05 dicembre 2007
Come Stanislav Evgrafovich Petrov salvò il mondo (una storia vera)
Il 26 settembre del 1983 era una giornata come tante al bunker Serpukhov 15 e Stanislav Evgrafovich Petrov, colonnello dell’Armata rossa, classe 1939, era l’ufficiale di guardia.
La tensione internazionale era particolarmente acuta, in quel periodo. Venti giorni prima i russi avevano abbattuto per errore un aereo passeggeri coreano, uccidendo 269 passeggeri, tra i quali diversi americani.
La polizia politica sovietica aveva diramato un’allerta riguardante possibili reazioni, anche militari, da parte statunitense.
Il lavoro del colonnello Petrov consisteva nell’effettuare periodici controlli sulle rilevazioni satellitari e nel notificare ai suoi superiori un eventuale attacco nucleare contro l’Urss.
In caso di attacco la strategia sovietica era quella di lanciare immediatamente un attacco nucleare su vasta scala contro gli Stati Uniti.
Tra la mezzanotte e l’una, (mentre negli Stati Uniti era ancora il 25 settembre) il computer segnalò che gli americani avevano lanciato un missile contro l’Unione sovietica.
Cosa fare?
Su Petrov gravava un immenso peso.
Considerando, con notevole freddezza, che, difficilmente un attacco Usa si sarebbe valso di un solo missile, l’ufficiale classificò il segnale del computer come un falso allarme.
Circa trenta secondi dopo, il computer segnalò che altri quattro missili erano stati lanciati dagli americani.
Petrov era più che convinto (o forse semplicemente lo sperava) che si potesse trattare di un falso positivo del computer, ma, dal suo bunker, non aveva la possibilità di verificare in alcun modo cosa stesse succedendo.
Davanti a lui il pulsante con la scritta “attacco”, che attendeva solo di essere premuto per segnalare a che di dovere di dare l’inizio alla Guerra Termonucleare Globale.
Qualora l’attacco fosse stato effettivamente in corso, il suo Paese sarebbe stato oggetto di un disastroso attacco nucleare, subito senza alcuna controffensiva.
E Petrov ne sarebbe stato responsabile.
Se invece si fosse trattato di un errore del computer, allertando i suoi superiori, Petrov avrebbe potuto innescare un massiccio contrattacco atomico da parte sovietica.
Il tutto avrebbe generato una serie di ulteriori attacchi, e sicuramente sarebbe costato la vita a milioni, forse decine o centinaia di milioni, di persone.
L’inizio della Terza Guerra Mondiale dipendeva dalla lui.
Petrov decise che si trattava di un secondo falso allarme.
E in effetti nessun missile nucleare era in viaggio verso l’Unione sovietica.
Una catastrofe bellica senza precedenti era stata evitata grazie al buon senso di un uomo.
Petrov avrebbe dovuto essere di riposo, quella sera. Se ci fosse stato un altro uomo al suo posto, questi avrebbe potuto maturare una decisione diversa, cambiando irreparabilmente il corso della storia.
Stanislav Petrov aveva evitato l’apocalisse atomica, ma aveva disubbidito agli ordini.
Non fu punito né premiato, ma la sua carriera non progredì oltre.
Oggi Stanislav Petrov è un pensionato che vive in condizioni di semipovertà a Fryazino, un paesino russo presso Mosca. L'uomo che ha salvato il mondo dall'olocausto nucleare è stato prontamente dimenticato, nella fretta quotidiana.
Crededeteci o no: questa è la pura verità!

Grazie, al solito, all'amico di sempre Lèon... al quale devo la vita, non solo in senso metaforico, e non solo quella...

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postato da la Parda Flora alle 15:08  

 

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