13 maggio 2007 |
Orgoglio laico e Per Paolo |
E se, oltre i venti mila radicali, si assommassero come contrari al Family day, anche un po' di quelli che non ci sono andati, tolti vecchietti, moribondi, qualunquisti e deficienti? Magari certi trionfalismi del menga si ridimensionerebbero: non sono d’accordo, non ci sono! Perché questo modo di valutare anche almeno parte delle assenze, nessuno lo prende in considerazione? Lo si fa pure nelle valutazioni post elettorali, dove la percentuale dei votanti ha un preciso valore politico. In fondo, per quei 57 milioni di italiani che siamo, anche ad accettare il preteso ridicolo milione (ma dove ci stava?!) di Pezzotta, ridimensionato dalla Questura nel molto più credibile numero di 250 mila persone, resta comunque una sputazza, di fronte alla popolazione del Paese.
Io, per esempio, mica me ne fregavo: ho espresso il mio dissenso non partecipando (che è sempre meglio che prendere a legnate in testa certe persone che si attaccano a qualsiasi palcoscenico, meglio se facendolo virare a destra, per sparare quelle che l'amico Daniele ha icasticamente definito "cazzate". E dire che non si prendono a legnate in testa certi signori, come invece meriterebbero, non vuol dire che la tentazione non ci sia, vuol solo indicare il mio signorile self control tendenzialmente non violento...) Ora pare che la famiglia sia una invenzione brevettata dalla chiesa - come se sino a metà Medioevo, il matrimonio non fosse questione privata, nella quale brilla per assenza il prete, vista la natura patrimoniale e notarile della cosa, e nella quale la chiesa ci entrava punto o poco, visto anche quanto era indaffarata a sradicare il nicolaismo (ovvero i matrimoni dei preti) dal suo gregge personale. Tutto questo sino a che, con l'avvento dei protestanti e la Controriforma poi, si è resa conto di quanto fosse importante difendere gli assunti del Concilio lateranense IV, che solo dal 1215 trasformavano il matrimonio in sacramento, e così estendere il proprio dominio anche alle camere da letto altrui... luogo di potere per eccellenza! E non affrontiamo neppure la questione da un punto di vista antropologico, sennò domattina siamo ancora qui. Ma la questione non è questa; se un credente ritiene valida, all'interno di uno stato che garantisce le libertà civili di ognuno, seguire gli insegnamenti catechistici che ha scelto per sé, buon pro gli faccia: fa bene ed è probabilmente in pace con la sua coscienza. Il resto che c’è da scoprire lo scoprirà dopo la morte, e sono affari suoi. Quello che non va bene è che, in nome di non si sa quale diritto legale (visto che questo mondo, per come fa schifo, né il Regno dei Cieli né la Città di Dio mi pare proprio) quello stesso bravo cattolico, col suo leader in testa, interferisca coi diritti civili di chi, il patronato della Chiesa lo rifiuta, come suo pieno diritto. Non per essere pignolini, ma non mi pare viga la territorialità del diritto canonico, e al contrario Cristo stesso disse (assieme a tante altre cose che alla Chiesa Cattolica Romana fa così comodo dimenticare): a Cesare quel che è di Cesare...e al sindaco quel che è del sindaco: se uno vuole una unione civile, o anche nessuna unione burocratica, perché non gliene frega niente di deludere mammà e papà - motivo fra i più alla moda per il classico matrimonio in pompa magna, chiesa e bustarella al prete compresa - cosa che sappiamo tutti, ma sulla quale, chissà perché si sorvola, saranno anche sacrosanti affari suoi, in uno stato libero e laico. Altrimenti, non tacciamo d’inciviltà quei Paesi dove l’Imam è anche capo politico, grazie. Anzi, alle unioni di fatto io darei anche un premio: sopportare quei famosi difetti, senza neppure aver gustato i confetti che li fanno palesare, è dimostrazione d’amore mica da poco! E per questo, non meritano, questi cittadini come fossero di serie B, di essere tutelati dalla legge nei loro diritti civili? Non confondiamo, per favore, la fastidiosa insistenza dei Testimoni di Geova con l’ecumenismo! Né facciamoci prender da nostalgie che erano ridicole già ai tempi di Bonifacio VIII. Che poi, detto fra noi, mi piacerebbe tanto sapere come vanno le cose con la Sacra Rota, visto che personaggi famosi, con tanto di figli (e quindi matrimonio consumato, anche se, sinceramente, visti i soggetti, in effetti sulla capacità di intendere e volere potrei accettare l’esistenza di qualche ragionevole dubbio... ) possono sposarsi in bianco in chiesa più volte, secondo il vecchio assunto luterano, rivisitato ad hoc, che quando il soldino tintinna, in Vaticano ne succedono di tutti i colori! Si annullano persino matrimoni religiosi validissimi... Ma qualcuno lo ha detto alla CEI? E soprattutto, la sgusciante CEI che ne ha detto?
