17 maggio 2007
The Good Shepherd? (per chi crede che i film siano fonti storiche)
La baia dei Porci è un tentativo di invasione di Cuba avvenuto il 16 aprile 1961, ad opera degli Stati Uniti e di esuli anti castristi, e quindi alla fin fine un atto di aggressione verso uno stato straniero, ideato da Eisenhower e autorizzato, su suggerimento dei servizi segreti, da Kennedy, dato che gli USA avevano molteplici interessi economici nell'isola, che avevano prosperato sotto la dittatura di Fulgencio Batista, ma che dopo la liberazione dalla dittatura ad opera di Castro (1959), erano stati nazionalizzati.
Lo sbarco con tutta probabilità fallì per la superiorità militare dei cubani, meglio addestrati alla guerriglia come forma di combattimento. (per inciso, fatto salvo l'intervento durante la Seconda Guerra Mondiale, non è che l'esercito americano abbia mai brillato per risultati militari, ma lasciamo stare...) Di certo, comunque, l'episodio offrì a Castro il pretesto per allontanare tutti gli americani da Cuba, e spazzare quindi via anche l'intelligence ivi presente (tranne, forse, "Il nostro agente all'Havana", che però mi pare inifluente).

La crisi di Cuba con il blocco degli USA attorno all’isola creò
momenti di tensione, sinché, una volta scongiurata la paura che i sovietici potessero forzare il blocco navale si giunge alla trattativa.
Il 26 ottobre Kruscev scrisse a Kennedy, offrendo la rimozione dei missili da Cuba in cambio della rinuncia, da parte degli Stati Uniti, allo sbarco e all’invasione dell’isola: era un’offerta ragionevole.
Ma mentre si pensa alla risposta da dare, arrivò una seconda missiva che rialzava le richieste, aggiungendo il ritiro dei missili americani in Turchia. Era certamente richiesta più esosa, ma non inaccettabile. Però gli USA non volevano che ci fosse una reciprocità USA-URSS: il diritto degli Stati Uniti a tenere missili contro l’Unione sovietica si vuole che sia distinto dalla questione dei missili cubani.
Il 27 ottobre un U2 americanoviene abbattuto mentre vola/vìola i cieli di Cuba, e tuttora non si sa bene da chi, comunque l’episodio verrà minimizzato.

La scelta americana è di fingere di aver ricevuto solo la prima lettera di Kruscev, e su quella base si raggiunse l’accordo. Separatamente, gli Stati Uniti annunciarono il ritiro dei missili dalla Turchia (e potrebbe essere stata un’azione comunque necessaria, perché si trattava di missili vecchi, ma è anche possibile fosse una questione formale segretamente concordata con l’URSS).
Comunque, la crisi cubana si conclude in questo modo.

Perché questa crisi è importante?
Essa sblocca il meccanismo del negoziato finora usato dalle due superpotenze e fa loro capire che una crisi grave potrebbe scatenarsi anche al di là della effettiva volontà delle parti! E’ la prima volta che questo rischio appare così chiaro e concreto.

Ci si potrebbe chiedere perché i sovietici volessero piazzare dei missili a Cuba.

1. Una ipotesi è quella che volessero compensare la propria debolezza in fatto di missili intercontinentali (gli americani avevano il vantaggio di Von Braun!)e quindi di fatto riconoscessero la superiorità della missilistica americana (ed è la teoria più probabile);

2. oppure si può ipotizzare che volessero creare un deterrente nei confronti di una possibile invasione di Cuba;

3. c’è anche una terza ipotesi, che cioè i missili sovietici vennero messi platealmente al solo scopo di toglierli e quindi avere una merce di scambio nel trattare con gli Stati Uniti e prevenirne l’invasione di Cuba.

