Sinceramente, sono davvero stufa di scrivere qui solo di politica. D’altra parte, i casi miei sono decisamente così più noiosi, per me (figuriamoci per eventuali altri!) da non stimolarmi alcuna voglia di parlarne, mentre le notizie che provengono dall’abisso, decisamente, continuano a riuscire a scuotere la mia apparente (solo apparente, insisto) atarassia, o inebetimento, che dir si voglia.
Continua la saga Travaglio. Ora, sinceramente a me Marco Travaglio è simpatico: ha quel dono dell’ironia, sfumata di apparente soavità in realtà feroce, che apprezzo molto nelle persone. Voglio dire, la sua capacità di reggere un’intervista o un faccia a faccia, senza mai scomporsi più di tanto anche di fronte agli attacchi più beceri e sfrontati, ma al tempo stesso senza mai lasciarsi zittire, ritengo sia dote rara, appartenente alla miglior scuola giornalistica, e osiamolo, anche umana. Le scimmie urlatrici mi dan fastidio allo zoo (a dire il vero, mi danno fastidio anche gli zoo, ma questo è un altro discorso), figuriamoci in televisione all’ora di cena! Ora, la tesi dell’imponente spiegamento di forze messo in campo contro di lui (quanta paura deve fare un vero giornalista, viene da pensare, che attacca il potere politico, cosa che per altro dovrebbe far parte, quando necessaria, del normale svolgimento della sua attività professionale - che è poi uno dei principali fini per i quali storicamente il giornalismo è nato, e per il quale CREDO TUTTI ci teniamo resti vivo e in buona salute - se riesce addirittura nella vera ...mission impossible di unificare governo e opposizione!) è che Schifani non è mai stato dimostrato sia stato colluso alla mafia: tutt’al più, è stato un giovane avvocato un po’ (tanto? troppo?) malaccorto nella scelta delle sue frequentazioni giovanili (nato nel 1950, si fa riferimento a fatti risalenti a partire dal 1979 ovvero da quando aveva quasi trent’anni - giovane vabbé, ma visto poi il cammino fatto, vogliamo credere anche così irrimediabilmente tonto?) e conseguenti attività professionali, ma relativamente alle quali, a onor del vero, egli non ha mai fornito sinora spiegazioni convincenti, cosa che a casa mia puzza come il pesce della settimana prima. Ora, a parte che personalmente, pur essendo molto consapevole del fatto che le persone possono realmente in buona fede o spinte da eventi incontrollabili, commettere errori nel loro percorso umano (anzi, direi da quel che vedo ultimamente, pare questa la loro attività principale), tendenzialmente aderirei alla scuola di pensiero che si rifà al vecchio adagio : “Non solo Cesare, ma anche la moglie di Cesare deve essere al di sopra di ogni sospetto” - adagio che ha trovato recentemente autorevole conferma grazie alla signora Sandra Lonardo in Mastella, così per fare un nome a caso. Insomma, ammettiamo pure, sposando la tesi di essere elettori e imbecilli boccaloni, che quando l’avvocato Schifani decideva di mettersi in società con individui che anni dopo (si sa, anche Al Capone, pur essendo da anni solare la sua colpevolezza per associazione a delinquere, pur in assenza di prove legali indispensabili a incriminarlo, fu fermato dopo anni di onorata attività solo grazie a un escamotage che si servì dell’evasione fiscale - quindi, direi, nulla ci dovrebbe più turbare o stupire più di tanto) sarebbero stati inquisiti e condannati per attività mafiose, ci terrei a sottolinearlo, CONDANNATI, fosse un fanciullo ingenuo ignaro di ciò che i suoi soci e amici in realtà facevano per vivere. Se ne deduce che, volendo credere alla sua innocenza, quanto meno ci troviamo di fronte a un sprovveduto cretino integrale, e girala come vuoi, saperlo Presidente del Senato, seconda carica dello Stato, come insistono a farci notare, non è in nessun caso rassicurante: se si associa ignaro a delinquenti, che garanzie di intelligenza e accortezza politica dà al popolo italiano che, non dimentichiamolo, in minoranza (porcellum miracoloso a parte) lo ha votato, immaginando possedesse i mezzi intellettuali per garantirne la tutela degli interessi? Sarò un’illusa, ma gradirei che gli esponenti del governo non fossero implicabili con tanta facilità in vicende giudiziarie, queste sì, davvero opache, che vedono richiedere alla mia buona volontà di cittadina una fiducia illimitata, e soprattutto motivata dal nulla, nelle qualità morali di coloro che, anche non avendoli io votati, comunque mi rappresentano. A parte il fatto che istintivamente ho sempre diffidato di chi sia privo di labbra, ma mi rendo conto questo sia un argomento lombrosiano, e in quanto tale debole. Tuttavia... Gradirei anche che l‘opposizione, per altro non facendo nulla di più del suo mestiere, anziché correre a puntellare in modo troppo