03 settembre 2006
Silenzio, si gira (e c'è un solo ciak, dev'esser buona la prima)
Francesco Nuti è al policlinico di Roma in coma: cosa sia successo non si sa, se non che egli ha un grave trauma cranico che potrebbe ucciderlo, dopo che, da un passato di successo, era scomparso inghiottito dalla depressione, dall'alcolismo che ad essa è spesso legato e dalla disperazione di non riuscire più a trovare qualcuno che gli desse sufficente fiducia da farlo lavorare, da concedergli la dignità del lavoro e dell'espressione di sè attraverso la creatività. Ma come condannarli, quando il tuo regista, l'uomo al quale hai affidato i tuoi soldi, si rivela chiaramente inaffidabile?
Era un bel po' che non si sentiva parlare di lui, se non ricordo male da quando aveva tentato il suicidio. Allora lo star system s'era ricordato della sua esistenza. Così come s'era stupito e aveva frignato, improvvisamente memore, il suo confiteor di fronte ai sucidi di Mia Martini e Gabriella Ferri, coi come mai,e coi perché, concludendo inevitabilmente con l'ammissione della non comprensione, nell'apoteosi del proprio auto assolvimento.
Buffo, vero? - chi è malato lo sa meglio di tutti di non essere compreso.
Poi, nuovo giro di giostra: chi è il prossimo? E di loro più nulla, caduti nel nulla, come tanti altri artisti che la vecchiaia rende invisibili e abbandonati. Per esempio, chi non ricorda la vera voce dell'orso Yoghi, quella del bravissimo Francesco Mulé, morto solo in una corsia di ospedale dopo una lunga malattia che pochissimi avevano squarciato con la luce di un ricordo, di una visita, di una risata. Sì, perché finché sai ridere delle cose e del mondo, e anche di te,non sei davvero sconfitto.
Cosa sia succeso la scorsa notte non sappiamo: forse Nuti era ubriaco ancora; forse ha tentato di suicidarsi per l'ennesima volta; forse è davvero stato un incidente (a me per esempio, complici le ciabattine tipo mare e i piedi sudati, è capitata l'umiliante esperienza di prendere il volo sulle scale della dispensa, mentre andavo a prendere i pelati, e mi ha salvato solo il fatto che mi tenevo al corrimano, altrimenti mi sarei fratturata qualche vertebra: me ne è restata una tale paura per le scale, soprattutto se vecchie,levigate e scivolose, che le vacanze a Positano, che pure amo, erano un vero incubo).
Di Nuti si diceva che in fondo si era sputtanato un patrimonio, non solo di credibilità, ma anche economico, ma non so di cosa fosse malato, non mi pare lo si dica. Forse al di là del voyerismo non interessa neanche tanto saperlo.
La Redfield Jamison, una delle massime esperte americane sulla sindrome bipolare, della quale è malata essa stessa, racconta come in un momento di maniacalità arrivò a spendere 27 mila dollari in un giorno (non bruscoli!), e di come il fratello, senza una sola parola di rimprovero o recriminazione, fece un debito e le coprì completamente l'ammanco. Kay in varie circostanze ha sempre sottolineato la immensa fortuna di avere accanto a sè, nella propria famiglia, persone amorevoli, cioè capaci di amare, gratuitamente e senza remore: senza di esse, probabilmente, non sarebbe riuscita a uscire dall'oscurità della sua malattia, che vide portarsi via molti amici. E' proprio Kay Redfield Jamison ad aver studiato secondo le leggi dell'ereditarieta e della genetica molte famiglie di artisti, mettendo chiaramente in luce che chi è toccato dal sacro fuoco ha in genere un numero di parenti malati o suicidi nettamente superiore alle persone sane. Non si ha niente senza pagarlo, e spesso a caro prezzo, pare.
Forse ha ragione il vecchio detto che gli insensibili cafoni, che del mondo non vedono che la scorza, non soffrono, mentre lo fanno solo i più sensibili per saper andare oltre. Il che non impedisce che come tutti gli esseri umani siano più o meno stronzi o simpatici. Mica si vuole santificare nessuno.
Neppure demonizzare però è giusto, e a volte un po' di silenzio e un po' di sana vera carità compassionevole è l'unica cosa che ci è chiesto di dare. In fondo no è poi così tanto.
Non c'entra nulla, lo so, ma mi torna alla mente la faccia stralunata del Giancattivo Benvenuti in Ivo il tardivo, che fugge verso la solitudine rassicurante del suo borgo e delle sue abitudini e le riunirei alle parole dell'intervista al regista Mike Mills de Il succhiapollici, già citate: "Va bene essere sé stessi anche con i difetti. Quei difetti che pensiamo se rivelati ci facciano apparire strani. Abbiamo tutti qualcosa di cui ci vergogniamo. Bisogna accettarsi invece. Va bene non essere normali"

Sandro Penna invece lo diceva così:
beato chi è diverso,
essendo egli diverso,
ma guai a chi è diverso,
essendo egli comune.
(e quanti ce n'è...)
postato da la Parda Flora alle 11:05  

 

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