Cuba è importante, ormai è un satellite degli Stati Uniti, ma è anche un avamposto comunista in America, anche se nato, in maniera autonoma, dalla lotta contro la dittatura di Batista e lontanissima dal blocco comunista formato da Europa dell’Est, URSS e Asia (Cina etc). Castro si avvicinerà poi col tempo all’Unione Sovietica, anche a causa della totale chiusura degli Stati Uniti.
L’idea è che Cuba possa esportare la rivoluzione comunista nel resto dell’America Latina (ove esistono regimi filo americani) come in effetti avvenne con l'azione di Ernesto “Che” Guevara, anche se in questo caso in realtà si trattò anche di dissenso del "Che" nei confronti del regime cubano.
L’unico caso potrebbe in realtà essere quello del Nicaragua, dove in effetti la Cia mise il naso, pochi anni più tardi, appoggiando pesantemente le forze anti sandiniste.
Sempre per la logica di non annullare le guerre, ma renderle più piccole, immagino. Resta comunque l'affermazione arrogante del diritto americano a fare ciò che gli pare all'interno di Stati stranieri, cosa che normalmente corriponderebbe ad un atto di guerra: è proprio per questo che nasce la Cia - gestire piccole o meno piccole operazioni "chirurgiche" e sporche, delle quali, alla peggio, il Governo può lavarsi farisaicamente le mani.

Si è discusso sui meccanismi di decisione delle due superpotenze, con possibili decisioni diverse prese in centri di potere diversi.
In effetti la costruzione delle rampe di lancio fu troppo plateale per non creare qualche perplessità... così come è strano il fatto che i missili vengano installati prima dei SAM terra-aria, cioè della protezione antiaerea, come sarebbe stato logico, in vista di una protezione delle rampe da eventuali incursioni aeree americane.

Si è quindi ipotizzato che in URSS vi siano state decisioni prese autonomamente da centri di potere non coordinati fra di loro.
Le rampe sovietiche erano costruite in casa loro secondo una certa procedura, quindi ovviamente non richiedevano cautele particolari. L’ipotesi è che la preventiva e anomala installazione dei SAM spettasse ad altro ministero e che la loro mancata installazione si possa spiegare con disguidi nella comunicazione/coordinazione interna.
Anche sulle due lettere di Kruscev, apparentemente autonome e spedite lo stesso giorno, c’è da riflettere: vi furono due mittenti indipendenti fra loro? oppure testimoniano della rapidissima evoluzione della situazione, sotto la pressione di elementi esterni (esercito? Cina?)
La decisione americana di ignorare la seconda lettera mette ovviamente in crisi l’URSS circa l’atteggiamento da tenere, e cioè cosa e quando sconfessare delle proprie affermazioni.
Un’altra possibile domanda riguarda quale fosse la reale autonomia del comando sovietico a Cuba: chi abbatté il famoso U2, i cubani o i russi? La sensazione più forte è che Castro fosse totalmente escluso dalla vicenda, ma a tutt'oggi non si può sapere con certezza; d’altra parte, pensare che fossero stati i cubani vorrebbe dire che essi avevano accesso ai missili sovietici, il che è decisamente allarmante.

Ciò che oggi si è stabilito è che sia gli americani sia i sovietici presero decisioni sulla base di informazioni sbagliate – ad esempio gli Stati Uniti sottostimarono la presenza sovietica a Cuba. Tuttavia, è indiscutibile che entrambe le parti dimostrarono una tale ragionevolezza e moderazione da giustificare il dubbio che in realtà si trattò di un ... teatrino messo in scena a beneficio del mondo. Si sa oggi che in caso di un irrigidimento sovietico nelle richieste avanzate, Kennedy sarebbe stato disposto all’ammorbidimento, accettando la richiesta circa i missili in Turchia, purché con comunicazione all’ONU.
Resta comunque l’evidenza della pericolosità della situazione, e quindi è vitale il dialogo, perché una banale crisi locale potrebbe scatenare una guerra nucleare.
Si crea quindi la cosiddetta “linea rossa” fra Kennedy e Kruscev – una linea di telescriventi per dialogare direttamente, aperta 24 ore su 24.
Inoltre si sbloccano i negoziati per il disarmo: già nel 1963 si ha un primo accordo per abolire i test nucleari nell’atmosfera. Ciò è molto importante, perché è l’inizio di un processo, anche se non viene riconosciuto da tutti, per esempio la Cina non si riconosce nella posizione sovietica e continua i propri esperimenti.

