Nel mondo, spesso le cose paiono casuali, senza un senso che le leghi, magari sottilmente e sotterraneamente, fra loro...e poi, il crollo del positivismo, con le sue fedi ormai impraticabili, ci ha gettato nel mondo del caos...eppure, diffidare di queste sensazioni e sospettarli, quei legami, quelle cause, a volte può essere necessario o, quanto meno, utile... i fatti li trovate qui... con l’aiuto di Indipendent media center , vi ricordo chi era Ciccio Franco...magari qualcuno dei meno giovani, con uno sforzo di memoria, ricorderà di averlo già sentito nominare. Leggete, per favore, anche se il post è lungo: è un pezzo della storia della nostra Repubblica. E poi ripensate a quanto è accaduto pochi giorni fa a Catania, e fatevi qualche domanda, che per il cervello è la miglior ginnastica per evitare che si atrofizzi, e come avvocati cinici ponetevi l’eterno ma sempre indispensabile quesito: qui prodest? Nell’attuale situazione politica, con una opposizione che blatera tanto ma è allo sbando, sull’orlo del divorzio, e lo sa benissimo, se Berlusconi, checché ne dica, si riduce a sponsorizzare la partenza della campagna elettorale per la nomina a sindaco di Monza (Sic!) ripeto, chiedetevi: qui prodest? ché di colpevoli "scrutatori non votanti" ne abbiamo fin troppi...
Chi era Ciccio Franco, il fascista appena "targato" a Reggio
Francesco Franco detto Ciccio Franco o anche il "caporione di Sbarre" (rione di Reggio Calabria).
Fa il sindacalista della CISNAL. Diviene segretario provinciale a Reggio.
Guida il "Comitato d'azione per Reggio Capoluogo", che fomenta la "rivolta dei boia chi molla" nel 1970.
La rivolta inizia con la designazione di Catanzaro a capoluogo della regione nel luglio '70, subito dopo le (prime) elezioni regionali del 7 giugno 1970. E' un pretesto. Dietro c'è tutta la frustrazione del sud emarginato e oppresso da mafia, clientele e disoccupazione.
La lotta appare da subito molto dura. Dalla sinistra Lotta Continua pensa di volere "starci dentro" e fonderà un giornale nel 1971 a sostegno delle rivolte nel meridione (Mo' che il tempo si avvicina). Anche vari gruppi anarchici vedono nella rivolta una possibilità "rivoluzionaria". L'internazionale situazionista scriverà: “Il 18 ottobre i comunisti di Reggio ammettono soltanto di “avere perso il treno”, mentre in realtà hanno perso anche i ferrovieri”. E altri anarchici: “Presto verrà che le bandiere rosse saranno issate dal popolo di Reggio sui quartieri in lotta. E allora cosa diranno i filistei che hanno volutamente confuso il terrorismo fascista con la ribellione di un popolo sfruttato? Dovranno nascondersi davanti ai lavoratori che li hanno ascoltati non sapendo la vera situazione che si è creata a Reggio Calabria!”. Scriverà il gruppo anarchico milanese Kronstadt: “Assurdo è però vedere in questa lotta l’espressione più alta dello scontro di classe in Italia solo per la sua violenza come sembrano fare i compagni di Lotta Continua che sono arrivati a definire Reggio “capitale del proletariato”. La violenza della lotta non basta a qualificarla come rivoluzionaria ma unico elemento di giudizio valido è il rapporto in cui si pone per forme e contenuti rispetto alla crescita della lotta di classe e quindi la sua capacità di generalizzarsi e di essere fatta propria da tutta la classe.”
Quando Adriano Sofri, allora leader di Lotta Continua, giunge a Reggio per convincere alcuni gruppi extraparlamentari e gli anarchici ad inserirsi nella rivolta per poi pilotarla a sinistra, Casile, Scordo e il gruppo anarchico rifiutarono. Si concentreranno su un'inchiesta "fotografica", che documenta la presenza di Delle Chiaie, Rauti e Borghese e dei loro attivisti nella rivolta. Finiranno uccisi in uno strano incidente stradale (vd. oltre). Queste le parole scritte in un volantino dall'anarchico Casile: "Padroni bastardi, del capoluogo non sappiamo che farcene! Il capoluogo va bene per i burocrati, gli speculatori, i parassiti, i padroni e i politicanti più grossi; va bene per le manovre dei caporioni locali, per il sindaco Battaglia e per i caporioni falliti. Va bene per il tentativo di questi “uomini importanti” di accrescere il loro potere locale, la loro area di sfruttamento, facendoci sfogare anni di malcontento con la falsa lotta per il capoluogo, dopo che hanno mandato i nostri figli e i nostri fratelli a lavorare all’estero e continuano a sfruttarci nella stessa Reggio I cosiddetti “datori di lavoro”, che in realtà sono luridi padroni, sono i nostri nemici, quegli stessi che ci mandano allo sbaraglio per il capoluogo, per la Madonna o per la squadra di calcio. Il capoluogo non ci serve! Lottiamo per farla finita con l’emigrazione, con la disoccupazione, con la fame!"
