30 gennaio 2007 |
Gli ossimori della storia |
“Ed ora, per quanto schivi e compresi del loro dovere, i giudici erano lì, seduti alla loro cattedra, di fronte al pubblico come in un teatro. Il pubblico doveva rappresentare il mondo intero, ed effettivamente nelle prime settimane fu costituito in prevalenza da corrispondenti di quotidiani e riviste, accorsi a frotte a Gerusalemme, dai quattro angoli della terra. Dovevano assistere ad uno spettacolo non meno sensazionale del processo di Norimberga (1945/46), solo che questa volta il tema centrale sarebbe stato “la tragedia del popolo ebraico nel suo complesso”. Se infatti ad Eichmann (processo nel 1960)”contesteremo anche crimini contro non ebrei,” ciò avverrà non tanto perché li ha commessi, quanto “perché non facciamo distinzioni etniche”. Frase davvero singolare, in bocca a un Pubblico Ministero, e questa frase, pronunciata nel discorso di apertura, si rivelò essenziale per capire tutta l’impostazione data dall’accusa al processo: ché il processo doveva basarsi su quello che gli ebrei avevano sofferto, non su quello che Eichmann aveva fatto , Distinguere fra le due cose, secondo Hausner (Primo ministro di Ben Gurion,nota della parda Flora) , non aveva senso, perché “ci vuole un solo uomo che si occupò quasi esclusivamente degli ebrei, che aveva il compito di distruggerli, che nell’edificio dell’iniquo regime non aveva altra funzione: e questo uomo fu Adolf Eichmann.” Non era dunque logico esporre dinnanzi alla Corte tutti i fatti, tutte le tragiche vicende degli ebrei, (anche se naturalmente nessuno le aveva mai messe in dubbio) e poi isolare gli elementi che in un modo o nell’altro dimostravano l’esistenza di una connessione tra l’operato di Eichmann e ciò che era accaduto? Sempre secondo Hausner il processo di Norimberga (1945/46), dove gli imputati erano stati “giudicati per crimini contro cittadini di varie nazionalità”, aveva trascurato la tragedia del popolo ebraico per la semplice ragione che Eichmann non sedeva al banco degli imputati. Hausner riteneva veramente che a Norimberga ci si sarebbe occupati degli ebrei se Eichmann fosse stato presente? E’ difficile crederlo. Come quasi tutti in Israele, così Hausner, pensava che soltanto un tribunale ebraico potesse render giustizia agli ebrei, e che toccasse agli ebrei giudicare i loro nemici. Di qui, perché questo avrebbe giudicato Eichmann non per “crimini contro il popolo ebraico” ma “per crimini contro l’umanità (ricordo, fra le vittime dei campi di sterminio: gay, malati di mente, handicappati, slavi, zingari... nota di pardaFlora) il fatto che in Israele nessuno voleva sentir parlare di un tribunale internazionale, perché questo avrebbe giudicato Eichmann non per “crimini contro il popolo ebraico”, ma per “crimini contro l’umanità commessi sul corpo del popolo ebraico”. Di qui la strana vanteria: “Noi non facciamo distinzioni etniche,” vanteria che ci apparirà meno singolare se si pensa che in Israele la legge rabbinica regola la vita privata dei cittadini, con risultato che un ebreo non può sposare un non ebreo; i matrimoni contratti all’estero sono riconosciuti, ma i figli nati da matrimoni misti sono, per legge, bastardi (mentre i figli nati da genitori ebrei fuori dal vincolo matrimoniale vengono invece legittimati). E se uno ha per caso un madre non ebrea, non può sposarsi e non ha diritto al funerale Questa assurda situazione si è acutizzata da quando, nel 1953, buona parte della giurisdizione, in materia di giurisdizione familiare, è stata trasferita ai tribunali laici. Oggi le donne possono ereditare,e in genere godono degli stessi diritti degli uomini. Perciò non si può pensare che sia il rispetto per la fede o la potenza della onoranza fanatica a impedire al governo d’Israele di sostituire la giurisdizione laica alla legge rabbinica anche in materia di matrimonio e divorzio. Il fatto è che i cittadini israeliani, religiosi e non religiosi, sembrano tutti d’accordo nel ritenere buona cosa la proibizione dei matrimoni misti, ed è soprattutto per questo (come alcuni funzionari israeliani non hanno esitato ad ammettere fuori dall’aula del tribunale) che sono anche d’accordo nel non desiderare una costituzione scritta che sancisca (la cosa sarebbe piuttosto imbarazzante) questa norma. (L’argomento addotto contro il matrimonio civile è che spesso scinderebbe la casa d’Israele, e inoltre staccherebbe gli ebrei d’Israele dagli ebrei della diaspora” come ha detto di recente Philip Gillon in Jewish Fronrtier). Comunque sia, fu certamente un po’ sconcertante l’ingenuità con cui il pubblico ministero denunziò infami le leggi di Norimberga del 1935, che avevano proibito i rapporti sessuali fra ebrei e tedeschi. I corrispondenti meglio informati notarono la contraddizione, tuttavia non ne parlarono nei loro articoli, pensando che non fosse quello il momento per dire agli ebrei che cosa c’era di difettoso nelle leggi e nelle istituzioni del loro paese che avevano proibito i matrimoni misti.”
Hanna Arendt La banalità del male
Libro molto citato, ma non so quanto letto...mi permetto ai vari fanaticucci, che ovviamente, da come parlano, lo conosceranno certamente già a memoria, anche se oggettivamente è davvero un libro scomodo per la limpida onestà del testo che non guarda in faccia nessuna ragione politica o demagogica, ma solo la realtà, una rilettura attenta e illuminata... si sa mai si imparasse qualcosa di nuovo sulla natura del male e, soprattutto, della natura umana...
Ps. Lo so, ovviamente, che il Giorno della Memoria è il 27 gennaio, ma io che sono fatta a modo mio, penso che si dovrebbe ricordare 365 giorni all'anno, e magari anche in modo corretto. E di conseguenza mi comporto...Etichette: storia |
postato da la Parda Flora
alle 10:22
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