06 settembre 2007
Si torna a scuola!
Visto che in questi giorni prossimi alla riapertura delle scuole si sta molto parlando di riforma della scuola dell’obbligo e dell’università, nel tentativo di riportare in linea con gli standard europei la scuola italiana massacrata dalla infame Riforma Moratti!, vorrei dire anch’io la piccola opinione che mi sono formata, sull’insegnamento, rifacendomi alla mia esperienza diretta di genitore di un’allieva di liceo. E di un liceo considerato a livelli molto prossimi all’eccellenza, si badi!
Due dei professori di mia figlia, per un totale di quattro materie, non trovano testi, nella spropositata produzione editoriale per la scuola, che li soddisfino, e ciò nonostante ogni anno le spese per i testi scolastici assommino a parecchie centinaia di euro - poco male, è successo anche a me: i miei professori che non erano soddisfatti dei testi editi, in particolare rispetto a determinati argomenti più che ad altri, (e in quel caso, oltre a scegliere comunque quello che a loro giudizio era il meno peggio come “testo - base” al quale comunque fare riferimento, dato che un manuale di base, oltre che doveroso, è previsto persino nell’insegnamento universitario), preparavano, a seconda degli argomenti, su vari altri testi, compresi manuali per l’Università, fotocopie e appunti che, opportunamente fotocopiati, venivano distribuiti fra gli studenti come traccia, ad integrare le lezioni tenute rispetto alle quali si prendevano appunti.
Ma questo, gli insegnati di mia figlia non lo fanno. Immagino sia più faticoso che non lamentarsi e mugugnare a vuoto... visto poi anche il livello qualitativo delle cose insegnate...
Non credo poi di essere di parte affermando che, per materie, soprattutto scientifiche e tecniche, nelle quali l’allievo abbia difficoltà, la concreta possibilità di prendere appunti validi come unico strumento per studiare e colmare lacune sia piuttosto fragile, anche ricorrendo all’aiuto di compagni più abili.
Ma niente: non ci sono testi soddisfacenti, né è ben visto, di fronte alla difficoltà di approcciare una materia senza gli opportuni strumenti, il ricorrere da parte delle famiglie alle ripetizioni, che sì, si fanno, ma solo di nascosto, perché se il professore sa che vengono utilizzate, si impermalosisce! Anche perché, come accade con la professoressa che da un anno e mezzo dà (e la terza persona del verbo dare, con buona pace di tutti, insegnanti compresi, nella grammatica italiana prevede l’accento per distinguerla così da altre forme grammaticali, come per esempio preposizione o avverbio rafforzativo!) “segretamente” ripetizioni a pagamento (neanche tanto modico) a mia figlia, qualche perplessità sulle doti didattiche del professore in causa sono emerse, e neppure tanto immotivate, mi pare. Che sia per quello che il prof in questione non vuole altri a fare ripetizione: teme il giudizio, non necessariamente lusinghiero, di suoi colleghi rispetto alle sue doti teorico-pedagogiche?
Non lo so, fatto sta che vedendo gli appunti del primo della classe, a un certo punto da lei richiesti, la professoressa di ripetizione di mia figlia, laureata a pieni voti al Politecnico e insegnante di ruolo in un liceo statale, è un po’ caduta dalle nuvole, per le...vogliamo definirle stranezze? seguite dal programma e dalla tecnica d’insegnamento del professore di mia figlia.
Ma tiremm innanz!
Il professore di storia e filosofia pretenderebbe che gli allievi preparassero le sue materie sulla sola base di un atlante geografico e delle sue opinioni personali ( per carità, legittime, ma opinabili e ben lontane dall’insegnamento della storia e della storia della filosofia, che sono cosa ben diversa dall’insegnamento delle opinioni del professore al riguardo, essendo oltre tutto, guarda caso, proprio la storia delle varie discipline, e non le opinioni personali, l’oggetto del programma ministeriale! ma il professore, castrato nelle sue velleità, si lamenta di questa scellerata pretesa ministeriale di voler insegnare a tutti i costi la storia delle discipline: storiografia, storia della filosofia, storia dell’arte, storia della letteratura etc.! che noia... ), ma qui, mi rendo conto, scendiamo nel personale, e alcune affermazioni di chiaro stampo anticostituzionale lasciamole fuori dall’oggetto principale del post ...per quanto...
