27 agosto 2007
L'ultimo articolo di Anna Politkovskaja
Visto che una delle notizie del giorno è l'arresto di dieci persone, probabilmente coinvolte nell'assassinio della giornalista russa Anna Politkovskaja, avvenuto circa un anno fa, dato che immagino la maggior parte delle persone non la ricordi più, se non addirittura ignori chi essa sia, ripropongo l'ultimo suo articolo pubblicato dalla Novaya Gazeta, giornale per il quale scriveva, prima della sua brutale esecuzione, sulle scale di casa sua.

(E intanto "salta" Gonzales,il discusso Ministro della Giustizia dell'amministrazione Bush, per lo scandalo degli abusi nei carceri di Guantanamo e Abu Ghraib...)
-------------------------------------------------------------------
Ti dichiariamo terrorista


di Anna Politkovskaja

Nota della redazione:
A tutti noi è stato chiesto: l'omicidio di Anna Politkovskaja è collegato alla preparazione dell'articolo sulle torture che aveva annunciato a Radio Svoboda giovedì 5 ottobre? Oggi pubblichiamo due frammenti del materiale che la nostra giornalista non è riuscita a terminare. Il primo è un testo con le testimonianze dirette dell'impiego di torture, confermate dai dati medici. Il secondo doveva essere la base di un altro articolo, che non è stato scritto. Sul disco della Politkovskaja (preghiamo la persona che le aveva fornito questi video di farsi vivo), ci sono torture compiute su persone delle quali non conosciamo l'identità. Le riprese sono state effettuate dagli stessi torturatori, presumibilmente in una struttura carceraria cecena
.


Oggi davanti a me ci sono decine di raccoglitori. Contengono le copie del materiale relativo ai casi di persone che sono state condannate per "terrorismo" o che si trovano ancora sotto inchiesta. Perché uso la parola "terrorismo" tra virgolette? Perché la grandissima maggioranza di questa gente è stata "designata come terrorista". E questa pratica della "designazione" non solo ha impedito una vera lotta al terrorismo, ma ha contribuito a produrre un numero sempre maggiore di persone assetate di vendetta, e dunque potenziali terroristi. Quando le procure e i tribunali non lavorano per la legge e per la punizione dei colpevoli ma in base a considerazioni politiche e cercando di compiacere il Cremlino con una vera e propria contabilità antiterroristica, i casi criminali vengono sfornati a getto continuo.

L'organizzazione militare-governativa che si occupa delle cosiddette "confessioni sincere" fornisce dati eccellenti a proposito della lotta contro il terrorismo nel Caucaso settentrionale. Ecco cosa mi hanno scritto le madri dei giovani ceceni condannati: "... in sostanza, queste colonie di correzione sono diventate dei campi di concentramento per i detenuti ceceni. Sono sottoposti a discriminazioni sul suolo nazionale. I loro guardiani non li lasciano uscire dalle camere di isolamento. La maggioranza, quasi tutti, sono stati condannati per reati 'fabbricati', senza prove. Rinchiusi in condizioni precarie, umiliati nella propria dignità, sviluppano un odio verso tutto. Questo è un esercito di persone che ritornerà da noi con il destino devastato, con idee devastate...".

Onestamente, ho paura di quell'odio. Ne ho paura perché uscirà dagli argini, prima o poi. E ne risentiranno tutti, tranne quelli che li hanno fatti torturare. L'attribuzione dello status di terrorista è il campo in cui si affrontano testa a testa due approcci ideologici a ciò che sta accadendo nella zona delle operazioni antiterroristiche nel Caucaso settentrionale: lottare legalmente contro l'illegalità? Oppure schiacciarli con la nostra, di illegalità?
Questi due atteggiamenti sono destinati a scontrarsi e a fare scintille, nel presente come nel futuro. L'"attribuzione dello status di terrorista" farà aumentare il numero di coloro che a questo non intendono rassegnarsi.

Recentemente l'Ucraina ha accettato di estradare in Russia un certo Beslan Gadaev, ceceno, arrestato all'inizio di agosto dopo un controllo di documenti in Crimea, dove viveva come immigrato forzato. Ecco un estratto da una sua lettera del 29 agosto: "... Dopo avermi estradato dall'Ucraina a Groznij mi hanno condotto in un ufficio e mi hanno chiesto subito se avessi ucciso delle persone della famiglia Salikov, Anzor e un suo amico, un camionista russo. Io ho giurato che non avevo ucciso nessuno e che non avevo mai versato il sangue di nessuno, né russo né ceceno. Loro invece continuavano a dire con sicurezza: 'No, tu hai ucciso'. Io ho ripreso a negare. Dopo aver detto per la seconda volta che non avevo ucciso nessuno hanno cominciato a picchiarmi. All'inizio mi hanno colpito due volte con il pugno nella zona dell'occhio destro.

Non appena mi sono ripreso da questi colpi mi hanno immobilizzato e ammanettato, e tra le gambe mi hanno messo un tubo, così che non potessi muovere le mani, benché fossero già ammanettate.
Poi mi hanno preso, o meglio hanno preso le due estremità del tubo al quale ero legato, e mi hanno appeso a un'altezza di circa un metro tra due armadi dell'ufficio. Subito dopo avermi appeso mi hanno legato del filo di ferro ai mignoli delle mani. Un paio di secondi dopo hanno cominciato a darmi delle scariche elettriche e contemporaneamente a picchiarmi con mazze di gomma, più forte che potevano. Incapace di sopportare il dolore ho cominciato a urlare e a implorare Dio perché mettesse fine a tutto questo. Come reazione, per non sentire e per non ascoltare quello che gridavo, mi hanno messo sulla testa un sacchetto nero.

