03 febbraio 2007
Meditazioni
Ho passato la giornata di giovedì,come ormai è diventato piuttosto familiare, in pronto soccorso...la mia vicina di lettiga aveva un cancro all'intestino, tre inteventi, metastasi ai polmoni, che le riducevano profondamente la capacità di ventilazione, ed era al suo secondo ciclo di chemioterapia, sfinita e disperata. Per quella che è la mia cultura medica, è uno zombie in attesa di morire...le sono stata accanto tutto il tempo dell'attesa delle mie analisi, sono riuscita persino a farla ridere, cosa della quale mi ha ringraziato più volte, sapendo quanti giorni allucinanti la aspettano.
Io credo che la sua prognosi sia infausta...spero di sbagliare, ma mi sarei messa a piangere con lei, e le avrei donato volentieri almeno un giorno sereno dei miei, così rari, perchè il suo dolore mi lacerava l'anima...e essendo a mia volta malata da anni, vi assicuro che non parlo tanto per farlo!
Ieri G. ha ricominciato, nonostante tutto, il suo secondo ciclo di chemioterapia, e io non posso fare a meno di pensare a lei... le ho telefonato, ma immagino stia dormendo per riprendrsi dallo sfinimento...
Passare un giorno in pronto soccorso, come ultimamente mi accade piuttosto spesso, sta facendomi riflettere su tante cose, a partire dal dolore degli altri, che a volte è più insopportabile del proprio!

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31 gennaio 2007
Veronica alla riscossa!
Stamani, come il solito, caffè e giro giornali. E per una volta il caffè mi va di traverso per il ridere...
Nell'economia che regola i destini dell'universo, vediamo tante cose accadere: Napolitano intervistato a Madrid, in occasione del conferimento della laurea honoris causa in Scienze politiche dell'Universita' Complutense, come prima di lui, nel 1985, all'ancora amato e compianto presidente partigiano Pertini; Prodi intervistato dopo aver partecipato al vertice dell'Unione Africana; Berlusconi intervistato perché ha portato fuori a cena la mamma per festeggiarne il compleanno...
Ha proprio ragione Andreotti: il potere logora, ah! se logora, chi non ce l'ha (più!).
E ora questa vicenda granguignolesca, che bacchetta un signore che, in effetti, si è sovente villanamente comportato come se non avesse avuto una moglie paziente e fedele, ad aspettarlo a casa con cinque figli ...
Immagino ricordiate anche voi le varie e inopportune esternazioni del poco crinito Cavaliere... in particolare quelle in occasione del famoso cuore da bradipo, quello dei ridicoli trenta battiti al minuto.Da bradipo perché, come già detto in altra occasione, da umano sarebbe in rianimazione, ma che - nonostante le discutibili possibilità fisiologiche di garantire le essenziali funzioni vitali, soprattutto evitando l'ipossia cerebrale con probabili danni permanenti, cosa che viste le esternazioni seguenti non mi sentirei di escludere totalmente sia già successo - secondo il suo padrone era ancora in grado di battere sfarfallando di fiore in fiore, facendo innamorare e innamorandosi di tutte le belle signore in sala.
In effetti, quando il marito aveva fatto così spudoratamente il cretino ai Telegatti, il commento familiare era stato: chissà la moglie com'è contenta... il pensiero era d’obbligo, credo.
Dopo anni di profilo bassissimo, perché è sempre stata più che discreta, che persino lei non ce la faccia più a sopportare, quanto meno, il discutibile senso dell'umorismo del marito è decisamente divertente, oltre che consolante per gli italiani, che ora si sentono meno soli in balia di questo scadente personaggio da Bagaglino...
Va dunque alla signora Lario la nostra solidarietà, anche se forse sarebbe potuta essere una buona idea (con tutti i soldi di famiglia, neanche una segretaria con sufficiente conoscenza della grammatica?) che forse qualcuno le avesse rivisto la stesura della lettera indirizzata a Repubblica.
Però, grammatica a parte, questa signora Lario che si ribella in nome della dignità femminile ci piace di più di quella fan steineriana che pareva l’unica raggiungibile dai media... Un colpo di reni, e l’orgoglio ferito fa raddrizzare la schiena anche a lei: trascorsi a parte, qui è stata una vera signora. Chapeau!
Nel caso, se la lettera fosse solo (come facile sospettare) la punta di un iceberg di esasperazione femminile sacrosanta e ben più aspra, (l'assenza al capezzale americano del marito a me aveva colpito come un po' vistosa, diciamo così) ci permettiamo di ricordare che la divorzista della signora Ventura (e più modestamente di chi vi scrive) è una certezza: dovesse farci un pensierino...

