10 maggio 2007
Bibliofili, bibliomani e imbecilli
Rubata alla "lectio magistralis" con la quale Umberto Eco ha aperto il Salone del Libro di Torino di quest'anno:
"Naturalmente il bibliofilo, anche chi colleziona libri contemporanei, è esposto all'insidia dell'imbecille che ti entra in casa, vede tutti quegli scaffali, e pronuncia: "Quanti libri! Li ha letti tutti?" L'esperienza quotidiana ci dice che questa domanda viene fatta anche da persone dal quoziente intellettivo più che soddisfacente. Di fronte a questo oltraggio esistono, a mia scienza, tre risposte standard. La prima blocca il visitatore e interrompe ogni rapporto, ed è: "Non ne ho letto nessuno, altrimenti perché li terrei qui?" Essa però gratifica l'importuno solleticando il suo senso di superiorità e non vedo perché si debba rendergli questo favore.
La seconda risposta piomba l'importuno in uno stato d'inferiorità, e suona: "Di più, signore, molti di più!" La terza è una variazione della seconda e la uso quando voglio che il visitatore cada in preda a doloroso stupore. "No, " gli dico, "quelli che ho già letto li tengo all'università, questi sono quelli che debbo leggere entro la settimana prossima. " Visto che la mia biblioteca conta cinquantamila volumi, l'infelice cerca soltanto di anticipare il momento del commiato, adducendo improvvisi impegni.

Quello che l'infelice non sa è che la biblioteca non è solo il luogo della tua memoria, dove conservi quel che hai letto, ma il luogo della memoria universale, dove un giorno, nel momento fatale, potrai trovare quelli che altri hanno letto prima di te. È un repositorio dove al limite tutto si confonde e genera una vertigine, un cocktail della memoria dotta. Ecco il contenuto virtuale di una biblioteca: "Monsieurs les anglais, je me suis couché de bonne heure. Tu quoque, alea! Licht, mehr Licht ber alles. Qui si fa l'Italia o si uccide un uomo morto. Soldato che scappa, arrestati sei bello. Fratelli d'Italia, ancora uno sforzo. L'aratro che traccia il solco è buono per un'altra volta. L'Italia è fatta ma non s'arrende. Ben venga maggio, combatteremo all'ombra. Tre donne intorno al cor e senza vento. L'albero a cui tendevi la nebbia agli irti colli. Dall'Alpi alle Piramidi andò in guerra e mise l'elmo. Fresche le mie parole nella sera pei quei quattro scherzucci da dozzina. Sempre libera sull'ali dorate. Guido io vorrei che al ciel si scoloraro. Conobbi il tremolar, l'arme, gli amori. Fresca e chiara è la notte, e il capitano. M'illumino, pio bove. Alle cinque della sera mi ritrovai per una selva oscura. Settembre, andiamo dove fioriscono i limoni. Sparse le trecce morbide, una spronata, uno sfaglio: questi sono i cadetti di Guascogna. Tintarella di luna, dimmi che fai. Contessa, cos'è mai la vita: tre civette sul comò".

Ovviamente, non credo siano molti ad avere cinquanta mila volumi in casa: ed è ovvio che è umanamente impossibile leggerli tutti, anche senza essere cretini come me, che se non parto dalla prefazione e arrivo all'epilogo, mi sento venire la gastrite per il senso di colpa, come non si potesse leggere solo ciò che realmente interessa del libro, con altrettanta dignità...
Ma cinquanta mila volumi, siamo sinceri, anche a voler escludere un momento di vanità "semiotica" del Nostro, prevedono anche una notevole casa, un po' come quella del protagonista Peter Kien di Auto da Fè di Elias Canetti, parlando molto terra terra...tuttavia, nella povertà delle nostre normali biblioteche domestiche, la prima e la terza risposta del professor Eco, ci sia simpatico o no, come non pensare a riciclarle, prima o poi?
;-)

(e non pensiate che l'affermazione di Bono sia gratuita:io ho sempre un libro che non riesco a trovare, e sto cercando...)

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postato da la Parda Flora alle 12:09  

 

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