In sostanza ad appoggiare la "rivolta proletaria" furono, in vario modo, Lotta Continua, il Movimento Studentesco milanese, Servire il Popolo, il PCd'I e una parte degli anarchici. La presenza dell'estrema sinistra nei moti sarà comunque marginale. Ma i moti di Reggio serviranno a Lotta Continua per individuare nel sud (nella mafia, nella disoccupazione) alcuni temi centrali di intervento.
Da destra è Ciccio Franco (inizialmente in contrasto col partito) a voler cavalcare la rivolta. Ma ci sono anche i gruppi extraparlamentari di estrema destra (Avanguardia Nazionale, Fronte Nazionale). Così come c'è il sindaco di Reggio, Piero Battaglia, democristiano. Già dal 1969 opera un "Comitato di agitazione per la difesa degli interessi di Reggio" che unisce amministratori locali di vari partiti (soprattutto Dc, Pri, Pli e Msi).
La rivolta e i comitati clandestini di Ciccio Franco vengono finanziati da alcuni industriali reggini: da Mauro (quello del caffè) all'armatore Amedeo Matacena. I due industriali sono stati poi accusati da pentiti di mafia per la strage di Gioia Tauro e per le operazioni bombarole del '70, attuate dalla 'ndrangheta, tramite Ciccio Franco.
L'15 luglio 1970 la polizia carica e uccide l'operaio Bruno Labate, iscritto Cgil. A guida della polizia c'è il questore Emilio Santillo.
Il 22 luglio del 1970, nei pressi della stazione di Gioia Tauro, il treno la Freccia del Sud deraglia, causando sei morti e più di un centinaio di feriti. Le indagini arrivano a una rapida conclusione: il disastro è avvenuto a causa della colposa negligenza dei macchinisti del treno.
A settembre scoppia la seconda ondata di manifestazioni. E i "boia chi molla" diventano sempre più egemoni. Il 7 settembre a Reggio Calabria scoppia la dinamite in 4 luoghi. Altre bombe sui treni il 9 settembre. Il 15 vengono incendiate la sede del Psi e l’esattoria comunale. Il 17 settembre ci sono scontri tra fascisti e polizia, che si concludono con un morto (probabilmente estraneo ai moti): Angelo Campanella. Otto manifestanti rimangono feriti e Ciccio Franco viene arrestato. Con lui vengono arrestati altri rivoltosi, tra cui l’ex comandante partigiano Alfredo Perna. Ciccio Franco verrà processato e condannato a lievi pene.
Il 26 settembre 1970 sera cinque giovani anarchici (Gianni Aricò, Angelo Casile e Franco Scordo di Reggio Calabria, Luigi Lo Celso di Cosenza ed Annalise Borth, la giovanissima moglie tedesca di Aricò) trovano la morte in un drammatico incidente nel tratto autostradale fra Ferentino ed Anagni, alle porte di Roma. L'incidente è causato dall'improvvisa manovra di un camion che taglia la strada alla Mini Minor dei compagni in corsia di sorpasso: manovra che nella sua dinamica non riesce a trovare alcuna logica spiegazione. Nonostante le evidenti stranezze e incongruenze subito rilevate dalla Stradale e la drammaticità di un incidente che vede morire sul colpo ben quattro persone ("Muki" Borth morirà in un ospedale romano dopo venti giorni di coma profondo), le indagini vengono prontamente insabbiate per poi essere archiviate. Sulla morte dei 5 anarchici è uscito un libro nel 2001: Cinque anarchici del sud. Una storia negata, Città del Sole Edizioni. Il camion è guidato da due dipendenti del principe nero Junio Valerio Borghese, il fascista al centro di tutte le trame nere di quegli anni, che di lì a poco metterà in piedi un golpe evitato di un soffio. Il 30 settembre 1970 il Ministro degli interni Restivo annuncia che dal 14 luglio al 23 settembre a Reggio Calabria ci sono stati tredici attentati dinamitardi, sei assalti alla prefettura, quattro alla questura.
Il 23 dicembre Eugenio Castellani, Ciccio Franco, Alfredo Perna e Giuseppe Lupis ottengono la libertà provvisoria, mentre rimangono latitanti Antonio Dieni e Angelo Calafiore. Si costituiranno in gennaio e saranno rilasciati dopo alcuni giorni.
Il 16 gennaio 1971 muore a Messina l'agente di Pubblica Sicurezza Antonio Bellotti, 19 anni, due giorni prima raggiunto da una sassata mentre con il I Reparto Celere di Padova abbandonava Reggio in treno. Il 4 febbraio del 1971 viene lanciata una bomba contro la folla, dopo una manifestazione antifascista a Catanzaro. L’operaio socialista Giuseppe Malacaria rimane ucciso dall’esplosione che provoca anche il ferimento di altre sette persone.
