23 gennaio 2007
Questo blog è in lutto
La parda Flora, Smilla e Pangur Bàn sono addolorati e costernati perché, a poche settimane di distanza, si trovano ancora a condividere con sofferenza e immenso affetto il dolore di Eriadan e Federica, che per una spietata gastrenterite virale, hanno perduto il loro nuovo amico, il piccolo Prospero , grande mago d'amore, poche settimane dopo aver perduto il vecchio amico Cianci, il mitico Piagatto, che tanti di noi avevano imparato ad amare e ammirare per la sua signorilità ed arguzia.
Con tutto il nostro affetto, peloso e non, alla faccia di chi il pelo ce l'ha sull'anima.
Ora c'è solo silenzio, ma vi siamo vicini!
Per voi, per Cianci e Prospero, una canzone di speranza, una canzone speciale, che amo molto, perché da qualche parte laggiù, dove finisce l'arcobaleno, possiamo tutti ritrovare la casa del nostro cuore...


Over the rainbow - Wonderful world

Somewhere over the rainbow
Way up high

And the dreams that you dreamed of
Once in a lullaby
Somewhere over the rainbow
Blue birds fly
And the dreams that you dreamed of
Dreams really do come true

Someday I’ll wish upon a star
Wake up where the clouds are far behind me
Where trouble melts like lemon drops
High above the chimney tops is where you’ll find me
Somewhere over the rainbow bluebirds fly
And the dreams that you dare to, oh why, oh why can’t I?
Well I see trees of green and Red roses too,
I’ll watch then bloom for me and you
And I think to myself
What a wonderful world
Well I see skies of blue and I see clouds of white
And the brightness of day
I like the dark and I think to myself
What a wonderful world
The colors of the rainbow so pretty in the sky
Are also on the faces of people passing by
I see friends shaking hands
Saying, “How do you do?”
They’re really saying, I…I love you

I hear babies cry and I watch them grow,
They’ll learn much more than
We’ll know
And I think to myself
What a wonderful world
Someday I’ll wish upon a star,
Wake up where the clouds are far behind me
Where trouble melts like ;emon drops
High above the chimney tops is where you’ll find me
Somewhere over the rainbow way up high
And the dreams that you dare to
, oh why, oh why can’t I?



Da qualche parte sopra l'arcobaleno/che mondo meraviglioso

Da qualche parte sopra l'arcobaleno
proprio lassù
,
ci sono i sogni che hai fatto
una volta durante la ninna nanna
da qualche parte sopra l'arcobaleno
volano uccelli blu e i sogni che hai fatto,
i sogni diventano davvero realtà


un giorno esprimerò un desiderio
su una stella cadente
mi sveglierò quando le nuvole
saranno lontane dietro di me
dove i problemi si fondono come gocce di limone
lassù in alto, sulle cime dei camini
è proprio lì che mi troverai
da qualche parte sopra l'arcobaleno
volano uccelli blu e i sogni che hai osato fare,
oh perchè, perchè non posso io?

Beh vedo gli alberi del prato e
anche le rose rosse
le guarderò mentre fioriscono
per me e per te
e penso tra me e me
"che mondo meraviglioso!"

Beh vedo cieli blu e nuvole bianche
e la luminosità del giorno
mi piace il buio e penso tra me e me
"che mondo meraviglioso!"

I colori dell'arcobaleno così belli nel cielo
sono anche sui visi delle persone che passano
vedo degli amici che salutano
dicono "come stai?"
in realtà stanno dicendo "ti voglio bene"

ascolto i pianti dei bambini
e li vedo crescere
impareranno molto di più
di quello che sapremo
e penso tra me e me
"che mondo meraviglioso!"

un giorno esprimerò un desiderio
su una stella cadente
mi sveglierò quando le nuvole
saranno lontane dietro di me
dove i problemi si fondono come gocce di limone

lassù in alto, sulle cime dei camini
è proprio lì che mi troverai
da qualche parte sopra l'arcobaleno
ci sono i sogni che hai osato fare,

oh perchè, perchè non posso io?

