08 febbraio 2008
Che posso replicare
all'ultimo commento ricevuto?
Che forse il posto più giusto per quelcommento, a parte il richiamo agli USA, sarebbe stato sotto il mio post del 7 febbraio.
Sinceramente, non so più che altro dire.
Prendi il caso Sme: a me, e credo si sia capito dal momento che ho scritto in termine piuttosto chiari ciò che ne pensavo, ha colpito moltissimo. In quanto avvocato, presumo, ancora di più te.
Ma non credo che per capire la gravità, l’aberrazione di una legge del genere, anche a prescindere dagli scopi utilitaristici per la quale è stata fatta, ci voglia una raffinata cultura giuridica.
Per anni, ho collaborato all’house organ italiano di una multinazionale leader nel campo della revisione contabile e certificazione del bilancio; il loro competitor maggiore era la americana Enron, che qualche anno fa è zompata per aria, se quello scandalo magari qualcuno se lo è dimenticato, anche se nel settore è stato un autentico tsunami, in pratica perché con un piccolo gioco di scatole cinesi, aveva anche una società di consulenza per la gestione aziendale, che fatturava agli stessi loro clienti. Ora, la cosa ha un suo senso: entro in una grossa azienda, le faccio le pulci per conoscerne funzionamento e gestione per poter certificare se è sana: chi meglio di me può vedere come e dove intervenire per ottimizzarne le risorse e il management, e quindi la redditività? Eppure, il legislatore ha ovunque (in senso geografico, dato che la cosa è considerata illegale non solo in America) visto il conflitto di interessi che si nascondeva fra le pieghe di questo ragionamento molto sensato, che immagino sia realmente stato all’origine della decisione di offrire al cliente una consulenza a 360 gradi, per così dire. Dato che il rischio, piuttosto evidente, era che qualcuno ne approfittasse e si finisse che una mano lavava l’altra. E infatti, ne è uscito uno scandalo tale da distruggere quella che forse era la più importante società del settore.
E noi, invece, depenalizziamo il falso in bilancio; cosa che sarà nata per risolvere le noie di un singolo (per carità, solo "quei fastidiosi lacci e laccioli legali che un imprenditore in gamba sa come aggirare, ma che rendono la vita di un politico così complicata!" dato che a me quella tremenda frase che Berlusconi, nel suo ruolo di capo del governo, con tanta soave arroganza e indifferenza a suo tempo pronunciò, è rimasta conficcata nella memoria), ma che poi lascia la porta aperta anche a tanti altri delinquenti, con prevedibili esiti.
Di fronte alla palese illegalità di una situazione del genere, ti verrebbe da dire, come puoi continuare a fidarti, a credere nella onestà delle intenzione di un politico? Qui non si tratta più di scempiaggine o cretineria dei suoi elettori: si tratta di correità. Voglio dire, di fronte ad una palese prevalere dell’interesse personale sui più elementari principi della legalità, non puoi continuare a fingere di non capire - se voti quel candidato, se lo scegli, significa che condividi la sua condotta, la legittimi, e quindi, dal mio punto di vista, sei un suo complice, un fiancheggiatore, a tutti gli effetti. Quindi prendo con dolore atto che una vasta componente del paese è formata da potenziali truffatori, che se non delinquono è solo perché non ne hanno l’occasione, non perché eticamente siano convinti che ciò non va fatto.
Nel suo saggio, Voglia di ammazzare, il famoso psichiatra Vittorino Andreoli sostiene una tesi tremenda, di una ferocia insostenibile, almeno così è stato per me, e che mi ha dato molto da pensare: ognuno di noi, nessuno escluso, nel suo intimo più ferino, celerebbe la reale volontà di uccidere concretamente un altro essere umano, che detesta e spesso considera dannoso per la società; se non lo fa materialmente, anche se magari nutre fantasie al riguardo, è solo perché teme di essere scoperto e punito, non certo perché consideri eticamente riprovevole questo desiderio e quindi lo combatta e si adegui alla civile posizione che certe cose non vanno fatte per adesione a un principio ideologico.
Io ci ho riflettuto a lungo, e sinceramente, anche se ci sono persone che non mi spiacerebbe venissero chiamate a rispondere sul serio di fronte alla legge di loro azioni non proprio limpide, non ho trovato dentro di me nessuno che vorrei uccidere, almeno non mi pare, comunque una tesi del genere devo dire che ti lascia un senso di amaro in bocca piuttosto difficile da superare.
Spero che Andreoli sbagli, e che noi si sia meno “naturalmente” criminali di quanto la sua esperienza in campo criminologico non lo abbia spinto a pensare, ma devo dire che di fronte a certe cose che vedo quotidianamente, sono sempre più scoraggiata.

D’altra parte, leggo che An, mi pare, sembrerebbe essersi accaparrata il discusso generale Speciale, e non posso non ricordare l’articolo 12 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, approvata dalla Costituente francese il 26 agosto 1789, e rimasta a tutt’oggi insuperata, per la solennità e la chiarezza con la quale afferma gli inviolabili diritti civili dei singoli e i principi della democrazia.
L’articolo 12 dice testualmente:
“La garanzia dei diritti dell’uomo e del cittadino ha bisogno di una forza pubblica; questa forza è dunque istituita per il vantaggio di tutti e non per l’utilità particolare di coloro ai quali essa è affidata”.
E fosse solo una questione di spigole...

Non credo servano commenti.
Un caro saluto

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postato da la Parda Flora alle 12:38  

 

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