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30 gennaio 2007
Gli ossimori della storia
“Ed ora, per quanto schivi e compresi del loro dovere, i giudici erano lì, seduti alla loro cattedra, di fronte al pubblico come in un teatro. Il pubblico doveva rappresentare il mondo intero, ed effettivamente nelle prime settimane fu costituito in prevalenza da corrispondenti di quotidiani e riviste, accorsi a frotte a Gerusalemme, dai quattro angoli della terra. Dovevano assistere ad uno spettacolo non meno sensazionale del processo di Norimberga (1945/46), solo che questa volta il tema centrale sarebbe stato “la tragedia del popolo ebraico nel suo complesso”. Se infatti ad Eichmann (processo nel 1960)”contesteremo anche crimini contro non ebrei,” ciò avverrà non tanto perché li ha commessi, quanto “perché non facciamo distinzioni etniche”.
Frase davvero singolare, in bocca a un Pubblico Ministero
, e questa frase, pronunciata nel discorso di apertura, si rivelò essenziale per capire tutta l’impostazione data dall’accusa al processo: ché il processo doveva basarsi su quello che gli ebrei avevano sofferto, non su quello che Eichmann aveva fatto
, Distinguere fra le due cose, secondo Hausner (Primo ministro di Ben Gurion,nota della parda Flora) , non aveva senso, perché “ci vuole un solo uomo che si occupò quasi esclusivamente degli ebrei, che aveva il compito di distruggerli, che nell’edificio dell’iniquo regime non aveva altra funzione: e questo uomo fu Adolf Eichmann.” Non era dunque logico esporre dinnanzi alla Corte tutti i fatti, tutte le tragiche vicende degli ebrei, (anche se naturalmente nessuno le aveva mai messe in dubbio) e poi isolare gli elementi che in un modo o nell’altro dimostravano l’esistenza di una connessione tra l’operato di Eichmann e ciò che era accaduto? Sempre secondo Hausner il processo di Norimberga (1945/46), dove gli imputati erano stati “giudicati per crimini contro cittadini di varie nazionalità”, aveva trascurato la tragedia del popolo ebraico per la semplice ragione che Eichmann non sedeva al banco degli imputati.
Hausner riteneva veramente che a Norimberga ci si sarebbe occupati degli ebrei se Eichmann fosse stato presente?
E’ difficile crederlo.
Come quasi tutti in Israele, così Hausner, pensava che soltanto un tribunale ebraico potesse render giustizia agli ebrei, e che toccasse agli ebrei giudicare i loro nemici.
Di qui, perché questo avrebbe giudicato Eichmann non per “crimini contro il popolo ebraico” ma “per crimini contro l’umanità (ricordo, fra le vittime dei campi di sterminio: gay, malati di mente, handicappati, slavi, zingari
... nota di pardaFlora) il fatto che in Israele nessuno voleva sentir parlare di un tribunale internazionale, perché questo avrebbe giudicato Eichmann non per “crimini contro il popolo ebraico”, ma per “crimini contro l’umanità commessi sul corpo del popolo ebraico”.
Di qui la strana vanteria: “Noi non facciamo distinzioni etniche,”
vanteria che ci apparirà meno singolare se si pensa che in Israele la legge rabbinica regola la vita privata dei cittadini, con risultato che un ebreo non può sposare un non ebreo; i matrimoni contratti all’estero sono riconosciuti, ma i figli nati da matrimoni misti sono, per legge, bastardi (mentre i figli nati da genitori ebrei fuori dal vincolo matrimoniale vengono invece legittimati). E se uno ha per caso un madre non ebrea, non può sposarsi e non ha diritto al funerale Questa assurda situazione si è acutizzata da quando, nel 1953, buona parte della giurisdizione, in materia di giurisdizione familiare, è stata trasferita ai tribunali laici. Oggi le donne possono ereditare,e in genere godono degli stessi diritti degli uomini. Perciò non si può pensare che sia il rispetto per la fede o la potenza della onoranza fanatica a impedire al governo d’Israele di sostituire la giurisdizione laica alla legge rabbinica anche in materia di matrimonio e divorzio. Il fatto è che i cittadini israeliani, religiosi e non religiosi, sembrano tutti d’accordo nel ritenere buona cosa la proibizione dei matrimoni misti, ed è soprattutto per questo (come alcuni funzionari israeliani non hanno esitato ad ammettere fuori dall’aula del tribunale) che sono anche d’accordo nel non desiderare una costituzione scritta che sancisca (la cosa sarebbe piuttosto imbarazzante) questa norma. (L’argomento addotto contro il matrimonio civile è che spesso scinderebbe la casa d’Israele, e inoltre staccherebbe gli ebrei d’Israele dagli ebrei della diaspora” come ha detto di recente Philip Gillon in Jewish Fronrtier). Comunque sia, fu certamente un po’ sconcertante l’ingenuità con cui il pubblico ministero denunziò infami le leggi di Norimberga del 1935, che avevano proibito i rapporti sessuali fra ebrei e tedeschi.
I corrispondenti meglio informati notarono la contraddizione, tuttavia non ne parlarono nei loro articoli, pensando che non fosse quello il momento per dire agli ebrei che cosa c’era di difettoso nelle leggi e nelle istituzioni del loro paese che avevano proibito i matrimoni misti.”