Etichette: ,

postato da la Parda Flora alle 16:18  

 

Informazione, politica e opinione pubblica.
Quando, fra il 1961 e il 1962 il presidente Kennedy dette inizio alla guerra in Vietnam, proseguendola crudelmente per tutto il suo mandato (1964) l’opinione pubblica americana e la stampa erano sostanzialmente indifferenti ai fatti che accadevano nel Vietnam del Sud. Anzi, a differenza di quanto venne detto più tardi, la stampa piuttosto appoggiava la guerra.
Secondo il New York Times di quegli anni, la guerra in Vietnam era la battaglia del mondo libero contro l’aggressività comunista (suona qualcosa di familiare?) nell’encomiabile volontà di proteggere il Vietnam del Sud dai mercenari sovietici. Che poi venisse impedito anche ai vietcong (guerriglieri di cittadinanza sudvietnamita, ovviamente) di rientrare in patria, questo la propaganda, complice l’informazione, lo taceva. Così si dovette arrivare all’amministrazione Johnson, a una più massiccia presenza di soldati e caduti americani, perché iniziassero nel 1965 a Boston i primi timidi segni di dissenso popolare, nei confronti della guerra e delle sue atrocità (ricordiamo solo l’uso massiccio del napalm). All’inizio, i pacifisti si riunivano in chiese, per cautelare fisicamente se stessi, una protezione che avrebbe dovuto esser assicurata anche dalla polizia, seppure non mancarono casi nei quali i poliziotti parteciparono attivamente ad azioni violente nei loro confronti.
Di tutto ciò la stampa non parlava, e se lo faceva, lo faceva in misura minima.
Si dovrà arrivare alla fine degli anni Sessanta, perché il disgusto dell’opinione popolare per la guerra in Vietnam raggiungesse livelli tali da essere considerato talmente pericoloso per la democrazia da essere codificato come “sindrome del Vietnam”. Una sindrome che scattò, all’inizio dell’Amministrazione Reagan, quando il nuovo presidente avrebbe voluto mettere in atto, in politica estera nei confronti dell’America centrale, le stesse misure adottate per il Vietnam da Kennedy. Ma l’opinione pubblica, questa volta non più indifferente, insorse.

Perché questa lunga premessa?
A parte assonanze con l’attualità, che credo di non essere la sola a percepire, volevo presentare alcune considerazioni, molto più vicine, cronologicamente e anche, perché no? geograficamente, a noi, di Noam Chomsky, che credo possa essere molto istruttivo e stimolante leggere.

L’Amministrazione Reagan (dal gennaio 1981 al gennaio 1989) ha dovuto ricorrere con un’intensità senza precedenti al terrorismo clandestino internazionale per poter sfuggire al controllo dell’opinione pubblica. In un’analisi politica stilata dal Consiglio di Sicurezza nel primo periodo dell’Amministrazione Bush, e trapelata nello stesso giorno nel quale le forze di terra americane hanno sferrato il loro attacco nel Golfo(cosiddetta prima guerra del Golfo, 1990), si conclude che i nemici “decisamente più deboli” (cioè gli obiettivi più facilmente accettabili) devono essere sconfitti “risolutamente e con rapidità” perché ogni ritardo e resistenza “intaccherebbe il sostegno politico” del quale si ammette l’esiguità. Le forme classiche di intervento non sono più utilizzabili, perché i loro presupposti interni sono venuti a mancare: basta con i marine che saccheggiano e terrorizzano per anni, come ai tempi di Wilson, o con l’aviazione americana che bombarda le campagne del Vietnam del Sud, secondo lo stile Kennedy-Johnson. Le opzioni si limitano ormai al terrorismo clandestino per mezzo di agenti stranieri - in modo tale che i mezzi di comunicazione possano fare finta di non vedere e l’opinione pubblica resti all’oscuro dei fatti - e ai colpi di mano “risoluti e rapidi” contro un nemico troppo debole per reagire, dopo un’imponente campagna tesa a dipingerlo come un demonio pronto a distruggerci.
Nonostante alcuni cambiamenti, i tratti fondamentali persistono e meritano attenzione e riflessione. Naturalmente il mutare delle circostanze porta a delle variazioni e, comunque, il mondo è di gran lunga più complesso di ogni descrizione concisa che se ne possa dare. Tuttavia, faremo un passo avanti non indifferente nella comprensione degli eventi contemporanei se li porremo in una cornice più ampia di politiche, obiettivi e interventi effettivi, le cui radici culturali e istituzionali sopravvivono per lunghi periodi di tempo”.

Tutto ciò fu scritto quasi 14 anni fa: notevole, che ve ne pare? e profetico... contribuisce, con le considerazioni di Gore Vidal a tratteggiare scenari internazionali, a noi completamente oscurati, oltremodo inquietanti.

Vorrei citare ancora una volta Thomas Jefferson, presidente degli Stati Uniti d’America dal 1801 al 1809
«Se una nazione si aspetta di essere ignorante e libera, essa immagina quello che mai è stato e mai sarà. Il popolo non può essere sicuro senza informazione.
Quando la stampa è libera, e ogni uomo è in grado di leggere, tutto è sicuro».


Mi pare che le sue parole, alla luce di ciò che ci è dato intuire o sospettare circa la reale libertà d'informazione, acquistino sfumature incredibilmente spaventose, per noi e per il nostro futuro immediato.

