La prima notizia del mattino, assieme al caffè andato un po’ di traverso, è il raid americano, per carità, autorizzato da Ali Gedi, noi facciamo le cose per benino... sul villaggio di Badel, dove si sarebbero nascosti terroristi islamici legati a Bin Laden e ad Al Qaeda.
Ora sappiamo (ore 3 PM) per ammissione del Pentagono che gli attacchi sono stati più d'uno: al primo raid aereo ne sarebbe seguito un altro, oltre a incursioni in elicottero, che hanno bombardato la zona presso il confine con il Kenya, dove avrebbero trovato rifugio il grosso delle forze islamiche somale ( con logistiche che abbiano anche solo lontanamente a che fare con Bin Laden, il condizionale è sempre d'obbligo, ritengo).
I morti, civili, sarebbero quattro, avevano sostenuto in un primo tempo gli americani, però “molta gente è stata uccisa - aveva aggiunto il portavoce del Governo di transizione di Gedi, riconosciuto dalla comunità internazionale - Molti cadaveri erano sparpagliati nella zona, ma noi non sappiamo chi fossero. Il raid è stato però un successo” - oibò, vien da pensare, perché un gran numero di sconosciuti sono stati ammazzati? Ora la conta dei morti, TUTTI CIVILI, sarebbe fra i trenta e i quaranta, ma molto probabilmente è largamente approssimata per difetto. Numerosissimi anche i feriti.
La cosa veramente buffa - perché, concedetemelo, è buffa - è che Al Qaeda è una rete militare addestrata a quanto pare dalla Cia per azioni in Afghanistan ...un po’ come le armi americane vendute a Saddam, che allora non era né un mostro né un dittatore, all’epoca della invasione dell’Iran, quando qualcuno che facesse fuori Khomeyni era una mano santa sia per Usa che per URSS. Saddam già diventa meno simpatico quando, nel 1990, appena finita la guerra con l’Iran, in due giorni invade il Kuwait, appropriandosi dei suoi immensi giacimenti di petrolio, e portando a quella che oggi chiamiamo la prima guerra del Golfo. Chissà se è vero, come sostiene Gore Vidal nel suo libro “La fine delle libertà”, che l’idillio fra la Cia e Saddam s’infranse in realtà sulla decisione di passare alla commercializzazione del petrolio non più in dollari ma in euro, visto il favorevole rovesciamento di valore dollaro/euro, attraendo inevitabilmente nell’affare anche la Russia e creando qualche problemino non solo al tipico petroliere texano, coi suoi stivali di serpente e il suo Stetson d’annata, ma all’intera economia statunitense, perché questa si basa sul dollaro come moneta d’interscambio internazionale... e se la faccenda dell’eurodollaro petrolifero si fosse concretizzata è facile immaginare, per i cow boy del mondo, pianto e stridor di denti. E se anche gli altri Paesi dell’OPEC avessero seguito l’esempio di Saddam, che di colpo diventa il demonio? Così, la famiglia di petrolieri Bush, con coorte a seguito, al comando di uno stato che, pur facendo parte dell’Onu e, più ancora, del consiglio permanente di questa importantissima organizzazione mondiale, inizia a radunare forze militari, a scopo dissuasivo, sempre più massicce, nel Golfo Persico, comportandosi come usava un secolo fa nel selvaggio Ovest, abitudini evidentemente ancora troppo recenti per esser del tutto cancellate da una scorza di civiltà nel momento del bisogno. E sappiamo che per esempio l’Iran, nel 2002, cambiò molte delle proprie riserve, circa il 50%, in valuta della Banca Centrale Iraniana, da dollari a euro. Anche la famigerata Corea del nord annunciò, all’inizio del 2002, la decisione di passare alla moneta europea per gli scambi internazionali. Un po’ tutti i paesi petroliferi vedevano quindi con chiarezza la convenienza economica di creare legami sempre più forti con Paesi dell’Unione Europea, cambiando le vecchie abitudini. Insomma, i paesi arabi ritengono che spezzare il monopolio mondiale del dollaro, a favore dell’euro, non possa che favorire l’economia mondiale, favorendo la concorrenza sul libero mercato. Cosa che evidentemente agli americani resta sullo stomaco... Ma ve lo ricordate che tutti si chiedevano, stupiti ed ammirati per il sangue freddo e la lucidità a lungo dimostrati, quando sarebbe arrivata la tremenda risposta degli USA all'11 settembre? E se in realtà l'11 settembre fosse stata la scusa per l'opinione pubblica, e gli eurodollari petroliferi la ragione della plutocrazia statunitense? In fin dei conti, la guerra in Iraq inizia ufficialmente nel 2003, quando ormai vari paesi dell'OPEC e, come visto, persino la Corea, hanno comincito a convertite le proprie risorse economiche in euro e ad annunciare la propria volontà di sostituirlo al dollaro negli scambi internazionali. Allora forse non era freddezza, quella - è pepe al culo, questo!
