16 agosto 2006 |
Doctor Faustus |
Lei non sa, Maître, quanto sia tedesca la sua ripugnanza che, se lei mi concedesse di parlare en psychologue, si compone di superbia e di pentimento di infermità, di disprezzo e di paura e direi quasi di risentimento della serietà contro il salotto del mondo. Vede, io sono ebreo, deve sapere: Fitelberg è un nome spiccatamente giudeo. Io ho in corpo l’Antico Testamento, e questo è un fatto non meno serio del germanesimo. In fondo esso crea poca disposizione per il territorio della valse brillante. E’ vero che, secondo un pregiudizio tedesco, la serietà esiste solo in Germania, mentre fuori non c’è che valse brillante; oppure da ebreo sono profondamente scettico di fronte al mondo e favorevole al germanesimo. a rischio di essere preso a pedate per la mia simpatia. Essere tedesco significa sopra tutto essere popolare: e chi vorrebbe credere alla “popolarità” di un ebreo? Non solo non gli si crederebbe, ma gli si darebbero due lattoni sulla testa se avesse l’improntitudine di farne il tentativo. Noi ebrei abbiamo tutto da temere dal carattere tedesco, qui est essentiallment anti- sémitique, motivo naturalmente sufficiente per noi di attenerci al mondo per il quale organizziamo divertimenti o spettacoli, senza per questo essere avventati o sciocchi. Noi sappiamo benissimo distinguere fra il Faust di Gounod e quello di Goethe, anche se parliamo francese... (...) Anche Massenet è affascinante, lui aussi.. Dev’esser stato particolarmente delizioso da pedagogo, quando era professore al Conservatorio. Si sa, gli aneddoti non mancano. Fin da principio spingeva i suoi allievi alla composizione indipendente senza vedere se la loro capacità tecnica era sufficiente a comporre una frase senza errori. Umano, vero? tedesco non è, ma umano sì. Un giovane andò da lui con una canzone composta di fresco: fresca e non priva d’ingegno. Tiens! disse Massenet E’ veramente carina. Di un po’, tu hai già una cara amichetta, vero? Vai a suonargliela, le piacerà di sicuro. Il resto verrà poi da sé.Non si sa veramente cosa si deva intendere per quel resto, probabilmente tutte le cose possibili in fatto di amore e di arte. Lei, Maître, ha qualche discepolo? Costoro non si troverebbero certo così bene. Ma discepoli lei non ne ha. Bruckner ne aveva. Fin dall’inizio aveva dovuto lottare con la musica e con le sue sacre difficoltà, come Giacobbe con l’angelo, e la sua stessa cosa pretendeva dai suoi studenti. Per anni e anni dovevano esercitare il sacro mestiere, studiare gli elementi dell’armonia e della composizione severa prima che fosse loro concesso di cantare una canzone, e quella pedagogia musicale non aveva neanche il più piccolo rapporto con le care amichette. Uno può avere un'anima semplice, infantile, ma la musica è la più misteriosa rivelazione di sublime conoscenza, un servizio divino, e la professione di maestro di musica è una professione sacerdotale... - Comme c’est respectable! Pas précisemente humain, mais extrèmement réspectable. E noi ebrei, che siamo un popolo sacerdotale, anche se facciamo i leziosi nei salotti parigini, non dovremmo sentirci attratti vero lo spirito germanico e lasciare che questo stimoli in noi l’ironia contro il mondo e contro l’arte dedicata alla piccola amica? Per noi la popolarità sarebbe un’impudenza da provocare un pogròm. Noi siamo internazionali, ma siamo filotedeschi, lo siamo come nessun altro al mondo, non foss’altro perché non possiamo fare a meno di notare quanto siano affini su questa terra le sorti del germanesimo e dell’ebraismo. Une analogie frappante... L’uno e l’altro sono ugualmente odiati, disprezzati invidiati, allontananti e allontanati. Si parla del secolo del nazionalismo. In realtà esistono però due soli nazionalismi: quello tedesco e quello ebraico; tutti gli altri sono giochetti in confronto a questi, allo stesso modo che il profondo spirito francese di un Anatole France è pura mondanità di fronte alla solitudine tedesca e alla prosopopea ebraica di credersi il popolo eletto... France è un nom de guerre nazionalistico. Uno scrittore tedesco non potrebbe mai chiamarsi “Deutschland”: Questo è il nome che si dà tutt’al più a una nave da guerra. Dovrebbe accontentarsi di “Deutsch”, ed eccoti che avrebbe un cognome ebreo...- oh, là là!... - Cari signori, questa è davvero la maniglia e sono già fuori della porta. Dico ancora una cosa sola: i tedeschi dovrebbero lasciare agli ebrei di essere filotedeschi. Col loro nazionalismo, con la loro superbia, col baco dell’incomparabilità, con la loro avversione a essere inquadrati ed equiparati, col loro rifiuto di farsi introdurre nel mondo e di aggregarsi alla società provocheranno la loro sventura, una sventura veramente ebraica, je le vous jure. I tedeschi dovrebbero permettere all’ebreo di farsi mediatore fra loro e la società, di fare il manager, l’impresario del germanesimo. Egli è veramente l’uomo adatto per farlo; non bisognerebbe cacciarlo fuori dalla porta poiché è internazionale e filotedesco... Mais c’est en vain. Et c’est très dommage! Ma che sto a parlare? Sono via di un pezzo. Cher Maître… je suis enchanté. J’ai manqué ma mission, ma sono entusiasta. Mes réspects, monsieur le professeur. Vous m’avez assisté trop peu, mais je ne vous en veux pas.: Mille choses à Madame Schweige-still. Adieu, adieu…
Thomas Mann
prima edizione Stoccolma, 1947Etichette: cose ritrovate |
postato da la Parda Flora
alle 16:55
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