Etichette: ,

postato da la Parda Flora alle 09:06  

 

22 gennaio 2007
Exodus
In contemporanea con lo sceneggiato televisivo che vede rifulgere una rinata Monica Guerritore, ho voluto riproporre la vera storia del traghetto Exodus.



L’assemblea delle Nazioni Unite è profondamente convinta che la questione palestinese vada affrontata, e in tempi stretti, così che nel maggio 1947 venne convocata una sessione speciale della Assemblea, che già in anticipo godeva del favore sovietico nei confronti di Israele.
Venne creato l’UNSCOP - United Nations Special Committee on Palestina, formato da Paesi aderenti alle Nazioni Unite ma non direttamente coinvolte nella questione arabo-israeliana, per evitare “vizi” di visione, UNSCOP che avrebbe riferito, dopo un mese, del futuro della Palestina.
La diffidenza araba era enorme e, secondo lo storico Fraser, probabilmente la decisione che l’Alto comitato arabo prese di boicottare l’UNSCOP, al contrario dell’atteggiamento disponibile assunto dalla controparte ebrea, fu una delle decisioni più disastrose che il comando palestinese prese per il futuro dello stato palestinese. Tutt'altro atteggiamento ebbero i sionisti che offrirono piena collaborazione e associando al comitato due funzionari di collegamento, Horowitz ed Eban, memento vivente delle rivendicazioni sioniste: eliminare l’amministrazione britannica e arrivare alla spartizione.
Per ottenere l’allontanamento degli inglesi l’Irgun ebreo impiccò due sergenti britannici ,come rappresaglia per l’uccisione di tre suoi membri, abbandonandone i corpi in una zona minata.
Ciò risveglio in Inghilterra vecchi fantasmi razzisti, tanto da convincer il governo che non valeva la pena di mantenere il mandato in Palestina. Nel frattempo l’Hagana affittò un traghetto, che venne rinominato EXODUS 1947 (magari qualcuno ricorderà l’omonimo film di Otto Preminger, del 1960, con un giovanissimo Paul Newman) che imbarco 4500 profughi in Francia e fece rotta verso la Palestina. Gli scontri con la Marina britannica che attendeva il traghetto per dirottarlo ad Haifa, dove i profughi vennero sbarcati sotto gli occhi dell’UNSCOP, e le immagini dell’EXODUS attaccato, vennero filmate da un cine giornale americano con impatto sull’opinione pubblica sin troppo prevedibile.
Bevin tentò di riportare i profughi in Germania, ma inutilmente: l’UNSCOP, prevedibilmente, raccomandò la fine del mandato inglese. Tuttavia, restava il problema della spartizione del territorio, giacché gli ebrei stessi non avevano raggiunto un accordo su questa soluzione.
In maniera non ufficiale, Horowitz ed Eban avevano ricevuto l’incarico di lavorare per favorire la soluzione della spartizione, e sia Ben Gurion che Weizmann si pronunciarono a favore. Quando i Palestinesi se ne resero conto, la questione era ormai decisa, nonostante un tardivo tentativo di protesta del Ministro degli Esteri arabi. A Ginevra, l’UNSCOP si dichiarò convinta che la spartizione fosse l’unica possibile via da seguire in Palestina, giacché “le rivendicazioni sulla Palestina degli arabi e degli ebrei, possedendo entrambe validità, sono inconciliabili e che, tra le soluzioni avanzate, la spartizione assicura la sistemazione più realistica e attuabile”.
Secondo l’UNSCOP lo stato arabo sarebbe stato formato dalla striscia costiera meridionale che univa Rafah a Gaza; dalla Galilea del nord e dall’interno del paese comprese Nablus, Hebron e Beersheva.
Lo stato israeliano invece sarebbe stato formato da gran parte delle pianure costiere, con Tel Aviv e Haifa, dal deserto del Negev e dalle valli di Jezreel e Hule.
Tale piano comprendeva due clausole.
Si raccomandava, come necessaria, l’unione economica della Palestina, per poter ripartire entrate e uscite, mantenere comuni la moneta, le comunicazioni e la dogana.
Inoltre Gerusalemme, per pressione del Vaticano, sarebbe stata corpus separatum, con statuto internazionale e governata dalle Nazioni Unite.
Ma le obiezioni a tali clausole erano facilmente visibili: se inconciliabili le pretese territoriali arabo-israeliane, come lo sarebbero state quelle economiche? Inoltre il piano non prendeva in considerazioni le esigenze difensive di due stati così aggrovigliati territorialmente. Infine, se lo stato ebraico sarebbe stato quello indicato dall’UNSCOP, presenza di residenti arabi vi sarebbe stata troppo alta, secondo dati inglesi avrebbe addirittura superato quella ebraica.
Ovvio che il quadro si presenta a tinte già fosche.