La crisi di Cuba fu un successo per tutte le parti coinvolte, ma soprattutto per Kennedy. Però l’ala dura comunista sovietica e soprattutto la Cina criticheranno l’operato di Kruscev per il compromesso raggiunto, e tale frattura all’interno del mondo comunista diventerà via via più evidente col passare del tempo. Rimane l’impressione che i dirigenti sovietici giudicarono avventato l’operato di Kruscev, che non solo ma anche per questo verrà destituito nel 1964, sia pure non nel modo violento che era divenuto abituale per il passato – e anche questo è un segno della svolta in atto.
Così è chiaro che gli USA a questo punto hanno abbandonato la teoria repubblicana della rappresaglia totale, massiccia (che è al contrario ritenuta pericolosissima, perché non offre opzioni intermedie) per passare a una risposta “flessibile”, che consente risposte proporzionali all’entità delle minacce ricevute, senza dover necessariamente scegliere fra subire o scatenare l’olocausto nucleare! E’ la dottrina teorizzata dal generale Taylor, usata per la prima volta a Cuba, con l’uso del blocco navale come prima risposta. Si ha quindi la rivalutazione delle armi tradizionali e una importante svolta nelle dinamiche che regolano la Guerra Fredda.

E mi pare che di tutto questo il film, anche per ovvie ragioni di sceneggiatura, taccia totalmente. In fondo doveva parlare della nascita della Cia, anche se sceglie di far ruotare quasi tutta l'azione, fra flashback vari, attorno alla crisi cubana e all'evoluzione che essa diede (anche se non se ne parla chiaramente, bisogna saperlo per capirlo)alla Guerra Fredda.

Quanto a Kennedy, il "presidente buono" è una leggenda costruita ad hoc sul personaggio e su quelle che erano le esigenze politiche e populistiche dell'epoca. Oggi si tende un po' troppo a rimuovere il fatto che fu lui a portare gli USA a impantanarsi nel Vietnam, come oggi Bush in Iraq, come uno dei tanti risultati del suo sostegno e incoraggiamento ad aderire alla logica della Guerra fredda. Se gli Stati, e i loro Presidenti, si valutano in base alla politica estera, di buono e umano in JFK non c'è più che in tanti altri presidenti suoi colleghi... in realtà, al di là del mito che tanto ha affascinato, e al quale certo ha contribuito anche la sua morte drammaticamente prematura, si tratta di un presidente con molte più ombre di quanto si sia soliti pensare. Basta un'occhiatina al tragico Vietnam Veterans Memorial per rinfrescarsi la memoria... per tacere delle atrocità inaspritesi per sua autorizzazione, dal 1964, contro i civili vietnamiti

Dopo di che, a me, anche se di tutto ciò non fa cenno, il film di De Niro è piaciuto come film, non come lezione di storia, che la storia sono ben altri i luoghi e i modi per studiarla, beata ingenuità!
Tuttavia, non per questo non posso non notare le inesattezze o le omissioni storiche.
Il film mi incuriosiva per l'argomento trattato, certo, perché è argomento che mi interessa e affascina, ma se voglio leggere la storia della CIA, non vado certo al cinema. Credo che invece il film di De Niro, così come un film francese, onesto, passato da noi sotto tono - Agenti segreti - e in un altro modo ancora, La regola del sospetto di Roger Donaldson, evidenzi un altro aspetto che spesso dai libri non traspare: il vissuto, a torto o a ragione, di profonda convinzione e dovere patriottico esistente in quegli anni, e soprattutto il senso di grande solitudine esitenziale di un mondo dove non esisti più come essere umano, ma solo come ingranaggio, al punto che un vero agente della CIA come "Madre" - nome convenzionale degli agenti di grado direttivo, non direttamente operativi, ma logistici, con la responsabilità dei propri agenti "figli" da far tornare a casa al sicuro - più probabilmente avrebbe lasciato ammazzare il figlio naturale traditore. Un mondo senza pietà e ormai, regole, dal quale, una volta entrato, non esci più se non coi piedi in avanti, checché se ne dica...
(e vorrei proprio vedere se fra i documenti della Cia degli ultimi 25 anni, di recente desecretati, non ci è scappato anche qualche elenchino di nomi, per la gioia di vecchi agenti, "dormienti" e non...)

