02 maggio 2008
Cos'è la privacy?
Francamente, questa vicenda della dichiarazione dei redditi messa in rete mi lascia eticamente un po’ perplessa: insomma, non so bene cosa pensarne, anche perché non ho nessun motivo per voler celare o vergognarmi della mia dichiarazione, ma non posso neppure ignorare alcune evidenti incongruenze sul tema...

Che la dichiarazione dei redditi sia un dato pubblico, da sempre consultabile attraverso l’Agenzia delle entrate, è indiscutibile dato di fatto, anche se io ricordavo che si richiedeva un certo intervallo di anni “cautelativo” fra l’anno relativo alla dichiarazione e la sua pubblicazione attraverso i Comuni. Che comunque è cosa ben diversa dal mettere tali dati in Rete, per la conseguente loro indiscutibile sovraesposizione di visibilità.
Non a caso “l'Adoc, Associazione per la Difesa e Orientamento Consumatori, considera l'iniziativa una palese violazione della legge sulla privacy e un pericolo per l'aumento della criminalità e della violenza, dato che sono stati pubblicati dati sensibili sui redditi, ghiotta fonte di informazione per i criminali”.
C’é qualcuno che trova questo pretesto ridicolo, ma non mi sentirei di liquidarlo così facilmente, dato che lo sappiamo, ormai la microcriminalità non si focalizza più sui miliardari... Per una rapina, per un sequestro lampo, realtà criminale sempre più diffusa, anche se forse poco conosciuta, basta la prospettiva di poche decine di migliaia di euro... E anche il Codacons si è dichiarato a sfavore dell’iniziativa, chiedendo al Garante della privacy una maggior chiarezza legislativa su tutto l’argomento “diritto alla privacy”.

Il fisco, che è il fine ultimo per il quale vengono redatti tali documenti, in fin dei conti è già a conoscenza di questi dati e per esperienza personale so che anche se non sei Valentino Rossi, li vaglia con attenzione (per esempio, avendo io purtroppo avuto moltissime spese mediche, mi è stato chiesto di esibire la relativa documentazione a sostegno delle detrazioni, salvo poi riconoscere la correttezza della mia dichiarazione); che però tali dati li conosca anche il mio vicino, a parte casi eclatanti di evasione o elusione fiscale, o di ipocrisia (vedi il reddito milionario del populista sempre incazzato Grillo, che un po' meno credibile così lo diventa) mi ricorda soprattutto la voglia irrispettosa e maleducata di ficcanasare pettegolamente nelle faccende altrui, soprattutto se il vicino non è Paperon de’ Paperoni e le tasse le paga regolarmente. Come per esempio faccio io, che non ho mai accettato neanche la logica, "legale" per Berlusconi, ma a mio avviso truffaldina, dei famigerati condoni tombali.

Tuttavia il dubbio etico resta: perché, per fare un esempio, alle ultime analisi che ho fatto, essendo su materiale genetico, per la legge della privacy ho dovuto firmare documenti persino per poter accedere io stessa alla visione dei risultati di tali analisi, e poi pare placido pubblicare la dichiarazione dei redditi di tutti, che svela anche dati decisamente più sensibili del fatto che paghi il canone Rai o la bolletta del gas, visto che anche in posta o in banca per la privacy, devi stare dietro la famosa linea gialla (cosa fra l’altro spesso inutile, visto come urlano comunemente gli impiegati)?
O perché, per tutelare la mia privacy, non sono da anni più sull’elenco del telefono, tuttavia continuo ad essere importunata da cani e porci, perché ho vinto un viaggio! oppure dovrei comprare dell’olio o partecipare a un sondaggio a scopo di marketing o - questa è incredibile - fornire le mie coordinate bancarie a una pretesa impiegata dell’INPS che mi assicura avere io diritto a un rimborso che mi verrà direttamente addebitato in conto (questa, sinceramente, almeno mi ha fatto ridere per la faccia di tolla dei truffatori)?
O ancora, io non posso vedere il certificato di nascita, cosa che può fare solo l’ufficiale dell’anagrafe (se non frattempo la legge non è cambiata): però quanto guadagnava il mio vicino due anni fa, lo posso sapere sì.
Ora, capisco la logica anti evasione fiscale che anima questo tipo di iniziative, che immagino potrebbero però anche sortire il principale risultato di trasfomare tutti i cittadini italiani in solerti ispettori del fisco in erba, ai danni del vicino antipatico, con sprechi e non risparmi in merito alle ispezioni fiscali, tuttavia mi pare che il concetto di privacy della persona che nel complesso delle cose ne risulta sia un po’ troppo fumoso, e forse meriterebbe qualche rivalutazione in sede legislativa.
Altrimenti, in realtà la privacy mia non è tutelata per nulla; in compenso, la mia vita è complicata inutilmente con una serie enorme di regole che, per quel che riguarda la mia tutela, si rivelano solo come seccature inefficaci.

Allora, mi chiedo nuovamente, la privacy, in realtà, cos’è?
Solo un altro modo per rendere la burocrazia con la quale ci si scontra quotidianamente ancora più farraginosa e pachidermica, e basta?

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postato da la Parda Flora alle 11:22  

 

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