23 luglio 2006
Uno
Tanto, ma tanto tempo fa (ma nemmeno poi così tanto: era la fine dell’Ottocento), non esistevano né Israele né la Palestina. Il loro territorio faceva semplicemente parte dal XVI secolo dell’impero Ottomano, ed era diviso nel sangiaccato di Gerusalemme e nel vylaiet di Beirut. Si calcola (non fu mai fatto un vero censimento) che approssimativamente vi vivessero circa 600 000 persone, in larga maggioranza arabi sunniti, che si guadagnavano di che vivere con l’agricoltura. Erano i contadini, i Fellhain, che coltivavano il loro terreno, anche se la maggior parte d’esso era in mano ai grandi proprietari. E, buffo a dirsi, fu l’ondata nazionalista che infiammò l’Europa sino a condurre alla prima Guerra mondiale, a far ricordare agli intellettuali arabi la loro grandezza prima della conquista turca. E il bello è che, mentre molti stati europei dovevano inventarsi un retroterra culturale per essere nazione (un solo esempio, il kilt scozzese del quale è paludato Mel Gibson in Breaveheart in realtà nacque solo nel XVII secolo - o malignamente, le origine celtiche di Calderoli...), la grandezza della civiltà araba era innegabile, così com’era innegabile il suo apporto alla cultura dell’Occidente.
Nel frattempo, gli ebrei sefarditi stavano ancora cercando di vincere il senso di diaspora, di esilio senza senso, legato alla crociata cattolica contro arabi ed ebrei di Ferdinando d’Aragona e di Isabella la Cattolica, che in essa avevano visto l’unico modo di riunire i regni spagnoli sotto una sola corona.
E così, a fine Ottocento, anche gli ebrei iniziarono a rivendicare diritti su quella terra dalla quale si erano sentiti ingiustamente cacciati dall’imperatore Tito, per essere destinati a un perenne peregrinare senza senso né protezione, con l’unico riferimento di quel Muro del pianto che era tutto ciò che restava del passato.
Razza maledetta e calunniata, ma utile, non volle integrarsi o non le fu permesso? Forse entrambe le cose. Certo, l’odio cristiano aprì anche le porte al benessere economico di questi banchieri in nuce, e non ne aumentò la popolarità..
Nonostante Shakespeare riservi parole accorate per Shyklock, alla fine l’ebreo è burlato, e per di più da una donna! Questo certo non aiutò a dimenticare l’orgoglio di un popolo convinto di essere il prediletto da Dio, anzi...
Così da fine Ottocento, i primi piccoli gruppi ebraici, prevalentemente askenaziti, iniziarono a stabilirsi in Medio Oriente, alla ricerca della perduta madre patria, e gli arabi residenti nella zona dovettero iniziare a fare i conti con questa nuova realtà..
Ma nonostante le false speranze portate dalla dichiarazione dei Diritti dell’uomo scritta dalla Costituente rivoluzionaria francese, però, occorre ricordare l’affare Dreyfuss, e lo scandalo e il disgusto legati a questa vergognosa vicenda per comprendere come gli ebrei non si potessero fare grosse illusioni? Essa la dice lunga sullo stato della popolazione di origine ebraica nell’Europa di un secolo fa.
E come dimenticare gli innumerevoli pogrom che seguirono all’assassinio dello zar Alessandro II, e le seguenti cosiddette Leggi di maggio del 1882, che isolarono ancora di più gli ebrei, estromettendoli da città e villaggi, e dando inizio a quel flusso migratorio verso gli Stati Uniti, dove col tempo gli ebrei formarono una delle lobby più importanti del Paese.
Nonostante però questa prime colonie sioniste in Terra Santa, la vera origine del Sionismo va cercata a Vienna, dove l’élite culturale è ebrea: Freud, Schniztler, Mahler...
Fu questo clima ambiguo, e via via sempre più apertamente antisemita, che spinse il giornalista Theodor Herzl a scrivere un libretto e a pubblicarlo nel 1896 - Der Judenstaat - che conteneva il nocciolo di tutto quanto accadde in Medio Oriente da allora: se agli ebrei non era stato permesso di assimilarsi all’Europa, allora essi dovevano crearsi un proprio stato - appunto: Lo stato degli ebrei.
E l’anno successivo, a Basilea , il primo Congresso sionista si dette come scopo la creazione di un “focolare” ebreo in Palestina.
E qui, è ovvio, cominciarono i guai, perché i palestinesi, in Palestina, ci stavano da un bel po’ e la consideravano la loro patria..

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postato da la Parda Flora alle 11:39  

 

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