Etichette:

postato da la Parda Flora alle 17:36  

 

Abbé Pierre
E'morto l'Abbé Pierre. Lo avevo sentito parlare come nessun'altro mai, fra i suoi ricordi da maquis, di liberté, fraternité et egalité, e di democrazia, e mi aveva molto colpito, lo confesso.

Vorrei ricordarlo, e magari farlo conoscere un po' a qualcuno che ne ignorava l'esistenza, con un vecchio articolo comparso sull'Humanité il 14 novembre 2005

L’abbé Pierre "perd la tête" selon Mgr Lustiger

L’abbé Pierre, 93 ans, se confesse dans son dernier livre "Mon Dieu... Pourquoi ? ". De nombreux thèmes sensibles sont abordés : il n’hésite pas à se déclarer favorable au mariage des prêtres, à l’homoparentalité et à l’ordination des femmes. Des positions très modernes et progressistes au sein d’une église qui ne s’accorde pas sur ces sujets.

Il assume totalement ses propos et ne se reproche rien. Il appelle pourtant l’église à revoir ses position sur le concubinage des prêtres qui pourrait ainsi relancer les vocations : "Cela permettrait sans doute de résoudre en partie la crise des vocations et de la pénurie des prêtres". Ce qui ne l’empêche pas de continuer à militer avec force pour le maintien du célibat à côté de l’ordination d’hommes mariés.

En ce qui concerne l’homosexualité, l’abbé Pierre comprend le désir des couples et le besoin de reconnaissance par la société. Encore une fois, malgré ses positions religieuses très marquées, il montre que le poids de la société sur l’évolution des mentalités ne doit pas être négligé. Il faut avancer avec son temps. Le thème du mariage des homosexuels est donc abordé, même s’il préfère parler d’alliance.

L’abbé Pierre indique aussi sur quelques lignes (qui prête à polémique) qu’il a succombé à la tentation du désir sexuel "de manière passagère" en ajoutant "je n’ai jamais eu de liaison régulière".

Mgr Lustiger qui a déclaré à un journal italien que "l’abbé Pierre perdait un peu la tête" à quand à lui dénigré ce dernier avec ces propos, n’étais-ce pas lui qui disait que Jean-Paul II était en pleine faculté de ces moyens jusqu’à la fin ?.
Il est certes un homme âgé, fatigué, usé, mais il a, en pleine conscience voulu dire tout haut ce qui se murmure tout bas sur l’extrême difficulté qu’ont la plupart des prêtres à vivre la chasteté.

L’abbé Pierre est un grand homme et même si je ne suis plus croyant j’ai énormément de respect pour ce grand monsieur.

Arnaud Mouillard, moniteur éducateur, Duclair (76), http://hern.over-blog.com, hern276@yahoo.fr

Etichette: ,

postato da la Parda Flora alle 14:30  

 

21 gennaio 2007
Ecco perché è scemo!
Candidamente, il nano di peluche ammette:
"Il mio cuore batte piano, ma se per caso durante il sonno penso (lui pensa!!!) a Prodi mi vengono le extrasistole e così dai trenta normali battiti al minuto me ne vengono due in più."
A parte che definire 32 battiti cardiaci al minuto extrasistole dimostra solo che il signore in questione non sa di cosa stia parlando, come peraltro ha ampiamente dimostrato in materie ben più serie, ma vien anche da pensare che, forse per affinità elettive con la sconvolgente intelligenza e cultura dell'amico Bush, abbia confuso bradicardico con bradipo...
Coppi, che certo un cuore d'atleta bradicardico lo aveva davvero, è passato alla storia per l'eccezionale frequenza cardiaca di soli 42 battiti al minuto, la più bassa registrata su soggetto sano.
Trenta battiti cardiaci al minuto non sono segno di buona salute o cuore d'atleta, come pretende il B., ma giustificherebbero, oltre alla necessità di un ricovero ospedaliero d'urgenza in rianimazione, lo scarso irroramento sanguigno del suo cervello, che nonostante sia a scarsa altezza da terra (e qui sarei curiosa di conoscere i valori pressori del Nostro), potrebbe essere irrorato sufficientemente solo, appunto, di notte, quando il buffone è in posizione orizzontale.
Questo, ahinoi, finalmente ci aiuterebbe a capire tante cose di questi ultimi anni...

Etichette: , ,

postato da la Parda Flora alle 11:21  

 

   Chi Sono
   Post Precedenti
   Archivi
   Links

Da "Tango Lesson" di Sally Potter

Vamos a lo de la Parda Flora! 

Esmeralda



Le mie ragazze: Malafemmina

Le mie ragazze: Etta

Le mie ragazze: Anna

Le mie ragazze: Esmeralda

Le mie ragazze: Marisa