07 marzo 2007 |
Iside (1) |
Nei Testi delle Piramidi, testi sacri destinati a garantire la sopravvivenza del faraone, troviamo il mito di Iside, dea antropomorfa che viene citata circa una settantina di volte, figlia di terra e cielo (Geb e Nut), che solitamente impugna il caratteristico Ankh, o croce ansata della vita (tanto che essa verrà chiamata anche “nodo di Iside”), e a partire dal Nuovo regno (1560 - 1085 a.C.) acquisisce sempre maggior importanza, anche a scapito della devozione verso lo sposo, e aggiunge alla sua iconografia il disco solare racchiuso fra le corna bovine della dea Hathor (dea madre, della dinastia antica, adorata come madre del dio-falco Horo). Le sue principali funzioni, come desunto dal mito, sono quelle di sposa e madre: essa, con la sorella Nefti (dea infera e del parto, madre di Anubi), veglia le spoglie dello sposo e fratello Osiride assassinato dall’altro fratello, invidioso, Seth, dio delle tempeste e, forse, padre di Anubi.. Osiride è il misericordioso dio dei morti, rappresentato spesso con le carni verdi a ricordare il suo ruolo nella fertilità della vegetazione che rinasce dopo ogni inondazione del Nilo. Nell’evoluzione della sua natura divina, la funzione “vegetale” (Osiride ha donato l’agricoltura agli uomini, e per questo è adorato e scatena l’invidia di Seth - una sorta di Caino e Abele, per certi versi, dove l’agricoltura segna un passaggio obbligato dell’evoluzione di una civiltà prima nomade e pastorale, e in questa chiave vi è anche chi ha letto la leggenda sulla fondazione di Roma, con lo scontro fra Romolo e Remo) è più antica; successivamente Osiride verrà assimilato al sole nella sua fase notturna, quindi il sole che, pur continuando ad esistere oltre al tramonto, e rinascendo al mattino, scompare dalla terra durante la notte inghiottito dal cielo. Ciò, nell’intuibile simbolismo di morte e rinascita, giustifica parte del mito del dio, e la sua signoria sulla terra dei morti, che egli visiterebbe al di là del tramonto, e la sua facoltà di giudicare i morti, come “signore del limite estremo”. Nell’iconografia i suoi attributi tipici sono: lo scettro, la frusta e il bastone di lunga vita, paragonabile al raggio del sole. Dall’unione di Iside ed Osiride risorto, nasce il dio Horus/Horo dall’occhio di falco, rappresentato anche come un cerchio con ali di sparviero.
In breve, il mito prevede che Seth organizzi un banchetto invitando anche il fratello, imprigionandolo poi con l'inganno in una bara fatta costruire appositamente per lui, e gettandolo nel Nilo, ove Osiride annega e con la sua morte induce l’annuale inondazione del fiume. Ritrovato il corpo, Iside riesce a riportarlo in vita il tempo necessario a concepire con lui il figlio Horus, ma poi Seth trova anch’esso il corpo e lo fa in 14 pezzi (le fonti qui possono variare per un’unità in più o in meno), che nasconde in vari luoghi (ove secondo la tradizione ellenica verranno erette da Iside altrettante tombe), tranne i genitali, che vengono mangiati da un pesce tipico del Nilo, l’Ossirinco. Prima che il corpo venga imbalsamato dalle divinità Anubi (dio infero, dalla tipica testa di cane selvaggio) e Thot (spesso rappresentato come un babbuino, ritenuto dio della scrittura e della mediazione), Iside riesce, con l’aiuto della sorella Nefti, a ritrovare i pezzi dello sposo smembrato e a ricomporlo; quindi, con il suo alito vivificatore, Iside, la materna, la protettrice, lo riporterà in vita vincendo la morte ed esaltando la caratteristica divina dello sposo. Horus combatterà Seth, per vendicare la uccisione del padre: nella lotta Horus perde un occhio e Seth, un testicolo. Esistono due varianti del mito: nella prima, Horus vittorioso scaccia Seth e prende il posto di re degli dei (una possibile interpretazione del significato del nome Iside o Isis, in egiziano Aset, è “trono”, il trono che quindi genera il re degli dei); nella seconda, le due divinità vengono fatte riconciliare e questo atto simboleggerà l’unione fra Alto e Basso Egitto. Bisogna evidenziare subito una cosa: la coppia divina Iside e Osiride, con il figlio Horus/Horo, in realtà sono divinità che acquisiscono maggior importanza col passare del tempo e con l’espandersi del regno egiziano, di fatto inglobando in sé caratteristiche di divinità analoghe per caratteristiche, autoctone e preesistenti. In fondo, Osiride prende il post di Seth e Iside quello di Hator, divinità dell‘Alto Egitto (Delta del Nilo) e