Anche l’insegnante di letteratura italiana, preferisce ammannire le proprie opinioni personali, permettendosi di saltare o minimizzare autori importanti sulla base delle sue antipatie personali, che per esempio per me sono decisamente discutibili, piuttosto che aderire alla, a questo punto ritengo davvero “assurda” pretesa ministeriale, di insegnare agli allievi Storia della letteratura italiana, anziché “La letteratura italiana che piace a me!”.
Per non parlare poi di insegnanti cronicamente in ritardo di 15/30 minuti sull’inizio delle lezioni, dato che si barcamenano fra vari istituti; professori che sotterraneamente si fanno la guerra per ribadire la preminenza o meno del loro ruolo/insegnamento all’interno del collegio docenti, ed altre cose altrettanto sgradevoli e, se mi è permesso, infantili. Quindi, ben vengano le misure (se davvero verranno) per sanzionare fannulloni, furbastri e incompetenti!
Dovendo però quest’anno mia figlia affrontare l’esame di maturità, mi auguro che questi signori facciano in larga misura parte della commissione giudicatrice, perché ritengo che la non conoscenza, o la conoscenza smaccatamente tendenziosa, di numerosi argomenti, sia una scusante difficilmente compresa tra quelle accettate dai commissari esterni.
Leggo spesso difese accorate (ed offese) da parte degli insegnanti rispetto alla propria professionalità, alla necessità di aggiornamento professionale e così via: manco fossero gli unici lavoratori che hanno questo tipo di problemi! Tutti coloro che lavorino, soprattutto ad un certo livello e nel mondo dell’impresa privata, ricevono la richiesta di fornire prestazioni di eccellenza e di essere sempre aggiornati, in una perenne rincorsa con un mondo del lavoro che non si ferma mai, e che penalizza chi non si sappia adeguare a questa realtà. In compenso, si lavora 40 ore alla settimana per contratto, ore che ben raramente comprendono il tempo dedicato alla formazione, l’aggiornamento e lo studio istituzionalizzati, che però sono pretesi nei risultati concreti del lavoro. E lo stipendio di un giovane laureato, assunto in una impresa privata, non è certo superiore a quello di un giovane insegnante, rispetto al quale il neo laureato non credo si faccia meno “il culo”, se mi passate l’espressione, dato che sarà dura gestire una classe di trenta allievi, ma, per dire, anche un cantiere con trenta operai non è proprio il paese dei balocchi...
Quindi, sinceramente, non è che i professori lagnosi mi ispirino questa grande solidarietà e comprensione, soprattutto quando sono svogliati, demotivati e noiosi, e le loro lezioni, di anno in anno, sembrano perennemente la copia carbone di quelle dell’anno precedente, e di quello prima ancora, anche se a volte mi sorge il sospetto si siano auto convinti di fare parte di una casta privilegiata, attinente alle professioni dell’ingegno. Come per altro svariati altri lavoratori, dei quali però gli insegnanti paiono evidentemente scordarsi, considerandosi membri di una élite ingiustamente penalizzata..
Probabilmente (o così mi auguro!) ci saranno le doverose eccezioni a quello che ho visto in tutti questi anni, ma una definizione più chiara dei doveri, oltre all’eterno sbandieramento dei diritti, nel disegnare una figura professionale più riconosciuta socialmente, più pagata, ma anche più qualificata e più seriamente impegnata lavorativamente (quanti professori, per esempio, mi chiedo, fatturano regolarmente le ore di ripetizione - pagandoci poi le tasse -ore di ripetizione che fanno nel tempo libero che comunque hanno maggiormente, rispetto ad altre classi di lavoratori: se non un secondo lavoro, quasi?), non più solo sulla base della buona volontà dei singoli, ma bensì su quella di precisi impegni contrattuali standardizzati per l’insegnamento nell’intero Paese, mi pare che tutto ciò non potrebbe che fare bene alla nostra scuola, e alla cultura e formazione civica dei nostri figli, cittadini di domani.
Perché, per esempio, se sempre più le aziende più serie garantiscono le proprie prestazioni con certificazioni di qualità, questo non può avvenire anche per la scuola, garantendo omogeneità di preparazione e serietà sull'intera superficie nazionale?

Etichette:

postato da la Parda Flora alle 19:28  

 

   Chi Sono
   Post Precedenti
   Archivi
   Links

Da "Tango Lesson" di Sally Potter

Vamos a lo de la Parda Flora! 

Esmeralda



Le mie ragazze: Malafemmina

Le mie ragazze: Etta

Le mie ragazze: Anna

Le mie ragazze: Esmeralda

Le mie ragazze: Marisa