30 novembre 2006
An other Cup
Dopo 28 anni di silenzio, Yusuf Islam torna a regalarci la sua splendida voce, più matura e rotonda, rispetto a certe asprezze della giovinezza, quando iniziò, 40 anni fa, la sua carriera di cantautore come Cat Stevens. Da venti giorni è uscito An other Cup - un’altra tazza, una tazza diversa. Personalmente, trovo che le collezioni di tazze più belle siano proprio quelle dove ogni tazza è diversa dall’altra.
Perché proprio ora, tornare a cantare, per questo artista che aveva deciso di votarsi a Dio, in cambio della vita? Proprio ora quando, come mi è capitato di leggere con un certo disgusto, la “vicinanza della marmaglia araba avvicina il cuore a Israele, che è sempre stata in noi”?
Forse, la risposta in una splendida versione di una vecchia cover degli Animals.
Nell’ascoltarla, vi invito a fare attenzione a come la voce di Yusuf calchi sul mis di misunderstood, cosa che non credo sia casuale. Per questo, alle traduzioni tradizionali, che recitano “fraintesa”, io ho preferito mal- compresa, che credo si avvicini di più al senso che questo artista splendido voleva trasmettere. Perché essere mal-compresi è il primo passo per essere odiati, e a propria volta, non avere alternative all’imparare solo l’odio.
Forse.

Don’t Let Me Be Misunderstood


Piccolo, do you understand me now
Sometimes I feel a little mad
But don't you know that no one alive
Can always be an angel
When things go wrong I seem to be bad
But I'm just a soul whose intentions are good
Oh Lord, please don't let me be misunderstood
Baby, sometimes I'm so carefree
With a joy that's hard to hide
And sometimes it seems that all I have do is worry
Then you're bound to see my other side
But I'm just a soul whose intentions are good
Oh Lord, please don't let me be misunderstood
If I seem edgy I want you to know
That I never mean to take it out on you
Life has it's problems and I get my share
And that's one thing I never meant to do
Because I love you
Oh, Oh piccolo don't you know I'm human
Have thoughts like any other one
Sometimes I find myself long regretting
Some foolish thing some little simple thing I've done
But I'm just a soul whose intentions are good
Oh Lord, please don't let me be misunderstood
Yes, I'm just a soul whose intentions are good
Oh Lord, please don't let me be misunderstood
Yes, I'm just a soul whose intentions are good
Oh Lord, please don't let me be misunderstood



Bambino, mi capisci ora
Se alle volte vedi che sono fuori di me
Non sai che nessuno nella vita può essere sempre un angelo?
Quando tutto va male sembro cattiva

Be’ io sono solo un’anima le cui intenzioni sono buone
Oh Signore per favore non lasciare che io sia mal capita
Bambino alle volte sono così senza preoccupazioni
Con una gioia che è difficile da nascondere
Poi di nuovo alle volte sembra che tutto ciò che ho è pena
E poi tu salti a vedere l’altro mio lato

Ma io sono solo un’anima le cui intenzioni sono buone
Oh Signore per favore non lasciare che io sia mal capita
Se sembro nervosa
Voglio che tu sappia
Che non ho mai avuto l’intenzione di scaricarlo su di te
La vita ha i suoi problemi
E io ho la mia quota
E quella è una cosa che non vorrei mai fare

Bambino
Non lo sai che io sono un essere umano
Ho dei pensieri come chiunque altro
Oh quando alle volte mi trovo da sola rimpiangendo
Alcune piccole cose
Alcune semplici cose che ho fatto


Io sono solo un’anima le cui intenzioni sono buone
Oh Signore non lasciare che io sia mal capita
Ma io sono solo un’anima le cui intenzioni sono buone
Oh Signore per favore non lasciare che io sia mal capita
Oh Signore per favore non lasciare che io sia mal capita

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postato da la Parda Flora alle 20:37  

 

26 novembre 2006
Come ama dire K.: una fazza, una razza
“E’ vero, in questa società così impoverita di valori forti, ci sono sempre più persone davvero patetiche: le nicchie per la loro sopravviveza si allargano, infatti, sempre più, fra falsità e inguaribile narcisismo.
Ci si mette un po’ a capirlo, perché in genere sembrano brillanti, e si danno anche molto da fare per mantenere questa facciata, ma poi a furia di parlarci, ti rendi conto che sono patetiche: ripetono con vesti nuove (?) sempre e solo quelle povere quattro idee che hanno in testa; perché una volta sono state ferite, come non fosse capitato a tutti, a torto o a ragione sono convinte di aver acquisto diritti sulla vita altrui,cosa che in realtà mai e poi mai hanno, e invece di pensare ad affrontare i loro problemi, e la loro personalità malata di un protagonismo talora ridicolo, si atteggiano a maître à penser per il loro pubblico, il che riesce loro facile, perché in genere si circondano solo di persone loro inferiori o comunque incapaci di veder la loro pochezza dietro gli scintilli dell’oro matto. Come si diceva una volta, durante la guerra: oro del Giappone, in Italia si chiama ottone.
Perché i patetici, con solo quell'ottone fra le mani, hanno parecchie cose delle quali essere scontenti - sia nella vita pubblica sia in quella privata - e perciò, oltre a necessitare di una piccola corte compensatoria, alla quale cooptano quanti non riconoscano la loro pochezza, devono anche diventare ipocriti. Forse anche per questo a volte si fatica un po’ a riconoscerli: occorre che si presenti una situazione che metta in luce la loro codardia, il loro amare lo spettegolare dietro le spalle, il loro non volere essere mai coinvolti se non nelle cose che possono dare loro un utile, come fosse possibile così non sporcare quell’abito luminoso di santi che si sono scelti e che tanto amano.
Come cantava De André, e credo valga in altre situazioni che non siano solo la politica, ma anche una vita intera di scelte, “anche se voi vi credete assolti, siete per sempre coinvolti”. Ove per sempre è per sempre, anche in questo mondo che scorda tutto e ricorda solo quello che gli fa comodo.
Il patetico porterà con sé per sempre le stimmate della sua piccineria: non è possibile aiutarlo, infatti, poiché lui non è consapevole di avere un disperato bisogno di aiuto. E’ convinto di essere quanto di meglio ci sia in fatto di genere umano, e come tale - ovvero da autentico egotista - si comporta. Il patetico, da gran noioso qual è, ricorda infatti solo quelli che ritiene i suoi trionfi: le sua vigliaccate, le sue omissioni, le sue meschinerie, i suoi mormorii dietro le spalle, nascosti da gran sorrisi, preferisce dimenticarli. Un po’ come la matrigna di Biancaneve, ciò che il patetico vuole è solo uno specchio che lo rassicuri circa il fatto che è sempre lui il più bello del reame, per quanto piccolo e patetico quel reame sia - esattamente a misura sua. E, probabilmente, finirà prima o poi per trovarsi solo con uno specchio appannato, in compagnia al massimo di altri patetici come lui, a lottare per la sopravvivenza, con lacerti dell’anima dell’un l’altro fra i denti, come menadi assatanate di un dramma troppo vecchio e bestiale perché noi, i non patetici, lo possiamo comprendere, per fortuna nostra.
Un’ultima cosa: spesso, le persone patetiche possono essere veramente spregevoli, ma data la scarsa auto consapevolezza che hanno, soprattutto dei loro difetti, ovviamente non se ne rendono conto, quando addirittura non lo sbandierano ai quattro venti come fosse una virtù, il che accade spesso. Anche per questo, nonostante appaia un paradosso, meritano solo la nostra pietà.”
Umberto Galimberti

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postato da la Parda Flora alle 10:34  

 

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