solerte per non risultare equivoco, le argomentazioni di un governo che, sempre a casa mia, ma dubito di essere l’unica, continua a puzzare come il pesce di una settimana fa, invece di serrare i ranghi di casta, si ponesse almeno qualche dubbio, tanto più visto che a furia di dubbi e scrupoli e fair play del cavolo, ad essa così cari e familiari, ha perso le elezioni! circa le reali posizioni e motivazioni del giornalista Marco Travaglio, contrapposte a quelle del neo Presidente del Senato Schifani, perlomeno sulla base del ragionamento di chi ha maggiormente da guadagnare dal mantenimento dello status quo... O forse vien da pensare che la base, oramai, ha le idee decisamente più chiare dei vertici politici (per altro, unico dato certo ricavabile dal risultato delle passate elezioni), e quindi in tali vertici politici, come da risultati elettorali, tendenzialmente ormai non si riconosce più? Secondo l’analisi di D’Avanzo su La Repubblica, Travaglio è in mala fede, perché riferisce fatti veri - le “liaisons dangereuses” di Schifani - tacendo che essi in realtà non hanno nessun tipo di significato politico o giudiziario, dato che in sede giudiziaria non si è mai riusciti a dare loro una lettura di carattere malavitoso. Ora, a parte che io continuo a credere al vecchio adagio - dimmi con chi vai e ti dirò chi sei - soprattutto quando riferito a personalità che rivestono posizioni di potere, e quindi di possibile corruttela, anche sulla base di qualche esperienza che ho potuto seguire direttamente, inviterei, a parte D’Avanzo, qualsiasi altro comune cittadino a trovarsi, da comune cittadino, nella posizione di Schifani, per verificare la lettura che la legge “uguale per tutti” darebbe della sua posizione. Dio ci scampi e liberi, come cittadini qualsiasi, dall’errore giudiziario, dato che si paga con sangue e stridor di denti - e su questo non credo esitano dubbi. A meno di esser un deputato forzista, o anche solo un deputato... cosa che né Marco Travaglio, né noi elettori qualsiasi, evidentemente, siamo. Le serene denunce di Travaglio nel corso della trasmissione di Fazio sarebbero quindi, anche secondo l’opposizione, null’altro che frutto di una lettura volutamente distorta dei fatti relativi alla vicenda delle collusioni mafiose fra potere e malavita organizzata. Anche senza contare che il poco parlare di mafia che si fa ultimamente, a me che sono una inguaribile cinica di mestiere, fa pensare che la mafia, lungi dall’essere sconfitta, c’è, gode di buona salute e vi manda ironicamente a salutare tutti dalle sue conquistate posizioni di intoccabile potere, dal momento che ve ne state tutti lì come allocchi abbagliati dal sole . Per questo, continuo ad auspicare un chiarimento inequivocabile, rispetto alle accuse mosse da Travaglio; un chiarimento un po’ più efficace dei poveri pretesti tirati in ballo sinora; un chiarimento basato, tanto per cambiare, sulla indiscutibile evidenza dei fatti, che per carità, non corrisponderanno sempre e necessariamente alla verità, ma certo sono la cosa che io conosca ci si avvicina di più. Per questo, anche se vale nulla, va la mia solidarietà a Marco Travaglio, che almeno ci prova a tener alto l’onore nazionale di fronte alla spudoratezza della controparte, augurandomi che il redde rationem che implacabilmente sovrasta ogni intrapresa umana, farà giustizia anche di questi giorni oscuri e vergognosi della storia repubblicana del nostro paese.
Una nota finale: una delle attività giornalistiche che richiede maggior sottigliezza e abilità di mestiere è l’arte della titolazione. Nel film omonimo al titolo di questo post, tratto da un romanzo premio Pulitzer, c’è, ancorché riferito a un minuscolo giornale locale di una minuscola comunità di Terranova, una delle più efficaci ed esaustive lezioni che io conosca, nella sua apparente semplicità, su cosa sia la notizia, come la si deva gestire dal punto di vista giornalistico e come poi la si deva impaginare. Subito dopo, anziché il corso di scrittura di Baricco in edicola a puntate, consiglio la lettura di “Rabbia” di Chuck Palahniuk, che offre molti spunti di riflessione, non solo sociologica, in riferimento alla famigerata programmazione neurolinguistica o PNL familiare agli esperti di marketing, con la quale, oltre alle automobili usate, oramai ci vendono anche la realtà - e so quel che dico, avendo partecipato alla redazione del primo saggio italiano, edito da Sperling & Kupfer per gli inguaribili sospettosi, relativamente all’applicazione alla scrittura di questa tecnica nata in origine per l’uso in corso di terapie psicologiche. Statemi tutti bene, eh...Etichette: (brutta) storia, parole e pensieri scritti sfacciatamente per me (checché ne dica l'Autore), pirlate |