25 agosto 2006
Cinque
Nel 1944 arriviamo alla quarta campagna elettorale di Roosvelt, che punta a vincere la guerra e siglare la pace successiva. Ovviamente, puntando alla rielezione, con Truman vice presidente che gli assicura il sostegno del congresso, Roosvelt non lesina promesse ai gruppi etnici nell’intento di accaparrarsene i voti. Così, nell’ottobre del 1944 promise che, se rieletto, avrebbe sostenuto la creazione “in Palestina di un commonwelth ebraico libero e indipendente”, nonostante fosse perfettamente consapevole che la situazione nell’area era troppo scottante per permettere una soluzione tranquilla. Così, di ritorno da Yalta, l’anno successivo, ebbe un colloquio con Ibn Saud che, pare, sostenne che il risarcimento agli ebrei era faccenda riguardante i Paesi dell’Asse, e non quelli Arabi: Roosvelt lo rassicurò circa la sua determinazione a non prendere iniziative unilaterali. In tal modo, di fatto dava un colpo al cerchio e uno alla botte, ricreando la situazione ambigua che, dalla fine del primo conflitto mondiale, aveva caratterizzato la politica inglese.
Ricordiamo infatti che nel 1939 Churchill aveva pubblicato il cosiddetto Libro Bianco, che limitava l’immigrazione ebraica in Palestina, nonostante la Dichiarazione Balfour del 1917.
Il 12 aprile 1945 Roosvelt muore.
Vi erano state sempre tensioni fra gli inglesi e la comunità ebraica residente in Palestina, il cosiddetto yishuv, ma con la fine della guerra, le ostilità contro i mandatari inglesi divennero aperte, anche se l’avvento in Inghilterra di un governo laburista (1945) parve propizio alla causa sionista. Tuttavia ben presto Ben Gurion e i suoi dovettero arrendersi al fatto che la linea di principio seguita dal governo anglosassone era ancora quella dettata dal Libro Bianco, sostenuta dal Ministro degli Esteri Ernest Bevin, ex sindacalista, e più preoccupato delle esigenze post belliche del Regno Unito, favorite da un atteggiamento filo arabo, piuttosto che da quello favorevole a un ipotetico stato israeliano in Palestina... Al solito, la preoccupazione maggiore era garantire l’accesso ai pozzi petroliferi del Medio Oriente, e agli oleodotti che trasportavano il petrolio ad Haifa, indispensabili per la ricostruzione dell’Inghilterra dopo sei anni di guerra.
La Gran Bretagna possedeva all’epoca la colonia di Aden e due basi aeree in Iraq, ma l’influenza inglese aleggia un po’ su tutta l’area. E secondo Bevin, così come per gli USA, gli interessi dell’occidente stavano dalla parte degli arabi.
Vediamo la situazione generale: il Libano si era liberato dal mandato francese nel 1943 e la Siria nel 1946; l'Egitto (con l’indispensabile canale di Suez) e la Transgiordania, anche se ufficialmente raggiungono l’indipendenza, sono sotto l’influsso inglese: una situazione pesante per gli arabi, che trovava nella sorte della Palestina il proprio simbolo, anche perché non vi era una leadership all’altezza del momento storico che la Palestina stava vivendo, e così come era nato a suo tempo un movimento nazionalista ebraico, era nato anche un movimento nazionalista arabo. Tuttavia “i palestinesi dovettero affrontare le difficoltà legate sia al fatto di non aver mai goduto di strutture politiche che, in qualche modo, bilanciassero quelle messe in piedi, con cura, dall’Agenzia ebraica, sia a quello di non essersi mai del tutto ripresi dalla repressione della loro rivolta, negli anni 1936 - 39, da parte della Gran Bretagna” (T.G. Fraser), così da trovarsi impreparati alla grande sfida che da lì a poco i sionisti avrebbero lanciato contro di loro.
Su posizioni filo arabe si trovavano anche gli Stati Uniti; infatti Loy Henderson, il più importante arabista del Dipartimento di Stato americano, contrario a Stalin, dirigeva la divisione degli Affari Africani e del Vicino Oriente, oltre ad essere ambasciatore a Baghdad dal 1942.
La sua esperienza di ambasciatore in Medio Oriente lo convinse che l’ostilità degli arabi nei confronti degli ebrei era così intensa che gli ebrei avrebbero cambiato i vecchi ghetti con uno più grande in Medio Oriente, e che la nascita di uno stato ebraico non avrebbe potuto avvenire senza l’uso della violenza. Ciò indusse Henderson a proporre con forza altre destinazioni per lo stato ebraico - America del Sud, USA o paesi del Commonwelth britannico - anche se ciò lo rese impopolare, ma inutilmente. L’illusione di Washington era che si potesse arrivare a uno stato ebraico pacificamente. Tuttavia, la posizione filo araba del Dipartimento di Stato durò oltre il mondato di Henderson.
Alla morte di Roosvelt era succeduto il suo vice, Truman, poco esperto in politica estera, paternalista e filo ebreo. Ancora una volta la sorte del Medio Oriente subì una radicale inversione di marcia.

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postato da la Parda Flora alle 15:01  

 

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