dell’Antico regno: forse il mito rispecchia in parte anche questa lotta divina per la supremazia ...e la natura proteiforme, che caratterizzerà Iside “dai diecimila nomi”, soprattutto dal Nuovo Regno in poi, e quando i Greci e poi i Romani la importeranno in Europa, facendone espandere il culto come uno di quelli misterici più diffusi e popolari, la divinità subirà ulteriori modificazioni che la renderanno ancora attuale durante il Rinascimento nei diffusi circoli alchemici, e oltre. Così essa diviene la dea suprema e universale, la “madre e la natura intera, signora di tutti gli elementi, origine e principio dei secoli, divinità suprema, regina dei Mani, prima fra gli abitanti del cielo, prototipo degli dei e delle dee. Le vette luminose del cielo, le brezze salutari del mare, i silenzi desolati degli inferi, sono io che governo tutto secondo la mia volontà”. (citato dall’egittologo francese Serge Sauneron). La sua presenza nei silenzi desolati degli inferi è testimoniata dalla sua rappresentazione tipica sui sarcofagi, che la ritraggono con grandi ali d’uccello, che generano il vento, ma anche raccolgono l’anima del defunto per guidarla verso gli inferi. Assume quindi anche caratteristiche di psicopompo, pur se il giudizio sull’anima resta appannaggio del suo sposo, assistito da Anubi con la sua bilancia e la piuma di Maat, in genere rappresentata come una piuma di struzzo, che doveva pesare più del cuore del defunto, per salvarlo dall’essere gettato in pasto al mostro Ammit e destinarlo al regno di Osiride. Maat, divinità femminile spesso dotata d’ali, rappresentava l’ordine cosmico ed era garante dell’ordine pubblico nell’antico Egitto. Per comprendere l’evoluzione nel tempo di queste divinità, e i miti ad esse legati, è importante comprendere anche l’intreccio politico amministrativo alla quale esse sono legate. L’Egitto antico è formato da distretti o nomoi distribuiti lungo il decorso del Nilo, ciascuno sottoposto ad un capo locale, che potremmo paragonare ad un magistrato alle acque, dato che aveva il governo, manutenzione compresa, delle varie dighe e canali legati alle acque del fiume, cuore di questa civiltà, e al loro controllo, affinché esse fossero solo fonte di vita e non anche di distruzione, durante le periodiche piene. Il numero dei nomoi, a partire dall’Egitto predinastico, sino ad arrivare alla XXX dinastia nel IV secolo a.C., che concluse la dominazione egiziana del regno, andò tendenzialmente crescendo col tempo, e praticamente ogni nomos aveva una sua divinità particolare, che con l’espandersi della dominazione dei faraoni, veniva assimilata, per sincretismo, alle divinità preesistenti, o ampliava il pantheon originario. Ciò ne giustifica anche le variazioni iconografiche e le peculiarità, che si evolvono e si arricchiscono nel tempo. Così, Iside diviene la dea madre per eccellenza, mentre nel III millennio a.C. essa quasi non compare fra gli dei egiziani, e sicuramente non con caratteristiche di predominanza su di loro. Testimonianza della sua crescente importanza, è la comparsa del suo nome nell’”anagrafe” egizia: troviamo bambini chiamati - E’ Iside che me l’ha dato; Iside tiene in vita; Che Iside sia in festa (Jean Leclant). In Egitto i due luoghi di culto della dea più importanti erano l’Iseo di Behbeit- el-Hagar, nel Delta, e l’Iseo di File, Isola della prima Cataratta del Nilo. Entrambi conobbero la massima popolarità nel periodo della XXX dinastia (378 - 341 a.C.), ma la popolarità di Iside non calò neppure dopo la conquista da parte dei macedoni e il dominio dei Tolomei, anzi, si consolidarono i legami fra la cultura egizia e quella greca, che trasformerà la natura originale del culto della dea, con la cosiddetta "dogana Alessandrina" (Jèrôme Carcopino ) . E’ dall’elaborazione greca che Iside, ora figlia di Crono e di Rea, diviene, con gli inni aretologici che ne celebrano l'eccellenza, divinità che sovrintende alla morte, civilizza, istituisce giustizia e leggi, sovrintendo ai principi morali e ai buoni costumi (Maat?); istituisce l’agricoltura (Osiride); sovrintende alle lettere (Thot?), governa la medicina e può guarire tutte le malattie (Imhotep; Thot); governa cielo (Amon), mare e terra, e protegge dai pericoli della guerra e della navigazione.... insomma, si è trasformata in una divinità totalizzante, dagli attributi, sottratti a più antiche divinità, così molteplici da far quasi attendere il passaggio ad una forma di monoteismo.
