La dottoressa M. è nel suo studio, quando arriva trafelata un’infermiera gridando: presto, presto, c’è bisogno di lei! Tutte due si dirigono di corsa al padiglione dove sono ricoverati i pazienti psicotici. Già dal corridoio M. sente le urla, che invocano il suo nome, insieme alla predizione che presto sarà morta e all’inferno, come la sua paziente. Quando la dottoressa M. arriva finalmente nella stanza, la attende una scena da incubo. La paziente, nonostante i tentativi degli infermieri di contenerla, sta sbattendo ormai da un pezzo con violenza la faccia sul termosifone: il naso è rotto, il viso una maschera di sangue, e continua a urlare il nome di M. dicendole: tu morirai, tu morirai, sei già morta, e io ti trascinerò all’inferno con me, perché sono Satana... e sbatte per l’ennesima volta, con tutte le sue forze, il viso contro il vecchio termosifone di ghisa. La dottoressa M. prescrive alla infermiera di somministrare alla paziente un tranquillante, oltre ad accertarsi che la paziente abbia davvero preso la sua solita terapia, quel mattino, poi dà disposizione perché la malata, una volta sedata, venga medicata.
Poi torna nel suo studio e decide: 1. che sono otto anni ormai che si fa le ossa in quella struttura allucinante. Ormai ha una esperienza in semeiotica fisica, da poter visitare con perizia ineccepibile anche un paziente in coma o meno collaborativo del mondo. Può bastare. 2.che non farà mai nascere il figlio che desidera, sinché lavorerà in quell’inferno, perché, parrà ridicolo, ma ha paura: che un malato anche se non sono tutti pericolosi, la aggredisca; che il bambino, sentendone di tutti i colori, nasca mostruoso... non sempre la razionalità (anzi, quasi mai) sa tenere a bada le angosce... ha due specialità, molti anni di esperienza, e un ottimo punteggio: è venuto il momento di cambiare aria.
Ora M. fa il medico di base: si è imposta un tetto massimo di pazienti inferiore a quello prescritto per legge, perché per come vuol seguire lei i suoi pazienti, quello è il suo tetto massimo possibile. Forse il suo lavoro adesso è più noioso e routinario, e ha meno soddisfazioni professionali, ma più nessuno le urla che l’aspetta all’inferno (il che non vuol dire che ciò non accadrà, ma almeno non le rimbomba nelle orecchie per tutto il giorno).
Ha la figlia che desiderava, e una vita, forse non del tutto soddisfacente, ma chi ce l’ha?
(ogni riferimento a fatti, cose e persone è assolutamente voluto e reale)Etichette: le vite degli altri |