07 ottobre 2006
Notizie dall'altro mondo
"Il 10 luglio è semplicemente un'altra data sul calendario russo. Capita però che sia l'ultimo giorno utile per apportare cambiamenti a questo libro.
Ieri, in tarda serata, Paul Chlebnikov, redattore capo dell'edizione russa di Forbes Magazine, è stato assassinato a Mosca. L'hanno falciato mentre lasciava la sede della rivista. Chlebnikov era famoso per aver scritto degli oligarchi, della struttura del 'capitalismo malavitoso' russo e delle ingenti somme di denaro sulle quali certi nostri cittadini sono riusciti a mettere le mani. Sempre ieri sera, Viktor Čerepkov è stato fatto saltare in aria a Vladivostok. Era un membro del nostro parlamento, la Duma, e famoso per essersi fatto portavoce dei più deboli e dei più poveri di questa terra. Čerepkov era candidato come sindaco di Vladivostok, sua città natale, la più importante dell'estremo oriente russo. Aveva superato con successo il secondo turno e sembrava avere buone possibilità di essere eletto. Mentre usciva dalla sede del suo comitato elettorale è stato fatto saltare in aria da una mina antiuomo attivata a distanza.
Sì, in Russia è arrivata la stabilità. È una stabilità mostruosa, sotto la quale nessuno cerca giustizia in tribunali che ostentano il proprio servilismo e la propria partigianeria. Nessuna persona sana di mente può cercare protezione nelle istituzioni incaricate di difendere la legge e l'ordine, perché sono completamente corrotte. La legge del taglione è all'ordine del giorno, nella mentalità delle persone e nelle loro azioni. Occhio per occhio, dente per dente."
7 ottobre, 16 e 20, ora di Mosca :Anna Politkovskaja, giornalista, 48 anni, assassinata questo pomeriggio (il corpo accanto all'ascensore, quattro proiettili, una pistola Makarov).
Il brano è tratto dal suo libro Putin's Russia, Harvill Press, 2004.

Come al solito, grazie alla generosità di Miru e di Tlaxcala

Anna Politkovskaja/Post in aggiornamento
"Anna non aveva niente in comune con gli intrighi politici o con qualsivoglia 'interesse finanziario'. Era assolutamente impossibile farla tacere o corromperla. Considerava la ricerca della verità e della giustizia un proprio dovere giornalistico e umano, e in questo era inflessibile. Ha cercato la giustizia e la verità anche nei tragici eventi ceceni, dall'inizio della guerra cecena fino a oggi, ed era consapevole di quanto ciò fosse pericoloso. Oggi non sappiamo chi l'ha uccisa, né perché. Possiamo solo avanzare due versioni. O è stata una vendetta di Ramzan Kadyrov, delle cui attività ha scritto e ha parlato molto. Oppure sono stati coloro che volevano far cadere dei sospetti proprio sull'attuale primo ministro ceceno, il quale, avendo superato i trent'anni d'età [l'età minima per candidarsi alla carica, n.d.T.], può ora aspirare alla presidenza".

Dalla prima pagina della Novaja Gazeta.
(Se penso a Fede, a Feltri...lasciamo stare, non è neppure giusto pagare con la vita la propria professionalità)

