16 dicembre 2007
Mah...
Il mondo dei blog è davvero curioso: mi stupisce che fra le molte catene e giochi che regolarmente imperversano nessuno abbia ancora malignamente lanciato quella “Indica i dieci/venti... cento blogger che detesti di più, e perché”. O perché nessuno abbia ancora pensato di aggiungere al suo blog una lista di link, a suo avviso, da evitare.
Nonostante la spinosità dell’argomento (per dire, io non parteciperei mai, e non perché non abbia anch’io le mie perplessità al riguardo) sono convinta che questo “gioco al massacro” avrebbe un gran successo. E prego notare, sottolineo l’uso del verbo detestare, perché si tratta di reazioni umorali, di antipatie, e non di questioni supportate in modo razionale o ideologico, almeno nella mia esperienza. Né la cosa deve stupire, credo, dato che accade così anche fuori dal web, e le dinamiche umane restano, a prescindere dai contesti, sempre le stesse. Anche se indubbiamente il Web pare offrire un terreno particolarmente fertile per scatenarle.

Volendoci per comodità attenere a una visione manichea, ho riscontrato che esistono due atteggiamenti prevalenti negli autori di blog: ci sono quelli che, gironzolando, incontrano un blogger che per svariati motivi (è un cafone villano e incivile; è autenticamente cretino; ha posizioni ideologiche incompatibili con le tue; anche se ha velleità letterarie e se la tira all’inverosimile, non riesce a scrivere tre righe senza infilarci una banalità stucchevole o un drammatico errore grammaticale di quelli da penna rossa e blu; capisce metà di quello che legge, e scrive di conseguenza; parla solo di cose che per te risultano noiose e irrilevanti; è particolarmente sgradevole, astioso, acido o presuntuoso o millantatore etc etc) e, folgorati come Paolo di Tarso sulla via di Damasco, sentono che la loro missione salvifica per il mondo è, scovato il “blogger nemico”, sparlarne, censurarlo, malignarci sopra... ignorando apparentemente che, per altri, anche loro possono apparire autenticamente cretini, o presuntuosi, o arroganti, o mortalmente noiosi, o inutili, o patetici etc etc. (Da quando ho constatato il numero di etc, etc. del quale è imbottito lo Zibaldone di Leopardi, non mi faccio più scrupolo, in occasioni informali come queste, ad usarlo anch’io “ad abundantiam”: è terribilmente comodo!).

Poi ci sono i blogger, che leggono, esercitano privatamente la loro analisi critica (il fatto che non la esprimano poi pubblicamente mica vuol dire che non abbiano precise opinioni in proposito a quel che leggono), e semplicemente, credo per educazione e rispetto per l’altro, dato che alla fin fine sempre di blog, e non della salvezza del pianeta stiamo parlando, si allontanano discretamente, alla ricerca di ambienti più interessanti o comunque vicini alle loro esigenze o aspettative o interessi: atteggiamento questo che personalmente ritengo più equilibrato e civile, anche perché mi rendo perfettamente conto che come tutti non piacciono a noi, noi non possiamo certo pretendere di piacere a tutti gli altri.

Ciò non toglie che il blogger astioso, che si assume l’ingrato compito di “angelo vendicatore”, mi faccia sinceramente una gran pena.
Mi chiedo infatti dietro alla sua sgradevolezza, seriamente, quali frustrazioni e dolori, quanta bile ingoiata, presumo ben al di là di Internet, che in fondo è solo una “seconda vita” spesso neanche tanto sincera o seria, lo spingano a scegliersi un compito così decisamente sgradevole, e che in tutta onestà si potrebbe tranquillamente risparmiare, dato che nessuno gli chiede di esercitarlo. Tanto più che ritengo nella bloggosfera ci sia spazio doverosamente per tutti, e dato che l’esclusiva della Verità Suprema non credo proprio ce l’abbia nessuno, un minimo di rispetto anche per chi con le sue opinioni o il suo modo di essere non incontra il nostro feeling o le nostre corde emotive, anche se personalmente non ci ha mai fatto nulla, (a meno di considerare il suo semplice esistere un’offesa personale! il che mi sembra, con tutta la buona volontà, francamente esagerato) sarebbe un gran bell’esercizio di civiltà e tolleranza, due valori dei quali non ce n’è mai abbastanza.
Il che naturalmente non preclude il dialogo e lo scambio di opinioni anche in disaccordo, che però è tutta un'altra cosa, ed è più interessato ad essere costruttivo e a trovare punti di intesa, che non allo sterile cercare di distruggere e insultare l'altro per affermare se stessi.

Ma ovvio, questa è solo la mia umile, risibile opinione...
(e c'è anche chi, poveretto, si deve davvero accontentare di un cucchiaino di zucchero nel tea...)

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postato da la Parda Flora alle 14:02  

 

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