16 luglio 2010
Cesare?
A parte notare la malizia di chi impagini Repubblica, che ha scelto una foto nella quale il presunto novello Cesare spicca nel confronto con l’originale per la ridicola e incolmabile sproporzione fisica esistente fra i due – i famosi nanerottoli che se vedono un poco oltre il proprio naso lo fanno solo perché possono sedere sulle spalle dei giganti che li hanno preceduti – vorrei sottolineare un’altra cosa. Che cioè ogni qual volta la sottoscritta ha fatto qualche previsione circa il destino politico del “Cainano”, ha sempre fatto riferimento alla fine di Cesare, che per non fare torto a nessuno, quando finalmente si arrivò alla resa finale dei conti, si misero in coda in 43 per poter avere la soddisfazione di dire di averlo pugnalato anche loro. O forse per maggior sicurezza preferirono non fidarsi del lavoro altrui e dare il proprio personale colpo di grazia per essere sicuri che, come un serpente o una Fenice, l’uomo che era entrato in armi a Roma non riuscisse a risorgere dalle proprie ceneri per impadronirsi definitivamente dell’urbe.
Perché Cesare, oltre a essere un gigante quale certi nanerottoli non potranno mia aspirare d’essere, era anche un dittatore e pagò con la vita l’eccessivo suo amore per il potere, negli ultimi sussulti di una Roma repubblicana. Qualcosa sulla quale, forse,faremmo bene a meditare tutti. Così come su uno dei principali oggetti d'interesse del dictator: il potere di eleggere metà dei magistrati, riservandosi anche quello di poter raccomadare i membri della restante metà, certo di essere obbedito. (E al solito, con Shakespeare, a voler citare c'è solo l'imbarazzo della scelta: qui per esempio si evince come, già all'epoca, l'ostinazione arrogante al voler pensare con la propria testa fosse ritenuto esercizio assai sgradito perchè pericoloso.)

CESARE - Antonio!
ANTONIO - Dimmi, Cesare…

CESARE - Intorno a me voglio solo vedere
gente bene paffuta e ben lisciata,
e che dorma la notte
. Troppo magro
e segaligno è Cassio e legge troppo:
tipi così sono pericolosi.


ANTONIO - Non temerlo, non è pericoloso.
È un nobile romano, e ben disposto.

CESARE - Vorrei fosse più in carne!
Non ch’io lo tema; ma se di qualcuno
dovesse aver paura il nome mio,
non so qual uomo scanserei più in fretta
di quel Cassio sparuto e allampanato.
Legge molto, è un acuto osservatore,
e al contrario di te,
scruta nel fondo le azioni degli uomini;
non ama nessun genere di ludi;
non gli piace la musica;

sorride raramente, e se sorride,
lo fa come ad irridere se stesso,
a farsi beffa del suo proprio spirito
per essersi concesso di sorridere
davanti a questa od a quest’altra cosa.
Individui così non hanno pace
finché si trovin davanti qualcuno
che s’elevi più in alto;
e quindi sono assai pericolosi.
Parlo naturalmente in generale,
voglio dire di quel ch’è da temere,
non perch’io tema, ch’io son sempre Cesare.

Passami a destra, ché da quest’orecchio
ci sento poco, e dimmi che ne pensi.

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postato da la Parda Flora alle 11:24  

 

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