(e intanto noi, assieme a Bono, continuiamo ad essere alla ricerca in Italia di un autentico stato laico, ma col cavolo se lo troviamo!)
--------------------------------------------------------------------------------- Scrive Paolo Galloni circa un libro, Il ramo d'oro, di fronte al quale è impossibile restare indifferenti anche a distanza di tanti anni e tante discussioni.
Su Frazer. Il ramo d'oro è datatissimo dal punto di vista interpretativo, ma anche un libro bellissimo da leggere, e non cosa da poco, non sono i libri pesanti che convertono o appassionano i lettori; in secondo luogo c'è in Frazer una lezione di comparativismo aperto a tutto, una sorta di anti-pedanteria, una larghezza di orizzonti rischiosa, ma anche stimolante come non possono essere i saggi precisi e prudenti - che sono comunque importanti nel loro ambito, sia chiaro. Il punto principale a mio avviso rimane il fascino che il libro emana, qualcosa che va al di là della solidità scientifica, una magica legatura dovuta all'inesauribile rimando di un dato a un altro, come se per spiegare una cosa si dovesse raccontare tutto il mondo.
Caro Paolo, un po' come lo spirito dell'opera di Braudel, insomma, che tutti osannano, ma dicono che non si potrebbe più scrivere come lui, con la dignità accademica che hanno ormai acquisito antropologia, etnologia etc. perché richiederebbe una iper specializzazione in tutti i campi, umanamente impossibile. C'è però, come dici tu, quella fascinosa tentazione verso la visione a 360 gradi, allargata, negata all’occhio umano e che però con la macchina fotografica ottieni, ma con artifici tipo il grandangolo, che la visione delle cose la deforma ...e così ci si è ritrovati a fare microstoria. Il punto è che nel caso specifico, Il ramo d’oro veniva usato come testo di riferimento per interpretare l'episodio stranoto della sacra arbor di Benevento, quella della Vita Barbati, del quale però non si sa (anche se col tempo è divenuto un noce e luogo di sabba, cosa legata verosimilmente alla presenza e persistenza nella zona di un antico iseo e dei culti femminili misterici annessi) né che albero fosse, né di quale animale fosse la pelle parte del rito dei cavalieri longobardi (mistero che, a quanto ne so, anche se ne è stato scritto moltissimo, è tutt'ora insoluto, visto che la vipera citata potrebbe anche essere letta in chiave allegorica come il permanere di resistenze pagane, rituali ormai più che cultuali, in seno alla corte beneventana, quali appunto la cavalcata attorno all’albero sacro e lo smembramento ella pelle animale ad esso appesa) Ah, e se ti interessa e non conosci il libro specifico di Gasparri, si parla anche della cavalcata selvaggia e del signore degli animali... ;-)
Comunque, anche se pare non c’entrare niente, dato che nella realtà, ne sono convinta, tutto è davvero legato, essendo stata recentemente, come sai, ricoverata in una clinica universitaria, ho assistito ai cortei studenteschi a seguito del primario o del medico di stanza, che ricordavo così bene, e chiacchierando un po' con questi futuri assassini (l'ordinamento della facoltà è, pur mantenendo invariato il numero d'anni di corso, parecchio cambiato dai tempi nostri, e non necessariamente in meglio, opinione di un po' tutti coloro che hanno studiato medicina largo circa negli anni miei), e ormai pare che l'assunto per noi sacro, che il corpo va conosciuto e sempre valutato nella