Il suo culto si diffonde all’isola di Delo, poi in Campania, soprattutto a Pozzuoli e Pompei, e infine, all’epoca di Silla (88 - 78 a.C.) giunge a Roma, dove ufficialmente viene rifiutato, come prodotto dell’ Egitto nemico, e perciò bandito da Augusto, ma trova larga diffusione ugualmente nei circoli colti della città, soprattutto fra le nobildonne romane, com’è ovvio essendo divinità profondamente femminile. Ma la vita di Iside a Roma non è facile: nel 19 a.C. Tiberio fa distruggere il suo tempio e gettare nel Tevere la statua della dea, a seguito di uno scandalo che coinvolge un cavaliere romano che seduce, travestito da dio egizio, una matrona (Jean Leclant). E tutti gli imperatori augustei furono sempre ostili alla diffusione nell’impero ( ma a noi interessa soprattutto l’Italia) del culto della dea, a differenza dei discendenti di Antonio, suoi sostenitori, e degli imperatori Flavii. Caligola verrà addirittura iniziato ai misteri isiaci, e fa costruire al Campo Marzio un tempio alla dea. E’ lui legato alle imbarcazioni in stile egizio che troviamo sul misterioso lago di Nemi, tanto studiato da Frazer nel suo ormai superato ma sempre affascinante lettura,Il Ramo d’oro, ove è possibile fossero celebrati particolari festeggiamenti dedicati alla dea, in una sua assimilazione a Diana, cacciatrice e lunare. Anche Nerone, Tiberio, Tito, Traiano, Antonino Pio saranno fedeli della dea. Accanto ad Iside, nel frattempo è comparsa una nuova divinità, Serapide, personaggio imponente e barbuto, dispensatore di ricchezze, che si accompagna al cane Cerbero, e racchiude in sé parte di Osiride e parte di Api, incarnazione terrena di Ptah il creatore, rappresentato da un toro sacro, divinità di Menfi e delle sue necropoli. Serapide si sovrappone a Osiride, nella funzione di sposo, nella quale sarà intercambiabile con Osiride nella visione romana del culto della dea. Iside e Serapide saranno sempre più popolari a Roma, come dimostrano gli atteggiamenti di devozione, le iniziazioni e, non ultime, le emissioni di medaglie e monete recanti le immagini di queste due divinità egizie. Ma l’Egitto è di gran moda anche in architettura e nella vita quotidiana: e in giardini e nei luoghi pubblici spuntano statue degli dei egizi, obelischi, piramidi...(ricordiamo solo la piramide Cestia). Il permanere della potenza vivificatrice per la vegetazione farà sì che Iside venga accostata da Erodoto anche a Demetra/Cerere, dea delle messi, e così la possiamo trovare raffigurata con una spiga in mano, o con spighe a sostituire le corna bovine ereditate da Hator. Porrà fine, a questo, come agli altri culti pagani, l’editto di Teodosio del 380 d.C. che stabilirà il cristianesimo essere l’unico rito ufficiale dell’impero. Ma nel frattempo Iside ha radicato a fondo la sua presenza nella penisola, e colei che si meritò la invocazione di “una quae es omnia”, si prepara a nuove metamorfosi.
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( ...e che c'azzecca Khaled con Aïcha, Colei che vivrà, nome della sposa prediletta di Maometto? principalmente, il fatto che mi piace... e magari il fatto che adesso l'Egitto è islamico. Ma in realtà, avrei voluto metterci (troppo ovvia Isis di Bob Dylan da Desire?) Stairway to Heaven dei Led Zeppelin... e non è escluso che lo faccia, appena mi gira! Comunque, se leggete il testo, questa Aïcha credo che sarebbe piaciuta anche alla dea Iside...
Comme si j'n'existais pas Elle est passée à coté de moi Sans un regard, Reine de Saba J'ai dit, Aïcha, prends, tout est pour toi
Voici, les perles, les bijoux Aussi, l'or autour de ton cou Les fruits, bien mûrs au goût de miel Ma vie, Aïcha si tu m'aimes
J'irai où ton souffle nous mène Dans les pays d'ivoire et d'ébène J'effacerai tes larmes, tes peines Rien n'est trop beau pour une si belle
Oooh ! Aïcha, Aïcha, écoute-moi Aïcha, Aïcha, t'en vas pas Aïcha, Aïcha, regarde-moi Aïcha, Aïcha, réponds-moi
Je dirai les mots des poèmes Je jouerai les musiques du ciel Je prendrai les rayons du soleil Pour éclairer tes yeux de reine
Oooh ! Aïcha, Aïcha, écoute-moi Aïcha, Aïcha, t'en vas pas
Elle a dit, garde tes trésors Moi, je vaux mieux que tout ça Tes barreaux sont des barreaux, même en or Je veux les mêmes droits que toi Et du respect pour chaque jour Moi je ne veux que de l'amour
Aaaah ! Comme si j'n'existais pas Elle est passée à coté de moi Sans un regard, Reine de Sabbat J'ai dit, Aïcha, prends, tout est pour toi
Aïcha, Aïcha, écoute-moi Aïcha, Aïcha, écoute-moi Aïcha, Aïcha, t'en vas pas Aïcha, Aïcha, regarde-moi Aïcha, Aïcha, réponds-moi
Lalala....lalala... )Etichette: storia? |
postato da la Parda Flora
alle 10:15
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