E ora, lasciatemi tornare ai miei Longobardi.

Disclaimer per chi ha avuto la forza di arrivare fin qui: questo post perché in un blog sul cinema, c'è stato un bizzaro signore che mi ha rimproverato di non aver capito la dinamica della Baia dei Porci, che a suo dire era spiegata così bene dal film di De Niro, perché mi ero permessa di affermare, facendo sfoggio inutile di presunte culture storiche, che il film medesimo non la raccontava proprio tutta, e giusta, su determinate faccende...
Come qualcun'altro ha detto: la gente è fantastica!
;-)

Etichette:

postato da la Parda Flora alle 10:35  

 

Illuminazioni
E' stato un attimo

C’è stato un momento
in cui mi è sembrato capirci qualcosa
vederci più chiaro
in mezzo alle trame che intreccia la vita
ma è stato un attimo
soltanto un attimo

C’è stato un momento
in cui si è mostrato il disegno divino
perfetto equilibrio
tra tutte le forze del bene e del male
ma è stato un attimo
soltanto un attimo

E tutto è chiaro, improvvisamente
dopo un po’ non rimane niente
allora è meglio che tornino le ombre
fa troppa luce la parola sempre

C’è stato un momento
in cui si è intravista la meta lontana
la vera ragione
del nostro passaggio su questo pianeta
ma è stato un attimo
soltanto un attimo

(presa e rubata!)
:-)

Etichette:

postato da la Parda Flora alle 08:42  

 

16 maggio 2007
Epifanie
"Non cesseremo mai di esplorare, e la fine delle nostre esplorazioni sarà arrivare al punto di partenza, e per la prima volta conoscere quel luogo".

T.S. Eliot



Skellig

O light the candle, John
The daylight has almost gone
The birds have sung their last
The bells call all to mass
Sit here by my side
For the night is very long
There's something I must tell
Before I pass along




I joined the brotherhood
My books were all to me
I scribed the words of God
And much of history
Many a year was I
Perched out upon the sea
The waves would wash my tears
The wind, my memory


I joined the brotherhood
It's books were all to me
I scribed the words of God
And much of history
'Twas not my place to lead
This life of solitude
Until the day there came
A boat of the brotherhood



I'd hear the ocean breathe
Exhale upon the shore
I knew the tempest's blood
Its wrath I would endure
And so the years went by
Within my rocky cell
With only a mouse or bird
My friend; I loved them well




And so it came to pass
I'd come here to Romani
And many a year it took
Till I arrived here with thee
On dusty roads I walked
And over mountains high
Through rivers running deep
Beneath the endless sky




Beneath these jasmine flowers
Amidst these cypress trees
I give you now my books
And all their mysteries
Now take the hourglass
And turn it one its head
For when the sands are still
'Tis then you'll find me dead

Now beneath these jasmine flowers
Amidst these cypress trees
I give you now my books
And all their mysteries
Harken, John, my word
Let not these keys be lost
The secrets lie within
The writers of the past


O light the candle, John
The daylight has almost gone
The birds have sung their last
The bells call all to mass

Loreena Mckennit

Accendi la candela, John
La luce del giorno è quasi svanita
Gli uccelli hanno cantato un'ultima volta
Le campane chiamano a messa

Siedi qui al mio fianco
Perché molto lunga è la notte
C'è qualcosa che devo dire
Prima che io me ne vada

Mi unii alla fratellanza
I miei libri erano tutto per me
Scrivevo le parole di Dio
E molte cose della storia


Molti anni avevo,
Appostato in riva al mare
Le onde mi lavavano le lacrime
E il vento, la mia memoria


Ho udito l'oceano respirare
Esalare sulla spiaggia
Conoscevo il sangue della tempesta
Sopportavo la sua ira

Così gli anni passavano
Nella mia cella di roccia
Con solo un topo o un uccello
Per amico; li amai molto.

