12 maggio 2008
Nomen omen, dicevano i latini...
Schifani, oggettivamente, che replica potrebbe opporre a documenti e incartamenti processuali dai quali ha tratto le sue informazioni Travaglio?
Rilanciando l’eterna tiritera inaugurata dal suo leader di un mega complotto da parte della magistratura cattiva e comunista a danno di chiunque appartenga alla sua fazione politica? (come se non ci fossero illeciti e reati che vedono coinvolti anche esponenti della sinistra, regolarmente accusati e perseguiti).

Mi pare poi illuminante, sia il modo nel quale Fazio aveva annunciato Travaglio come ospite - ”la trasmissione sta finendo, quindi, comunque vada...” - che o è una boutade mal riuscita, o comunque lancia un piccolo dubbio circa la libertà d’espressione, questa sì davvero in pericolo, persino sulla Tv pubblica; sia la considerazione sul tutto di Travaglio: "Mi limito a notare una cosa: nessuno dice che quanto ho affermato sia falso. Non soltanto è vero, ma è notorio che il presidente Schifani abbia intrattenuto fino agli anni Novanta dei rapporti con Nino Mandalà, il futuro boss di Villabate - comune sciolto due volte per collusioni mafiose - poi condannato in primo grado a otto anni per mafia (e integra la Parda: ad altri 4 per intestazione fittizia di beni). Negli Anni Ottanta Schifani, insieme a Enrico La Loggia, altro esponente forzista, era socio di Mandalà nella società di brokeraggio assicurativo Siculabrokers.(...) In ogni caso ciò che ho detto su Schifani è stato scritto sia da me sia da Peter Gomez nel libro Se li conosci li eviti e, soprattutto, circa un anno fa, in maniera più particolareggiata, lo ha scritto Lirio Abbate, il cronista dell'Ansa celebrato per il suo coraggio e per il suo impegno antimafia dal capo dello Stato Giorgio Napolitano, e che ora vive sotto scorta. Non risulta, però, che qualcuno lo abbia querelato. Quindi delle due l'una: o Abbate è un bugiardo, e perciò si abbia il coraggio di dirlo, oppure ha ragione. Insomma, ci sono dei fatti che si possono citare nei libri ma non in televisione. Allora dico che in tv non si può dire la verità. La televisione è in mano ai politici, alla casta".
E notate, non cita nemmeno i rapporti di Schifani con l’imprenditore Benny D'Agostino, poi condannato per concorso esterno in associazione mafiosa.

Mi pare valida anche la considerazione di Di Pietro, in mezzo a tanto blaterare posizione da uomo che conosce la legge, a prescindere da come Berlusconi sprezzantemente insinua abbia ottenuto la sua laurea... relativamente alla natura e scopo del mestiere di giornalista di Travaglio, tenuto eticamente e deontologicamente a informare circa i fatti (“Un giornalista che racconta, citando episodi specifici, non ha bisogno di alcun contraddittorio”), a prescindere da chi riguardino, e relativamente al diritto di contraddittorio, che in giornalismo non esiste neppure come concepito per un dibattito politico, ma si chiama diritto di rettifica, previsto dalla deontologia professionale, e consiste nel diritto, da parte di chi si sia sentito accusato ingiustamente, di replicare esibendo e vedendo pubblicate le prove dimostranti efficacemente la falsità di quanto imputatogli, e ottenendo che tale rettifica venga pubblicata e pubblicizzato dalla medesima fonte d’informazione dalla quale era partita la falsa accusa...

Devo poi dire che l’irrigidimento solidale della classe politica in generale verso il “calunniato” Schifani compresa quella dell’opposizione, a partire dalla Finocchiaro, non fa decisamente ben sperare circa la reale volontà dell’opposizione di svolgere al meglio il proprio ruolo in difesa dei cittadini che li hanno votati, e fa davvero sospettare l’esistenza di una certa solidarietà di casta al di là di tutto.
Il che, ammettiamolo, non è per niente bello, né rassicurante.

PS. E quell'allusione al fatto che le dichiarazioni contenute su di un libro divengono querelabili solo quando vengono diffuse via televisione, mi fa oggettivamente provare un brivido dietro la schiena: oltre al 79° posto in classifica per la libertà di stampa, ricordiamo anche che mediamente un italiano legge a malapena solo un libro all'anno, e presumo che i libri di denucia di Travaglio o Abbate non siano fra i più gettonati dalla media...
Pensate forse che un dato come questo non abbia alcun peso su quel famigerato 79° posto?
Perché, oltre ad alzare acuti lamenti ed accuse, non iniziamo anche a chiederci come mai il nostro Belpaese tollera cose che nessun'altra realtà politica europea tollererebbe?
Sarà mica che, a parte tutto, qualche minima responsabilità ce l'abbiamo anche noi, o chi per noi, che preferiamo ascoltare La vita secondo Emilio Fede, così quei quattro neuroni rimasti ancora vitali non ci si affaticano troppo?
Io, sarà un caso, ma la gente cretina che continua a dire: a me la politica non interessa, a me la politica annoia, la continuo a sentire. E quando mi dice - tanto, cosa posso fare? mi verrebbe da urlargli, intanto inizia con l'andare a votare, che c'è gente che è morta per garantirti questo diritto/dovere, e quest'anno mi sono decisa a togliere il saluto ai deficienti fautori del non-voto, convinti loro che così, a parte se stessi, venisse danneggiata anche la controparte! E poi, non lamentarti quando la politica busserà alla porta di casa tua, perché sarebbe bello vivere nel mondo della luna, ma purtroppo siamo qui, e volente o nolente, anche se ci annoia mortalmente e ce ne disinteressiamo totalmente, è la politica che si interessa a noi. In genere, in modo sgradevole.

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postato da la Parda Flora alle 11:09  

 

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