01 gennaio 2008 |
Il mio augurio di Buon 2008! |
Non so da noi quanti conoscano questi “ragazzacci”: temo non molti, ed è un vero peccato. Il Young@Heart Chorus è nato nel remotissimo (tenuto conto dell’età media dei componenti)1982 in una casa di riposo del Northampton nel Massachusetts, per ispirata iniziativa di un signore che si chiama Bob Cilman. All’epoca della sua nascita, uno dei membri aveva partecipato, sedicenne, alla mitica Battaglia della Somme. Bob da allora dedica al coro la sua attenzione, amorevole e severa, tanto da intimidire teneramente i suoi attempati ma professionalissimi coristi, spesso alle prese con difficoltà di memorizzazione dei testi in repertorio - non ricordo io la lista della spesa, pensa te un 85enne alle prese col testo di I feel good! Il Coro infatti ha scelto di eseguire canzoni rock n’roll, come quelle dei Clash o dei Beatleas, di Bruce Springsteen o degli U2, dei Led Zeppelin, di Dylan o dei Rolling Stones, come le particolarmente simboliche “Forever Young” e “You Can’t Always Get What You Want”.
“Questo allarga i nostri orizzonti”, confessa placidamente un tranquillo signore ottantenne, che probabilmente potrebbe far vergognare più di un nipotino saldo nelle sue poche ma stolide convinzioni.
In questi anni, molta acqua è passata sotto i ponti, e molti membri del gruppo originale non ci sono più. Attualmente, il coro ha da poco festeggiato gli onorevolissimi 25 anni di vita!, ed è attualmente composta di 27 coristi (classe compresa fra il 1919 e il 1936!), accompagnati da una band della quale era notevole in particolare la violinista. In occasione del 25esimo anniversario del Coro Stephen Walzer ha girato per Channel4 della televisione inglese un documentario, che se vi capita sotto mano vi consiglio di non perdere, premiato nel 2007 alla 47esima edizione del Rose d’Or Festival di Lucerna. In esso, il regista racconta due mesi - tempo lunghissimo, che vedrà il coro convivere con prove impegnative, autoironia, emozioni e lutti dolorosi. Così spesso i concerti, pur nella consapevolezza che per onorare l’impegno di tutti, lo spettacolo deve sempre andare avanti, spesso diventano a un tempo vitali e struggenti commemorazioni di colleghi ed amici che non ci sono più. Come nella composta e commovente esecuzione di “Nothing Compares to You” resa celebre da Sinéad O'Connor.
Ormai il Coro si esibisce con successo in tournée anche fuori dagli Stati Uniti, ma credo che uno dei momenti più toccanti del loro percorso lo si abbia durante un concerto all’interno di un carcere poco lontano dalla casa di riposo. All’inizio, c’è il divertimento di veder questi vecchietti che, nonostante artriti, cancri e acciacchi vari, a una prima considerazione superficiale potrebbero apparire persino un po’ buffi nel loro cantare e accennare passi di ballo alle prese con la musica dei loro nipoti. E’ un concerto seduti sull’erba, un’occasione per respirare un po’ di libertà. Poi, alla fine di uno show che raccoglie molti applausi sinceri, Cilman ricorda che uno dei membri del gruppo è morto da pochi giorni, e il coro gli dedica la canzone “Nothing Compares to You”. All’improvviso qualcosa cambia: di colpo, credo, c’è la consapevolezza collettiva che tutti sono prigionieri di qualcosa. I coristi della vecchiaia, della malattia e della morte che li accompagna paziente, in attesa; i carcerati di quattro mura, di colpe, forse rimorsi, di sicuro rimpianti. E il forte legame umano, la solidarietà che vince, quando lo vuole fare, ogni barriera, scatta. Così questo diventa il concerto che “non si dimenticherà mai”, che “resterà per sempre nel cuore”, come spiegano commossi i carcerati stritolando in abbracci rudi i fragili vecchietti.
“Ora la mia vita è cantare; la mia famiglia e cantare” - spiega uno dei coristi. E gli fa eco una collega: “Se morirò sul palco, portatemi via e continuate a cantare, voglio che lo facciate: io mi siederò su di un arcobaleno e sarò con voi”.
Non so se questa esperienza sia ripetibile, esportabile almeno a qualcuna delle tante case di riposo, che tristemente diventano famose più spesso per abusi, frodi e maltrattamenti, ma pensando al potente messaggio di speranza che il Young@Heart Chorus reca con sé, sarebbe davvero bello lo fosse! soprattutto pensando alle tante persone anziane che vogliono solo un motivo per sentirsi ancora vive, e parte di una società viva, sino all’ultimo respiro. Così credo che assistere a uno di questi concerti sia una esperienza unica nel suo genere, e per questo ho scelto che il messaggio serenamente “indomito” del Young@Heart Chorus sia anche il mio augurio di Buon Anno per chi avrà la ventura di passare di qua. Ascoltate Fred Knittle con i suoi “occhialini” e la bombola dell’ossigeno cantare Fix You dei Coldplay in memoria degli amici che non ci sono più, e come canto d’addio al Coro, sopraffatto com’è ormai dalla malattia, e pensate che “questi vecchi seguono la loro via, e comprendono così bene ciò che cantano perché l’hanno vissuto”.
Che possa essere così per ciascuno, e questo è il mio augurio.
Fix You - Coldplay
When you try your best but you don't succeed When you get what you want but not what you need When you feel so tired but you can't sleep Stuck in reverse
And the tears come streaming down your face When you lose something you can't replace When you love someone but it goes to waste could it be worse?
Lights will guide you home and ignite your bones And I will try to fix you
High up above or down below when you're too in love to let it go but If you never try you'll never know Just what your worth
Lights will guide you home and ignite your bones And I will try to fix you
Tears streaming down your face When you lose something you cannot replace Tears streaming down your face and I
Tears streaming down your face I promise you I will learn from my mistakes Tears stream down your face and I
Lights will guide you home And ignite your bones And I will try to fix youEtichette: cose da ricordare |
postato da la Parda Flora
alle 02:22
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