09 marzo 2007 |
Iside (2) |
Una importante testimonianza sulla Iside ellenistica ci è data da il “De Iside et Osiride” di Plutarco (pubblicato in Italia da Adelphi; io ne posseggo l’edizione del 1994 - Piccola biblioteca Adelphi n° 179 - ignoro se sia ancora disponibile in libreria), che testimonia dell’enorme importanza che i Greci attribuivano alla cultura egizia, alla quale guardavano con curiosità, ritenendola eccelsa per saggezza e straordinarietà. Tanto che prima di Plutarco, ne avevano già scritto anche Erodoto (il primo antropologo della storia!), Platone e Pitagora, cultore anch’esso di una sapienza essoterica. Ma la frase che meglio racchiude il mistero di questa dea, che compare nei Tarocchi; riappare con la mania per l’Egitto della Restaurazione napoleonica; compare in una famosa aria (oh Isis und Osiris) dell’opera massonica Il flauto magico di Mozart, quale esempio di coppia animata dallo spirito della saggezza; darà il proprio nome ad uno spettacolo dell’illusionista Houdini; sbuca nell’Aida verdiana; dà il proprio nome ad una linea cosmetica e ad una agenzia di collocamento femminile americane contemporanee, la dobbiamo proprio a Plutarco, che le fa dichiarare: “Io sono tutto ciò che è stato, che è e che sarà, e nessun mortale mai sollevò il mio peplo.” Dichiarazione così forte, che non è possibile non sentire echeggiare in essa la voce del dio di Mosé, che dal roveto ardente afferma "Io sono colui che sarò" e la mitologia ebraica non solo immagina il Metatron, unico angelo in grado di fare da intermediario fra la voce annichilente della divinità e la povertà dell’uomo, ma anche nasconde il proprio vero nome (la cui pronunzia causerebbe la fine dell’universo), dietro il tetragramma Yahweh, per gli ebrei già troppo ineffabile per essere pronunziato con leggerezza, e quindi sovente sostituito con Ad-onai ovvero “Signore”, o con HaShem" "il nome". Ma il mondo non era pronto allora, come oggi, per un Dio donna, e infatti anche per questo la religione di Iside venne fortemente avversata a Roma . Ma Iside è soprattutto, ormai, la dea delle donne, portatrice di fertilità, sovrintende all’amore e al parto (come prima Bubasti o Bastet): nell’Egitto tolemaico verrà assimilata ad Afrodite, a Roma a Venere e in Fenicia e in Siria, ad Astarte.
La sua iconografia è duplice: una donna, pudica e modesta, in piedi, vestita di una tunica di lino finissimo - oppure nella versione più afrodisiaca, nuda, e in tal caso, che si copre pudicamente il pube - coi capelli sciolti “alla libica” e spesso una sorta di scialle nero a cavallo della spalla destra e annodato sul seno. Sua caratteristica però irrinunciabile è il disco solare di Hator, già descritto, che diviene un diadema, sovrastato da due piume, di falco o di struzzo. Altro tipico attributo è il sistro, sorta di crotalo, nella mano destra e una situla (sorta di secchiello con manico, che conteneva probabilmente l’acqua necessaria alle aspersioni rituali) nella sinistra, oppure regge nella destra uno scettro o un ureo (i due serpenti segni dell’Alto e del Basso Egitto) come il Faraone, e nella sinistra una cornucopia simbolo d’abbondanza. Esistono, sia pur rare, anche raffigurazioni teriomorfe della dea: la vacca Hator e, con sede principale nel tempio di Medinet Madi, la “città antica”, la assimilazione di Iside alla dea Cobra Renenutet, che si raffigurerà come divinità metà donna e metà serpente.
