08 luglio 2006
Perché?
Perché, mi chiedo spesso, scrivere di questo che non interessa a nessuno?
Perché ostinarsi a cercare di affermare il proprio esistere attraverso ciò che si ama? Forse perché, almeno ora non so nè mi è concesso un altro modo, e il mio angelo si nasconde là dove non posso vederlo se non con la coda dell'occhio.Altro che lottare...
Ieri, nella mia casa vuota, ho sentito il pianto di un bambino, un sussurro lieve che si è spento subito. Ho chiuso il libro che stavo leggendo e ho aspettato, ma non è più accaduto nulla. A volte sento mia madre che ride, dal salotto, con la sua risata inconfondibile che attraversa i molti chilometri che ci separano.
Mi rannicchio sotto le coperte, con il dolore del nervo sciatico - come Ya'akov - che dalla schiena scende sino all'alluce e cerco una posizione che mi dia un minimo di sollievo.
Quando dovevo preparare l'esame di clinica chirurgica, andavo in una struttura privata che accoglieva malati psichiatrici (quelli che la legge Basaglia ha liberato, ma le famiglie non sanno gestire)dove un amico faceva le guardie mediche, per farmi dare una mano a rifrescare nella pratica la semeiotica per la compilazione della cartella del caso clinico che mi avrebbero dato da esaminare e discutere all'esame.
Mi capitava talvolta di aspettarlo, seduta nel grande atrio perché lui era stato chiamato per un'urgenza. Così guardavo quest'umanità dolente (davvero non trovo altro modo di definirla) vagare fra l'atrio e il parco della clinica, nella mia consapevolezza di essere anch'io ammalata, chiedendomi se anch'io sarei finita prima o poi così, tranquilla, trasparente, catatonica.
L'angelo mi ha azzoppata, ma non mi ha benedetta, nè mi ha indicato vie - si lascia solo intravvedere con la coda dell'occhio, perché non dimentichi che la nostra lotta non è ancora finita. Ma io, in punta di piedi, vorrei solo andarmene...
postato da la Parda Flora alle 10:49  

 

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