o omosessuali, che così ci appaiono sperimentati da secoli da culture, questo sì, diverse dalle nostre, ma dove il diverso è tale soprattutto perché si inserisce in genere nella nostra ottica colonialista, che ama pensare l'altro sia peggiore di noi, ma non vuol dire necessariamente che ciò sia vero.

Si potrebbe concludere, domandandosi, fra tanti modelli e scelte, che c’entrino Pacs e amore?
Ma non vi pare, forse, che non esista sentimento più meritevole in ogni sua forma di essere salvaguardato e protetto?

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postato da la Parda Flora alle 17:33  

 

04 gennaio 2007
Datemi una sega! (Saddam Hussein e “Apocalypto”)
Ancora a parlare della esecuzione di Saddam Hussein.
Ora, anche se non si sa né quando né dove, ne dovrebbero seguire altre due, nella più totale incuranza per l’insurrezione mondiale di opinioni contrarie alla pena di morte che si sono avute in questi giorni. Col solito Pannella, che si è epurato degli eccessi natalizi, e ora, per il momento, riprende a bere - come fa ogni volta che sciopera e i medici lo considerano in reale pericolo. Forse si sarà capito che nello schieramento parlamentare, i radicali, ai quali non è per me possibile perdonare il voltafaccia di destra della passata legislatura, né la vampiresca passione per approfittare per i loro fini di qualsiasi situazione drammatica, pur di raccattare uno straccio di visibilità e, quindi, potere, non rientrano fra le mie preferenze.
E’ passato il video ufficiale; è passato il video pirata; è stato arrestato, o almeno così sembra, l’operatore “pirata”... chi aveva la morbosità di vedere un uomo che muore, se l’è comunque potuta togliere senza grosse difficoltà, né pesi sulla coscienza. Alla fin fine, la finzione e la realtà non sono poi così distinguibili...
Io ho ricordato le brave portinaie del periodo del Terrore, in Francia, che assistettero, tricottando alacremente, al massacro di 177 persone in pochi mesi, denunciando bravi cittadini parigini sospetti perché antipatici o chissà, perché avevano il naso storto....
Oggi, fortunatamente, la Francia si è unita all’Italia nel chiedere una moratoria all’ONU perché la pena di morte sia proibita.
Oggi giunge anche la notizia, ovviamente gradita, che anche il segretario generale dell'Onu Ban Ki Moon ha fatto marcia indietro rispetto alle precedenti posizioni, sostenendo che l’ONU deve operare perché la barbarie (questo lo dico io) della pena di morte diventi al più presto qualcosa da dimenticare.
Eppure, nel mio leggere i giornali del mattino, come di solito faccio, mi sono imbattuta in un paragrafo che mi ha fatto molto pensare. Si riferisce all’ultimo film di Mel Gibson regista, del quale come attore posso dire che The signs di Night Shyamalan era piaciuto, come film, evidentemente, sulla fede e non sugli extraterrestri, come solo gli idioti lo avevano interpretato. La fede, argomento purtroppo poco di moda al di fuori dei confini del Vaticano e delle canoniche,ma che però mi interessa: non mi piace lasciarla in mano a chi ne vuole fare, per l’ennesima volta, solo una questione di potere.
La fede è un dono divino: merita rispetto!
Ora, sulla fede cristiana di Mel Gibson e della sua famiglia d’origine se ne sono dette di tutti i colori, probabilmente a ragione: in più occasioni (in vino veritas) pare che il nostro eroe si sia abbandonato ad affermazioni razziste che cozzano non poco con l’amore per l’umanità che dovrebbe caratterizzare i seguaci di Cristo.
Ora, dopo averci ammannito la versione più vera del vero - così pare, ho rifiutato di vederla, accontentandomi della lettura dei Vangeli, della Passione di Cristo - ha deciso di illustrarci la fine dell’impero degli Amerindi, nel loro scontro con gli spagnoli.
Gi Amerindi che aspettavano che giungesse di là dal mare, un dio biondo a cavallo, furono sterminati dalla fede nel dio d'oltremare, dalle malattie e dalle missioni francescane armate (che ne avrebbe detto Francesco, lo possiamo immaginare fin toppo facilmente!!) che tolsero loro ogni senso di identità culturale.
Il film in questione è, ovviamente, “ Apocalypto”, che si è subito segnalato per le molte scene crude e violente... si sacrifica persino un tapiro strappandogli il cuore... personalmente credo che nelle prigioni irachene, o a Guantanamo sia successo, se non succede, di peggio, ma per fortuna non le ho mai visitate, mi posso consolare con il dubbio... e la speranza che gli esseri umani non siano quella porcheria che spesso pare si glorino di essere.

