08 agosto 2007 |
Diamonds are a girl's best friend! |
Che i diamanti siano i migliori amici delle donne, lo sanno tutti: lo canta, con la sua non proprio strepitosa, pur se inconfondibile voce, persino Marilyn Monroe in una celebre canzone!
The French are glad to die for love They delight in fighting duels But I prefer a man who lives And gives Expensive jewels
A kiss on the hand may be quite Continental But diamonds are a girl's best friend A kiss may be grand But it won't pay the rental On your humble flat Or help you at the automat
Men grow cold As girls grow old And we all lose our charms in the end But square-cut or pear-shaped These rocks don't lose their shape Diamonds are a girl's best friend
Tiffany's. . . Cartier. . . Black frost. . . Pearl 'bossed. . . Talk to me, Harry Winston, tell me all about it!
There may come a time when a lass needs a lawyer But diamonds are a girl's best friend There may come a time when a hard-boiled employer Thinks you're awful nice But get that ice Or else no dice
He's your guy when stocks are high But beware when they start to descend Cos that's when those louses Go back to their spouses Diamonds are a girl's best friend
I've heard of affairs which are strictly Platonic But diamonds are a girl's best friend And I think affairs that you Must keep Masonic Are better bets If little pets get big baguettes
Time rolls on, and youth is gone And you can't straighten up when you bend But stiff back, or stiff knees You stand straight at Tiffany's
Diamonds, diamonds. . . I don't mean rhinestones Diamonds. . . Are a girl's best. . . best friend
Perché, si sa, se gli amori in genere vanno e vengono, almeno gli eventuali diamanti che essi dovessero fruttare, si spera restino. “Sarà bello questo, sarà bello quest’altro - canta quella che Pasolini in una sua bellissima poesia che ne celebra la morte prematura, chiamò sorellina, però ella molto pragmaticamente conclude - ma io preferisco gli uomini che donano gioielli costosi!”
La cosa curiosa dei diamanti, oltre al loro ovvio valore patrimoniale, che spingeva la Bionda di più sopra alle considerazioni viste; oltre alla loro durezza e quindi al fatto che possono essere scalfiti/feriti, solo da un altro diamante, fatto che a mio avviso si presta a parecchie affascinanti considerazioni metaforiche, che però lascio alla vostra immaginazione; e oltre al fatto che come pietra, sia pur preziosa, almeno a me hanno sempre comunicato sensazioni di gelo e distanza, è che - e immagino lo sappiano più o meno tutti - essendo un reticolo di carbonio, hanno la stessa formula della grafite, proprio quella che costituisce la mina delle umili matite: la differenza sta solo nella diversa struttura allotropica che il carbonio presenta nei due casi. Il che, ammettiamolo, spoetizza un po’ l’aura sacrale che circonda la gemma preziosa: insomma, pura questione di culo - con una formula di struttura diversa avrebbe potuto essere sporco carbone, proprio quello che la Befana porta, come monito, ai bambini cattivi! Però anche le matite, nella loro umiltà apparente, sanno creare veri gioielli: ricordo un meraviglioso ritratto della moglie, schizzato a matita da Pablo Picasso, su di un foglio di quaderno strappato, il cui valore commerciale immagino non sia inferiore a quello di uno di quei gioielli costosi, che tanto erano cari alla Monroe.
Resta la sensazione di gelo siderale, di freddo che queste schegge luminosissime comunicano, nella loro gelida e disumana perfezione. Sarà anche per quello, immagino, che, almeno nei casi dei più famosi, di quelli che per l’eccezionalità delle loro qualità e dimensioni, si sono meritati un nome e una storia, che in genere li allontana inesorabilmente dai comuni mortali e li porta infine ad arricchire tesori reali, sono nate tante leggende e superstizioni. E tutte brutte, diciamocelo: i diamanti ne ammazzano più delle mummie! ;-)) Da questo punto di vista, il più tristemente noto, anche se non il più grande esistente, pur coi suoi ben oltre 100 carati, è la Montagna di luce, probabilmente più familiare con il suo nome in sanscrito: Ko-hi-noor. Il Ko-hi-noor è una vera catastrofe per l’umanità: apparentemente bellissimo, in realtà la sua leggenda è ricca di guerre, morti a migliaia, regni caduti, disgrazie e quanto di peggio vi possa venire in mente, che colpirebbero soprattutto - attenzione, perché qui la cosa si fa interessante - non i proprietari tout court del diamante, attualmente uno dei pezzi forti del tesoro reale dei regnanti d’Inghilterra, ma solo i proprietari malvagi che se ne impossessino. Apparirebbe quindi essere una pietra con una coscienza etica più spiccata di quella di tanti esseri umani...
