20 luglio 2006
L'acchiappasogni
La casa è vuota; nonostante il caldo, ho i brividi. .In queste notti faccio lunghi sogni movimentati, intrisi di dolore e di ineluttabilità: mura invalicabili, passanti distratti, le mie corde vocali afone.
Sono invisibile, per tutti, ed è bene che sia così. Chi vuole una vecchia scarpa rotta che emerge dalle macerie? cerco la mia strada, ma nessuno mi risponde, nessuno mi vede. E il dolore si espande sino a svegliarmi, e non riconosco, come Proust, la stanza nella quale dormo, non riconosco la figura che mi sta accanto, vedo solo nel buio occhi che mi fissano, con golosità, e prego: andate via, andate via e lasciatemi in pace, non ricominciate... E’ entrare nel paese dei sogni cattivi, i sogni che ti ricordano che morirai: griderai, ma nessuno udrà; piangerai, ma non ci saranno lacrime e piano piano il tuo corpo ribollirà di necrofagi e di quello che eri non resterà più nulla.
A Canne, nel piccolo cimitero cristiano medievale prospiciente la piana della famosa battaglia, fra fichi d’india alti come alberi, scarno e abbandonato, cani magri si contendevano le ossa dei morti, ormai sbiancate come rami sulla riva salsa del mare.
Così finiremo noi, pasto per cani? le tibie tarlate dal tempo e nessuna pietà per ciò che credevamo di essere stati? Insomma, non c’è pace nemmeno nella morte?
postato da la Parda Flora alle 11:32  

 

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