10 luglio 2006
Mi siedo su di una sedia al bordo del grande spazio per danzare, e mio malgrado ascolterò le brevi frasi che i miei ospiti si scambiano fra loro. In giardino è fiorita la passiflora e il grande albero di magnolia, e non vorrei ascoltare, vorrei solo perdermi nel profumo della veranda fiorita, ma non si può. So che le mie ragazze, mentre si preparano prima che il locale apra, scambiandosi rossetto e cipria, con le palpebre scure come velluto, parlano dei clienti e delle loro strane idee, delle conversazioni sciatte e bislacche che devono sostenere con un sorriso... Quanto preferirebbero il silenzio!
Se non vendono il corpo, tutte vendono perlomeno il proprio tempo, e con un sorriso raggelato sulle labbra ascoltano quello che il cliente dice. C’è chi sta zitto, chi vuol apparire intelligente a tutti i costi, e allora va pescando frasi oscure senza sapere che poi sarà oggetto di scherno. Parlano di cielo e stelle, di anime perdute, di casualità e di causalità, di coltelli e di football... le puttane ridono, sguaiate, perché sanno che quale sia il cliente che le accompagnerà al piano di sopra ben presto scorderà la sua domanda, perduto in altri misteri, perché questo non è un salotto, e neppure un club, e loro fingono una fragilità che non hanno, perché in realtà sono più intelligenti e forti della media degli uomini che entrano da me. Se ne stanno, bellissime e indolenti, ad aspettare di essere invitate a ballare un tango-hesitation: fingeranno che sia il compagno a guidare, perché sono pagate per dargli questa illusione, che nell’eterna lotta fra il maschio e la femmina, sia il maschio a vincere. E invece nessuno vince, nessuno perde. E quando il sole tramonta io rientro nel mio locale, salgo le scale e mi chiedo dov’è finita la mia vita, fra sudore e profumi da quattro soldi. Potrei andare da Rabbi Manoello a parlare di kabbalah, ma sono troppo stanca: lascio Gisela al grammofono e salgo ad ascoltare in lontananza il brusio del salone. Non sempre si è capaci di vivere, o sopportare la vita degli altri.
postato da la Parda Flora alle 14:13  

 

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