Se la cosa vi diverte, in Rete trovate tutto il materiale che possa soddisfare la vostra curiosità su questa gemma maledetta. Resta però il fatto che il Ko-hi-noor è una gemma, che magari apparirà perfetta per chi ami questi gelidi e in fondo pressoché inutili, praticamente, scherzi di natura (tutta la nostra vita, come si sa, biologicamente si basa sul carbonio), ma è famoso soprattutto per l’aura di malignità e disgrazia che lo circonda. Anche se, e so che Marilyn approverebbe, possiedo una parure completa di diamanti (in certe occasioni sono, come dire.... d’obbligo) non mi piacerebbe per nulla essere paragonata ad un diamante, grezzo o puro che sia: al Ko-hi-noor poi, meno che meno...la pietra "porta sciagura" più conosciuta al mondo! Ma che, scherziamo! Niente offese, per favore...
Sarà che, sin da bambina, ho imparato la profonda verità del verso finale di una famosa canzone di Fabrizio De André: Dai diamanti non nasce niente dal letame nascono i fior!Etichette: extra vagantes |
postato da la Parda Flora
alle 10:38
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07 agosto 2007 |
Quelli che ben pensano... (ma male razzolano ) |
Lo so che citare una canzone di Frankie HI-NRG MC, dopo che il mio compagno, nel salotto del povero Ivan Graziani, fece la terribile gaffe di esprimere il suo pensiero non proprio lusinghiero sul rapper italiano proprio alla sua fidanzata, potrebbe apparire di cattivo gusto, ma trovo ugualmente questo testo così...vero e attuale, da non poter ignorarlo, e da provare il desiderio di condividerlo con chi capiti di qui! Così vi beccate Frankie HI-NRG MC e il suo "Quelli che ben pensano" dalla "Corte dei Miracoli" perché purtroppo, come immagino ogni lettore avrà fatto diretta esperienza, gente così ce n’è davvero tanta in giro, sino al voltastomaco, e se ascoltate/leggete il testo con attenzione, sono sicura che ne converrete con me! Buon ascolto, che voi siate ben o mal pensanti! ma sì, siamo generosi e abbondiamo... ;-)
Quelli che ben pensano!
Sono intorno a noi, in mezzo a noi, in molti casi siamo noi a far promesse senza mantenerle mai se non per calcolo, il fine è solo l'utile, il mezzo ogni possibile, la posta in gioco è massima, l'imperativo è vincere e non far partecipare nessun altro, nella logica del gioco la sola regola è esser scaltro: niente scrupoli o rispetto verso i propri simili perché gli ultimi saranno gli ultimi se i primi sono irraggiungibili. Sono tanti arroganti coi più deboli, zerbini coi potenti, sono replicanti, sono tutti identici guardali stanno dietro a maschere e non li puoi distinguere. Come lucertole si arrampicano, e se poi perdon la coda la ricomprano. Fanno quel che vogliono si sappia in giro fanno, spendono, spandono e sono quel che hanno.
Sono intorno a me ma non parlano con me... Sono come me ma si sentono meglio... Sono intorno a me ma non parlano con me... Sono come me ma si sentono meglio...
...e come le supposte abitano in blisters full-optional, con cani oltre i 120 decibels e nani manco fosse Disneyland, vivon col timore di poter sembrare poveri, quel che hanno ostentano e tutto il resto invidiano, poi lo comprano, in costante escalation col vicino costruiscono: parton dal pratino e vanno fino in cielo, han più parabole sul tetto che san Marco nel Vangelo e sono quelli che di sabato lavano automobili che alla sera sfrecciano tra l'asfalto e i pargoli, medi come i ceti cui appartengono, terra-terra come i missili cui assomigliano. Tiratissimi, s'infarinano, s'alcolizzano e poi s'impastano su un albero, boom! Nasi bianchi come “Fruit of the Loom” che diventano più rossi d'un livello di Doom... ( :-D )
Sono intorno a me ma non parlano con me... Sono come me ma si sentono meglio... Sono intorno a me ma non parlano con me... Sono come me ma si sentono meglio...
Ognun per sé, Dio per sé, mani che si stringono tra i banchi delle chiese alla domenica, mani ipocrite, mani che fan cose che non si raccontano altrimenti le altre mani chissà cosa pensano, si scandalizzano. Mani che poi firman petizioni per lo sgombero, mani lisce come olio di ricino, mani che brandiscon manganelli, che farciscono gioielli, che si alzano alle spalle dei fratelli. Quelli che la notte non si può girare più, quelli che vanno a mignotte mentre i figli guardan la tv, che fanno i boss, che compran Class, che son così sofisticati da chiamare i NAS, incubi di plastica che vorrebbero dar fuoco ad ogni zingara ma l'unica che accendono è quella che dà loro l'elemosina ogni sera, quando mi nascondo sulla faccia oscura della loro luna nera...
Sono intorno a me ma non parlano con me... Sono come me ma si sentono meglio... Sono intorno a me ma non parlano con me... Sono come me ma si sentono meglio...
