11 dicembre 2006
Dead man
Ascolto la bizzarra colonna sonora di Neil Young, esperimento nato per Dead man, film di Jim Jarmusch, mentre flash del film mi tornano alla memoria. Lungo viaggio alla periferia maledetta del sogno americano, fra i più bizzarri western che abbia visto, in un asciuttissimo bianco e nero, sottolineato dalla cupezza e dalle dissonanze della chitarra di Young, e dalla voce di Johnny Depp che legge versi dell’opera di William Blake. Perché proprio William Blake è il nome del personaggio di Depp, che il mastodontico e innegabilmente simpatico indiano “Nessuno” - anche se a tratti indecifrabile nella sua ostinata venerazione, di “nativo americano” acculturato, per l’omonimo poeta romantico inglese - crede reale reincarnazione di Blake.
Al punto di svuotare quasi di volontà propria il giovane William e renderlo succube di una sorta di sortilegio per lui indecifrabile.
Con una sceneggiatura che trasforma rapidamente tutto - il banale viaggio di Blake attraverso l’America della frontiera che sta morendo, verso un nuovo lavoro: ascoltate la chitarra scandire il movimento delle ruote del treno, mentre il paesaggio fuori dal finestrino diviene sempre più selvaggio e ostile - in un gran pasticcio dal quale l’unica via di fuga è sempre e solo la morte (degli altri, e infine la propria), l’indiano Nessuno guida e accompagna, a metà fra sciamano e psicopompo, il giovane William verso il proprio destino di morte, vissuto come una prova iniziatica, che si confonde sempre più con la dimensione irreale e onirica: ricongiungersi con l’anima del poeta inglese per poter tornare alla dimensione ultraterrena alla quale egli è, secondo Nessuno, sfuggito, lasciando dietro di sé, quasi suo malgrado, una scia di bounty killer, sceriffi e agenti di polizia morti...
Resta l’immagine della scialuppa abbandonata alla corrente del fiume, come nel funerale di un grande eroe, e il sottile spezzarsi del confine fra realtà e sogno negli occhi febbricitanti di William, il Dead man, l’uomo votato alla morte sin dalla prima inquadratura del film.
Superfluo dire che anche in questo film, sul quale la critica è stata abbastanza discorde, spicca la magnifica prova d’attore di un Depp che non delude mai.
E non celebra in chiave metaforica proprio il fascino dell’ineluttabilità della morte William Blake, nei suoi famosi versi (a me che amo i felini, tanto più cari)?

Tigre! Tigre! Di fiamma splendente
Nelle notturne foreste
Quale mano, quale occhio immortale formò
La tua simmetria terribile?

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postato da la Parda Flora alle 08:51  

 

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