14 febbraio 2007
Alla stupidità del mondo
Esattamente un anno fa mi trovavo a scrivere queste considerazioni: strano modo di festeggiare san Valentino! Esse nascevano dalla scoperta della presunzione di persone che avevano la fastidiosa abitudine di sopravvalutarsi, benché cadessero frequentemente in tristi (e triti) meccanismi della più banale e scadente umanità. Persone che avevo avuto - lo riconosco - la colpa di credere decisamente migliori di quanto non si rivelassero alla prova dei fatti: ipocriti, falsi, bugiardi, pettegoli, presuntuosi all’inverosimile, capaci di pugnalare alle spalle dopo averti sorriso con dolcezza, disonesti. Persone che, mi auguro per loro, per vergogna, sono tutte sparite dall’orizzonte radar - della mia vita, e del Web, almeno riconoscibili nei loro luridi vecchi panni. Se invece sono emigrate, un cordiale vaffanculo a loro, che mi stava sullo stomaco da più di un anno! e che raccolgano ciò che hanno seminato, come è giusto che sia e come sempre accade, anche se non vorremmo e spesso ci illudiamo non accadrà. Ma la mia esperienza è che, prima o poi, ciò inevitabilmente accade: è solo questione di tempo....
Così, rileggendo casualmente oggi queste parole, le ritrovo da una parte sempre vere, come le sentii quando le scrissi la prima volta; dall’altra, di conseguenza, meritevoli di essere riproposte, per la corretta educazione di presuntuosi docenti universitari con sole quattro idee in testa e crisi isteriche (in squisito senso freudiano) da climaterio; falsi professionisti, incapaci di essere sinceri in un solo momento della loro vita di luridi puttanieri; persone che si pretendono sagge, e in realtà sono solo ridicolmente patetiche o forse pateticamente ridicole. La Rete purtroppo pullula di questi soggetti, che vi trovano un pabulum di crescita ideale, come talora accade per i germi nel corpo umano, come accade quando la realtà è insoddisfacente, o frustrante, perché il lavoro o la vita privata sono squallide. Cose queste che si tentano di nascondere, ma tanto poi emergono, come gli stronzi che navigano sempre sopra il pelo dell’acqua, ben in vista. Perciò, buon san Valentino, piccoli, miseri, squallidi pidocchi che infastidite le vite altrui con il vostro esistere!