Il 16 febbraio 1971 Catanzaro viene proclamato capoluogo regionale e Reggio Calabria sede del consiglio regionale. A Reggio ricomincia la protesta. Il 23 febbraio 1971 la polizia espugna il quartiere di Sbarre. Nel marzo del 1971 la rivolta di Reggio è definitivamente sedata. Nel 1971 Ciccio Franco collabora a Avanguardia. Ciccio Franco diviene, sull'onda della rivolta, parlamentare del MSI nel 1972. E' eletto senatore e il MSI a Catanzaro, con Ciccio Franco capolista, ottiene il 36,2%.
La rivolta di Reggio rimane nell'immaginario collettivo dell'estrema destra un esempio da seguire e da mostrare. E' l'unica rivolta popolare in cui è riuscita ad essere egemone nella storia repubblicana. Un sito celebrativo molto interessante (contiene volantini, foto e audio dell'epoca) è questo. Ancora nel 1992 Fini dichiarava: «È più che mai attuale il “Boia chi molla” di Ciccio Franco». Tra i protagonisti della rivolta di Reggio ci sono Fortunato Aloi (missino, poi parlamentare di AN), il marchese Felice Genoese Zerbi, massone e missino. Fortunato (Natino) Aloi dirà 30 anni dopo: "Io ci sono stato dentro, sono stato addirittura alla testa di quel corteo che ha innescato la rivolta il 14 luglio del '70: siamo partiti in pochi dal rione di santa Caterina ma a piazza Italia ci siamo arrivati in trentamila".
Il bilancio finale è di 2 morti, 230 feriti, 300 arresti, tredici attentati dinamitardi, trentadue blocchi di strade porti e aeroporti, sei assalti alle prefetture, quattro alla questure, sei attentati sui treni.
Secondo altri dati il bilancio è di cinque morti, dieci mutilati e invalidi permanenti, oltre cinquecento feriti tra le forze dell’ordine e un migliaio tra i civili. Milleduecentotrentuno persone denunciate per duemila reati complessivi. Solo nel periodo luglio- settembre 1970 ci furono diciannove scioperi generali, dodici attentati dinamitardi, trentadue blocchi stradali, quattordici occupazioni delle stazioni, due della posta, una dell’aeroporto, quattro assalti alla prefettura e quattro alla questura. I danni economici alla città, paralizzata per molti mesi in quasi tutte le sue attività, furono dell’ordine di diverse decine di miliardi di lire.
Il 22 ottobre 1972 da tutta Italia operai e sindacalisti vanno a Reggio Calabria per una manifestazione antifascista. Sulla manifestazione che unisce nord e sud viene scritto nel 1974 un libro: Nord e Sud uniti nella lotta e viene composta una canzone da Giovanna Marini.. "E alla sera Reggio era trasformata / pareva una giornata di mercato / quanti abbracci e quanta commozione / il Nord è arrivato nel Meridione. / E alla sera Reggio era trasformata / pareva una giornata di mercato / quanti abbracci e quanta commozione / gli operai hanno dato una dimostrazione…". Il 12 aprile del 1973 è previsto un comizio del MSI con Ciccio Franco. La questura vieta il comizio. I neofascisti scendono ugualmente in piazza. Nel corso degli scontri con le forze dell’ordine una bomba a mano uccide l’agente di polizia Antonio Marino. Per la sua morte verranno arrestati i fascisti Gianluigi Radice, Davide Petrini, Vittorio Loi e Maurizio Murelli. Gli ultimi due (Loi e Murelli) saranno riconosciuti colpevoli e condannati per l’omicidio. L’inchiesta coinvolgerà anche dirigenti e militanti del Msi: dal vicesegretario Franco Maria Servello al deputato Francesco Petronio, fino a Pietro De Andreis, della federazione di Genova.
Ciccio Franco muore il 16 novembre 1991 per un ictus. Ecco cosa dichiara il 16 novembre il sottosegretario Valentino: "Ciccio Franco e' stato un prestigioso esponente della Destra politica italiana in anni difficili; fu protagonista indiscusso di quella straordinaria pagina di storia reggina che si realizzo' nel 1970 e che impose all'attenzione di una vastissima opinione pubblica le legittime aspirazioni di una citta' per troppo tempo dimenticata." Il 31 luglio 1973 durante un comizio del Partito comunista, Giuseppe Santostefano, sindacalista Cisnal, viene aggredito. Morirà poche ore dopo.
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Quando si vogliono giustificare azioni repressive, o eversive, si cavalca la tigre della folla inferocita, a prescindere dal perché lo sia. Tanto, le due campagne elettorali del Cavaliere più basso d’Italia hanno chiaramente dimostrato che per la maggioranza degli elettori (coglioni) basta promettere”Meno tasse e più figa per tutti”, al punto di mettere in imbarazzo persino la "Cavallerizza d'Italia", per vincere le elezioni...Etichette: (brutta) storia, aggiornamento: al peggio non c'è mai fine, cazzo Italia destati (prima che sia troppo tardi), cose da ricordare |