E venne il tempo di morire
E venni qui in terra romana
E passarono diversi anni
Prima che con te giunsi qui


Camminai su strade polverose
E oltre alte montagne
Attraverso fiumi che correvano profondi
Sotto il cielo senza fine


Tra questi fiori di gelsomino
Tra questi fusti di cipresso
Ti dono ora i miei libri
E tutti i loro misteri

Ora prendi la clessidra
E capovolgi la sua testa
Ché quando la sabbia si fermerà
Allora mi troverai morto

Accendi la candela, John
La luce del giorno è quasi svanita
Gli uccelli hanno cantato un'ultima volta
Le campane chiamano a messa

Etichette:

postato da la Parda Flora alle 19:47  

 

14 maggio 2007
Un'antica lezione di editing
“Al carissimo fratello e signore Adelhardo (abate del monastero di Corbie, presso l’attuale Amiens, Francia- nota della PF), uomo di Dio, Paolo supplice.
Avevo desiderato, o mio diletto, d’incontrarti l’estate scorsa, quando fui dalle tue parti; ma bloccato perché i cavalli erano esausti, non potei giungere sino a te.
Tuttavia, con gli occhi dell’anima, i soli coi quali posso ancora vedere, spesso io scorgo la dolce tua immagine fraterna. Certo, avrei voluto già prima d’ora ottemperare a quello di cui mi hai richiesto: ma povero come sono e privo di copisti, non ho potuto farlo prima d’ora, soprattutto perché m’ha tormentato una malattia così lunga da costringermi a letto da settembre sino quasi al giorno di Natale e da non consentire al piccolo chierico, che ha trascritto anche queste righe come ha potuto, di mettere mano al calamaio.
Accetta tuttavia, anche se tardi, quelle lettere (di papa Gregorio Magno - nota della PF) che tu desideravi; e poiché non sono riuscito, a causa dei mie impegni, a leggerle tutte, sappi che trenta quattro d’esse sono state rilette ed emendate, eccetto i pochi passi nei quali non ho trovato chiarezza, e tuttavia non ho voluto integrare basandomi sul senso, perché non sembri che io cambi le parole d’un così grande dottore.
A questi passi fuori margine ho apposto il segno di Z, cioè di passo corrotto. Perciò la tua fraternità, se le sarà possibile, si dia premura di confrontarli con un codice più corretto e di reintegrare quelli in cui è caduta qualche parola.-

Chiedo tuttavia alla tua santità: che queste lettere non siano divulgate, per certe cose ch’è meglio restino nascoste a persone non adatte, piuttosto che divengano note.
Addio, fratello amatissimo, che sempre più sei rigoglioso nel bene; quando eleverai la mente alle cose superne, ricordati di me.

Prima rifluendo il Reno tornerà alle sue origini;
prima la chiara Mosella si volgerà alla sua sorgente,
prima che il mio amore per te, il volto amato,
il dolce nome di Adelhardo abbandonino il mio cuore.
E tu pure, così possa avere vigore e letizia per dono di Cristo,
tu pure sii memore di Paolo per tutta la tua vita”.

Montecassino, 13 aprile 799
“Eidus aprilis. Obiit venerandae memoriae domnus Paulus diaconus et monacus.”



Da La main de Paul Diacre sur un codex de VIII siècle, di O. Dobias-Rozdestvensky in
MSF (Memorie storiche forogiuliesi ) XXIV - V, 1928/29


(e volutamente taccio della dolcezza di questo commiato...)