Fole della buona notte per i bambini!

Tuttavia, mentre in altri stati il film, per la crudezza di molte scene, è stato vietato almeno ai minori di 14 anni, in Italia, grazie anche all’assenza dello psicologo che dovrebbe fra parte della Commissione di revisione cinematografica, ha ricevuto il via libera più totale.
Ovviamente c’è stata la consueta levata di scudi da parte delle associazioni di genitori...ma quel che mi ha fatto davvero pensare, e secondo me dovrebbe far pensare un po’ tutti, è il commento, pacato ma spietato, di Carlo Freccero:
E' un film molto interessante sulla violenza del potere, *un potere primordiale e pre-moderno come quello di oggi*. La riprova è nel fatto che perfino le immagini di Saddam con il cappio al collo siano state diffuse con sufficiente indifferenza e che Bush abbia identificato nell'esecuzione del rais la pietra miliare di quella democrazia che l'Occidente si è incaricato di instaurare in Iraq. Se avessimo dovuto vietare il film, allora avremmo dovuto spegnere i Tg al 2001. Dopo le torture nel carcere di Abu Ghraib, è imbarazzante fare ragionamenti di questo tipo".
(La Repubblica, 4.1.2007)

Credo che questo pensiero meriti più di una riflessione seria e motivata.

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postato da la Parda Flora alle 17:43  

 

02 gennaio 2007
E per non perdere lo slancio: I believe I can fly! (e vorrei portarvi tutti lassù !...)
Con un pensiero molto speciale per N....


I used to think that I could not go on
And life was nothing but an awful song
But now I know the meaning of true love
I'm leaning on the everlasting arms

If I can see it, then I can do it
If I just believe it, there's nothing to it

- I believe I can fly
I believe I can touch the sky
I think about it every night and day
Spread my wings and fly away
I believe I can soar
I see me running through that open door
I believe I can fly
I believe I can fly
I believe I can fly


See I was on the verge of breaking down
Sometimes silence can seem so loud
There are miracles in life I must achieve
But first I know it starts inside of me, oh

If I can see it, then I can be it
If I just believe it, there's nothing to it
I believe I can fly
I believe I can touch the sky
I think about it every night and day
Spread my wings and fly away
I believe I can soar
I see me running through that open door
I believe I can fly
I believe I can fly
I believe I can fly





Hey, cuz I believe in me, oh

If I can see it, then I can do it
If I just believe it, there's nothign to it

I believe I can fly
I believe I can touch the sky
I think about it every night and day
Spread my wings and fly away
I believe I can soar
I see me running through that open door
I believe I can fly
I believe I can fly
I believe I can fly


Hey, if I just spread my wings
I can fly
I can fly
I can fly, hey
If I just spread my wings
I can fly
Fly-eye-eye


E appena mi riprendo dal "colpo della strega" (ho anche una mezza idea di chi potrebbe essere la strega
;-)))
- uno dice - cominciamo l'anno in bellezza! E c'è sempre la meschina frustrata che cerca di rovinarti tutto...una abita persino nel mio palazzo...)
vi metto anche il sonoro, che merita proprio...

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postato da la Parda Flora alle 10:06  

 

01 gennaio 2007
Oh Happy day!
Liberi di non crederci, ma sono finita trascinata sul palco a cantarla e ballarla con loro,assieme a tante bellissime altre,loro, gli Angels in Harlem Gospel Choir come li hanno ribattezzati gli U2 dopo che nel 1988 avevano inciso assieme la loro bellissima "I still haven't found I'm looking for", letteralmente scaraventata da uno dei ragazzi (seconda fila, primo da sinistra) in prima fila tutta sola...
ecchecavolo, i miei anni di danza jazz sono finalmente serviti a qualcosa, anche se con una ventina di anni di ritardo
(anche se non mi sarei mai fatta così impavida! e per un attimo ho temuto l'infarto)...
;-)

Che vi devo dire: superlativi, trascinanti, di una simpatia ed energia positiva straripante! Anche se dal vivo non c'è paragone.
Non ho altri aggettivi, e assolutamente liberatorio ed entusiasmante abbracciarli, pregare e ballare con loro.
Fra tanti: Enjoy your life! Love, peace and Jesus ed Happy new year...cosa dire? Speriamo che ci sia anche quello giusto!