Alla stupidità del mondo c'è una sola risposta: il silenzio, beato lui, che non deve ascoltare tutto questo bla bla bla bla...
Parole poche
persone vere poche
e, al massimo, un motteto di Mozart per qualche attimo di paradiso.
Il resto? beh, il resto può anche andare a farsi fottere, per quel che mi riguarda...
ah sì, e anche un po' di sintesi, per favore, che il mio amore per l'italiano soffre come un cane: non sempre si ha tempo e voglia di leggere certe diarree linguistiche deliranti ed isteriche.
Quando decisi di aprire questo blog, pensai a lungo al titolo da dargli.
Anni di esperienze in rete, giornalismo, la collaborazione alla nascita del portale di Tiscali,la scuola di Alessandro Lucchini, (IULM) e Luisa Carrada che cercavano nuovi linguaggi per i professionisti, della rete e non, venivano ben prima della rete per tutti,la rete di Gates, di utenti cialtroni oppure evoluti.
Poi nacque il fenomeno dei blog: sapemmo ciò che accadeva in zone altrimenti azzerate del mondo grazie ai bloggers, il giornalismo scoprì che la comunicazione non poteva mai più essere la stessa vecchia puttana di sempre. Doveva adattarsi e cambiare.
Ciò che però mi pareva più evidente, soprattutto nel mondo del blog, era il gran parlarsi addosso.
Tutti avevano qualcosa da dire, anche se spesso non sapevano cosa e nemmeno come farlo in un italiano decente. Così parlare da sola, come nella canzone di Sting - dove la parola è ricerca di comunanza - o tuttalpiù, coi gatti, mi pareva un buon titolo. Un titolo onesto, consapevole dei propri limiti, come una pagnotta sfornata: sincero, saporito, non sofisticato nè già stantio dal primo giorno. Ho raccontato storie di amici, molti che purtroppo non ci sono più, pensieri, piccole esperienze di lavoro e condiviso passioni in questo spazio. Storia di D., morto di Aids, storia di Lei, che cerca di suicidarsi, storia di D. giovane medico che si suicidò in una stretta stradina sepolta dalla neve a Belluno... Queste e tutte le storie sono state la volontà di ridare vita ad esseri umani sperduti e silenziosi ormai come fantasmi. Ho parlato (poco) del mio lavoro e dei miei studi; della mia malattia e del mio affrontarla con coraggio da sempre. Con coraggio e, una volta mi fu detto, anche con grazia, ed è uno dei complimenti più belli che mi siano stati fatti.
Io credo che in fondo tutti parlino da soli, solo che la maggior parte delle persone è così infantile, così poco consapevole da non accorgersene neppure. Fatti loro. Osho - che non stimo - ha però detto una cosa sacrosanta: il mondo non è pronto per la verità, sarebbe inutile e crudele fargliela vedere.
E allora lasciamolo nella sua cullante illusione, a fingersi furbo, a fingersi il migliore, a fingere di vivere. Chi il velo di Maya lo ha stracciato non può che ridere, e compatire questi fratelli minori, aspettandoli pazientemente, consapevole che non tutti però ce la faranno. Dipenderà da loro, dal loro Karma, e così potranno smettere di accusare sempre gli altri con rabbia e livore, per dimenticare la propria pochezza.


Ovviamente, Roberto Vecchioni non poteva che cantare
Tornando a casa (Nostalgia di odiare...)

A casa, si ritorna a casa
dopo il temporale;
la guerra c' è a chi dice bene
c' è a chi dice male;
signor nemico quel tuo ghigno
da animale morto
ficcatelo in quel posto;
non eri tu ad averlo duro
dentro i pantaloni?
La storia si è fermata
adesso che hanno vinto i buoni;
e paghi, caro mio se paghi,
tutte ce le paghi,
per i nostri sogni
e le tue visioni.
Le vedo già le nostre donne
ad aspettarci al porto;
staremo con i vecchi amici
dal sorriso aperto;
e giocheremo a carte fino all'alba
senza litigare,
scordando di pagare.
Daremo feste popolari con dei ricchi premi,
berremo meno vino
e molto succo di limoni,
perché saremo sempre buoni
solamente buoni, finalmente buoni
milioni di milioni!
Come saremo buoni!

Bella mia aspettami che torno;
via di qui, fuori da questo inferno;
senza te il mare sembra eterno;
da domani con te sarà
amore notte e giorno
A casa, si ritorna a casa
dopo il temporale,
e non c'è più un nemico al mondo
che può farci male:
il cane fa le feste a tutti
senza più abbaiare, si lascia
accarezzare;
ma stranamente il cielo sembra
di una noia mortale,
il tempo è un orizzonte immobile
di vecchie suore;
e niente, niente più da perdere,
niente da vincere, non è possibile
che pareggiare...
Che voglia di un nemico vero
o perlomeno vivo,
bastardo come ai vecchi tempi,
meglio se cattivo:
di quelli che han ragione sempre,
che tu perdi sempre,
che son nati solo per fargli male:
che nostalgia di odiare...

Bella mia, aspettami che torno;
finirà pure 'sto mare eterno;
tienmi tu, quando verrà l'inverno;
non so come resisterò
senza un nemico intorno.
Bella mia, aspettami che torno;
metti via l'amore per l'inverno;
tienmi tu, quando verrà quel giorno;
non so come ce la farò
senza un nemico intorno.

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postato da la Parda Flora alle 23:18  

 

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