Etichette:

postato da la Parda Flora alle 14:11  

 

13 maggio 2007
Orgoglio laico e Per Paolo
E se, oltre i venti mila radicali, si assommassero come contrari al Family day, anche un po' di quelli che non ci sono andati, tolti vecchietti, moribondi, qualunquisti e deficienti?
Magari certi trionfalismi del menga si ridimensionerebbero: non sono d’accordo, non ci sono! Perché questo modo di valutare anche almeno parte delle assenze, nessuno lo prende in considerazione? Lo si fa pure nelle valutazioni post elettorali, dove la percentuale dei votanti ha un preciso valore politico.
In fondo, per quei 57 milioni di italiani che siamo, anche ad accettare il preteso ridicolo milione (ma dove ci stava?!) di Pezzotta, ridimensionato dalla Questura nel molto più credibile numero di 250 mila persone, resta comunque una sputazza, di fronte alla popolazione del Paese.

Io, per esempio, mica me ne fregavo: ho espresso il mio dissenso non partecipando (che è sempre meglio che prendere a legnate in testa certe persone che si attaccano a qualsiasi palcoscenico, meglio se facendolo virare a destra, per sparare quelle che l'amico Daniele ha icasticamente definito "cazzate". E dire che non si prendono a legnate in testa certi signori, come invece meriterebbero, non vuol dire che la tentazione non ci sia, vuol solo indicare il mio signorile self control tendenzialmente non violento...)
Ora pare che la famiglia sia una invenzione brevettata dalla chiesa - come se sino a metà Medioevo, il matrimonio non fosse questione privata, nella quale brilla per assenza il prete, vista la natura patrimoniale e notarile della cosa, e nella quale la chiesa ci entrava punto o poco, visto anche quanto era indaffarata a sradicare il nicolaismo (ovvero i matrimoni dei preti) dal suo gregge personale. Tutto questo sino a che, con l'avvento dei protestanti e la Controriforma poi, si è resa conto di quanto fosse importante difendere gli assunti del Concilio lateranense IV, che solo dal 1215 trasformavano il matrimonio in sacramento, e così estendere il proprio dominio anche alle camere da letto altrui... luogo di potere per eccellenza!
E non affrontiamo neppure la questione da un punto di vista antropologico, sennò domattina siamo ancora qui.
Ma la questione non è questa; se un credente ritiene valida, all'interno di uno stato che garantisce le libertà civili di ognuno, seguire gli insegnamenti catechistici che ha scelto per sé, buon pro gli faccia: fa bene ed è probabilmente in pace con la sua coscienza. Il resto che c’è da scoprire lo scoprirà dopo la morte, e sono affari suoi.
Quello che non va bene è che, in nome di non si sa quale diritto legale (visto che questo mondo, per come fa schifo, né il Regno dei Cieli né la Città di Dio mi pare proprio) quello stesso bravo cattolico, col suo leader in testa, interferisca coi diritti civili di chi, il patronato della Chiesa lo rifiuta, come suo pieno diritto. Non per essere pignolini, ma non mi pare viga la territorialità del diritto canonico, e al contrario Cristo stesso disse (assieme a tante altre cose che alla Chiesa Cattolica Romana fa così comodo dimenticare): a Cesare quel che è di Cesare...e al sindaco quel che è del sindaco: se uno vuole una unione civile, o anche nessuna unione burocratica, perché non gliene frega niente di deludere mammà e papà - motivo fra i più alla moda per il classico matrimonio in pompa magna, chiesa e bustarella al prete compresa - cosa che sappiamo tutti, ma sulla quale, chissà perché si sorvola, saranno anche sacrosanti affari suoi, in uno stato libero e laico. Altrimenti, non tacciamo d’inciviltà quei Paesi dove l’Imam è anche capo politico, grazie.
Anzi, alle unioni di fatto io darei anche un premio: sopportare quei famosi difetti, senza neppure aver gustato i confetti che li fanno palesare, è dimostrazione d’amore mica da poco!
E per questo, non meritano, questi cittadini come fossero di serie B, di essere tutelati dalla legge nei loro diritti civili?
Non confondiamo, per favore, la fastidiosa insistenza dei Testimoni di Geova con l’ecumenismo!
Né facciamoci prender da nostalgie che erano ridicole già ai tempi di Bonifacio VIII.
Che poi, detto fra noi, mi piacerebbe tanto sapere come vanno le cose con la Sacra Rota, visto che personaggi famosi, con tanto di figli (e quindi matrimonio consumato, anche se, sinceramente, visti i soggetti, in effetti sulla capacità di intendere e volere potrei accettare l’esistenza di qualche ragionevole dubbio... ) possono sposarsi in bianco in chiesa più volte, secondo il vecchio assunto luterano, rivisitato ad hoc, che quando il soldino tintinna, in Vaticano ne succedono di tutti i colori! Si annullano persino matrimoni religiosi validissimi...
Ma qualcuno lo ha detto alla CEI? E soprattutto, la sgusciante CEI che ne ha detto?