BUON 2007, A TUTTI, DI TUTTO CUORE!




Oh happy day
Oh happy day
Oh happy happy day;
Oh happy dayWhen Jesus washed
Oh when he washed
When Jesus washed
He washed my sins away!
Oh happy day
Oh happy day
Oh happy day
Oh happy day
When Jesus washed
Oh when he washed
When Jesus washed
He washed my sins away!
Oh happy day
Oh happy day

He taught me how
He taught me
Taught me how to watch
He taught me how to watch
and fight and pray
fight and pray
yes, fight and pray

And he'll rejoice
and He'll, and He'll
rejoice in things we say
and He'll rejoicein things we say
things we say
yes, things we say

Oh happy day, Oh happy day
Oh happy day, Oh happy day
Oh happy day
Oh happy day

Oh happy day, Oh happy day
When Jesus washed
Oh when he washed
He washed my sins awayHe tought me how
to watch, fight and pray
fight and pray
Oh happy day, Oh happy day
When Jesus washed
Oh when he washed
He washed my sins awayWe´ll live rejoicing
ev´ry day, ev´ry day
Oh happy day, Oh happy day
When Jesus washed
Oh when he washed
He washed my sins away

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postato da la Parda Flora alle 11:22  

 

31 dicembre 2006
La notizia del giorno
Sono davanti a un caffè. Dopo molte ore di riflessioni, ho deciso di vedere il video dell’impiccagione di Saddam Hussein.
Solitamente evito questi atti di sciacallaggio, come ho fatto per gli ostaggi italiani a suo tempo trucidati, anche se le immagini che fanno intravedere quel po’ che resta di un uomo sicuramente crudele e temibile, pomposamente pretendono di essere, nella loro crudezza, “immagini storiche”.
Io le reputo, più che sia, morbose. Meglio, reputo il guardarle, morboso: mentre posso capire la necessità documentaria di attestare un fatto di questa portata. Ma ormai ci perseguitano da giornali, siti web, televisione... difficile sfuggire anche volendolo.