sua interezza - tanto che veniva accettato come valido anche il suggerimento delle medicine orientali, che al corpo appiccicavano anche la psiche, e in una raccolta della storia del paziente qualche domanda del genere: è soddisfatto del suo lavoro, della sua vita? per esempio, ti insegnavano pure a farla, soprattutto di fronte a certi sintomi - oggi questo viene giudicato risibile e superfluo, mentre si punta sempre più pericolosamente all'iper specializzazione all'americana, alla quale si associa una iper ignoranza di tutto il resto, che avrà un senso in un laboratorio di ricerca, forse, ma molto meno in una corsia d'internistica. Perlomeno, in una corsia d'internistica dove vorrei essere, eventualmente, ricoverata. Microstoria, appunto. E' vero certamente, che con l'accrescersi delle conoscenze, si devano fare delle scelte di studio e approfondimento, ma mio Dio, nel mio caso, la "microstoria" ha partorito una lettera di dimissioni, capolavoro di una dottoressa all'ultimo anno di specializzazione! nella quale il fatto che in giovane età mi fosse stata tolta per un tumore la parotide, ovvero la ghiandola salivare che s'ingrossa negli "orecchioni", per capirci, mi aveva causato un ipotiroidismo (la tiroide è certo anche lei una ghiandola e magari con un po’di fantasia si può dire che i nomi si assomigliano, ma si tratta di ghiandola endocrina, che cioè produce ormoni e non saliva, e per di più non sta neppure vicina alla parotide di cui sopra, quindi per confonderle bisogna giocare a mosca cieca, o ignorare le basi più elementari dell’anatomia umana normale: spero questo non accada perché noi la facevamo tutta in un pezzo - quattro-cinque mila pagine, e ora invece gliela spezzettano apparato per apparato! sempre a proposito della”descolarizzazione”...). Da ciò, il monstrum: io stavo assumendo per un certo periodo una lieve dose di ormoni per riassestare il metabolismo tiroideo per l’ipotiroidismo causato dalla parotidectomia, e non per effetto collaterale di farmaci a suo tempo assunti, come più e più volte da me pazientemente spiegato alla zucca in questione. Per capirci: da farci uno studio da Premio Nobel come primo caso mondiale a memoria d’uomo! Ora, primo: che Dio o chi per lui ci scampi da certe mani! Io so solo che il mio professore di semeiotica, se si fosse visto presentare una "storia patologica remota" del genere, avrebbe inscenato una di quelle che oggi passano per leggende metropolitane: libretto gettato a volo fuori dalla finestra (tanto di là c'era l'edicolante che lo sapevo, e lo conservava); secondo, la microstoria, (molto più diffusa, come forma mentis, del dovuto, oserei dire a questo punto) anche se ci ha dato opere bellissime, forse attende trepidante un eroe che abbia il coraggio di uscire dalla sua gabbia, e come Ulisse, gettarsi oltre le colonne d'Ercole... tanto lo sappiamo benissimo che qualsiasi cosa studiata e scritta, è destinata ad essere perfezionata, discussa e magari confutata da chi seguirà: è la bellezza, e l'umiltà artigiana della storia, e magari qualcun altro lo imparasse, che si può sbagliare, e quindi si deve essere umili e, che ne so? quando non si ricordano le cose dare una controllatina ai libri di testo, anche se ti sei laureata da qualche anno, oh mamma mia, sai che vergogna....
Ciao f.Etichette: strano mondo |
postato da la Parda Flora
alle 12:09
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