(e intanto noi, assieme a Bono, continuiamo ad essere alla ricerca in Italia di un autentico stato laico, ma col cavolo se lo troviamo!)


---------------------------------------------------------------------------------
Scrive Paolo Galloni circa un libro, Il ramo d'oro, di fronte al quale è impossibile restare indifferenti anche a distanza di tanti anni e tante discussioni.

Su Frazer. Il ramo d'oro è datatissimo dal punto di vista interpretativo, ma anche un libro bellissimo da leggere, e non cosa da poco, non sono i libri pesanti che convertono o appassionano i lettori; in secondo luogo c'è in Frazer una lezione di comparativismo aperto a tutto, una sorta di anti-pedanteria, una larghezza di orizzonti rischiosa, ma anche stimolante come non possono essere i saggi precisi e prudenti - che sono comunque importanti nel loro ambito, sia chiaro. Il punto principale a mio avviso rimane il fascino che il libro emana, qualcosa che va al di là della solidità scientifica, una magica legatura dovuta all'inesauribile rimando di un dato a un altro, come se per spiegare una cosa si dovesse raccontare tutto il mondo.



Caro Paolo,
un po' come lo spirito dell'opera di Braudel, insomma, che tutti osannano, ma dicono che non si potrebbe più scrivere come lui, con la dignità accademica che hanno ormai acquisito antropologia, etnologia etc. perché richiederebbe una iper specializzazione in tutti i campi, umanamente impossibile. C'è però, come dici tu, quella fascinosa tentazione verso la visione a 360 gradi, allargata, negata all’occhio umano e che però con la macchina fotografica ottieni, ma con artifici tipo il grandangolo, che la visione delle cose la deforma ...e così ci si è ritrovati a fare microstoria.
Il punto è che nel caso specifico, Il ramo d’oro veniva usato come testo di riferimento per interpretare l'episodio stranoto della sacra arbor di Benevento, quella della Vita Barbati, del quale però non si sa (anche se col tempo è divenuto un noce e luogo di sabba, cosa legata verosimilmente alla presenza e persistenza nella zona di un antico iseo e dei culti femminili misterici annessi) né che albero fosse, né di quale animale fosse la pelle parte del rito dei cavalieri longobardi (mistero che, a quanto ne so, anche se ne è stato scritto moltissimo, è tutt'ora insoluto, visto che la vipera citata potrebbe anche essere letta in chiave allegorica come il permanere di resistenze pagane, rituali ormai più che cultuali, in seno alla corte beneventana, quali appunto la cavalcata attorno all’albero sacro e lo smembramento ella pelle animale ad esso appesa)
Ah, e se ti interessa e non conosci il libro specifico di Gasparri, si parla anche della cavalcata selvaggia e del signore degli animali...
;-)