Non ricordo quanto sia andato avanti tutto ciò, ma ho cominciato a perdere conoscenza per il dolore. Vedendo che stavo perdendo conoscenza mi hanno tolto il sacchetto dalla testa e mi hanno chiesto se avevo intenzione di parlare. Ho risposto di sì, anche se non sapevo cosa dire. Ho risposto così solo per farli smettere. Mi hanno tirato giù, hanno tolto il tubo e mi hanno gettato sul pavimento. Mi hanno detto: 'Parla'. Io ho replicato che non avevo niente da dire. In tutta risposta loro hanno cominciato a picchiarmi sempre nella zona dell'occhio destro con il tubo di ferro al quale mi avevano immobilizzato. A causa di questi colpi sono caduto di lato e ho quasi perso conoscenza, mentre continuavano a picchiarmi dove capitava... Poi mi hanno nuovamente appeso e hanno ripetuto tutto daccapo. Non ricordo per quanto tempo siano andati avanti, di tanto in tanto mi gettavano addosso dell'acqua.

Il giorno dopo mi hanno lavato e mi hanno spalmato qualcosa sulla faccia e sul corpo. Intorno all'ora di cena è arrivato un uomo in borghese che mi ha detto che erano arrivati i giornalisti e che dovevo ammettere i tre omicidi e le rapine, aggiungendo che avrebbero ricominciato tutto daccapo se non avessi confessato, minacciando anche umiliazioni di carattere sessuale. Allora ho accettato. Dopo l'incontro con i giornalisti, sempre minacciandomi, mi hanno costretto a firmare una dichiarazione, fornita da loro, in cui affermavo che tutte le percosse che avevo ricevuto erano la conseguenza di un mio tentativo di fuga..."

L'avvocato Zaur Zakriev, incaricato della difesa di Gadaev, ha spiegato al Centro per i Diritti Umani "Memorial" che nella sede della stazione di polizia del distretto Groznenskij il suo assistito era stato oggetto di violenze fisiche e psicologiche. Come risulta dalla dichiarazione dell'avvocato, il suo cliente ha effettivamente ammesso di aver compiuto nel 2004 un attacco contro le forze dell'ordine. Tuttavia all'ufficio distrettuale hanno deciso di ottenere da lui anche la confessione di una serie di crimini che non aveva commesso, avvenuti nel villaggio di Starie Atagi nel distretto Groznenskij della Repubblica Cecena.

Secondo l'avvocato, dalle brutali violenze fisiche subite dal suo assistito sono derivati danni visibili. Nell'infermeria del carcere SIZO-1 di Groznij, dove attualmente si trova Beslan Gadaev [è incolpato in base all'articolo 209 del codice penale della Repubblica Russa ("banditismo")], è stato compilato un referto in cui figurano lesioni causate da percosse, cicatrici, abrasioni, contusioni, costole rotte e anche danni agli organi interni.
L'avvocato Zakriev ha denunciato queste feroci violazioni dei diritti umani alla Procura della Repubblica Cecena.

-------
Qui il testo di Anna Politkovskaja si interrompe.

Il sito della Novaja Gazeta rimanda anche a una cartella di foto, i fermi immagine di un video in suo possesso. Secondo la descrizione del giornale, nel video alcuni uomini che probabilmente lavorano in una delle strutture di detenzione cecene catturano e torturano due uomini di giovane età. Uno dei due siede a bordo di un'automobile, e sanguina (è visibile il coltello nella zona del collo della vittima). L'altro sembra essere stato spinto fuori dalla macchina sull'asfalto.
I loro torturatori non sono visibili, si sente parlare in ceceno, con insulti che si alternano a bestemmie.

Fonte: Novaja Gazeta
Grazie alla puntuale traduzione di Miru, come sempre generosa.


Due considerazioni personali:
La prima. La tortura descritta, piuttosto comune, gergalmente chiamata l'aeroplano, nella quale alle bastonate si può sostituire l'acqua in quanto conduttore, la ho vista praticare, e da allora guardo tutte le batterie elettriche con sospetto. Non auguro a nessuno, come invece è capitato a me, per valutare danni muscolari dopo un trauma importante, di dover fare una elettromiografia, perché i ricordi che si sovrappongono sono allucinanti. (si infilano aghi nei gruppi muscolari e tramite scarica elettrica se ne valuta la funzionalità - a me è toccato il braccio e sulla mano, ovviamnente sensibile, fa un male cane, e su grossi gruppi muscolari del braccio, ci voleva l'infermiera aggiuntiva per tenermi giù, perché saltavo letteralmmente sul lettino ad ogni scarica).
La seconda é: tutto il mondo è paese. Forse che le considerazioni della Politkovskaja sul terrorismo non possono essere applicate, pari pari, all'Africa, all'America del Sud, al Medio oriente e alle loro dittature?
Tanto più pericolosi quindi i suoi articoli, perché costringono a vedere la spazzatura che tutti noi, paesi civili, preferiremmo nascondere sotto il tappeto buono.



Volendo, anche questo post potrebbe essere una lettura interessante da associare, anche se arriva ...dall'Altra parte del mondo

Etichette:

postato da la Parda Flora alle 17:13  

 

   Chi Sono
   Post Precedenti
   Archivi
   Links

Da "Tango Lesson" di Sally Potter

Vamos a lo de la Parda Flora! 

Esmeralda



Le mie ragazze: Malafemmina

Le mie ragazze: Etta

Le mie ragazze: Anna

Le mie ragazze: Esmeralda

Le mie ragazze: Marisa