14 dicembre 2006
Mohamed il giusto
Un racconto trovato qui dall'amico Bucky, che mi piace condividere.

Mohamed è un soldato. Appartiene alla guarnigione di vigilanza di una prigione.
Passa le sue giornate sulla sommità di un’alta torretta di guardia.
Sta sopra un mondo duro, fatto di filo spinato.
Ha sonno, ma si costringe a stare attento, per non perdere la sua opportunità per il Grande Premio: due settimane di licenza per ogni detenuto colpito durante un tentativo di fuga.
Per arrivare all’area protetta da Mohamed, un prigioniero deve oltrepassare il primo recinto di filo spinato che sta tra il cortile interno alla prigione e l’area di Mohamed.
Un solo passo all’interno della sua area significa che Mohamed può aprire il fuoco e reclamare il premio. Ma anche qualora un fuggitivo riuscisse a sopravvivere al fucile di Mohamed, ci sono altre due barriere prima della libertà. Fuggire è impossibile: di più: suicida.
Tuttavia, talvolta, dei detenuti che vogliono farla finita, si lanciano nella zona della morte e diventano un buono per due settimane di licenza per un soldato
fortunato.

Mohamed viene da una delle repubbliche dell’Asia Centrale.
Si è arruolato nell’esercito quattro mesi fa e non sopporta l’umiliazione e il nonnismo crudele al quale è sottoposta ogni recluta dell’Armata Rossa.
Vuole tornare a casa.
L’esercito non è quello che pensava sarebbe stato.
A fargli più male non è la fibbia della cintura con la stella sovietica impressa a fuoco sulla sua natica. E nemmeno il tremendo suono del catino di ferro con cui viene colpito sulla testa ad ogni risveglio.
Quello che gli fa più male è il suo regime alimentare.
Nella sua terra, mangiare carne di maiale è un inaudito, lurido peccato contro Allah.
Ma ora Mohamed vive nella repubblica maggior produttrice di carne di maiale di tutta l’Unione Sovietica, e bocconi della carne proibita sono ovunque: nella sua zuppa, nel suo pane, talvolta persino nel suo the.
Non può aspettare che qualche stupido prigioniero decida di passare la linea che porta nella sua area.
Deve aiutare la cosa a succedere.
Ha bisogno di una trappola e una trappola richiede un’esca.

Così Mohamed scende in silenzio dalla sua torretta e lascia sul terreno, due passi all’interno della sua area, un pacchetto di sigarette e un pezzo di lardo.
Il pacchetto di sigarette brilla nel contrasto con la sporcizia del terreno.
Mohamed sa quello che fanno i prigionieri per un pacchetto di sigarette.
Ora è solo questione di tempo prima che qualche detenuto si inoltri nel suo mondo per afferrare le sigarette e il cibo.
Dopodiché basterà un solo tiro e Mohamed sarà in licenza, nella sua terra, in compagnia di persone giuste che si nutrono di cibi graditi ad Allah.
Fiero della sua inventiva, Mohamed risale sulla sommità della sua torretta e, come un cacciatore, osserva in silenzio la sua preda. È annoiato, ma sta bene così: perlomeno non c’è nessun altro a torturarlo.
Dallo stomaco vuoto di Mohamed risale un pensiero: e se mangiassi carne di maiale? Nelle ultime due settimane una lotta interiore lo tormenta. La notte sogna il cibo, il cibo buono, il cibo giusto. Ma adesso, nella solitudine della sua torretta, ripensa al sogno della notte precedente. Un maiale parlante ha raggiunto Mohamed nel suo sogno. Il maiale ha detto: “Mangia carne di maiale la notte, quando Allah dorme, non sarà peccato”.
Ora Mohamed è rilassato e ripensa al sogno, al suo significato nascosto, persino al suo potenziale profetico.
Una parte di lui vuole credere che il maiale fosse un messaggero positivo. Dopo tutto non sembrava lurido o peccaminoso. Anzi, era addirittura antropomorfo.
Ma un altra parte di Mohamed gli dice che il diavolo può trasformarsi in forme diverse per condurre i giusti al peccato.
Sì, c’era qualcosa di sospetto nel maiale e nel suo modo di parlare. Ha schioccato le labbra e strizzato l’occhio quando ha detto che Allah dorme di notte. Che orrore sarebbe se il maiale in realtà fosse il diavolo.
Era stato un sogno piacevole, un maiale simpatico, almeno fino alla fine del sogno, quando il maiale si era trasformato in un soldato che aveva infilato un cerino acceso tra le dita di Mohamed.
Mohamed guarda le sue dita, marchiate dal fuoco dei fiammiferi messi lì mentre dormiva.
La chiamano “balalaika” per via del gesto con la mano che si fa per cercare di spegnere il fuoco e il dolore e che sembra quello di uno che strimpella una chitarra.
“Devo chiedere a mio fratello di spedirmi dei guanti” pensa Mohamed “Dormirò con i guanti addosso. Buona idea, quei guanti. Da quando ho iniziato a dormire con gli stivali hanno smesso di mettermi cerini accesi tra le dita dei piedi per vedermi ballare come un orso. Dirò a mio fratello di non spedirmi colonia, questa volta, anche perché gli anziani me la portebbero via per bersela di nuovo”.
Lentamente i suoi pensieri si confondono e inizia ad addormentarsi anche se lotta per restare sveglio. Vorrebbe sonnecchiare, magari rivedrebbe il maiale in sogno.
“Magari il maiale era portatore di un buon messaggio” pensa Mohamed, “Mangiare carne di maiale renderebbe la vita più semplice”.
Poi il calore lo avvolge. Pensa di sparare ad un fuggitivo e di andare in licenza.
Proprio davanti a lui sta l’esca.
Inizia a sognare le montagne della sua terra natia.
All’improvviso sente il suono di una sirena lontana e si sveglia.
Se un officiale lo scopre a dormire lo sbatte in prigione.
Il pensiero di un battaglione punitivo lo sveglia del tutto.
Mohamed guarda il suo orologio.
È ora di pregare.
Nel suo villaggio era conosciuto come un ragazzo intelligente e pio, che non mancava mai una preghiera, e non avrebbe certo iniziato adesso, così lontano da casa.
Mohamed si inginocchia e comincia a pregare.
Trova un grande conforto nella sua preghiera.
Ora è in armonia con Allah.
Quando la preghiera è finita, Mohamed si alza in piedi, in pace, e guarda fuori, verso la sua area.
Le sigarette e il lardo sono andati.
Qualcuno ha abboccato all’esca, ma è Mohamed ad avere riguadagnato la sua libertà

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postato da la Parda Flora alle 08:17  

 

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