29 novembre 2007
Guerra fredda! (eloquente sguardo al cielo...)
Da alcuni giorni, del tutto inaspettatamente, a casa mia si è rimaterializzato un tratto del Muro di Berlino. O forse, chi lo sa, magari ben mimetizzato c’era sempre stato, e sono io ad averlo notato solo ora, per il tentativo di aprivi una breccia.
Ma andiamo per ordine.
Il possesso del territorio domestico è ufficialmente conteso da due superpotenze, definiamole così!... Smilla la Grande e il signor P. il Tonto. Da tempo, le naturali tendenze egemoniche di Smilla la Grande sono risapute, così come è ufficialmente riconosciuta una naturale adesione alla filosofia pacifista da parte di P. il Tonto, che accetta senza discutere la divisione di territorio imposta da Smilla, non ho ancora capito se da lui ritenuta una madre adottiva, una dispotica sorella maggiore oppure una zia bisbetica, la quale si è prepotentemente riservata il possesso privilegiato di parecchi cuscini e poltrone di casa.
Io credo, ragionevolmente, in questa situazione un po’ surreale, di poter essere l’equivalente del check point Charlie: quando vedo tafferugli al posto di blocco o eccessi violenti, sparo qualche colpo d’avvertimento in aria, e accolgo eventuali transfughi che vogliano rientrare nei ranghi, senza scatenare guerre definitive.
La convivenza fra due gatti non è semplice, dato che naturalmente i gatti tendono ad essere animali solitari e a difendere il loro territorio, ricordo del tempo (per Smilla la Grande, trovatella, neanche poi così lontano) nel quale al territorio e al cibo in esso reperibile era legata la sopravvivenza dell’individuo. Immagino sia per questo che in lei, la territorialità, e l’insofferenza per i periodici e bonari tentativi di P. di avere rapporti più amichevoli siano così radicate. Anche se ovviamente non lo capisce l’ingenuo P. (non per niente denominato il Tonto o il Pirla, dipende dai momenti). Ciò nonostante in genere due gatti, con un po’ di accorgimenti e sicuramente, in questo caso, l’aiuto di due caratterialità complementari e non antagoniste, possono convivere abbastanza pacificamente. Anche se non mancano esempi nei quali questo equilibrio, dopo essere durato anche anni, all’improvviso si spezza irrimediabilmente sino a portare alla necessità di dividere per sempre i due animali; perciò “Charlie” deve vigilare con grande attenzione.
Perché da alcuni giorni a casa mia siamo tornati in piena Guerra Fredda: Smilla ha lanciato subdolamente, forte della sua superiorità fisica, l’attacco al sancta sanctorum di P.: la sua cuccia. Nella suddivisione di territorio che infatti caratterizza la convivenza di più gatti, ciò che è indiscutibile perché le cose possano funzionare è che ognuno abbia, oltre a un margine di tolleranza rispetto all’uso promiscuo di parti comuni, un proprio indiscusso e indiscutibile territorio personale, anche molto piccolo, ma assolutamente inviolabile: nel caso dei miei due conviventi pelosi, le rispettive cucce. Se infatti Smilla tollera tranquillamente un uso insolito del principio delle due ciotole separate (prima si mangia entrambi da una; finita quella, si mangia entrambi dall’altra), ogni tanto cerca ancora di impedire il ritorno in circolazione di P. piazzandosi davanti alla gattaiola e bloccandola, e soprattutto non ha mai permesso che lui s’avvicinasse alla sua cuccia. E a onor del vero, dopo un timido tentativo di dormire vicini (sogno segreto ed eternamente frustrato di P.) che lui ha fatto ancora cucciolo e che gli è costato una sonora lezione, non c’è mai più stato bisogno di chiarire ulteriormente il concetto.
Da un po’ però ultimamente vedevo il signor P. che, dopo aver esaurito le sue normali occupazioni mattutine, anziché dedicarsi all’attività più naturale per un gatto: dormire! ciondolava qui e là con aria mogia (o che perlomeno a me pareva mogia, ma non escludo di antropomorfizzare troppo la creatura) per poi crollare sfinito a pisolare su qualche tratto di pavimento sotto il quale scorrano i tubi caldini dell’impianto di riscaldamento. Ora, P. è sicuramente freddoloso (provate voi a non avere sottopelo!) ed è normalissimo che un gatto, per quanto abitudinario, ogni tanto abbia attimi di follia: come dicevano gli antichi - semel in anno licet insanire, quindi perché non dormire ogni tanto sul pavimento? tuttavia...
Tuttavia, è bastato un rapido controllo per verificare la causa di tanto mogiume: Smilla la Grande, in tutta la sua possanza fisica e con una espressione decisamente soddisfatta (o che perlomeno a me pareva soddisfatta, ma anche in questo caso non escludo di antropomorfizzare troppo la creatura) se ne stava tutta tronfia in panciolle nella cuccia di P.!
Sul cuscinetto sul quale lui dormiva sin da prima che io lo portassi a casa mia! l’unico ricordo della sua infanzia, della sua mamma e dei suoi fratellini! (solito discorso sull’antropomorfizzazione, ma a furia di frequentarli credo sia inevitabile).
Insomma, a farla breve, ci sono voluti alcuni giorni e un certo numero di serie spiegazioni fra me e una Smilla con la “faccia” più patetica e innocente di questo mondo, per chiarire che ognuno fa quel che vuole, a casa sua, ma non a casa degli altri! E la cosa ha funzionato per un po’ perlomeno sinché, immagino considerate calmate le acque, Smilla ha ritenuto fosse il caso di riprovarci, e “Charlie” è dovuto intervenire nuovamente, per ribadire inflessibilmente le norme di convivenza vigenti in casa.
Ora tutto appare tranquillo, ma è stato imposto d’autorità il coprifuoco, con periodici controlli casuali.
Staremo a vedere.
Per intanto continuo ad avere questa fastidiosa sensazione di vivere in una versione lievemente ridicola di un libro di John le Carré...

(e che non sempre si possa avere ciò che si vuole è una grande verità, per felini e umani)

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postato da la Parda Flora alle 09:46  

 

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