Comunque, anche se pare non c’entrare niente, dato che nella realtà, ne sono convinta, tutto è davvero legato, essendo stata recentemente, come sai, ricoverata in una clinica universitaria, ho assistito ai cortei studenteschi a seguito del primario o del medico di stanza, che ricordavo così bene, e chiacchierando un po' con questi futuri assassini (l'ordinamento della facoltà è, pur mantenendo invariato il numero d'anni di corso, parecchio cambiato dai tempi nostri, e non necessariamente in meglio, opinione di un po' tutti coloro che hanno studiato medicina largo circa negli anni miei), e ormai pare che l'assunto per noi sacro, che il corpo va conosciuto e sempre valutato nella sua interezza - tanto che veniva accettato come valido anche il suggerimento delle medicine orientali, che al corpo appiccicavano anche la psiche, e in una raccolta della storia del paziente qualche domanda del genere: è soddisfatto del suo lavoro, della sua vita? per esempio, ti insegnavano pure a farla, soprattutto di fronte a certi sintomi - oggi questo viene giudicato risibile e superfluo, mentre si punta sempre più pericolosamente all'iper specializzazione all'americana, alla quale si associa una iper ignoranza di tutto il resto, che avrà un senso in un laboratorio di ricerca, forse, ma molto meno in una corsia d'internistica. Perlomeno, in una corsia d'internistica dove vorrei essere, eventualmente, ricoverata.
Microstoria, appunto.
E' vero certamente, che con l'accrescersi delle conoscenze, si devano fare delle scelte di studio e approfondimento, ma mio Dio, nel mio caso, la "microstoria" ha partorito una lettera di dimissioni, capolavoro di una dottoressa all'ultimo anno di specializzazione! nella quale il fatto che in giovane età mi fosse stata tolta per un tumore la parotide, ovvero la ghiandola salivare che s'ingrossa negli "orecchioni", per capirci, mi aveva causato un ipotiroidismo (la tiroide è certo anche lei una ghiandola e magari con un po’di fantasia si può dire che i nomi si assomigliano, ma si tratta di ghiandola endocrina, che cioè produce ormoni e non saliva, e per di più non sta neppure vicina alla parotide di cui sopra, quindi per confonderle bisogna giocare a mosca cieca, o ignorare le basi più elementari dell’anatomia umana normale: spero questo non accada perché noi la facevamo tutta in un pezzo - quattro-cinque mila pagine, e ora invece gliela spezzettano apparato per apparato! sempre a proposito della”descolarizzazione”...).
Da ciò, il monstrum: io stavo assumendo per un certo periodo una lieve dose di ormoni per riassestare il metabolismo tiroideo per l’ipotiroidismo causato dalla parotidectomia, e non per effetto collaterale di farmaci a suo tempo assunti, come più e più volte da me pazientemente spiegato alla zucca in questione.
Per capirci: da farci uno studio da Premio Nobel come primo caso mondiale a memoria d’uomo!
Ora, primo: che Dio o chi per lui ci scampi da certe mani! Io so solo che il mio professore di semeiotica, se si fosse visto presentare una "storia patologica remota" del genere, avrebbe inscenato una di quelle che oggi passano per leggende metropolitane: libretto gettato a volo fuori dalla finestra (tanto di là c'era l'edicolante che lo sapevo, e lo conservava);
secondo, la microstoria, (molto più diffusa, come forma mentis, del dovuto, oserei dire a questo punto) anche se ci ha dato opere bellissime, forse attende trepidante un eroe che abbia il coraggio di uscire dalla sua gabbia, e come Ulisse, gettarsi oltre le colonne d'Ercole...
tanto lo sappiamo benissimo che qualsiasi cosa studiata e scritta, è destinata ad essere perfezionata, discussa e magari confutata da chi seguirà: è la bellezza, e l'umiltà artigiana della storia, e magari qualcun altro lo imparasse, che si può sbagliare, e quindi si deve essere umili e, che ne so? quando non si ricordano le cose dare una controllatina ai libri di testo, anche se ti sei laureata da qualche anno, oh mamma mia, sai che vergogna....

Ciao
f.

Etichette:

postato da la Parda Flora alle 12:09  

 

   Chi Sono
   Post Precedenti
   Archivi
   Links

Da "Tango Lesson" di Sally Potter

Vamos a lo de la Parda Flora! 

Esmeralda



Le mie ragazze: Malafemmina

Le mie ragazze: Etta

Le mie ragazze: Anna

Le mie ragazze: Esmeralda

Le mie ragazze: Marisa