(in realtà sono io a sentirmi molto meglio di loro:almeno la notte dormo sonni tranquilli, essendo in pace con la mia coscienza... cosa che credo non tutti possano con la stessa lievità dire!)Etichette: extra vagantes |
postato da la Parda Flora
alle 12:23
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06 agosto 2007 |
Se questa è la storia che sanno a memoria... |
Ricordo che qualcuno mi raccontò d’aver avuto la fortunata ventura, durante un lungo viaggio in treno, di capitare casualmente nello stesso scompartimento di Paolo Poli. Con sorpresa, ma neppure tanta, scoprì, anziché un grande attore famoso e spocchioso, un signore anziano assai colto, che portava con grande grazia auto ironica le proprie non sempre semplici scelte di vita, molto garbato e affabile con lo sconosciuto compagno di viaggio che il caso gli aveva affiancato, e soprattutto, molto, ma molto divertente. Insomma, di questi tempi che vedono spesso la maleducazione e la stupidità come una realtà trasversale, dai nipoti ai nonni, un’autentica rarità! Per le bizzarre associazioni mentali che a volte capita d’avere, proprio oggi m’è tornato in mente, attraverso uno stralcio del suo spettacolo del 1970, “La Vispa Teresa”, raccolta divertita e sarcastica di filastrocche e poesie per bambini che ovviamente comprende la versione di Trilussa della celebre filastrocca (ah, vorrei specificare: ho sempre detestato sadici collezionisti e tormentatori di farfalle e altri insetti: per la psicanalisi, tutta gente la cui personalità si è fissata, evolutivamente, alla fase anale, il che non è un gran risultato, mi pare), che un vecchio amico mi fece conoscere un pomeriggio d’inverno, facendomi sbellicare dalle risate. Spero che le vicende della cresciuta, ma sempre vispa e indomita, Teresa, possano divertire anche chi per caso capiti qui e legga. :-)
La vispa Teresa avea tra l'erbetta a volo sorpresa gentil farfalletta
e tutta giuliva, stringendola viva, gridava a distesa: "L'ho presa! L'ho presa!"
A lei supplicando l'afflitta gridò: "Vivendo, volando, che male ti fo'?"
Tu sì mi fai male stringendomi l'ale. Deh, lasciami: anch'io son figlia di Dio."
Confusa, pentita, Teresa arrossì: dischiuse le dita e quella fuggì. - . - . - . - . - . - . - Se questa è la storia che sanno a memoria i bimbi di un anno, pochissimi sanno che cosa le avvenne quand'era ventenne. Un giorno di festa la vispa Teresa uscendo di chiesa si alzava la vesta per farsi vedere le calze schiffonne che a tutte le donne fa molto piacere.
Armando, il pittore, vedendola bella, le chiese il favore di far da modella. Teresa arrossì, ma disse di sì. "Verrete?" - "Verrò: ma badi però..." "Parola d'onore!" rispose il pittore.
Il giorno seguente, Armando, l'artista, stringendo furente la nuova conquista gridava a distesa: "T'ho presa, t'ho presa!" A lui supplicando Teresa gridò: "Su, su, mi fai male la spina dorsale: mi lasci che anch'io son foglia di Dio... Se ha qualche programma ne parli alla mamma..." A tale minaccia Armando tremò, dischiuse le braccia, ma quella restò.
Perduto l'onore, sfumata la stima, la vispa Teresa, più vispa di prima, per niente pentita, per niente confusa, capì che l'amore non è che una scusa. Per circa tre lustri fu cara a parecchi: fra giovani e vecchi, oscuri ed illustri, la vispa Teresa fu presa e ripresa. Contenta e giuliva s'offriva e soffriva. (La donna che s'offre. se apostrofa l'esse, ha tutto interesse a dire che soffre.)
Ma giunta ai cinquanta, con l'anima affranta, col viso un po' tinto, col resto un po' finto, per torsi d'impaccio dai prossimi acciacchi apriva uno spaccio di Sali e Tabacchi. Un giorno un cliente, chiedendo un toscano le porse la mano così... casualmente. Teresa la prese, la strinse e gli chiese: "Mi vuole sposare? Farebbe un'affare!" Ma lui, di rimando, rispose: "No, no!... Vivendo e fumando che male ti fo'? Confusa e pentita Teresa arrossì, Dischiuse le dita e quello fuggì.
Ed ora Teresa, pentita davvero, non ha che un pensiero: d'andarsene in chiesa. Con l'anima stracca si siede e stabacca, offrendo al Signore gli avanzi di un cuore che batte la fiacca. Ma, spesso, fissando con l'occhio smarrito la polvere gialla che resta sul dito, le sembra il detrito di quella farfalla che un giorno ghermiva stringendola viva.
Così come allora, Teresa risente la voce innocente che prega ed implora: "Deh, lasciami! Anch'io son figlia di Dio!"
"Fu proprio un bel caso!" sospira Teresa, fiutando la presa che sale nel naso. "Se qui non son lesta mi scappa anche questa." E fiuta, e rifiuta, tossisce e sternuta: il naso è una tromba che squilla e rimbomba e pare che l'eco si butti allo spreco... Tra un fiotto e un rimpianto, tra un soffio e un eccì, la vispa Teresa... . . . . . . . . . . . . . . . . lasciamola lì.
(1917) Trilussa
(come forse in altra occasione ho già detto, in arabo un'accettabile traduzione della non amichevole espressione "Barra, barra" potrebbe essere: và fuori dai coglioni!)Etichette: extra vagantes |
postato da la Parda Flora
alle 12:05
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