30 agosto 2006
Mentre i nostri Caschi Blu si preparano a partire, sento qualcuno, in fretta. C'è nervosismo, paura e diffidenza per il comando affidato ai Francesi. Comunicazioni, veloci, che "non esistono" così come "non esistono" le persone all'altro capo del cellulare. Anche se una volta ho visto uno di loro sfondare con un pugno la visiera di kevlar di un casco, il che fra l'altro rende la scena della cassa sotterrata in Kill Bill molto meno irreale. Siamo così abituati ai morti trasparenti di tanta cinematografia americana, da dimenticare che esistono anche a casa nostra: i marines sono in fondo bassa fanteria, carne da macello, i navy seals e i delta sono corpi d'élite, ma anche se pochi lo sanno inferiori ai nostri silenziosi e invisibili compagni che stanno partendo: loro sì sanno cos'è un lavoro chirurgico, e partono dopo che sono passati i maniaci di missili e bombe. Una volta si scherzava dicendo che i tedeschi, se non potevano sparare, non stavano bene; ora pare la loro malattia l'abbia contratta un'altra nazione. I legionari infine sono quelli che nascondono la spazzatura e fanno i lavori più sporchi e disgustosi: molti finiscono lì solo per evitare la galera, e si lasciano spesso alle spalle una inutile e inaudita scia di violenza.
Per fortuna Léon, che è amico di una vita, essendo sempre stato più un tattico che un operativo, nonostante il duro allenamento militare e l'alto grado, nonostante le molte operazioni "alle quali non ha partecipato" e i luoghi "dove non è mai stato", è ancora qui. Poche parole veloci, fra noi, e un sospiro di sollievo. Ma "Antonio", lui no, lui sta facendo le valigie, come altri amici, e non sa se tornerà. A casa non lascia nessuno che lo possa accogliere al suo ritorno.
Speriamo solo non atterri a Pratica di Mare, e trovi ad accoglierlo una bandiera, al di là di un mondiale di calcio che pare abbia fatto più di Garibaldi per l'Unità d'Italia, tanto per risvegliare il nostro ammaccato orgoglio nazionale, che in tanti vorrebbero fatto del biascicare di un handicappato che vorrebbe "Antonio" e la gente come lui appartenere a una Italia di serie B.
In bocca al lupo, con affetto!
postato da la Parda Flora alle 03:08  

 

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