Questo invece è il pezzo che appare sulla prima pagina dello speciale di 7 pagine della Novaja Gazeta che sarà in edicola domani:
"Era bella. Negli anni lo era diventata anche di più. Sapete perché? Dio ci dà un volto, ma poi siamo noi a costruirlo, a seconda di come viviamo.
Si dice anche che nella maturità nel viso cominci a trasparire l'anima. La sua anima era bellissima.
Era molto femminile. Sapeva ridere in modo incantevole per uno scherzo riuscito e piangere per un'ingiustizia. Qualsiasi ingiustizia - qualsiasi cosa riguardasse - era per lei un nemico personale. E l'affrontava lottando fino all'ultimo.
Era anche incredibilmente coraggiosa. Di gran lunga più coraggiosa di molti uomini che si muovono su mezzi blindati, circondati da guardie del corpo.
L'hanno minacciata, hanno cercato di spaventarla, l'hanno sottoposta a pedinamenti e a perquisizioni. In Cecenia i 'nostri' soldati l'hanno arrestata e hanno minacciato di fucilarla.
L'hanno avvelenata, quando ha preso l'aereo per Beslan, e si era ripresa a stento. E anche se in seguito non è più stata bene, ha continuato a indignarsi e a lottare come e più di prima.
Molti, perfino gli amici della Novaja Gazeta, a volte dicevano: 'Beh, la vostra Politkovskaja... questa poi...'. Macché. Scriveva sempre la verità. Piuttosto, questa verità era spesso così tremenda che molti facevano fatica ad accettarla. E di qui la reazione di difesa che portava a esclamare 'questa poi...'. Talvolta capitava anche a noi della redazione.
Probabilmente la cosa più difficile per la gente normale è cercare di non voltare le spalle a ciò che atterrisce. Ma se si guarda il male dritto negli occhi il male non è in grado di sostenere quello sguardo. Anja guardava il male dritto negli occhi. Forse per questo era uscita vincitrice da situazioni molto difficili. E forse sempre per questo era riuscita a rimanere viva laddove coloro che distolgono lo sguardo non sarebbero sopravvissuti.
Per noi è ancora viva. Non ci rassegneremo mai alla morte della nostra Anja. E chiunque abbia preso sotto la propria responsabilità questo feroce omicidio - nel centro di Mosca, in pieno giorno - saremo noi stessi a cercare gli assassini. Possiamo anche immaginare dove si trovano...
Come vanno le cose in Russia con l'indipendenza dei mezzi di informazione di massa? Se ne parla in America e in Europa. Ma intanto alla Novaja Gazeta negli ultimi anni hanno ucciso tre
importanti giornalisti.
Igor Dominikov. I suoi assassini, grazie al buon lavoro di bravi giudici e del giornale stesso, sono comparsi in tribunale.
Jurij Ščekočichin. Le autorità hanno rifiutato perfino ai suoi genitori il legittimo diritto di conoscere i risultati delle indagini... Ma noi continuiamo le nostre ricerche. Gli assassini saranno puniti.
Adesso, la nostra Anja Politkovskaja. Non hanno ucciso solo una giornalista, una persona che lottava per difendere la verità e una cittadina, ma anche una donna e una madre bellissima.
Finché ci sarà la Novaja Gazeta, i suoi assassini non dormiranno sonni tranquilli".

A me quest'articolo molto "caldo" ha ricordato un'altra storia, raccontata nel 1969 da Costa-Gavras. Era "Z,l'orgia del potere", ispirata all'assassinio del deputato socialista Gregorios Lambrakis e alla nascita del regime dei colonnelli in Grecia. Forse non è il più bel film del mondo, anche se venne premiato a Cannes, ma a me, ancora ragazzina, quel grido - vive - resta ancora nelle orecchie. Ora quel regime è caduto, con le libere elezioni del novembre 1974 e io sto qui a ricordarne uno degli orrori. La storia è anche questo, per fortuna, a volte.

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postato da la Parda Flora alle 12:24  

 