L’altra tipica rappresentazione è invece quella che potremmo definire “mariana”o materna: la dea è seduta, col figlio Horus, o Arpocrate (nella versione ellenista, Horus bambino), seduto sulle ginocchia e lo allatta teneramente, in una rappresentazione di mater lactans che comparirà pressoché identica in tutta la iconografia cristiana dedicata alla Vergine. E dato che il suo mito è intriso di morte, e nella morte è concepito il figlio amato, che essa cerca di proteggere dal dolore e soprattutto dalla vendetta di Seth, dato che Arpocrate raccoglie l’eredità paterna di signore degli dei, Iside è spesso raffigurata come una figura dolente. Tuttavia, sovente Arpocrate (Horus) è raffigurato da solo, come un bimbo nudo, con la testa rasata ad eccezione della cosiddetta “treccia dell’infanzia”, che gli ricade sulla tempia destra, ed accenna un apparente invito al silenzio, portandosi l’indice alla bocca, in quello che potrebbe essere un gesto allusivo alla natura segreta, misterica, dei culti nei quali è coinvolto. Nell’iconografia greca, invece, si accentuano le caratteristiche che lo fanno assomigliare ad Eros (ali e faretra) o a Dioniso (si appoggia ad un ceppo di vite; indossa la nebride, ovvero la pelle di un daino, un cerbiatto, un camoscio, una capra o anche una pantera, tipica del dio e dei suoi seguaci; è incoronato di alloro). Horus sarà il titolo che tutti i re d ‘Egitto, infatti, assumeranno, ma tanto amore materno fu anche mal ripagato: secondo uno dei molti miti che vedono protagonista la dea, Horus la violentò generando con lei “I 4 figli di Horus” custodi dei vasi canopi che conservano le viscere dei defunti mummificati; ancora, Horus lotta con la madre, tagliandole la testa e sostituendola con una testa di vacca, mentre Iside taglia le mani al figlio. Questa ricchezza di miti e caratterizzazione delle divinità sono l’ennesima prova della forte tendenza al sincretismo religioso egizio, e va ricordato che Horus era divinità più antica, come oggetto di culto, della madre, che probabilmente finisce per attirare a sé, facendo sì che i luoghi che ospitavano templi di Horus, finissero per accogliere anche isei: un esempio è quello di Copto, dove Horus di identifica con il locale dio generatore Min - e Iside, è sposa e madre di Min, uscendo dal classico mito che la lega a Osiride. E acquisendo le caratteristiche dell’antica dea madre di Horus, Hator, Iside diviene la principale e maggior divinità celeste egizia. Nel mito osiriaco, essa più che sposa è vedova, e i lamenti di lei e della sorella trovano codificazione in un (tardo) papiro, che raccoglie il rituale di rinascita dei morti, il che fra l’altro spiega le libagioni di latte che ella porta allo sposo, quasi esso fosse, nel risorgere, tornato infante. Il suo progressivo divenire anche divinità infera, comporta che ella venga identificata (ennesimo sincretismo!) anche con Imentet, la dea Occidente, poiché è ad occidente, dove tramontava il sole, che venivano seppelliti i morti. E nella sua natura cosmica, che ha saputo generare il figlio dallo sposo morto, e che si caratterizza per la non contemporaneità dell’esistenza di padre e figlio - uno morto e signore dei morti, l’altro vivo e re degli dei - Iside dirà anche: "Io sono fatta maschio, benché fossi donna" (Donadoni, Papiro Louvre 3079) generando “Horus-che-si-cura-di-suo-padre” e “Horus-figlio-di-Iside”.
Come per il piccolo Giove, anche Horus viene allevato di nascosto, per proteggerlo dalle ire dello zio Seth; Iside scegli l’isola di Khemmis, nel Delta, e lì da sola, esercitando anche la magia (es. incantesimo contro la puntura di serpenti e scorpioni) alleva, custodisce e istruisce il figlio. Ciò, oltre ad esaltare il forte carattere materno di questa dea, più volte sottolineato, ne aggiunge come nuovo carattere la perizia nelle arti magiche, che rincontreremo col passare del tempo.
Innumerevoli sono le Isidi di epoca imperiale che possiamo incontrare: Iside Panthea, rappresentata con le caratteristiche di tutte le altre dee; la più rara Iside Io, dall’aspetto di vacca; la Iside Invicta, che ha vinto il destino al punto di sostituirsi ad esso e alla quale è legata la Iside Tyche o della Buona Fortuna, che veglia sugli stati e le città e che a differenza delle altre divinità sottomesse al fato, trionfa sulla cattiva sorte proteggendo chi le si affidi; Iside Pelagia, protettrice dei mari e dei naviganti e dei commerci marittimi, tipicamente greca; la Iside Sothis, che cavalca il Cane maggiore (la stella Sirio, che con la sua comparsa annunciava l’inizio dell’inondazione del Nilo); e infine, la più antica interpretazio romana di Iside, legata alla Fortuna Primigenia di Preneste (Palestrina), materna e caritatevole, portatrice di fertilità.