Hanna Arendt
La banalità del male


Libro molto citato, ma non so quanto letto...mi permetto ai vari fanaticucci, che ovviamente, da come parlano, lo conosceranno certamente già a memoria, anche se oggettivamente è davvero un libro scomodo per la limpida onestà del testo che non guarda in faccia nessuna ragione politica o demagogica, ma solo la realtà, una rilettura attenta e illuminata... si sa mai si imparasse qualcosa di nuovo sulla natura del male e, soprattutto, della natura umana...


Ps. Lo so, ovviamente, che il Giorno della Memoria è il 27 gennaio, ma io che sono fatta a modo mio, penso che si dovrebbe ricordare 365 giorni all'anno, e magari anche in modo corretto. E di conseguenza mi comporto...

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28 gennaio 2007
Dieci
Vorrei ripartire ripendendo dal conflitto arabo - israeliano, e dalla vicenda del traghetto Exodus, alla quale ho già dedicato pagine. Perdonate se ripeto cose già dette, ma mi pareva più corretto riprendere con calma le fila del discorso...

Dopo l’episodio dell’Exodus, nonostante tutti i sotto distretti della Palestina avessero una popolazione in maggioranza ebrea, la dirigenze araba invece di far forza su questi argomenti puntò a rifiutare il principio di partizione in sé, apparendo, a fonte delle recenti sofferenze patite dal popolo ebraico, portare motivazioni meschine che non potevano che alienare simpatie alla causa araba. Ma la dirigenza araba contava, nella sua strategia, sull’appoggio inglese, che in effetti aveva evidenziato con chiarezza e ufficialmente la sproporzione di territorio a scapito degli arabi.
Lamentele si ebbero anche da parte ebrea, comprensibilmente in relazione alla clausola relativa a Gerusalemme: sia per motivi religiosi, sia perché i sobborghi occidentali della città erano estremamente popolosi. Tuttavia, per i leader sionisti, che avevano lavorato duramente in tal senso, la spartizione era assolutamente prioritaria: eventuali riserve sulla sua estensione dovevano necessariamente essere per il momento accantonate.
Il piano proposto dall’UNSCOP venne esaminato dall’Assemblea delle Nazioni Unite, ricevendo subito il sostegno dei tre voti dell’URSS. Questo appoggio non poteva restare ininfluente sulle altre nazioni, anche se per la diplomazia orientale si trattava solo di una mossa finalizzata ad allontanare dall’area l’influenza inglese, anche se - e i sovietici lo sottolinearono - chi aveva raggiunto per primo i campi di concentramento e visto con i propri occhi la realtà della Shoa erano stati proprio i soldati dell’Armata Rossa. Tuttavia, la posizione decisiva sarebbe stata quella scelta dagli Stati Uniti, i quali però si limitarono, tramite il segretario di stato Marshall, a comunicare di “dare gran peso” alla proposta dell’UNSCOP. In realtà, tale dichiarazione poco impegnativa nascondeva le fortissime pressioni operate su Truman da parte dei leader sionisti, tanto che pare il presidente, piccato, a sia giunto a ricordare agli ebrei che le parti in causa erano due, e che molti negli Stati Uniti iniziavano a rifletterei seriamente su questo fatto.
D’altra parte, per gli USA mantenere buoni rapporti coi Paesi arabi produttori di petrolio era una necessità concreta, sottolineata particolarmente dal ministro della Difesa Forrestal, quindi sostenitore delle richieste arabe.
Tuttavia la capacità di pressione da parte dell’elettorato ebraico era tale da non lasciare una reale libertà di decisione a Truman, nel verosimile rischio di alienarsi le simpatie non solo di una fetta importante dell’elettorato ma anche l’appoggio di importanti uomini politici, quali il presidente del partito democratico nazionale, Hannegan, o il presidente del partito democratico di New York, Fitzpatrick. L’esito di questa lotta politica, in gran parte sotterranea, si ebbe il 10 ottobre 1947 con l’annuncio dell’appoggio degli USA al piano di spartizione dell’UNSCOP, a patto che venisse mantenuta la disponibilità alla collaborazione da parte degli inglesi, che avrebbero sovrinteso militarmente alla creazione dei due stati prima di concludere il proprio mandato, e a condizione anche che venisse ridotta la popolazione araba nei sotto distretti ebraici.
