14 maggio 2007 |
Un'antica lezione di editing |
“Al carissimo fratello e signore Adelhardo (abate del monastero di Corbie, presso l’attuale Amiens, Francia- nota della PF), uomo di Dio, Paolo supplice. Avevo desiderato, o mio diletto, d’incontrarti l’estate scorsa, quando fui dalle tue parti; ma bloccato perché i cavalli erano esausti, non potei giungere sino a te. Tuttavia, con gli occhi dell’anima, i soli coi quali posso ancora vedere, spesso io scorgo la dolce tua immagine fraterna. Certo, avrei voluto già prima d’ora ottemperare a quello di cui mi hai richiesto: ma povero come sono e privo di copisti, non ho potuto farlo prima d’ora, soprattutto perché m’ha tormentato una malattia così lunga da costringermi a letto da settembre sino quasi al giorno di Natale e da non consentire al piccolo chierico, che ha trascritto anche queste righe come ha potuto, di mettere mano al calamaio. Accetta tuttavia, anche se tardi, quelle lettere (di papa Gregorio Magno - nota della PF) che tu desideravi; e poiché non sono riuscito, a causa dei mie impegni, a leggerle tutte, sappi che trenta quattro d’esse sono state rilette ed emendate, eccetto i pochi passi nei quali non ho trovato chiarezza, e tuttavia non ho voluto integrare basandomi sul senso, perché non sembri che io cambi le parole d’un così grande dottore. A questi passi fuori margine ho apposto il segno di Z, cioè di passo corrotto. Perciò la tua fraternità, se le sarà possibile, si dia premura di confrontarli con un codice più corretto e di reintegrare quelli in cui è caduta qualche parola.- Chiedo tuttavia alla tua santità: che queste lettere non siano divulgate, per certe cose ch’è meglio restino nascoste a persone non adatte, piuttosto che divengano note. Addio, fratello amatissimo, che sempre più sei rigoglioso nel bene; quando eleverai la mente alle cose superne, ricordati di me.
Prima rifluendo il Reno tornerà alle sue origini; prima la chiara Mosella si volgerà alla sua sorgente, prima che il mio amore per te, il volto amato, il dolce nome di Adelhardo abbandonino il mio cuore. E tu pure, così possa avere vigore e letizia per dono di Cristo, tu pure sii memore di Paolo per tutta la tua vita”.
Montecassino, 13 aprile 799 “Eidus aprilis. Obiit venerandae memoriae domnus Paulus diaconus et monacus.”
Da La main de Paul Diacre sur un codex de VIII siècle, di O. Dobias-Rozdestvensky in MSF (Memorie storiche forogiuliesi ) XXIV - V, 1928/29
(e volutamente taccio della dolcezza di questo commiato...)Etichette: storia |
postato da la Parda Flora
alle 14:11
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