12 dicembre 2006
E una di ieri: 12.12.1969 - Piazza Fontana
Erano le 16 e 37 del 12 dicembre di 37 anni fa, quando una bomba esplose dentro la Banca nazionale dell'Agricoltura a Milano, in Piazza Fontana. Appena dietro il Duomo, di fronte al Vescovado....Ci sono di fronte dei giardinetti con delle panchine, dove è comune vedere coppiette e anziani riposare. Una targa sul muro della Banca, non più però Nazionale dell'Agricoltura, ricorda la strage: ci furono infatti 16 morti e 88 feriti.
Fortunatamente, non esplode invece l’ordigno posto all’interno della Banca Commerciale Italiana in piazza della Scala.
Anche Roma ha le sue esplosioni: alla Banca nazionale del Lavoro in via Veneto (13 feriti), all'Altare della Patria e all'ingresso del Museo del Risorgimento (altri 4 feriti).
Il resto è storia: l’arresto degli anarchici Valpreda e Pinelli, capri espiatori di un clima di tensione palpabile come le macerie della Banca sventrata.
L’anarchico Pinelli che il 15 dicembre, dopo tre giorni consecutivi di interrogatorio (comportamento illegittimo della polizia) vola giù dal quarto piano della Questura di Milano - suicida, secondo l’allora commissario Luigi Calabresi, che a sua volta morirà, in largo Cherubini, di fronte alla porta di casa, il 17 maggio 1972, ucciso da un commando di due uomini che sarebbero stati istigati ad agire da Adriano Sofri, e così giungiamo ai giorni nostri, e alla diatriba sulla grazia, che Sofri dichiarandosi innocente non ha mai chiesto, ma che ha tanto fatto imbufalire il fu ministro della giustizia Castelli, come forse qualcuno ricorderà, opponendolo in modo duro e per alcuni anticostituzionale all’allora presidente della Repubblica Ciampi, con la questione della firma d’assenso, come atto dovuto o meno, alla grazia decisa dal Presidente, in quanto prerogativa costituzionale del suo alto ruolo.
Si apre una inchiesta sulla morte di Pinelli, della quale il giornale Lotta continua accusa insistentemente la polizia, ma il giudice d’Ambrosio concluderà l’ inchiesta con la sentenza di morte accidentale: Pinelli sarebbe caduto per un malore. Dopo tre giorni d’interrogatorio, dei quali possiamo immaginare la percussività e la violenza... Ma lasciamo stare.
Inizia anche il calvario di Valpreda, processato più volte, prima che nel 1972 le indagini si indirizzino finalmente nella direzione dell’eversione di destra. Non seguiremo le intricate e talvolta fortunose vicende investigative e giudiziarie, nelle quali a un certo punto sbuca, non si sa quanto a tono, persino la Cia, che porteranno dopo anni di carcere al proscioglimento di Valpreda, morto il 6 luglio 2002, del quale voglio ricordare i gialli d’ambientazione milanese scritti con Colaprico, e il bar, dove mi è capitato più volte di bere il caffè.
Nel 2001 la seconda corte d’Assise di Milano condanna per la strage i neofascisti Delfo Zorzi (da anni rifugiato in Giappone), Carlo Maria Maggi e Giancarlo Rognoni all’ergastolo, e a tre anni per favoreggiamento Stefano Tringali. A distanza di 32 anni, uno dei misteri vergognosi della Prima Repubblica pare finalmente aver trovato chiarimento.
Ma non è così: sbucano nuovi collaboratori di giustizia, si coinvolge l’MSI, si fanno nuovi nomi e, nel 2003, si inizia il processo d’appello. L’anno dopo, nonostante il sostituto procuratore generale al termine della requisitoria chieda la conferma delle condanne emesse nella sentenza di primo grado, la Corte d'assise d'appello di Milano assolve Delfo Zorzi e Carlo Maria Maggi per insufficienza di prove, e riduce a un anno, con la sospensione condizionale, la pena di Tringali.
Nonostante il ricorso della Procura milanese contro la sentenza di assoluzione, il 3 maggio 2005 la Cassazione conferma la sentenza del 2003 e, come ciliegina sulla torta della beffa, obbliga i parenti delle vittime al pagamento delle spese processuali.
Che dire, se non: Giustizia è fatta! Giustizia cieca e uguale per tutti...
Chi desiderasse approfondire la questione del coinvolgimento Sofri nel delitto Calabresi, può leggere un pamphlet, opera dello storico Carlo Ginzburg, intitolato “Il giudice e lo storico. Considerazioni in margine al processo Sofri”, che esaminando con metodologia da storico abituato alla disamina di processi inquisitoriali, analizza l’incartamento processuale di Adriano Sofri, evidenziandone crepe e incongruenze, soprattutto nelle testimonianze del pentito Marino. Può convincere o meno, ma direi che è una bella lezione di metodologia storica: fosse solo per quello, val la pena, se capita, leggerlo.
Chi desiderasse invece sapere lo stato attuale dell'arte (triste) e leggere qualche ricordo di prima mano, può trovarli qui

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postato da la Parda Flora alle 16:37  

 

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