Ne risultò il trasferimento di Giaffa allo stato arabo.
Il piano elaborato dall’UNSCOP non era soddisfacente, soprattutto per la parte araba, e non godeva dell’approvazione di numerosi paesi facenti parte delle Nazioni Unite, tuttavia, il 25 novembre, sottoposto a voto, venne approvato con 25 voti a favore, tre contrari, 17 astenuti e due assenti.
La fragilità di questa votazione parla da sé, e per i sionisti era vitale rafforzare il più possibile la propria posizione, cosa che riuscì solo in parte, quando Weizmann facendo appello alla sua vecchia amicizia con Léon Blum, ottenne il cambio del voto francese.
Ripresero le pressioni sugli USA, e il 27 novembre i leader sionisti telegrafarono a Truman, chiedendogli di assicurare alla loro causa i voti di Honduras, Cina, Grecia, Haiti, Ecuador , Liberia , Paraguay e Filippine; nonostante la secca smentita dell’amministrazione Truman, è certo che pressioni, anche intimidatorie, vennero esercitate dagli Stati Uniti presso le capitali degli stati citati.
In questo modo, che definire discutibile è il minimo, il 29 novembre l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite raggiunse finalmente i due terzi necessari, e il piano di spartizione UNSCOP venne approvato.
Ma tale risultato, voluto con tutte le forze e ottenuto con tutti i mezzi disponibili, leciti o meno, dalla leadership sionista, segnò solo l’inizio della reazione araba all’innegabile torto subito. E i festeggiamenti ebraici che salutarono la votazione positiva provocò sin da subito tumulti nel mondo arabo, così come aveva previsto il portavoce della comunità araba, Jamal Husseini, che aveva avvisato le Nazioni Unite che le linee di spartizione non sarebbero state altro che linee di fuoco e sangue. Come per altro ancora possiamo constatare.
Era l’annuncio, neanche tanto velato, dell’inizio di una guerra civile che non vede ancora via d’uscita.
L’Alto Comitato Arabo programmò per il 2 - 4 dicembre 1947 uno sciopero generale in Palestina, con l’assicurazione all’Inghilterra, che non vi sarebbero stati episodi violenti. Ma la tensione era troppo alta per mantenere quella promessa, ammesso fosse in buona fede, e durante il primo giorno di sciopero si ebbe l’incendio di un’area commerciale a Gerusalemme.
Inoltre, gli inglesi erano lungi dal voler mantenere l’impegno preso di attuare la spartizione prima della fine del proprio mandato previsto per il maggio del 1948: i militari inglesi in Palestina non avevano nessuna intenzione di sacrificare anche un altro solo uomo in una questione nella quale non ritenevano di aver più alcun interesse. Ovviamente, tale scelta non fece altro che innalzare il livello di tensione e ferocia dello stato di guerra civile, così che anche la Commissione per la Palestina, voluta dalle Nazioni Unite per costituire i due stati e la loro unione economica, fallì ancor prima di diventare realtà. Gli inglesi impedirono ai membri della Commissione di entrare in Palestina, e l’intervento dell’URSS impedì la concessione, da parte del Consiglio di sicurezza, di una scorta armata che si opponesse all’ostruzionismo anglosassone.
Era la fine - quale che sia la valutazione sulla sua effettiva bontà politica - ingloriosa e colpevole, del piano di spartizione e del tentativo di risolvere diplomaticamente il problema del ritorno, dopo quasi duemila anni, degli ebrei in Palestina, tentando al contempo di rispettare anche i diritti dei numerosi abitanti arabi

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postato da la Parda Flora alle 18:57  

 

BEN TORNATO ERIADAN!!!
Paolo, ben tornato fra noi!!!!
:-)
ti auguro tutta la felicità del mondo, che possa ripagare questi giorni bui: è così bello riaverti fra noi! TANTO,TANTO BELLO!
Un abbraccio pieno di calore a te e Federica!

Flora,Smilla e Pangur Bàn

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postato da la Parda Flora alle 17:34  

 

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