Cosa, dunque, meglio di una bella guerra in Medio Oriente? La guerra è l'espediente più antico che la politica conosca per gettare polvere negli occhi dei cittadini...
Ora, io non voglio certo negare la realtà dell’11 settembre, anche se è innegabile che ormai cittadini americani sotto le armi ne ha ammazzati più Bush che non il famigerato attentato che nessuno, immagino, potrà mai dimenticare. Però c’è anche chi sostiene che la defunta Enron aveva identificato l'area del mar Caspio come una (falsa, si verificò poi) riserva potenziale di 200 bilioni di barili di petrolio: su questo studio era basato il piano energetico di sviluppo petrolifero voluto dal vice Presidente petroliere Dick Cheney, tendente a favorire i paesi di quella zona che non appartengano al cartello dell'OPEC, sempre più indirizzato a stringere i suoi rapporti con l’Europa, e a stringere il controllo sull’Afghanistan, territorio di passaggio di quei 200 bilioni di barili di petrolio...
Ma per i paesi dell’OPEC l’Europa è il continente che, oltre al denaro, è in grado, a differenza degli Stati Uniti, di fornire il Medio Oriente non solo di quei beni di lusso dei quali è avido, e di un sistema bancario blindato come quello svizzero, ma anche, nella non peregrina ipotesi che le riserve petrolifere prima o poi si esauriscono, delle tecnologie agrarie ed alimentari e delle competenze necessarie ad invertire il processo di desertificazione per riconvertire l’economia di questi paesi, riportandoli a quei giardini che erano solo pochi secoli fa. Intanto, per i molti scandali interni - e la rozzissima politica estera degli USA - Cina, Venezuela (quarto grande paese produttore di petrolio) e Russia hanno diversificato le loro riserve monetarie, riconvertendole in euro. Forse ciò c’entra con il fallito tentativo di colpo di stato appoggiato dall'amministrazione Bush contro il presidente venezuelano Hugo Chavez Frias ? Credo siamo tutti arguti quanto basta, anche per comprendere la necessità di un governo - fantoccio, che sostituisca il giustiziato Saddam, e forse ne spiega anche la frettolosità dell'esecuzione, per rifornire gli USA coi dollari dell’abbondante petrolio irakeno da raffinare.
Quanto e cosa di queste ipotesi sia vera, forse non lo sapremo mai, anche se la Cia ha deciso di desecretare i propri documenti (ma proprio tutti?) dopo soli 25 anni, notizia che ovviamente ha gettato nel panico più d’un agente dell’intelligence mondiale, magari dormiente, magari ancora attivo e con conti da saldare. Quel che è certo è che assistiamo vergognosamente proni all’arroganza di uno stato che, incurante delle grandi responsabilità che si è assunto nei confronti della pace del mondo, va da anni seminando zizzania e odî a seconda dei propri interessi economici E prima o poi, non illudiamoci, qualcuno presenterà il conto anche a noi, e il non aver visto né capito non sarà una giustificazione. Già quanti sono, nelle comunità afroamericane, gli islamici, che i bravi WASP cercano in tutti i modi di svilire? Fra qualche anno, è probabile che l’elettorato più ambito non sarà più quello élitario bianco, bensì quello costituito dalle stragrandi maggioranze di comunità non anglosassoni. E allora potremmo anche vederne delle belle...
Come disse Thomas Jefferson, presidente degli Stati Uniti d’America dal 1801 al 1809 «Se una nazione si aspetta di essere ignorante e libera, essa immagina quello che mai è stato e mai sarà. Il popolo non può essere sicuro senza informazione. Quando la stampa è libera, e ogni uomo è in grado di leggere, tutto è sicuro». Vigilate...
Qualche maggior dettaglio, per esempio sulla presunta reale tempistica degli attacchi, e previsioni sul non roseo futuro politico del Corno d'Africa quiEtichette: (brutta) storia, aggiornamento: al peggio non c'è mai fine, comunicazioni di servizio |