Oggi sono stanca di guerra e d'ingiustizie: vedi com'è finita la vicenda Ustica, dopo la fine-beffa del processo per Piazza Fontana... Perciò: riflessioni sull'Amore,e anche, indirettamente, sulla teodicea, che di questi tempi, anche se magari manco sappiamo che esite come branca della filosofia, ci dovrebbe lasciare tutti insonni... ma per capire davvero, meglio leggere l'intero libretto. Ne vale la pena.
Zio Pio divideva gli abitanti di questo mondo in due gruppi: quelli che hanno amato e quelli che non conoscono l’amore. Aristocrazia atroce, perché gli incapaci di amore ( o piuttosto di soffrire per amore) non si possono chiamare vivi, e certo non vivranno dopo la morte. Essi formano una specie di popolazione di paglia, empiono il modo di risa, lacrime e chiacchiere prive di significato e si dissolvono, sempre piacevoli, nell’aria. Egli coltivava una sua definizione dell’amore, che non somigliava a nessun’altra e in cui erano raccolti tutta l’amarezza e l’orgoglio della sua vita singolare; considerava l’amore una specie di crudele malattia, che gli eletti debbono attraversare nella matura gioventù, e dalla quale emergono, esangui e straziati, ma pronti per il compito serio di vivere. Esiste (egli credeva) un repertorio di errori pietosamente impossibili per gli esseri guariti da quel male. Purtroppo essi rimangono con infinite debolezze, ma almeno (un esempio fra molti) non credono mai che tutta la condotta della vita consista in una tenace amabilità, mai più considerano un essere umano, sia egli principe o servo, come qualcosa di meccanico. Lo zio Pio osservava incessantemente Camila la Perichiole perché gli sembrava che essa non avesse mai subito l’iniziazione. (...) Improvvisamente, la notizia si sparse per tutta Lima. Doña Micaela Villegas, la dama che era stata la Perichiole, aveva il vaiolo. (...) Come ogni donna bella cresciuta in mezzo agli incensamenti, essa era convinta, senza cinismo, che la bellezza formasse la base necessaria di ogni affetto da lei ispirato; perduta la bellezza, ogni premura verso di lei doveva sorgere da una compassione piena di condiscendenza, ed essere inquinata dalla vaga soddisfazione di vederla così completamente sconfitta. Questa convinzione che, passata la bellezza, non vi fosse più affetto per lei, derivava dal fatto che essa non aveva mai sentito l’amore se non come desiderio. Un tale amore, benché si profonda in generosità e pensieri devoti, benché dia origine a visioni e grandi poesie, rimane una delle più nette espressioni dell’egoismo. Soltanto quando ha attraversato una lunga servitù, è giunto a detestare se stesso, ha conosciuto lo scherno, è stato provato dal dubbio, un tale amore può giungere alla dedizione e al sacrificio. Molti che hanno passato la vita nell’amore, lo conoscono meno del bambino che ha perduto ieri il suo cane.(...) La badessa Maria del Pilar disse alla figlia della Marquesa di Montemayor: “Tutti, tutti abbiamo mancato. Si vorrebbe ricevere un castigo. Si è pronti ad assumersi ogni sorta di penitenza, ma, vedete, figlia mia, nell’amore - oso appena dirlo - nell’amore, i nostri errori stessi sembra non possano durare molto.” (...)Poi parlò ai malati, accanto alla lampada posta sul pavimento. Ma, pur mentre parlava, altri pensieri passavano nel fondo della sua mente: “Anche adesso” pensava ” quasi nessuno ricorda Esteban e Pepita, fuori di me, soltanto Camila ricorda lo zio Pio e suo figlio, questa donna ricorda sua madre. Presto moriremo, ed ogni memoria di quei cinque precipitati col ponte di San Luis Rey sarà scomparsa dalla terra, e noi stessi saremo amati per breve tempo, e poi dimenticati. Ma l’amore sarà bastato; tutti quei moti d’amore tornano all’Amore che li ha creati. Neppure la memoria è necessaria all’amore. C’è un mondo dei viventi e un mondo dei morti, e il ponte è l’amore, la sola sopravvivenza,il solo significato.
Thornton Wilder, Premio Pulitzer per Il ponte di San Luis ReyEtichette: comunicazioni di servizio, cose da ricordare, esergo e altre perle ai porci |