Fatalità ha voluto che, poco prima, guardando una replica di dottor House, telefilm che adoro per affinità elettive (misantropia), abbia assistito alla simulazione dell’autopsia di un neonato. Nella mia vita, su per giù, penso di averne viste dal vero più o meno un centinaio - neonatali, perinatali, a seconda che si trattasse di morte per deficit respiratori, gastroenterici o cardiovascolari. Chissà quanti sanno che per aprire il cranio di un neonato non si usa la sega vibrante, ma semplici forbici, tanto l’osso è ancora elastico e prematuro? E quanto il loro cervello, ancora privo di mielina, risulti informe e lasso, quando lo si appoggi su di un piano rigido?
Eppure, non sono queste le immagini più crude che abbia visto nella mia vita, perché quei piccoli visi infantili, ancora deformi per il tumor partus, avevano nonostante tutto la bellezza delle promesse mancate, e non pensare con tenerezza partecipe al cumulo di dolore che si caricava su quei loro piccoli corpi era impossibile.
Ho veduto i cadaveri sanguinanti, coperti da un lenzuolo al bordo della strada, quei cadaveri che sai potrebbero un domani essere anche il tuo destino, chissà?
Il mio primo cadavere fu quello di una anziana donna, morta da sola in casa per avvelenamento da monossido di carbonio, crollata accanto ad una stufetta che con il suo calore le aveva rosicchiato naso e dita, lasciando dietro di sé l’inconfondibile odore di carne umana bruciata, che molti avranno letto descrivere in gialli e thriller, ma che bisogna aver annusato per davvero almeno una volta, per capire veramente cos’è. Ma neppure quel viso e quelle mani sconciate sono stata l’immagine più crudele che abbia visto.
Durante la mia permanenza presso l’Istituto di Anatomia patologica ho veduto anche molti morti per AIDS: erano i primi, e per la maggior parte erano tossicodipendenti. Corpo magri, emaciati, in genere già malati di epatite, talvolta anche di sifilide, quando non addirittura cachettici per la immunodepressione che li aveva letteralmente divorati, facendo fiorire loro la pelle col sarcoma di Kaposi, intasando i loro polmoni con la Pneumocisti carinii, o qualche altro agente patogeno, che normalmente sarebbe stato innocuo, o quasi...
Ricordo in particolare lo stomaco di un giovane drogato, così putrefatto dopo sole 24 ore, da consentire di vederci attraverso come se fosse stato di carta oleata.
Ricordo ancora il professor Fiore Donati, prelevare fra le altre cose umor vitreo dagli occhi dei morti, e posso assicurare che non è un bello spettacolo.
Perciò le immagini “crude” di un sacco mortuario dal quale si intravedeva sbucare una testa barbuta, che si presume essere quella di Hussein, non è che mi abbiano mandato di traverso la colazione. Ho imparato che i morti sono morti, e basta: si posso stringere fra le braccia con amore o pietà, si possono accarezzare, si possono piangere, l’unica cosa che non si può proprio fare è riportarli in vita. Che siano santi, boia o semplici persone comuni.
Così, ho visto un uomo scarmigliato e vestito di scuro, circondato da così tanti boia incappucciati da farmi riflettere su quanto ancora lo si potesse seriamente ritenere pericoloso. Oppure la prassi irachena per le esecuzioni capitali è quella: confesso la mia ignoranza. Uno di loro gli ha parlato a lungo - io guardavo e pensavo che, come lui, non avrei voluto un cappuccio sul viso. Ho visto molte volte negli occhi la morte, l’ho vista nascondersi in angoletti bui: meglio fissarla dritta negli occhi che aspettare di sentirsela arrivare alle spalle. Poi gli hanno messo una sciarpa attorno al collo - ti ammazziamo, ma non vorremmo mai lasciarti antiestetiche abrasioni ! - e gli hanno posto al collo un cappio grosso come una gomena di nave.
Tutto qui.
Questa è stata la fine di Saddam il mostro.
Almeno credo, perché, mi auguro per pudore - quello che di solito manca ai cameraman americani che riprendono le "allegre" esecuzioni texane, per esempio - la telecamera si è bloccata su di un viso che non riesco a decifrare se più smarrito, incredulo o spaventato
A pensarci bene, nemmeno queste sono state le immagini più crudeli che io abbia mai visto.
Me le sarei anche potute risparmiare: mi sento un po’ sporca per aver ceduto a questa curiosità, che chiuderà un anno decisamente non bello, da nessun punto di vista.

Forse, a pensarci bene, le mie immagini più crudeli sono quelle di quando, tornando a casa, mi sono trovata a dover soccorrere un uomo di mezza età, alla guida della macchina di fronte alla mia, che ebbe un infarto guidando. Io che ho molto consapevolmente scelto di non voler fare il medico, e perciò non ho con me una valigetta di medicinali, neppure un fonendoscopio, che normalmente se sta inutilizzato nel mio comodino.
La macchina che sbandava fermandosi addosso al guard rail, telefonare al pronto intervento, avvisare gli automobilisti che arrivavano ignari dell’ostacolo di traverso alla strada, rincuorare la moglie terrorizzata, sentirmi orribilmente impotente, priva di mezzi di fronte a ciò che capivo stava accadendo: questo è davvero crudo e terribile. Come non sapere come sia andata a finire.
I minuti in attesa dell’eliambulanza sono stati fra i più lunghi della mia vita....

Forse anche per questo, su di un anno, per molti versi tragico, che si chiude, i miei auguri per un nuovo anno migliore e più sereno, ad amici vecchi e nuovi, passanti casuali e naviganti di lungo corso.
Io festeggerò ascoltando l’Harlem Gospel Choir e brinderò pensando anche a tutti voi, come al solito alla salute di chi mi vuol male, meschino...
;-)
Se passa di qui, un abbraccio speciale a Viviane, con tutto il mio affetto, e
BUON 2007 A TUTTI!
postato da la Parda Flora alle 09:15  

 

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