Il rito di Iside, come è intuitivo, è indissolubilmente legato dal Nilo, che può essere sostituito da acqua; l’Iseo dell’isola di File, ad esempio, è circondato e protetto nella sua segretezza, dall’acqua del Nilo. Ma accanto agli isei non mancano mai cisterne e serbatoi, mentre la situla contiene l’acqua per le aspersioni, e l’acqua sacra è contenuta in un vaso canopo che raffigura il dio Osiride. La dea era festeggiata con le Isia di novembre, nelle quali veniva ricordato il mito della morte e resurrezione di Osiride. Più difficile comprendere il ruolo e la natura, agreste e ctonia, di Serapide, divinità totalmente ellenica. Una teoria lo vorrebbe, anche se certamente derivato dal toro sacro della necropoli di Saqqara a Menfi, dio del tempo, e il cane che l’accompagna, e che per molti sarebbe il guardiano degli inferi Cerbero, in realtà sarebbe una raffigurazione del tempo, e le tre teste raffigurerebbero un cane, un lupo e un leone, avvicinandolo al demone Aion, altro nome di Satana. Iside stessa si avvierà ad acquisire caratteristiche di maga, che tradizionalmente erano profondamente legate alla cultura dell’Egitto, e con il tempo il suo culto si trasformerà nel sabba delle streghe, fra le quali , varrà la pena ricordarlo, spiccano sovente le sage-femme, le levatrici, coloro che come la dea, sovrintendono al parto, e si sanno occupare di disturbi e faccende donnesche.
Stairway to Heaven
Theres a lady whos sure All that glitters is gold And shes buying a stairway to heaven. When she gets there she knows If the stores are all closed With a word she can get what she came for. Ooh, ooh, and shes buying a stairway to heaven.
Theres a sign on the wall But she wants to be sure cause you know sometimes words have two meanings. In a tree by the brook Theres a songbird who sings, Sometimes all of our thoughts are misgiven. Ooh, it makes me wonder, Ooh, it makes me wonder.
Theres a feeling I get When I look to the west, And my spirit is crying for leaving. In my thoughts I have seen Rings of smoke through the trees, And the voices of those who standing looking. Ooh, it makes me wonder, Ooh, it really makes me wonder.
And its whispered that soon If we all call the tune Then the piper will lead us to reason. And a new day will dawn For those who stand long And the forests will echo with laughter.
If theres a bustle in your hedgerow Dont be alarmed now, Its just a spring clean for the may queen. Yes, there are two paths you can go by But in the long run Theres still time to change the road youre on. And it makes me wonder.
Your head is humming and it wont go In case you dont know, The pipers calling you to join him, Dear lady, can you hear the wind blow, And did you know Your stairway lies on the whispering wind.
And as we wind on down the road Our shadows taller than our soul. There walks a lady we all know Who shines white light and wants to show How evrything still turns to gold. And if you listen very hard The tune will come to you at last. When all are one and one is all To be a rock and not to roll.
And shes buying a stairway to heaven.
Scala per il Paradiso C'è una signora che è sicura che sia oro tutto quel che luccica e sta comprando una scala per il paradiso quando vi arriverà sa che se tutti i negozi sono chiusi con una parola può ottenere ciò per cui è venuta e sta comprando una scala per il paradiso
c'è una scritta sul muro ma lei vuole essere sicura perchè, come tu sai, talvolta le parole hanno due significati su un albero vicino al ruscello c'è un uccello che canta talvolta tutti i nostri pensieri sono sospetti e questo mi stupisce e questo mi stupisce
c'è una sensazione che provo quando guardo a Ovest e il mio spirito grida di andarsene nei miei pensieri ho visto anelli di fumo attraverso gli alberi e le voci di coloro che stanno in piedi a osservare
oooh e questo mi stupisce ooooh e questo mi stupisce davvero
e si mormora che presto se tutti noi intoniamo la melodia il pifferaio ci condurrà alla ragione e albeggerà un nuovo giorno per coloro che aspettavano da lungo tempo e le foreste risponderanno con una risata
e questo mi stupisce
Se c'è trambusto nella tua siepe non ti allarmare è solo la pulizia di primavera per la festa di Maggio
si, ci sono due strade che puoi percorrere ma a lungo andare c'è sempre tempo per cambiare strada e ciò mi stupisce
la tua testa ti ronza e il ronzio non se ne andrà nel caso tu non lo sapessi il pifferaio ti sta chiamando per unirti a lui signora cara, può senitre il vento soffiare? che la sua scala è costruita sul vento mormorante?
e scendiamo in strada le nostre ombre più grandi delle nostre anime là cammina una donna che noi tutti conosciamo che risplende di luce bianca e vuole dimostrare come qualsiasi cosa si tramuti in oro e se ascolti molto attentamente alla fine la melodia verrà da te quando tutti sono uno e uno è tutti per essere una roccia e per non rotolare via
e sta comprando una scala per il paradiso.
Led ZeppelinEtichette: storia? |
postato da la Parda Flora
alle 14:47
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