06 ottobre 2006
I sentieri della notte
Ecco qua, termineranno le strade oscure, e allora sarà l’alba. E l’alba sarà bellissima, come mai è stata, e sarà tua, viandante della notte, che nell’oscurità hai vagato, che sei inciampato e caduto a terra infinite volte, che hai temuto l’inferno e le sue creature in ogni fruscio del silenzio, tu viandante, che sai dopo quante volte le tenebre potranno finalmente tornare a trionfare sulla luce e trasfigurare di sé ogni cosa, ma sei stato seduto solo con le ginocchia rannicchiate, ad ascoltare il vento o i jin sollevare onde nel deserto - non fa differenza. Tu sai che il mondo si fa e disfa ogni attimo, e ti attacchi tenace al granello di vita che puoi, che il mondo ti ha donato e rapido passa davanti a te, perché sai che non ce ne sarà un altro che oltrepassi la notte, come la lampada appesa alla casa dell’orco, perché nessuno ha mai detto che raggiungerai l’alba indenne. Potresti uccider per sbaglio i tuoi fratelli - ormai i trucchi li conosce persino lui, Jack l’orco zannuto del quale ti raccontava Brigit, che abita la palude e non si lascia ingannare. E i tuoi fratelli nell’oscurità paiono tutti uguali, anche se non lo sono, lungo i sentieri della notte.
Chi non conosce i sentieri oscuri della notte, e i suoi malefici abitatori, non potrà riveder l’alba e si perderà come l’inesperto viandante si perde nelle paludi. Ma anche se conosce tali sentieri, per averli percorsi mille e mille volte, si siederà ugualmente con il cuore in gola, a guadare i liquidi occhi della sua morte pronta a inghiottirlo, mentre le mani gli si torceranno, come i visceri, per la paura. Allora spierà ogni minimo chiarore nel cielo, e si chiederà quanto manca all’alba, e se la vedrà mai più, sui prati umidi di rugiada di una foresta o fra le rocce riarse di una città dove non era mai stato prima, viandante, elemosinando amore, per sé e i fratelli, e la notte e suoi sentieri dannati e l’alba che fra un po’ finirà, per lasciar posto al giorno e alle sue pene.
E chi i sentieri scuri li conosce? Costui piange, perché sa che non potrà mai più stare accanto ad un altro essere umano senza ricordare, e patire. Così la maggior parte della gente dorme sogni opachi, ed è fortunata, e ignora i sentieri sanguinosi che portano al disfacimento e alla morte, dopo aver brillato per un breve, unico attimo. La maggior parte vive le sue vite quiete, e non si fa domande, né si dà risposte, mentre io sto qui seduto di fronte al fantasma di Hanno, e gli chiedo perdono, chiedo perdono ai suoi occhi azzurri di montagne, perché non ho pagato fino in fondo il mio debito di sangue, anche se so che non me lo rimprovererebbe mai, non me lo avrebbe mai chiesto. Ma Hanno non rivedrà mai suo padre e i suoi fratelli, le sue foreste e il veloce balzare dei cervi fra gli alberi, la danza dei galli cedroni che si corteggiano, quando cacciava di frodo. E tutto questo per me, perché passati i suoi quaranta giorni, egli decise che io avevo bisogno del suo aiuto, io il templare orgoglioso come una serpe, tornato dal viaggio nella terra dei morti.
Sogno ancora Hanno, la sua fedeltà che somigliava tanto ad amicizia, se solo la vita ce lo avesse concesso, e mi manca. Lo vedo gemere, e il pus esce dalle sue ferite, e dagli occhi e dalle orecchie, e io non so cosa fare, non riesco neppure a spostarlo per dargli sollievo, mentre questa odiata nave dondola la sua ninna nanna infernale. Hanno sa che non tornerà mai alla sua casa: a volte, nonostante tutto, nel sonno lo vedo piangere, e allora so che ricorda i rastrelli di legno e i fiori d’arnica e la fiasca di acqua di vite forte che suo padre e i suoi fratelli si scambiavano prima che il sole scottasse troppo, nel raccogliere il fieno invernale per le bestie del loro signore. Anche ai cervi donava fieno, il senior, e un poco di sale, così da poterli cacciare, coi suoi ospiti, con il loro bel manto invernale, e ornare con le loro corna fronzute la sala dei suoi cavalieri e imbandire il banchetto di Natale.
Ma ora mi stringe la mano, Hanno, con occhi ormai ciechi mi chiama Johan, e mi chiede come sarà la croce sulla sua tomba. Io ammutolisco...bella sarà, Hanno, gli dico, la più bella di tutte, e intanto penso che non arriveremo a toccare terra prima che la febbre se lo sia divorato intero.
Stolidamente mi chiedo: ogni morte è così? noi permettiamo che ogni morte sia così? Quanto sono sciocco, dopo aver ucciso tanto...
Vorrei piangere, ma a noi serpi non è concesso.

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postato da la Parda Flora alle 12:45  

 

05 ottobre 2006
Gibran Khalil Gibran
“Non si può toccare l’alba se non si sono percorsi i sentieri della notte”.

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03 ottobre 2006
William Blake
"Ogni notte, ogni mattina, nascono alcuni alla rovina. Ogni mattina, ogni notte nascono alcuni al soave diletto, nascono alcuni ad infinita notte."

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postato da la Parda Flora alle 13:57  

 

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