26 agosto 2008
Sulla tolleranza (ovvero, della libertàdi culto)
Come scriveva Locke nel 1683, disgustato dalla indifferenza politica e religiosa del suo stato, e anche degli altri, verso coloro che avevano un'altra religione:
"Poichè richiedete la mia opinine in tema di reciproca tolleranza fra cristiani, risponderò senz'altro che nella tolleranza io vedo il più importante segno distintivo della vera chiesa.
Ché per quanto taluni vadano vantando antichità di luoghi o pompa, di culto, altri la risorsa operata dalla propria disciplina; tutti, l'ortodossia della loro fede, poiché ortodosso è ognuno ai propri occhi: queste cose, e le altre del genere, son molto più segni della sua brama di potenza degli uomini e del loro desiderio di dominare gli uni sugli altri, che non della Chiesa di Cristo!
E chi anche tutto ciò possieda, e tuttavia manchi di carità, di pietà e di universale benevolenza verso il genere umano, non esclusi coloro che non professano la fede di Cristo, non v'è dubbio che egli sai ben lungi dall'essere un vero cristiano. (...).

Locke svolse la sua più matura attività di pensiero nel 1689 anche se sì, dato che i cattolici obbedivano a un capo straniero, non erano tanto simpatici neppure a lui; però forse vogliamo restare indietro di due secoli buoni rispetto alla maturità del pensiero?

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postato da la Parda Flora alle 11:30  

 

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