04 luglio 2006 |
Il profeta-anormale |
“A garanzia del nostro senso del mistero, occorre un senso del male che veda il diavolo come uno spirito reale, spirito che va costretto a dichiararsi, e non semplicemente come spirito indefinito, bensì con una personalità specifica per ogni occasione. La letteratura, al pari delle virtù, non prospera in una atmosfera dove non si riconosca il diavolo come esistente e in se stesso e come necessità drammatica dello scrittore.
Viviamo in un’epoca che dubita tanto dei fatti quanto dei valori. E’ la vita di quest’epoca che desideriamo vedere e giudicare. Il romanziere non è più in grado di riflettere un equilibrio mutuato dal mondo circostante; deve, al contrario, cercare di crearne uno. E’ la sfera del dramma d’un sol colpo che lo scrittore deve e rispecchiare e giudicare. Quando un tale scrittore fa di un anormale il proprio eroe, non si limita a mostrarci quel che siamo, ma quel che siamo stati e potremmo diventare. Il suo profeta-anormale è un’immagine di sé.”
Flannery O’Connor Sulla propria opera,1963
(credo valga la pena leggere di questo diavolo e di questo inferno, molto molto reali) |
postato da la Parda Flora
alle 09:36
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